giovedì 15 novembre 2012

Da Editoriaraba: L’arte del romanzo nel verbo di Abd al-Rahman Munif (prima parte)


di Rabii El Gamrani

La prima parte (domani la seconda) di un profilo appassionato e puntuale dell’opera di Abd al-Rahman Munif, uno dei principali esponenti della letteratura araba contemporanea, uno scrittore unico nel suo genere, impegnato, innovatore e che ha racchiuso in sé tutti i significati del termine “arabo”.
L'autore dell'articolo precisa che per scrivere una buona recensione occorre prendere “distanza” dall’oggetto di cui si vuole parlare e aggiunge: " confesso che io questa distanza non la posso prendere quando si tratta di ‘Abd al-Rahman Munif". 
Il suo apporto nell’arricchire la letteratura e il dibattito culturale nel mondo arabo è stato essenziale. 
Munif pone delle problematiche al suo recensore persino per quanto riguarda la sua biografia, perché di fatto non lo possiamo presentare come uno scrittore saudita. L’autore della monumentale "Città di sale" era infatti un apolide, l’Arabia Saudita avendogli tolto la cittadinanza nel 1964. I suoi romanzi e le sue posizioni politiche disturbavano tutti i regimi arabi e perciò fu costretto ad una continua sospensione fra le geografie. 
Lui stesso non si considerava cittadino di nessun paese, ma amava definirsi Arabo, ed è in questa prospettiva del panarabismo che bisogna leggere la sua militanza nel partito Baath iracheno, lo stesso partito che lo consegnò alle lugubri celle della prigione. Munif non ebbe pace nemmeno da morto: nel 2008 la sua tomba fu vandalizzata da ignoti. Me lo immagino mentre forma dei cerchietti di fumo con la pipa che era solito fumare, fulminare questi profanatori con lo sguardo, ed imprecare su di loro mandandoli in fuga. 
Anche i protagonisti di Munif si comportano così: irascibili, dissacratori, atei, sovente blasfemi, si ribellano alle ingiustizie, lottano fino alla fine, fino alla follia o alla morte, quasi sempre dei falliti, ma dei falliti che lasciano una traccia, un segno. 
Anche Munif, dall’alto della sua formazione economica in un campo sul quale si fonda la ricchezza di tutti i paesi del Golfo, aveva delle idee su come andava gestito il petrolio, per sfruttarlo in una chiave di sviluppo sociale che sollevasse le sorti del mondo arabo. E in un certo modo lo stesso Munif ha fallito politicamente, ma a guadagnarci è stata la letteratura. 
Prima di inoltrarci nel suo verbo, facciamo un accenno di rituale alla sua biografia: nato ad Amman, in Giordania, nel 1933 da padre saudita e madre irachena, Munif ha studiato giurisprudenza a Baghdad ed ha ottenuto a Belgrado un dottorato in economia petrolifera. Ha vissuto a Baghdad, a Beirut, al Cairo e a Parigi prima di stabilirsi definitivamente a Damasco dove morì nel 2004.
L’approdo di Munif alla scrittura avvenne assai tardi, quando il futuro scrittore aveva già maturato una lunga esperienza/frustrazione nel campo politico ed economico, attività che aveva abbandonato per dedicarsi alla scrittura. 
Il suo primo romanzo apparve infatti nel 1973, e da allora, il mondo arabo scoprì un grande scrittore, un innovatore della narrativa araba nel contenuto e nella forma.

Editoriaraba

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