“Gli oggetti che popolano il mondo
Ontologia delle relazioni”
di Maria Grazia Turri
E’
la prima volta, credo, che dai tempi dell’università mi trovo ad avere un
approccio critico ad un testo filosofico e mai ritengo, prima d’ora, mi sono
azzardata in una recensione. Qualche saggio psicologico o sociologico con
componenti filosofiche ma mai un articolo specifico. In effetti credo che una
recensione di un testo filosofico sia presuntuoso e un po’ assurdo,
semplicemente per un fatto: non si può farne un riassunto. In effetti di un
saggio filosofico non si sono passaggi da saltare, tutto è concatenato. Il mio è
certamente un invito alla lettura, un’osservazione per avere degli spunti
altrimenti ci potrebbe essere solo un’esegesi. A ben guardare il testo di Maria
Grazia Turri, complesso ed estremamente ricco di citazioni e riferimenti
puntuali, è già ‘divulgativo’ nel senso più nobile: è un testo didattico dove
il piacere dell’indagine prevale su quello della tesi e della dimostrazione
della stessa. Mi pare che l’autore sia meno preoccupato di farci sapere qual è
la sua posizione sul tema di quanto non sia invece attento a stimolare una
riflessione in merito agli oggetti e soprattutto a condividere il suo sapere in
merito. Tra l’altro questo spirito di condivisione, di partecipazione a quello
che scrive lo ritengo un grande pregio e il valore stesso della filosofia,
prima del gusto per la pura speculazione che rischia di metterci l’uno accanto
all’altro in un esercizio di pure virtuosismo speculativo, confronto e scarsa
contaminazione reciproca. L’argomentare spazia dalla filosofia greca alla
moderna epistemologia, attinge alle neuroscienze in una visione del tutto
originale che caratterizza il pensiero della Turri per la quale il cervello e
il suo funzionamento sono misura del pensare stesso; e ancora cita sovente la
cinematografia, fatto curioso e intrigante per il filosofo; si muove sfiorando
la psicologia, la pedagogia e la sociologia. Il nodo dell’analisi è costituito
dall’oggetto non in una mera tassonomia della realtà quanto nella fondazione
delle relazioni, degli esseri umani con gli oggetti – siano essi reali o
concettuali, oggetti che hanno un archetipo in natura e quelli che non ce l’hanno
– e le relazioni tra i vari soggetti attraverso gli oggetti; come del soggetto
con se stesso come oggetto essendo anche un corpo, oggetto del tutto singolare.
Grande spazio è riservato al linguaggio e alla sua relazione con gli oggetti e
con il pensiero e all’individuazione di un’eventuale corrispondenza tra
differenti oggetti e differenti atti di percezione, immaginazione, comprensione.
E’ un testo da leggere e rileggere, molto denso, dove si scende di livello in
livello in un’articolazione sempre più complessa, senza però mai perdere la
visione ‘insieme, grazie anche ad una forte capacità iconopoietica dell’autore
che ci restituisce immagini ed esperienze di vita, al di là delle catalogazioni
come la relazione tra l’oggetto e i nostri sensi e le difficoltà di
apprendimento nei primi anni di vita dei bambini ciechi e il loro ritardo nel
linguaggio che mi ha molto colpita.
Seppure
in alcuni passaggi richieda riferimenti storico-filosofici nutriti e un vero e
proprio studio mnemonico, resta la suggestione e lo spunto di riflessione su
quanto è molto più vicino a noi di quello che pensiamo, tanto da non
soffermarci neppure a pensarlo: gli oggetti che popolano il mondo.
“Gli oggetti che popolano il mondo
Ontologia delle relazioni”
di Maria Grazia Turri
Carocci
25.00 euro
Grazie di questa recensione. Come si dice dice qui le tassonomie non possono essere chiuse perché l'applicazione dell'ingegno umano ci dimostra che "creiamo" sempre qualcosa di nuovo che modifica e articola la nostra esistenza nella quotidianità. Creare una classificazione chiusa è come dire che non c'è più spazio all'immaginazione e alla realizzazione di nuove opere dell'ingegno. E' come decretare la fine dell'essere umano così come lo conosciamo
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