lunedì 8 febbraio 2016

“Un amore” di Dino Buzzati - Oscar Mondadori

Scritto da   Mercoledì, 03 Febbraio 2016 
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“Un amore” di Dino Buzzati - Oscar Mondadori
Un classico poco conosciuto di un autore noto ma poco letto soprattutto oggi. Un romanzo in prima persona, una storia d’amore a senso unico nella Milano di grovigli e intrighi, solitudini ed evasioni, vecchi e nuovi. E’ una storia narrata in prima persona di eccezionale attualità e certamente scabrosa per l’epoca non tanto per la vicenda quanto per la narrazione cruda. Un amore perduto da perdizione che solo una nuova vita può salvare.
Dino Buzzati è uno dei nomi e degli intellettuali che raccontano l’Italia del Novecento eppure, al di là della qualità e dell’impegno molteplice nella sua vita, oggi è decisamente poco letto, fatta eccezione per Il deserto dei Tartari, forse reso celebre anche dal film omonimo. Eppure Buzzati è un intellettuale completo che ha avuto successo e che nel Maghreb è “stranamente” conosciuto, letto e apprezzato tutt’oggi. La mia curiosità - da frequentatrice di quelle zone - non poteva quindi esimersi dall’andare a ripescare la sua produzione e a ricordare chi fosse questo bellunese (nasce nel 1906), di famiglia alto borghese – il padre professore di diritto internazionale all’Università di Pavia e alla Bocconi di Milano e la mamma discendente da una famiglia nobile - trasferito giovane a Milano e naturalizzato milanese dove morì nel 1972. Da sempre redattore del Corriere della Sera, fu assunto ancor prima di terminare gli studi in legge nel 1928, per un periodo corrispondente di guerra a bordo delle navi nel Mediterraneo; fu altresì scenografo e pittore e lavorò per La Scala, come Antonio Dorigo, architetto e protagonista di Un amore. Non è questa l’unica analogia del suo personaggio con lo scrittore, che sembra abbia vissuto un amore infelice che lo straziò. Il libro narra di un uomo di maturo di 49 anni nel 1960 che frequentando un bordello si innamora della giovane Laide, ragazzina capricciosa, che racconta di essere una ballerina della Scala e un sacco di altre frottole, con una certa maligna cattiveria, distruggendolo. Il peggio è che Antonio è un signore, di buona famiglia, intelligente e serio che si accorge di essere preso per il naso, presentato a tutti come lo zio, eppure non riesce a fare a meno di questa ragazza. Un’autoanalisi spietata con il coraggio di un linguaggio crudo, non volgare, che certo all’epoca destò qualche protesta. Dorature e glassature non sono previste.
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