martedì 29 ottobre 2013

Una fiaba dei giorni nostri



“E’ arrivato l’ambasciatore”
di Annamaria Piccione

La canzone italiana che fa da colonna sonora al libro è il mood del libro giocato sull’intimità dei rapporti veri e sul ruolo fondamentale della lingua con il suo carico di emozioni, il gusto del narrare, quell’ascoltare incantato dell’infanzia che disegna una memoria indelebile e archetipa nella persona perché è la memoria del cuore come certi sapori e profumi che si portano alla mente i primi ricordi. E’ tra l’altro per me un suono e un refrain fin troppo noto che mio padre canta ai miei nipoti e questo non mi ha potuto che colpire e mettere in un’empatia fin troppo facile. La storia per ragazzi è anche certamente, più di altre, una novella per adulti, quasi una metafora, potrei definirla una docufiction della realtà che stiamo vivendo, talora distrattamente. E’ così infatti che uno dei protagonisti, nonno Michele, un medico di sensibilità nonché impegnato politicamente in senso civile, finché non gli capita un incidente di percorso – è il caso di dire – un incontro inaspettato che sconvolgerà la propria vita, che non si accorge di un mondo che gli scorre accanto.
La lingua non ha l’ingenuità tipica della letteratura per l’infanzia o comunque per la prima fase dell’adolescenza, non si colora di elementi teneri e di facile apprezzamento ma attraversa la complessità dei personaggi e coglie la maturità arrivata anzi tempo del protagonista, un ragazzo eritreo, Ayub, partito dall’Eritrea per cercare il fratello Hakim venuto in Italia in cerca di fortuna e poi scomparso nel nulla come sembra. E’ in seguito a questo episodio e al suo esito tragico che la mamma di Ayub si è ammalata di dolore e che la ragione per la quale piccolo decide di intraprendere l’avventura.
Diversamente dalla favole classiche non c’è in questo un lieto fine a senso unico ma la complessità della ricerca della felicità che è il messaggio bello e insieme difficile da accettare del racconto. Il protagonista conosce un’opportunità e uno scenario di sviluppo potenziale per la sua vita che non avrebbe mai neppur immaginato se non ci fosse stato l’allontanamento di Hakim e la depressione della madre. Probabilmente se avesse raggiunto quello riteneva il suo desiderio, il ricongiungimento con il fratello, non avrebbe trovato una famiglia ad accoglierlo e non si sarebbe impegnato per un futuro di studi importante. Non è tanto però la fantasia di cosa sarebbe stato, perché la storia non si scrive con i sé; è piuttosto la consapevolezza che la vita non è un tracciato lineare e che la sua meraviglia spesso ci arriva da un dolore, una delusione, che la vita è intrecciata a doppio filo con la morte.
L’elemento del sogno non è quello che arriva con il tocco di una bacchetta magica, quanto la capacità di cogliere il miracolo e lo stupore nelle piccole cose, perché la vita spesso è più fantasiosa dell’immaginazione umana.
E’ una novella decisamente per giovani moderni abituati a rinunciare ad un sogno idilliaco che può motivarli a rimboccarsi le maniche nella consapevolezza che in fondo la costruzione del proprio futuro è una responsabilità personale. Ayub non si rassegna mai e le porte di una vita nuova gli si spalancano nel momento peggiore, quando finisce sotto le ruote di una macchina. Ma non è mai detta l’ultima parola.
Nel libro è centrale l’incontro tra le persone e i caratteri sono disegnati senza assolutismi e semplificazioni, con sfumature e contraddizioni che rendono i personaggi reali e credibili, capaci di piegarsi alla vita in modo sorprendente.
Da sottolineare è l’uso della lingua e dei suoi diversi registri come un elemento fondamentale per disegnare le persone e le sfumature e il dialogo tra le culture attraverso la lingua che diventa nel protagonista la chiave di accesso, essendo l’unico a possedere sia il tigrino sia l’italiano.
Infine, in un mondo sempre più piccolo, è interessante la scoperta di un paese lontano, l’Eritrea, per i suoi legami con l’Italia, perché molti luoghi ormai dimenticati ci fanno da specchio per la memoria e per ritrovare, quindi capire, parte della nostra storia.
E’, in un’ultima analisi, un modo per introdurre i ragazzi nella vita quotidiana, in un mondo nel quale il viaggio comincia a casa propria dall’incontro inevitabile con l’altro e con il quale occorre trovare un codice comune.

“E’ arrivato l’ambasciatore”
di Annamaria Piccione
Casa Editrice Mammeonline
Collana Crisalidi e farfalle
Illustrazioni di Antonio Boffa
8,00 euro

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