martedì 19 marzo 2013

Editoriaraba - Le micro-rivoluzioni della Fiera del Libro di Riyadh


Mentre ci si interroga sul se, ed eventualmente sul quando in Arabia Saudita ci sarà mai una “primavera saudita”, sulla scia delle rivolte del Maghreb, la Fiera internazionale del libro di Riyadh appena conclusasi è stata protagonista di due micro-rivoluzioni culturali. 
In un Paese dove la censura sui libri è rigidissima, l’invasiva Commissione per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio (Hai’a) aveva infatti annunciato, ben prima dell’apertura della Fiera, che non avrebbe censurato i libri, promettendo però che, se fossero stati notati negli stand della Fiera libri contrari alla Sharia o alle norme sociali saudite, avrebbe provveduto ad informare il Ministero della cultura e dell’informazione, che se ne sarebbe occupato. Senza intervenire direttamente, il che è già un bel passo in avanti.
La seconda micro-rivoluzione riguarda le donne, ovviamente. Dico ovviamente perché la questione femminile è sempre un po’ il barometro con cui misurare il livello di apertura di una società (comprese quelle che si professano liberali e post-moderne. La Hai’a ha annunciato che alle donne e agli uomini sarebbe stato permesso di “mischiarsi” e camminare insieme tra i corridoi e gli stand della Fiera. 
Una notizia che ha riscontrato le resistenza di un gruppo di uomini che, durante la Fiera, ha protestato argomentando che questa novità rappresenterebbe “la porta d’ingresso per l’occidentalizzazione della Umma”. Secondo "Riyadh Bureau" (un blog molto interessante tenuto da un giovane blogger saudita che si chiama Ahmed Al Omran, che riporta notizie e fatti sull’Arabia Saudita in inglese), questo incidente sarebbe da classificare come “minore” rispetto a quanto verificatosi negli anni precedenti. 
Secondo "haram online", questo allentamento è in linea con una più generale tendenza delle autorità saudite di allegerire le restrizioni imposte alle donne del regno, come dimostra la nomina del gennaio scorso di nominare 30 donne nella Shura, organismo da sempre esclusivo degli uomini, anche se gli spazi fisici occupati dalle donne saranno rigidamente separati da quelli in cui si trovano gli uomini. 
Secondo "Arabnews", è stato proprio questo approccio “soft” che ha permesso alla Fiera di quest’anno di ottenere un buon successo di pubblico e di vendite. Frequentata da famiglie, che hanno mostrato un particolare interesse verso l’editoria per ragazzi, la manifestazione culturale si è svolta tranquillamente e ha confermato l’importanza di un appuntamento culturale di queste dimensioni in un Paese in cui gli eventi culturali non sono proprio all’ordine del giorno. 
"Al-Sharq" ha infatti riportato che 2,4 milioni di sauditi hanno visitato la Fiera (contro una stima che ne prevedeva circa 2 milioni), di età compresa tra i 7 e i 70 anni, e che le vendite hanno superato i 71 milioni di riyal sauditi. I clienti più accaniti? I giovani e le donne, o anche le donne giovani. La fascia d’età che ha comprato più libri è stata quella tra i 25 e i 45 anni e le donne sarebbero state le maggiori acquirenti. 
L’autrice dell’articolo di "Arab News" così commenta questo piccolo successo: 'Noi sauditi non abbiamo una cultura del libro molto forte, ma Internet negli ultimi tempi ha cambiato i nostri gusti in fatto di letteratura. Comprare i libri nelle librerie oggi non basta più a soddisfare la voglia di leggere. Il fatto che circa 2 milioni di sauditi abbiano visitato la Fiera quest’anno è un segnale del fatto che stiamo diventando più colti in fatto di libri e che abbiamo sete di leggere cose sempre diverse'.
Piccolissimi progressi e aperture si cominciano ad intravedere nell’impenetrabilità del Regno saudita. 
Tuttavia la strada per l’affermazione completa dei diritti delle donne è ancora lunga, lunghissima e l’eliminazione del divieto per le donne di frequentare la Fiera insieme agli uomini è solo, ancora, un microscopico tassello. 
Secondo l’editore Nawaf al Qudaimi, il libro di Khaled al-Dekhayel sul Wahhabismo ha venduto in Fiera più di 4mila copie.

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