“Le café d’Yllka” di Cécile Oumhani
Scritto da Ilaria Guidantoni Mercoledì, 29 Giugno 2016
Un libro visionario, quasi senza trama, un romanzo non romanzo, poesia in prosa con una scrittura lieve e lirica, anche se di grande semplicità. L’idea è un clima di sospensione, dove ricordi e presente si uniscono brumosi mentre sul fondo resta il gusto amaro del ricordo della guerra ancora vivo, il senso della precarietà e si respira una certa desolazione che nemmeno il gusto del caffè materno può consolare.
Breve romanzo di un’autrice franco-britannico-tunisina nata in Belgio, a Naumur nel 1952, che vive nella regione di Parigi. Poetessa e scrittrice, ha al suo attivo una dozzina di opere. Con Editions Elyzad è uscita nei tascabili, nel 2012 con Une odeur de henné. Il romanzo Le café d’Yllka è stato tradotto in italiano da Barbès Editore e come i suoi scritti è un libro di luoghi e culture che si respirano nelle atmosfere, personaggi accanto e alla stessa stregua degli esseri umani. Lo si legge come seguendo il corso di un fiume, testo malinconico, dove la protagonista che sembra guardata da un occhio maschile a dire il vero, si reca a Budapest e di lì altrove per ritrovare e in parte ricercare la propria famiglia. Sullo sfondo luoghi di desolazione che evocano la guerra recente come Sarajevo e Pristina e che per certi aspetti mi ricordano il viaggio del protagonista di Rigodon di Louis- Fernand Céline per quelle atmosfere un po’ surreali e desolate che solo le macerie della guerra riescono a disegnare.
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