martedì 21 aprile 2015

“16 MAGGIO 1977. Storia di un crimine vero” Martedì 21 aprile 2015 a Roma

Il sequestro Giansanti e gli anni bui della “Magliana”
Esce il libro “16 MAGGIO 1977. Storia di un crimine vero”
di Roberto Giansanti con Raffaella Perleonardi.

PRESENTAZIONE MARTEDI’ 21 APRILE ORE 18.00
PRESSO MONDADORI IN VIA DEL PELLEGRINO 94

Verrà presentato Martedì 21 Aprile presso la Libreria Mondadori di Via del Pellegrino il romanzo “16 Maggio 1977. Storia di un crimine vero” scritto da Roberto Giansanti con Raffaella Perleonardi (David and Mattahus Edizioni). A distanza di circa 30 anni il noto gioiellerie romano racconta i 53 drammatici giorni della sua prigionia, avvenuta in un covo romano mai identificato ad opera di esponenti della Banda della Magliana.
Quello di Roberto Giansanti fu l’inizio di una lunga e terribile stagione di sequestri eccellenti, che annoverano tra i tanti quello del Duca Grazioli, dell’imprenditore Danesi, fino a quello dell’On. Aldo Moro.

“Ci ho messo così tanto tempo a liberarmi di questo “segreto” per vari motivi - dichiara l’Architetto Roberto Giansanti, oggi tra i massimi esperti di preziosi nonché perito del Tribunale di Roma - ma finalmente ce l’ho fatta. Avevo paura delle possibili ritorsioni ma soprattutto non mi sentivo ancora pronto ad esternare pubblicamente quella maledetta violenza che ho vissuto. Ho cercato di nasconderla negli anni, agli altri e a me stesso. Ma è stato impossibile”.
 Nel racconto di Giansanti raccolto dalla Perleonardi in forma di romanzo, sono facilmente rintracciabili certi personaggi riconducibili a persone realmente esistite. Ci sono Il Moro, Il Riccetto, Mezza Tacca, Due Nei, Jean Bon detto “Il Francesino”. Tutti balordi, cattivi e spregiudicati. Tranne uno, L’Uomo del Sud, il più umano, quello che al prigioniero portava acqua e bende e che nell’orecchio sussurrava a Giansanti: “Non ti faccio morire qua, ti prendo e ti lascio davanti ad un ospedale se stanno per ammazzarti”.
 Ed ecco i ricordi, lucidi e ancora incredibilmente vivi nella mente del “detenuto”. “Sono stato pestato, minacciato con la pistola in bocca, deriso e umiliato. Un naso rotto, un’infezione agli occhi che mi faceva impazzire per non so quale spry urticante mi avevano spruzzato al momento del sequestro, avvenuto sotto casa, a Talenti, dopo vari appostamenti anche in Via Lanciani”.
 Giansanti ricorda: “Nonostante i tappi di cera alle orecchie sentivo qualcosa, a volte riconobbi dei nomi, o il modo di parlare di uno dei carcerieri che sembrava proprio quello di un noto cantante romano dell’epoca. Ho sentito che con i soldi del mio sequestro e con quelli del Duca Grazioli avrebbero preparato qualcosa di eclatante. Per un mese sono stato bendato, poi non più con loro che usavano i passamontagna, ma a volte qualcuno pensando che dormissi qualche leggerezza l’ha commessa: nel ’79 riconobbi quello che nel libro chiamo “Il Moro” e fu arrestato, ma poco dopo fu rilasciato, prima che fosse ammazzato…”.

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