“Taxi”
di Khaled al-Khamissi
traduit de
l’arabe (Egypte)
par Hussein Emara et Moïna Fauchier Delavigne
Ho conosciuto l’esistenza
di questo libro attraverso il mio “Tunisi, taxi di sola andata” perché la college
Tiziana Colusso, direttore di “Formafluens” mi ha fatto notare una certa
assonanza e perché la trasmissione “Mediterraneo”, andata in onda su Rai 3 il
giorno di Pasqua 2012, recensendo il mio libro lo ha paragonato al romanzo
reportage dell’egiziano Khaled al-Khamissi; e un amico, ancora una volta, mi ha
detto di aver letto un altro libro i cui co-protagonisti erano i tassisti. Non
ricordava il titolo ma la ricerca mi ha condotto ancora una volta a questo
testo. Non so se sia stato pubblicato in italiano. Io l’ho letto in francese,
lingua nella quale è stato tradotto dall’arabo, anzi dall’egiziano dialettale
parlato dai tassisti del Cairo. Conosco poco l’arabo e nulla dell’egiziano che
forse non arriverò mai a leggere ma leggo correntemente il francese e mi sento
di fare i complimenti, ad occhi chiusi – senza la versione araba – ai traduttori
che hanno reso splendidamente il sapore di un colloquio animato nella lingua
del popolo, colorita e velatamente ironica. Non so quanto sia fedele all’originale,
ma sicuramente dello spirito delle conversazioni con i tassisti del mondo arabo
- posso confermare - c’è tutta l’anima. E’ un libro senza trama, dove ogni
capitoletto è un incontro a bordo di un taxi del protagonista, forse lo stesso
autore con il tassista di turno, che parla quasi ininterrottamente. La
prospettiva è invertita rispetto a quella che io ho utilizzato: sono i tassisti
a raccontare e a fare domande, a prendere l’iniziativa; mentre il protagonista
ascolta, interviene, chiede sì, ma giocando di rimessa. Ne emerge un affresco
del Cairo tra il 2005 e il 2006 di denuncia e insoddisfazione verso il quinto
governo di Hosni Moubarak, caratterizzato da un capitalismo selvaggio, soprusi,
ipocrisia, corruzione nella pubblica amministrazione e un crescendo di
religiosità senza spiritualità dove la forma prevarica e schiaccia l’anima. E’
così in particolare nella storia narrata di una ragazza che il tassista forse
prende per prostituta mentre ha solo voglia di una vita ‘a modo suo’. E’ un
testo esile, premonitore e rivelatore di uno spirito critico, quello autentico
del giornalismo di strada, con i piedi nella polvere, attento a chi fa la
storia anche se nei libri non vedrà mai scritto il proprio nome. In primo piano
si staglia la compassione al posto della curiosità morbosa verso i piccoli guai
quotidiani della gente comune e quell’umiliazione che genera rabbia, se
soffocata a lungo, in modo dirompente. Con l’augurio, un giorno anche lontano,
di poterlo leggere in arabo.
Khaled al-Khamissi
- Nato al Cairo, l’autore è produttore e regista, oltre che giornalista.
Diplomatosi in Scienza politiche all’Università del Cairo e in Relazioni
internazionali all’Università La Sorbonne di Parigi, con “Taxi”, ha conosciuto
un successo internazionale. Dal febbraio 2011 è uno dei principali interpreti
della rivoluzione egiziana per la stampa francese.
“Taxi”
di
Khaled al-Khamissi
traduit
de l’arabe (Egypte)
par
Hussein Emara et Moïna Fauchier Delavigne
Babel
Actes du Sud, 2009
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