Considero ogni presentazione di
libro la tappa di un viaggio e i libri una rete di incontri.
Ritengo infatti che il libro più
importante sia quello collettivo, che nasce dalla discussione e dal confronto,
quello non scritto.
La stessa ragione per la quale sono
stata invitata a presentare il libro in oggetto è l'incontro mediato da
un'altra scrittrice, Tiziana Colusso, che ha legato idealmente il mio viaggio a
Tunisi con questo saggio nel grande orizzonte del Mediterraneo, come un lago
salato (Predrag Matvejevic) e culla di grandi civiltà oggi ridotto a luogo di
scontri e di violenze (Fernand Braudel).
Il testo è un saggio didattico, molto chiaro con un linguaggio piano, articolato in capitoli sintetici che, pur con un filo conduttore e ‘una storia’, sono autonomi e leggibili indipendentemente uno dal’altro, grazie alla ripetizione anche di parti, definizioni, con un punto di vista di volta in volta diverso.
Sostanzialmente ravviso tre parti, rispettivamente, le organizzazioni islamiche radicali/terroristiche, con ampio spazio dato al glossario; la storia e l'evoluzione delle organizzazioni islamiche e terroristiche; infine i rapporti con l'Occidente.
Il testo è un saggio didattico, molto chiaro con un linguaggio piano, articolato in capitoli sintetici che, pur con un filo conduttore e ‘una storia’, sono autonomi e leggibili indipendentemente uno dal’altro, grazie alla ripetizione anche di parti, definizioni, con un punto di vista di volta in volta diverso.
Sostanzialmente ravviso tre parti, rispettivamente, le organizzazioni islamiche radicali/terroristiche, con ampio spazio dato al glossario; la storia e l'evoluzione delle organizzazioni islamiche e terroristiche; infine i rapporti con l'Occidente.
Lo ritengo un testo di grande
utilità per consultazione e per interventi didattici. Per evitare un mero
riassunto del testo e commenti nel
merito che già i due relatori che commentano il libro affrontano, mi interessa
capire il punto di vista dell’autrice.
Sono due i concetti sui quali è
interessante a mio avviso soffermarsi, ovvero, l'evoluzione del concetto di
martirio e la mitizzazione della morte; e il tema dell’integrazione, immigrazione
e identità.
La curiosità principale che mi è
sorta leggendo il saggio di Antonella Colonna Vilasi concerne le ragioni stesse
di questo testo. In particolare, come nasce la spinta a realizzare questo libro
e qual' è l’obiettivo, che potrebbe essere distinto?
“Il
testo – ha sottolineato l’autrice - segue la pubblicazione precedente sul
terrorismo interno, la strategia della tensione e gli anni di piombo. La
ragione e l'obiettivo di “Islam tra pace e guerra” è un tentativo di
comprensione delle radici e delle motivazioni del terrorismo internazionale di
matrice islamica"
Qual è il suo rapporto con il mondo
arabo? Mi permetto questa domanda perché avverto distacco, lontananza. E' una
scelta o un sentire?
“Può sembrare un approccio freddo e
distaccato, ma il mio è un tentativo di trattare l'argomento con un focus
scientifico e pedagogico, senza infingimenti ideologici né personalistici”.
Quali sono secondo lei le caratteristiche del terrorismo moderno rispetto alle organizzazioni criminali in generale e tradizionali, per una prima alfabetizzazione ed entrare nel merito del libro?
Quali sono secondo lei le caratteristiche del terrorismo moderno rispetto alle organizzazioni criminali in generale e tradizionali, per una prima alfabetizzazione ed entrare nel merito del libro?
“Il terrorismo internazionale di
matrice islamica costituisce sempre più una sorta di network, in cui
l'iniziativa personale ed il fai-da-te è ormai una costante. Esempio è
l'attentato messo in atto da un cittadino egiziano alcuni anni fa a Milano
contro la caserma Santa Barbara. L'attentatore ha agito da solo ed ha costruito
l'ordigno in casa, leggendo le istruzioni su Internet”.
Un altro aspetto che merita ogni trattazione su mondi linguistici e culturali lontani è il nodo della traduzione dei termini politico-religiosi arabo tra incertezze, incompetenze e disonestà intellettuale, da espressioni quali ‘primavera araba’, all’equivalente della parola ‘rivoluzione’, ovvero all'intifaDa; o ancora termini come 'talebano', sempre più abusato, insieme al sorprendente 'kamikaze'.
Un altro aspetto che merita ogni trattazione su mondi linguistici e culturali lontani è il nodo della traduzione dei termini politico-religiosi arabo tra incertezze, incompetenze e disonestà intellettuale, da espressioni quali ‘primavera araba’, all’equivalente della parola ‘rivoluzione’, ovvero all'intifaDa; o ancora termini come 'talebano', sempre più abusato, insieme al sorprendente 'kamikaze'.
“Il termine talebano è un termine
molto antico e letteralmente significa “studente del corano”, ed è solitamente
utilizzato per indicare gli studenti delle scuole religiose annesse ad una
moschea. I talebani, appartenenti al gruppo etnico dei Pashtun, compaiono per
la prima volta nel 1994, in ragione del
loro antagonismo contro i mujaheddin.
Il termine kamikaze, invece, è un termine giapponese che
designa il suicidio per motivi di guerra e su ordine dell'imperatore. Nel mondo
islamico il kamikaze è chiamato martire,
shahid, cioè colui che si immola per un ideale, ed è percepito come un eroe
che combatte nel nome di Dio”.
Quali sono le ragioni interne della trasformazione del terrorismo e il ruolo dell'Occidente?
“L'ideologia e la pratica del martire-assassino è nata in Iran nei primi anni Ottanta del Novecento per poi diffondersi in Palestina. E si sostanzia come strumento per il raggiungimento di un fine strategico: l'allargamento della società dei saggi (o salafita) in cui si ripercorrono i fasti della prima comunità, umma dei fedeli, che si riunì attorno al Profeta Maometto a Medina e poi a La Mecca”.
Nella terza parte del libro si analizza la presenza dell'Islam in Occidente e dell'Islamismo di ritorno: è una questione di afflato religioso, di identità e di esclusione e/o di marginalizzazione?
“L'Islam, con la sua cultura, storia ed antiche tradizioni costituisce un apporto positivo per l'Occidente, se vissuto senza radicalismi né estremismi. Talvolta si è verificato il caso in cui le moschee si rivelassero un luogo di indottrinamento e lavaggio del cervello da parte di imam che inneggiavano alla guerra santa. Come nel caso della moschea di Via Jenner a Milano”.
Quali sono le ragioni interne della trasformazione del terrorismo e il ruolo dell'Occidente?
“L'ideologia e la pratica del martire-assassino è nata in Iran nei primi anni Ottanta del Novecento per poi diffondersi in Palestina. E si sostanzia come strumento per il raggiungimento di un fine strategico: l'allargamento della società dei saggi (o salafita) in cui si ripercorrono i fasti della prima comunità, umma dei fedeli, che si riunì attorno al Profeta Maometto a Medina e poi a La Mecca”.
Nella terza parte del libro si analizza la presenza dell'Islam in Occidente e dell'Islamismo di ritorno: è una questione di afflato religioso, di identità e di esclusione e/o di marginalizzazione?
“L'Islam, con la sua cultura, storia ed antiche tradizioni costituisce un apporto positivo per l'Occidente, se vissuto senza radicalismi né estremismi. Talvolta si è verificato il caso in cui le moschee si rivelassero un luogo di indottrinamento e lavaggio del cervello da parte di imam che inneggiavano alla guerra santa. Come nel caso della moschea di Via Jenner a Milano”.
“Islam
tra pace e guerra”
di
Antonella Colonna Vilasi
Con introduzione di Rosario Priore
Prefazione Vittorfranco Pisano
Collana I tempi della storia/19
Città del sole Edizioni
12,00 euro
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