Scritto da Ilaria Guidantoni Giovedì, 15 Ottobre 2015
Una sceneggiatura più che un romanzo questa suburra in salsa egiziana, vista dalla parte della gente comune, anzi dei giovani e per questo particolarmente dura. Crudo, impietoso affresco del Cairo di oggi di giovani senza speranza che navigano a vista. Una vita consumata in un limbo di emozioni perfino nel vizio.
"Cani sciolti" è un'espressione che indica una generazione allo sbando cresciuta nei paesi arabi tra gli anni Ottanta e Novanta dominati da dittature e consumismo, schiacciata negli anni Duemila da un limbo di corruzione, crisi crescente e impoverimento di valori e cultura; per finire nell'esplosione delle rivolte arabe che non hanno saputo ancora ricostruire un futuro. Il risultato è una generazione perduta che non ha il fascino della trasgressione ma si trascina indolente senza ambizioni né emozioni. I cani sciolti del Cairo assomigliano così a quelli che "reggono i muri" ad Algeri. Il romanzo è scritto come una sceneggiatura dai toni crudi, senza mediazione linguistica, carichi di una violenza profonda e amara, che appare senza redenzione né riscatto. Non esiste quasi una trama in questa vicenda ambientata nelle strade rumorose del Cairo, che suggeriscono atmosfere lugubri e notturne, rischiarate da fari per lo più minacciosi: quelli delle camionette della polizia. Note noir che sfumano in un thriller senza soluzione e dove tutti sono colpevoli proprio all'ultima riga.
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