martedì 13 novembre 2012

La donna ‘’Tipo Tre’’ di Umberto Notari

Un’amica una sera, venendo a cena a casa mia, mi ha regalato questo libro, un bouquin illustrato vecchio stile – con otto litografie colorate del pittore Enrico Sacchetti – che aveva tutta l’aria di un intrattenimento ironico e divertente, ma anche leggero. Devo riconoscere che il testo, scritto nel 1929, è un gustoso affresco della trasformazione della donna, allora agli albori, soprattutto con una grande capacità predittiva, che ha dell’incredibile. Oggi sarebbe utile un sociologo attento e poco accademico e non troppo presuntuoso, in un periodo nel quale tutti fanno previsioni su tutto e regolarmente sbagliano.
La prima edizione della nuova versione, curata dalla giornalista e pittrice Maddalena Sisto, è del 1998 e alla fine introduce una serie di commenti che partono dall’analisi di una frase del libro, da Raul Montani, a Carlo Lucarelli, a Elio e le Storie Tese.
Superata la donna ‘’tipo uno’’ madre e moglie sottomessa, angelo del focolare, e la donna ‘’tipo due’’, desiderabile solo per soddisfare i piaceri della carne, ecco la donna del terzo tipo, nata paradossalmente proprio dall’uomo. Con la civiltà meccanica, la macchina diventa protagonista, mentre l’uomo maschio abdica in parte alla fatica del lavoro che non richiede più la forza muscolare sebbene la pazienza e la dedizione típica della donna. Così, anche per coprire i fabbisogni della famiglia, in continua crescita nella società dei consumi, stimolati dalla filosofía del denaro, il capo famiglia delega la moglie a lavori di manovalanza ripetitiva, funzionali al capo, maschio. Nascono così segretarie, dattilografe, operaie, e si moltiplicano sarte e artigiane di varia natura. D’altra parte la donna aveva già un’attitudine non da poco all’economia con il suo ruolo di economa domestica e la famiglia è il primo modello di azienda. In nuce la donna di tipo tre esisteva già, però mancavano dei requisiti essenziali: per le artigiane, pensiamo all’esercito di lavandaie, sarte e stiratrici, il salario e l’inquadramento
contrattuale; lo stesso può dirsi per le contadine che comunque lavoravano sempre nell’ambito famigliare sotto ‘custodia’ dell’uomo di casa, fatte alcune debite eccezioni, come nel caso ad esempio delle mondine.

L’aspetto interessante del testo, prova di uno spirito finemente conoscitore dell’animo umano oltre che del costume, come il giornalista Notari, è l’analisi psicologica dell’evoluzione del rapporto uomo-donna, voluto inizialmente dall’uomo e alla fine proprio da questi subito. Quella donna obbligata a lavorare doppiamente, fuori casa e poi a casa, ha portato da una parte un esercito di ‘lavoratrici disperate’ e isteriche non più appetibili per i mariti; dall’altro le donne che resesi indipendenti, considerano il maschio una specie a capacità ridotta, quindi meno interesante e desiderabile. Di pari passo il matrimonio perde valore agli occhi di una lavoratrice che gradualmente aspira ad essere anche profesionista. Infine la donna lavoratrice è invitata ad essere disponibile e compiacente ad un altro uomo nel ruolo di capo, dirigente che nel tempo diventa il suo modello di uomo desiderabile. Il problema è che allargando lo sguardo sulla società, gli uomini sono sempre meno desiderabili a casa e sempre più in ufficio e lo stesso, seppur in tono minore, avviene per le donne. Rare le super-donne in grado di fare tre mestieri insieme, mamma, moglie-amante, lavoratrice. In generale la famiglia va in crisi e soprattutto la vocazione della maternità subisce un declino. Mai previsione fu più azzeccata. Qualcosa in parte cambierà con l’inserimento della maternità nei contratti che Notari guardava allora come una possibilità. Il percorso però non si invertirà. Ed eccoci alla donna ‘’tipo quattro’’. Chi avrà il coraggio di raccontarla?

La donna ‘’tipo tre’’
di Umberto Notari
Edizioni La Vita felice

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