mercoledì 4 giugno 2014

I tempi di Aldo Moro. Quando la politica era vocazione di Luigi Ferlicchia

Martedì, 03 Giugno 2014 Ilaria Guidantoni

Edito dalla Federazione dei Centri Studi “Aldo Moro e Renato Dell’Andro”

Un’esposizione complessa e completa della figura di Aldo Moro, la sua formazione, il suo pensiero, l’analisi psicologica dell’uomo visto attraverso le sue opere e gli amici, ma anche i nemici più vicini, nonché il suo operato politico e le sue linee di pensiero e, allo stesso tempo, un affresco imponente di un’epoca che è l’Italia di ieri e di oggi, dalla fine del Fascismo agli sgoccioli degli Anni ’70, spartiacque storico. Un testo di ampia lettura, anche per il suo formato non agevole, che invita ad una consultazione ponderata e insieme uno testo per storici e universitari. E’ una ricostruzione articolata, con dovizia di particolari e riferimenti documentari che resta in ogni caso anche una confessione di grande stima e un atto di amicizia da parte di chi è vissuto vicino allo statista pugliese. E’ l’occasione per ripercorrere anni cruciali, in lungo e in largo attraverso una figura di spicco, complessa e articolata, che oggi diventa più facilmente decifrabile grazie alla maturità dei tempi, allo stemperarsi della faziosità e all’evidenza che non tutto ci è stato raccontato per davvero.

Va dato atto a Luigi Ferlicchia di un lavoro monumentale e accorato nel quale si percepisce chiara la vicinanza con il protagonista. La lettura è impegnativa perché l’autore è costretto a seguire binari paralleli per spiegare, per allargare lo zoom e, come in tutti i libri di storia, ci sono capitoli nei quali si torna indietro oppure concetti e situazioni che si ripetono – ma in questo libro certamente repetita iuvant data la ricchezza della materia – per sfumare verso la fine come al tramonto il sole. In effetti anche se ci sono delle code al rapimento e all’omicidio del grande leader, la storia sembra arrestarsi e il procedere è meno lineare forse volutamente; i confini non sono nitidi: si inseriscono solo tinte accese per puntare il dito contro qualche approssimazione di troppo per usare un eufemismo e sottolineare la trascuratezza, i particolari surreali, grotteschi, se non fossero tragici, che hanno avvolto i giorni della prigionia; e ancora le indagini che ne sono seguite. Il tono del testo non è però inquisitorio, non mette mai l’ultima parola sugli avvenimenti, non procede per tesi, dichiara solo chiaramente da che parte sta l’autore e la profonda conoscenza e ammirazione per il soggetto del libro.

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