lunedì 8 aprile 2013

Editoriaraba - Lo sguardo italiano (oltre i pregiudizi) sull’Iran


Questa recensione di "Trans-Iran. Cosa succede a chi si innamora della Persia?" di Antonello Sacchetti (Infinito edizioni, 2012) è apparsa su "ResetDOC".

Nel 1978, Edward Said scriveva nel suo Orientalismo che l’Oriente, così come presentato dal discorso orientalista, era frutto di un’immagine e di una rappresentazione distorte che l’Occidente, principalmente europeo, aveva elaborato nel corso dei secoli in funzione del colonialismo. L’orientalismo era stato “un sistema di rappresentazioni circoscritto da un insieme di forze che introdussero l’Oriente nella cultura occidentale, poi nella consapevolezza occidentale e, infine, negli imperi coloniali occidentali”. Per il compianto intellettuale palestinese, scomparso nel 2003, questo sistema di rappresentazioni si era cristallizzato in uno sguardo opaco, fisso e ammantato di stereotipi con cui in Occidente si guardava all’Altro orientale, al punto che la distanza tra i due mondi era diventata un abisso invalicabile, e che aveva trasformato l’Oriente in un mondo immutabile e incapace di auto-rappresentarsi. Il discorso orientalista negli anni ebbe molta fortuna anche perché si sa, pregiudizi e stereotipi hanno vita lunga, soprattutto quando vengono ripresi e amplificati dai media e dalla politica. 
Ma cosa potrebbe accadere se provassimo a toglierci le lenti orientaliste e cominciassimo a guardare, studiare e conoscere gli “Orienti” senza condizionamenti esterni? Potremmo innamorarcene. È quanto racconta in "Trans-Iran. Cosa succede a chi si innamora della Persia?", Antonello Sacchetti, giornalista, fondatore e direttore responsabile della rivista on line “Il cassetto-L’informazione che rimane” (www.ilcassetto.it), che dal 2012 gestisce il blog “Diruz” (www.diruz.it) interamente dedicato all’Iran. 
"Trans-Iran" è un progetto ambizioso: l’obiettivo di questo libro, che è al contempo racconto di viaggio e diario personale, è quello di raccontare l’Iran oltre i soliti pregiudizi, che su questo Paese si sono andati rafforzando in particolare dal 1979, anno della rivoluzione islamica. Pregiudizi molto perniciosi in quanto hanno spesso inficiato l’analisi delle dinamiche interne al paese e delle sue evoluzioni e processi contemporanei. Attraverso la lente orientalista che viene proposta costantemente dai media e nella sfera politica, l’Iran infatti è stato ed è, di volta in volta, il nemico numero uno dell’Occidente, uno “Stato canaglia”, una terra di fondamentalisti islamici, un paese con pochi diritti e un territorio chiuso al resto del mondo. 
Sacchetti ci presenta invece un “altro” Iran: un Paese ancora largamente inesplorato, molteplice, patria di una letteratura ricchissima, ma sconosciuta all’estero, dove i suoi abitanti intrattengono un rapporto strettissimo con la propria lingua e dove la narrazione e l’abilità del racconto sono il metro per comprendere perché la poesia rivesta da sempre un’importanza fondamentale, nel patrimonio letterario e culturale iraniano. La lettura continua su "ResetDOC".

Nessun commento:

Posta un commento