giovedì 20 giugno 2013

Editoriaraba - “Keep Your Eye on the Wall. Paysages palestiniens”: la pace comincia dopo la caduta dei muri


20 giugno 2013

Keep your eye on the wall è un progetto collettivo di testi e immagini che ha per oggetto il muro (di separazione o della vergogna, personalmente preferisco questa seconda definizione) costruito da Israele a partire dal 2002 lungo il confine con la Cisgiordania.
Raccoglie 70 fotografie scattate da sette fotografi, di cui sei palestinesi e uno tedesco, che interrogano il muro, la sua complessità e la sua violenza, reale e simbolica e si interrogano sui suoi significati geografici, economici, sociali e culturali. Sono immagini molto particolari, che ritraggono il muro e la sua presenza/imposizione sul territorio palestinese e tra la popolazione che è stata costretta a farci i conti e che rievocano echi che qui in Europa conosciamo purtroppo molto bene.
“Queste foto riportano la storia sulla scena e annunciano un altro futuro”, così scrive nella prefazione Elias Sanbar, scrittore, ambasciatore della Palestina all’Unesco e direttore della Rivista di studi palestinesi.
I testi sono di Christine Leuenberger, sociologa specializzata nelle conseguenze sociali dell’edificazione del muro; Malu Halasa, giornalista; Yaël Lerer, editrice, militante e scrittrice e di Adania Shibli, scrittrice palestinese. Il progetto è stato realizzato sotto la direzione di Olivia Snaije e Mitchell Albert.
Il libro, di 192 pagine, uscirà in Francia il prossimo 26 giugno per la casa editrice Éditions Textuel al costo di 45 euro; l’edizione inglese uscirà a settembre, pubblicata da Saqi Books.
Fotografi&progetto

Taysir Batniji/Muri di Gaza
«Ho realizzato la serie durante i primi mesi della seconda Intifada. Con il passare dei giorni, le porte e i muri della città si erano trasformati in enormi tele con i ritratti dei martiri, e poi slogan, graffiti e poster di ogni genere». Ma poiché queste immagini sono di per sé destinate a sparire a causa dell’usura del tempo, il fotografo (Gaza, 1966) si è sentito interpellato a riflettere sul concetto di identità e dunque la serie di foto è testimone di una doppia sparizione: quella di chi ha trovato un riconoscimento nei poster affissi sui muri, e la seconda, dovuta alla cancellazione o sovrapposizione di altre immagini, altri martiri.

Raed Bawayah/Verso il cielo
Oggetto degli scatti di questo fotografo, nato in Palestina nel 1971, sono i lavoratori palestinesi che, per cercare lavoro in Israele, sono costretti a scalare il muro con scale e corde. Lavoro spesso faticosissimo e che li tiene lontani dalle famiglie per dei mesi.

Rula Halawani/Le porte del Paradiso
Il titolo di questa serie di immagini fa riferimento alle «nuove» porte ricavate nella parte israeliana del muro a Gerusalemme, che la fotografa (Gerusalemme, 1964) non ha mai visto aperte. Il muro fa di Gerusalemme, una città una volta dinamica e aperta, una città chiusa.

Noel Jabbour/Illusione
Il muro come strumento di controllo: da questa ottica parte l’indagine di Jabbour, nato a Nazareth nel 1970. Il muro è una barriera che annichilisce tutte le speranze di cambiamento e di poter circolare in libertà.

Raeda Saadeh/Autoritratti
Una donna sotto occupazione, che vive in un mondo che attacca i suoi valori ogni giorno è protagonista delle fotografie di questa artista palestinese nata a Umm al-Fahm nel 1977: questa eroina va avanti con forza e perseveranza. “Una leggera follia soffia sui suoi tentativi di sfuggire all’oppressione e di proteggere i suoi cari. Ma nonostante tutto, ella guarda al futuro con un sorriso”.

Steve Sabella/Disturbia et Métamorphosis
In Disturbia il fotografo (Gerusalemme, 1975) si interroga sull’apparente normalità data da una condizione di esilio che da transitoria, sembra essersi trasformata in permanente. Con Métamorphosis invece, l’artista indaga il rapporto tra forma e funzione, sguardo e percezione, stagnazione e trascendenza.

Kai Wiedenhöfer/Il Muro
“I muri non rappresentano una soluzione. Gli eventi di Berlino hanno dimostrato che la pace non comincia che dopo la caduta dei muri”. Così ha detto il fotografo tedesco (1966), pluripremiato in patria e all’estero, che nel 1989 aveva fotografato la caduta del muro di Berlino, un avvenimento talmente straordinario da averlo commosso. L’inquietudine invece lo ha colto quando Israele cominciò a costruire il suo di muro, la cui evoluzione l’artista ha seguito e fotografato dal 2003 al 2010.
___________________________________
Le foto contenute nel libro saranno in mostre nelle seguenti date e città:
1 Luglio / 22 Settembre 2013 – Rencontres de Photographie d’Arles
Magasin électrique, Parc des Ateliers, Arles
12 Settembre / 2 Ottobre 2013 – PHOTOQUAI 4, Paris
Espace Central DUPON Images, Paris Montmartre
74 rue Joseph de Maistre, 75018 Paris

Nessun commento:

Posta un commento