Scritto da Ilaria Guidantoni Giovedì, 08 Ottobre 2015
Passeggiata romana attraverso gli occhi di una donna austriaca ormai “naturalizzata” nella Città eterna che sceglie di condurre il lettore attraverso i luoghi di incontro dai caffè, al ponte dei lucchetti, tra aperitivi alla moda e posti più insoliti, dimore di intrighi e soprattutto domicili letterari, come anche istituzionali. Curiosare nella casa di qualcuno per una giornalista è solo un modo diverso per condurre un’intervista, reale o immaginaria, che fruga nella storia vicina e lontana o si guarda semplicemente intorno.
Dalla dolce vita alla grande bellezza, sottotitolo di questo viaggio letterario a Roma di Christina Hofferer - Corrispondente per la radiotelevisione austriaca nella Capitale – è soprattutto una suggestione cinematografica ché in effetti il libro non si concentra solo su questa parabola racconta che dal Dopoguerra a oggi ha portato Roma alla ribalta del grande e piccolo schermo, dalla gloria alla decadenza. E’ piuttosto un’allusione e una metafora che vive ciclicamente la città dell’Impero e della sua decadenza quando fu ostaggio dei barbari; della magnificenza e corruzione barocca fino all’isolamento; alla gloria di essere capitale e poi anche capitale della dittatura e così fino ai giorni nostri. L’autrice non esplicita nulla di tutto questo, lo lascia intravedere. Nella Corrispondente prevale l’incanto e si ha l’impressione che Roma letteralmente – o forse dovremmo dire letterariamente – la diverta come accade di solito a chi non vive questa città da molto tempo. Forse per una straniera questo sguardo sulla grande signora resta più a lungo, magari per sempre. Il libro non ha ambizione saggistica, pur avendo spunti curiosi storici e di ricostruzione documentaria, né aspira ad essere una guida della città. Sembra piuttosto voler intrattenere il lettore, in modo intelligente e soprattutto insolito, non cercando quello che più è noto e rappresentativo se non attraverso percorsi laterali, almeno apparentemente secondari. Forse più che la letteratura – a parte la casa della scrittrice austriaca Ingeborg Bachman e del poeta inglese John Keats – è proprio il cinema a guidarci negli itinerari. C’è uno sguardo libero, poco preoccupato della critica, che si libra andando a zonzo qua e là e unendo, per così dire, il sacro con il profano: dai lucchetti degli innamorati del ponte Milvio – ancora una volta il riferimento è al regista Federico Moccia – agli archivi segreti del Vaticano, che “segreti” non sono, almeno non in senso moderno, sebbene nell’accezione rinascimentale, ovvero di archivi privati.
La recensione integrale su Saltinaria.it
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