Vado Verso il Capo
13.000 km attraverso l’Africa
di Sergio
Ramazzotti
Amo molto la
letteratura di viaggio che più di ogni altra si legge per il contenuto oltre
che per lo stile, a volte indipendentemente, senza nemmeno preoccuparsi di chi
ha scritto il libro. Almeno così è per me. La dimensione del viaggio è così
forte da dimenticarne talora l’autore. Ci sono casi diversi però e singolari.
Questo libro come molti qui recensiti è un regalo e quindi un appuntamento e
una responsabilità in più, quella di un incontro casuale e pertanto
sorprendente. In questo caso vale doppio l’incontro perché l’autore del libro,
quasi collega, anche se io per dirla con San Bernardo rispetto ai classici –
sono un nano sulle spalle di un gigante – è oltre tutto amico di chi mi ha
fatto dono del suo scritto. Il viaggio per me inizia così ed è soprattutto
fatto di incontri dove le voci e le emozioni, l’ascolto profondo dell’altro
sono protagonisti rispetto ai monumenti e ai paesaggi. Sergio Ramazzotti non
solo racconta, anzi soprattutto vive, e il racconto è una trascrizione ma non
certo la parte più importante di quello ha vissuto, seppure è l’unica che ci
arriva. E’ la scommessa di questo viaggio, la sfida ad accettare una proposta
quasi folle di un capo redattore, percorrere l’Africa solo con mezzi pubblici –
senza aereo – da solo, uomo bianco, senza scorte e senza rete di protezione
quello che colpisce di più: da Algeri a città del Capo, al di là di luoghi o
importanti o famosi, semplicemente tra la gente e qualche volta la gentaglia
con un solo scopo: arrivare dall’altra parte a toccare l’Oceano, come in un
pellegrinaggio. Eppure quando si intravedono le onde e se ne avverte il rumore,
il sentore acre e salato, si capisce che la meta la si è raggiunta molto prima,
frammentata in ogni passo, soprattutto quelli più difficili. In una scrittura
casuale, disordinata e terribilmente viva, senza ammiccamenti e con punte
poetiche nate quasi per caso come in On
the road di Kerouack si mescolano informazioni giornalistiche anche
didattiche, illuminanti su angoli del mondo sconosciuti perché dimenticati e
che se la storia fosse andata diversamente sarebbero potuti essere
protagonisti. Insieme ci sono i racconti di tutti i giorni e quella battaglia
titanica per la quotidianità che in Africa è una vera avventura. C’è la
prospettiva che cambia e che non riesce più probabilmente a tornare come prima
di chi, per quanto occhio attento e critico, ha vissuto più tra la carta che
nel fango e dietro una scrivania rispetto a improbabili mezzi di locomozione.
Nel procedere fitto di pagine dense e chilometri che vanno avanti sempre troppo
lentamente mi chiedevo se io ce l’avrei mai fatta o se ce la facessi. La
domanda non ha trovato risposta. Non ci resta che provarci. Magari con un auto-test
da 1.300 chilometri per la prima volta… posson bastare. Alla fine del libro mi
è rimasta soprattutto la sensazione della fatica, del caldo appiccicoso e dello
sporco condito con animali di ogni specie che si attaccano alla pelle e a
quella vita che di umano ha ben poco; mi sono rimasti anche gli incontri con
alcune persone che nella loro estrema povertà avevano saputo guardare oltre e
immaginare senza confini e colori netti qualcosa al di là di quel solito
orizzonte arido. E ancora, c’è il senso del riconoscersi tra esseri umani con
affinità, al di là delle lingue, in nome di un linguaggio altro: vibrazione
dell’ascolto, curiosità non morbosa, voglia di incontrarsi. E infine c’è la
luce, tanta, troppa, contrapposta a un buio denso e improvviso che solo l’Africa
nasconde. Un’affermazione mi ha colpita: “Prima di questo viaggio l’Africa era
la mia amante. Dopo è diventata mia moglie”. Il senso apparente è chiaro ma
forse ce n’è un altro da indovinare. Glielo chiederò se capiterà. Posso intuire
quella sensazione dell’aereo che rulla sulla pista per riportarti a casa, a
quello che dovrebbe essere il tuo paese, e vorresti scendere e ti consoli
pensando già al ritorno. Comunque nulla ci riporterà mai al punto di partenza.
Questo mi consola. Lo penso ogni volta che da Tunisi prendo l’aereo verso
l’Italia.

Vado Verso il Capo
13.000 km attraverso
l’Africa
di Sergio Ramazzotti
Universale Economica
Feltrinelli
9,00 euro
Mai in 18 anni (tanti ne compie il Capo) ho letto recensione più toccante. Grazie. SR
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