lunedì 30 settembre 2013

Piccola guerra perfetta di Elvira Dones

Prefazione di Roberto Saviano, La guerra delle donne

I libri sono prima di tutto un incontro e in questo caso la mia convinzione è doppiamente vera. Mi è stato regalato dalla Professoressa Daniela Bini della quale potete leggere un contributo sul mio blog Il Chiasmo delle idee, “in ricordo di una giornata che ci ha unite”, leggo nella dedica. Una giornata particolare, un dibattito, un viaggio nel femminile armato negli Anni di piombo della lotta armata fino alle rivoluzioni di oggi, quella tunisina in particolare. E’ stato l’incontro a due voci, di donne, che dalla mia presentazione a Milano di un libro, si sono parlate in uno stesso linguaggio per confrontarsi su aspetti non così scontati del femminile, con una riflessione: il femminile non è per sole donne ma soprattutto per gli uomini e appartiene a tutti in misura e con specifiche diverse, come l’archetipo del maschile. Una lunga premessa per dire che la mia lettura di questo libro è stata guidata da un’aspettativa, quella di trovare una continuazione al mio incontro sul femminile guerriero e sull’essere donna nelle rivoluzioni. Questa volta nella guerra.
Di fronte a questo libro, scritto in modo asciutto, senza mediazioni, talvolta come io mi immagino possa scrivere prevalentemente una penna maschile, non mio sento di scrivere un commento che abbia il sapore di una critica letteraria, ché già è sufficiente il testo di Roberto Saviano nella Prefazione. Concordo nel dire con lui che non è un romanzo sulla guerra o della guerra ma è la guerra stessa, vissuta dalla parte delle donne, delle donne vittime, di una violenza che non si dimentica e che non fa parte della battaglia: è lo stupro programmato, l’umiliazione; ben al di là del dolore della perdita dei propri cari e della fame che fanno parte ontologicamente della guerra da sempre. In effetti è una prospettiva insolita perché di solito la guerra è raccontata dagli uomini o da quelle poche donne che la scelgono come protagoniste, le partigiane, le rivoluzionarie, le infermiere e i medici, i reporter. Questa volta no: sono le donne in prima linea ma loro malgrado perché la casa non è più una barriera.


Come l’autrice ben racconta non è un saggio ma un romanzo anche se c’è una lucidità da cronista e una miniera di informazioni. Quello che mi ha colpito e che mi ha fatto ricordare quello che io ho scritto ne’ “I giorni del gelsomino” a proposito della rivoluzione tunisina del gennaio 2011, è che dice che ha scritto per la paura che a quella guerra succedesse quello che è successo sempre: l’oblio. Ma questa, dichiara in modo accorato Elvira Dones, era la nostra guerra. In effetti mi sono sentita chiamata in causa perché è stata una carneficina combattuta alle porte del nostro Paese eppure sento di averne trascurato molti lati e in fondo le rivoluzioni del Nord Africa ci appartengono un po’ nello stesso modo ma se non si è coinvolti in un modo profondo si possono quasi ignorare. Io però posso dire è stata anche la mia rivoluzione. Ecco che l’appello che faccio nel libro lo ritrovo e questa volta mi sento dalla parte sbagliata: a questo servono i libri, non tanto a dare nozioni ma a fare incontrare l’altro che un giorno potrebbe essere l’io, a non farlo dimenticare ed è giusto che qualcuno dia voce al dolore.
Nel romanzo di Elvira Dones protagonista è la piccola guerra perfetta, un titolo che nella sua ambiguità, svela l’acutezza, ironica e garbata dell’autrice, quella dichiarata dalla Nato il 24 marzo del 1999 in seguito alla feroce “pulizia etnica” di Milosevic. Una guerra aerea dai cieli del Kosovo, che avrebbe dovuto essere perfetta e nessun soldato americano sarebbe dovuto tornare a casa in una bara. Vista da terra però la guerra è stata tutta un’altra storia. Feroce e assurda. La lotta alla sopravvivenza di un gruppo di amiche è al centro della vicenda, ma non conta tanto quello che succede, è un romanzo in qualche modo senza trama. Conta l’atmosfera, lo spaccato dei sentimenti e della psicologia del vissuto della lotta per la sopravvivenza, con amori inconciliabili perché appartengono ad etnie in guerra tra di loro. E’ così che il progresso che consente per pochi soldi e in pochi minuti di collegarsi ad amici e parenti da una parte all’altra del mondo, si sbriciola e si sgretola nella disumanizzazione della modernità.


PICCOLA GUERRA PERFETTA
di Elvira Dones
Einaudi Stile libero
17,00 euro 








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