mercoledì 22 maggio 2013

Editoriaraba - Lingua Madre, lingua etnica?


Salone del libro di Torino
Qualche riflessione sulla presenza "araba"

L'inviata, Chiara Comito, si è soffermata a pensare agli incontri a cui ha assistito nel fine settimana. Praticamente tutti gli incontri che avevano come protagonisti degli ospiti “arabi”, sono stati organizzati nell’ambito della manifestazione Lingua Madre, una sorta di incubatore per alcune lingue extraoccidentali, tra cui arabo, turco, bulgaro e persiano. 
Sotto l’ombrello di Lingua Madre, gli ospiti di “lingua” araba sono stati: Jamila Hassoune (Marocco), Joumana Haddad (Libano) e Leena Ben Mhenni (Tunisia) presentate da Karima Moual (Italia-Marocco); Mohammed al-Achaari (Marocco) presentato da Khaled Fouad Allam (Algeria-Italia); Amara Lakhous (Algeria-Italia) presentato da Carmine Abate (italiano ma di origine arberesh); Khaled Fouad Allam presentato da… Khaled Fouad Allam; Hamid Grine (Algeria) presentato da Amara Lakhous. 

Ogni incontro meriterebbe un racconto a sé: "a partire da quello con lo scrittore marocchino al-Achaari, il cui moderatore non aveva con tutta evidenza compreso che il protagonista dell’incontro non era lui, bensì al-Achaari", scrive l'autrice. 
Il panel su donne e rivolte arabe organizzato la mattina della domenica è durato un’oretta scarsa. Preceduto dai saluti del Presidente della Fondazione Carical e da un brevissimo filmato sulle primavere arabe, ha visto succedersi in serie gli interventi delle tre ospiti, che hanno parlato ciascuna per meno di 10 minuti. I discorsi di Hassoune e Ben Mhenni, che parlavano in francese, sono stati tradotti in italiano da un’interprete, quanto meno inadatto al tipo di performance ci dice polemicamente chi ha assistito all'incontro. Joumana Haddad, che parla l’italiano molto bene, non ha avuto bisogno dell’interprete (per sua fortuna).

L’incontro successivo ha visto di nuovo protagonista Khaled Fouad Allam che presentava…il nuovo libro di Khaled Fouad Allam sulla primavera araba. L'autrice lamenta il fatto che l'autore abbia presentato se stesso. Conoscendo dal vivo il personaggio non mi aspetterei altro.
Domenica pomeriggio infine, l’incontro con Amara Lakhous è stato introdotto da un brillante Abate, scrittore di origine calabrese vincitore del Campiello. Lo stesso Lakhous, poco dopo, è stato a sua volta moderatore dell’incontro con lo scrittore algerino francofono Hamid Grine (entrambi sono pubblicati da e/o). 

Ora, la mia critica nasce nel momento in cui leggo, sul sito web del Salone, che il settore Lingua Madre vorrebbe proporsi come punto di incontro tra culture diverse, “un’arena dedicata agli incroci linguistici e culturali che hanno ridisegnato la mappa delle culture mondiali, all’insegna di un intenso scambio di esperienze creative e con il risultato di ibridazioni fascinose, come sempre accade quando lo scambio riguarda espressioni artistiche lontane nello spazio e nel tempo”. 
Nella pratica invece, Lingua Madre, nonostante le belle intenzioni, finisce per essere un circuito chiuso, quasi ghettizzato, all’interno del quale far circolare solo alcuni tipi di incroci linguistici e culturali: più precisamente, quelli extraoccidentali (non  extra-europei perché tra gli invitati figura anche uno scrittore bulgaro, Georgi Gospodinov, e un’autrice francofona ma di padre montenegrino e madre bosniaca, di nome Jakuta Alikavazovic). 
"E così facendo, si rischia di rinfocolare quella terribile e temibile idea secondo cui le letterature e le idee extraoccidentali siano una cosa a sé, differenti dal mondo letterario e culturale occidentale e che per questo motivo abbiano bisogno di uno spazio a loro dedicato. 
Uno spazio circoscritto e ben individuato, direi quasi etnico." 

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