Viaggi e altri viaggi
di Antonio Tabucchi
Un libro
che nasce dal piacere di raccontare il viaggio come parte stessa del viaggio,
di condividere le emozioni, di viaggiare a partire dai viaggi degli altri.
Oggi, come racconta Antonio Tabucchi, il viaggio comincia con le guide
turistiche, ieri dal racconto di altri viaggiatori che avevano percorso un
certo cammino prima di noi. Lo scrittore è un viaggiatore esistenziale, una di
quelle persone per le quali viaggiare non coincide con il turismo né con le
vacanze ma con un modo di vivere, sia Genova, come Buenos Aires, per citare una
città domestica e una lontana. Non sono i chilometri di distanza dal luogo di
partenza e di residenza infatti per Tabucchi a rendere il viaggio più o meno
tale. E prende in giro quegli italiani che vivono il viaggio come una gita,
tornando abbronzati ma per il resto senza nessun altro arricchimento. E’
piuttosto una disposizione d’animo perché i luoghi, come scrive in un passaggio
che diventa un po’ il mood del libro,
raccontano un po’ di noi. Altrove ci si perde per ritrovarsi e trovare qualcosa
che altrimenti non avremmo scoperto di noi stessi, come Psiche quando volle
vedere il volto di Amore. Come per tutti i viaggiatori è l’incontro con
l’altro, con le persone a rendere unico un percorso e realmente parte della
vita e della nostra quotidianità. Nondimeno il libro di Tabucchi diviso in
sezioni che non corrispondono a delle aree geografiche predefinite quanto a
delle metafore dei territori è anche un testo di storia dei luoghi, di descrizioni
minuziose di monumenti, cultura, fino a dettagli di caffè, ristoranti e luoghi
di incontro. Come altri suoi libri, “Viaggi e altri viaggi” può essere
utilizzato come guida di viaggio, non nel senso stretto perché non c’è una nota
commerciale, né professionale nel senso di un lavoro su committenza, come
quello di un giornalista, ma la restituzione dell’esperienza di un vissuto; o
anche sognato come la Macondo di Garcia Marquez e quella geografia che Tabucchi
non riesce ad abbracciare che è metafora della terra e non riproduzione. Se il
narrare per Tabucchi è così viscerale da apparire naturale, non organizzato,
con alcuni approfondimenti quasi eccessivi e altri elementi trascurati, che
sembra cioè frutto di un’urgenza interiore; come racconta nella premessa, nella
conversazione con Paolo Di Paolo, non viaggia per poter raccontare che ‘sarebbe
come vivere una storia d’amore per scrivere un saggio sui sentimenti’. E’
evidente che il legame con il viaggio rappresenti per Tabucchi una vera e
propria vocazione. E’ suggestivo questo mosaico così vario che attraversa
luoghi dove la natura è predominante, grandi capitali e piccole cittadine
sperdute e certamente gustosa questa lettura a piccoli episodi, con capitoli
brevi e vivaci. Ci si immerge dentro una situazione olistica in fatto di
sensazioni e poi, non appena ci si abitua, si viene catapultati in un mondo
totalmente altro. Certamente le pagine che arrivano dritte al cuore sono quelle
dedicate a Lisbona, Ulissipona, figlia inconsapevole della Grecia ma totalmente
proiettata all’Oceano, sebbene con forti radici mediterranee e alla sua saudade
e al Portogallo in generale. Così per me le pagine su Parigi e sul Cairo sono
state le più sentite. Certo il suo senso di struggimento, di nostalgia anche al
futuro, è un sentimento tragico e dolce ad un tempo nel quale mi rispecchio
così tanto da non averlo mai saputo descrivere con lucidità. E’ indubbio che
ognuno di noi, almeno i più fortunati o coloro che sono alla ricerca di un
altrove, abbiamo almeno due patrie, quella naturale e quella adottiva, del
cuore. La sintesi tra viaggiare e raccontare si trova nella stessa
conversazione iniziale dello scrittore che racconta come a spingerlo a
viaggiare non furono i racconti di paesi lontani dei quali pur si era nutrito nella
sua giovinezza quanto il film di Federico Fellini “La dolce vita” che racconta
in modo impietoso un’Italia che spesso è celata e che forse non voleva
mostrarsi ad un liceale. D’altronde la letteratura è la prova, scrive, che la
vita non basta e che la voglia di conoscere non si ferma mai.
di
Antonio Tabucchi
Feltrinelli
Editori
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