sabato 25 febbraio 2012

La Regina della notte


di Laura Fontanive

Il romanzo ha una tessitura sostenuta da un dialogo continuo, fitto, secco, qualche volta pungente, con pochi spazi lasciati a descrizioni sia esterne che interiori. Il linguaggio della Fontanive è contaminato dalla lingua parlata corrente, quella di tutti i giorni, di una coppia moderna, quasi televisiva. La prima parte si annuncia come una storia di oggi, come tante altre, una coppia che si ama, di un amore intenso non scevro dalle difficoltà del quotidiano, dai problemi di lavoro, al pendolarismo, alla delusione di storie finite ma anche la voglia di andare avanti, di sostenersi vicendevolmente. Eppure fin dalle prime pagine aleggia un clima claustrofico: leggendo avevo l’impressione di un cielo plumbeo sotto un diluvio costante. Nel corso degli avvenimenti, lentamente, si scivola verso lo svelarsi di un segreto che ognuno dei due protagonisti custodisce e che - si scopre nelle pagine finali - li lega intrinsecamente e inconsapevolmente. Il passato dei due personaggi, Gloria e Andrea, va verso un punto di raccordo, una confluenza che trascina il romanzo psicologico verso il noir, con una punta di fantasy ma anche di horror; qualcosa di disturbante. Eppure mentre la fantasia ha sciolto le briglie e cavalca libera accostando elementi di grande modernità quotidiana (una moto, un telefonino, conversazioni tra colleghi) a elementi fortemente simbolici, archetipi, c’è uno spazio per la dolcezza, come nei più tradizionali romanzi d’amore, dove l’affetto e le affinità elettive hanno la meglio e trionfano in un lieto fine che ha un po’ il sapore della fiaba. Tra i vari piani di lettura è impossibile non pensare ad una veste autobiografica dell’autrice con indizi chiari (le poesie citate come scritte dal padre della protagonista portano lo stesso nome, Fontanive, che non può essere casuale) ma non c’è mai una confessione, né una conferma: il coraggio mantiene una schermatura e ci si chiede se in questo atteggiamento ci sia un messaggio per il lettore. L’aspetto autobiografico emerge anche dalla passione per la Spagna della protagonista che è la stessa dell’autrice che abbonda di dialoghi in lingua come accade di solito nei film parlati in più lingue. Ma accanto a questo volto moderno nello stile e nel contenuto c’è posto per una simbologia da fiaba nera, la civetta, che è forse per me l’aspetto più interessante. Nel libro ci sono molti elementi e generi fusi insieme, mescolati, forse anche volutamente e una trama molto fitta di avvenimenti. Infine qualcosa di esoterico ed insieme di spirituale con un messaggio messo in bocca ad un sacerdote: “Dovete aiutarvi a vicenda e non suggestionarvi con le vostre paure”, che mi sembra la frase più originale del romanzo anche se molto semplice.

La Regina della notte
Colosseo Editore
12,00 euro

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