Nihad Sirees è nato ad Aleppo nel 1950 ed è autore di sette romanzi e di numerose sceneggiature, una delle quali, nel 1998, gli “guadagnò” il diritto ad essere censurato. Dallo scorso anno Sirees vive all’estero, in un esilio auto-imposto dovuto alla situazione politica in Siria. Emigrato prima in Egitto, ora si trova negli Stati Uniti per seguire un International Writers Fellowship alla Brown University.
Il silenzio e il rumore è stato pubblicato nel 2004, ovviamente non in Siria (Sirees in realtà non ci ha neanche mai pensato di chiedere alle autorità siriane l’autorizzazione alla pubblicazione), bensì a Beirut, dalla famosa casa editrice Dar al-Adab la quale non ha avuto alcuna esitazione nel decidere di pubblicarlo. Il libro poi è arrivato comunque in Siria (diciamo così), per vie traverse e un po’ illegali (diciamo così), smerciato attraverso il confine siro-libanese. Ed è approdato finalmente, dopo 8 anni, anche in traduzione inglese.
La speranza è che qualcuno se ne accorga anche qui in Italia e ce lo traduca. Anche perchè oltre a Ghada Samman (Incubi di Beirut, Un taxi per Beirut), Salwa al-Neimi (La prova del miele), Rafik Schami (Il lato oscuro dell’amore), Samar Yazbek (Lo specchio del mio segreto) e ai poeti Adonis e Nizar Qabbani, sentiamo la mancanza di altre voci dalla Siria (ho scordato qualcuno, vero?).
Il pubblico londinese ha accolto più che calorosamente il suo arrivo al punto che i biglietti per gli eventi londinesi a cui ha partecipato sono andati esauriti (esauriti!!). Vuoi un po’ perchè la Siria è oggi il fronte caldo delle notizie che arrivano dal Medio Oriente, vuoi anche perchè il libro sembra essere davvero un’ottima prova di narrativa. I critici e i lettori di lingua inglese che lo hanno avuto per le mani ne hanno scritto in termini più che positivi. Marcia Qualey, blogger di Arabic Lit (in English) ha scritto che è un libro bellissimo e assolutamente da leggere.
Il Rumore del titolo è quello fatto dal regime che, nel giorno in cui il romanzo è ambientato, festeggia i 20 anni di potere attraverso marce, musichette e grida dei supporters scesi in strada a sfilare per dimostrare il loro ardore verso il grande Capo. Il Silenzio è la condizione a cui è stato costretto il giovane eroe del romanzo, lo scrittore Fathi Sheen, “silenziato” dal regime perchè tacciato di anti-patriottismo. Ma il Silenzio, della prigione o della tomba, è anche il destino che aspetta Fathi se sceglierà di opporsi al regime che gli chiede di schierarsi dalla parte della propaganda, dalla parte del Rumore.
“Ogni uomo e ogni donna che saranno sconfitti dalla tirannia smetteranno di amare”, così ha detto Sirees, i cui riferimenti letterari, secondo alcune analisi, sono Kafka e Orwell. Perchè nel libro due sono le armi con cui gli uomini possono sconfiggere la dittatura: il sesso e lo humour, usato per cercare di reagire all’insensata crudeltà del regime al potere. Ed è questo tono, tra il sarcastico e il surreale, la chiave che rende il romanzo così appassionante.
Il paese in cui il romanzo è ambientato non ha nome, ma sembra difficile non fare paragoni con la Siria.
Lo stesso Sirees lo scorso agosto ha menzionato che un diverso tipo di rumore, a cui lui mai avrebbe pensato, sta risuonando nel suo paese: quello dell’artigliera e dei carri armati. “Che tipo di Surrealismo è questo?”.
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Su Arabic Literature (in English): la copertura dell’evento “Syria Speaks”, del 29 gennaio al Southbank Centre di Londra; un’intervista con l’autore; una recensione-analisi.
Su The Tanjara, il resoconto dell’evento del 30 gennaio al Waterstones Piccadilly di Londra.
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