Dosvidania,
Nina! – Cronaca di una ricerca sospesa
di Claudio Facchinelli
"Quando mi chiedono a che genere
letterario appartenga questo libro, mi trovo in imbarazzo. Sicuramente non si
tratta di un saggio, né di un romanzo. È uno scritto che nasce da un incontro,
emotivamente importante, di oltre trent’anni fa; non con una persona, ma con
una tomba, o forse con un fantasma, la cui sfuggente apparenza mi aveva
affascinato e ha per decenni occupato i miei pensieri e stimolato la mia
fantasia."
Fra le fantasticherie che quella
tomba aveva suscitato nell'autore, c’era la convinzione che Čechov l’avesse notata, durante
uno dei suoi viaggi a Venezia. Le date erano compatibili e, in più, fra le
scarse informazioni che quel monumento funebre forniva, c’era un nome, “Nina”,
e una scritta che a lei si riferiva come “figlia di un generale”. Come non
pensare ai due capolavori di Anton Pavlovič, Il gabbiano e Tre
sorelle?
Nel gennaio 2010 ricorrevano 150
anni dalla nascita di Anton Čechov e, fra le molte celebrazioni che si stavano
preparando, Claudio Facchinelli aveva avuto notizia di un incontro che un gruppo di giovani
teatranti, provenienti da vari angoli del mondo, intendeva organizzare a Elec,
un luogo citato nell’ultima scena de Il gabbiano. L’iniziativa era
dedicata a Nina Zarečnaja, eroina del dramma, attrice čechoviana per antonomasia. Così Claudio si unisce al gruppo e, in quella cittadina sommersa dalla neve, racconta le suggestioni che quella tomba gli aveva offerto, sostenute dalle
poche notizie che, nel frattempo, era riuscito a recuperare.
Ma il fantasma di Nina si impossessa a poco a poco dell'autore che, al suo ritorno, sente il bisogno di approfondire
le ricerche, partendo dalle scarne informazioni, in parte contraddittorie,
che quella tomba consegnava: una scritta in italiano con una data di morte,
a Venezia, ma non quella di nascita, in Siberia; la scritta in russo che la
indicava freddamente come figlia di un generale di fanteria; un’altra, sempre
in russo, diversamente affettuosa, con un lieve errore di ortografia.
La ricerca è durata non meno tre
anni, condotta interpretando sbiaditi microfilm dei quotidiani dell’epoca;
scartabellando registri anagrafici; sfogliando pratiche cimiteriali, documenti
consolari, schede di censimento; visitando case e palazzi patrizi; incontrando
persone, che ogni volta si facevano coinvolgere con disponibilità e passione
nelle mie esplorazioni; anche immergendomi, con prudenza, nel periglioso,
sconfinato oceano di Google.
Alcune piste si sono rivelate
fallaci, e Facchinelli le abbandona; altre affascinanti, ma non documentabili
con sicurezza; percorrendone altre ancora, infine si affaccia su realtà dolorose
e pudiche, al cospetto delle quali preferisce arrestarsi. "Sono riuscito, tuttavia, a
scoprire le tracce di una storia di amore e di morte", ci ha raccontato. "Partendo da queste, potevo forse
scrivere un’avvincente storia romanzata, sull’amore infelice fra una
baronessina di Pietroburgo e un rampollo dell’alta borghesia veneziana, ma non
ho voluto farlo. Ho preferito riportare la
cronaca fedele della mia ricerca, con i suoi errori, le delusioni, gli
entusiasmi per le scoperte. Ne è venuta fuori una sorta di narrazione
poliziesca con, in più, un implicito ritratto di quel detective appassionato,
forse a volte eccessivamente fantasioso, nel cui ruolo mi sono ritrovato."
Messe insieme e collegate
logicamente tutte le informazioni reperite, come tessere di
un mosaico disperso, rimanevano delle lacune. E allora, come
un artigiano che, restaurando un vaso antico, prende atto che alcuni cocci sono
andati perduti, Facchinelli modella negli spazi mancanti alcuni pezzi di raccordo,
dichiarandoli esplicitamente come tali, anche con un carattere tipografico
diverso. Sono poche pagine, che raccontano cose che non è riuscito a
documentare, ma della cui sostanziale aderenza al vero resta convinto.
Un’ultima curiosa, ma doverosa
annotazione. "Questo libro, ci racconta ancora Claudio, vede finalmente la luce nella sua stesura originale,
per merito di un editore italiano che ci ha creduto, e cui va tutta la mia
riconoscenza; ma nel 2014, grazie all’entusiasmo di uno studioso russo, Michail
Talalaj, che lo aveva tradotto nella sua lingua, era stato pubblicato a
Mosca per i tipi di una piccola ma vitale casa editrice, Staraja Basmannaja.
Tale versione è stata letta integralmente, a puntate, sul canale culturale della
radio bielorussa. Infine, nel settembre del 2017, il testo è stato tradotto ed edito
ad Amsterdam, in veste di cofanetto contenente anche un album fotografico. È grazie a queste felici
opportunità che ho vissuto l’affascinate avventura di presentare il libro di
persona, e con successo, oltre che alla comunità russa di Milano e di Venezia, a
San-Pietroburgo, a Minsk, a Mosca, ad Amsterdam e addirittura in Siberia, a
Omsk, città natale di Anna Jakovlevna Sluckaja (detta Nina), morta a Venezia il
29 gennaio 1886 all’età di venticinque anni."
Claudio Facchinelli è un saggista, giornalista e critico teatrale, pubblica con continuità, specie nell’ambito del teatro di ricerca e del
sociale (scuola, carceri, handicap, ragazzi), su riviste specializzate, e ha tradotto
e scritto testi sul teatro della scuola: Come a teatro, Ghisetti e Corvi
(2002); Quelli di terza sono bestie, Edizioni Corsare (2008); Dramatopedia, Edizioni Corsare (2011).
Ha collaborato con la Rai e con varie istituzioni
culturali in Italia e all’estero; si è impegnato nella memoria della Shoah
curando la pubblicazione di Voci dalla Shoah, La Nuova Italia (1996) e Un
ragazzo ebreo nelle retrovie, Giuntina (1999).
Una giovanile, mai sopita
passione per Čechov lo ha accompagnato nell’esplorazione della cultura russa:
un interesse che traspare anche dalla presente pubblicazione
Dosvidania, Nina! – Cronaca di una ricerca sospesa
Claudio Facchinelli
Sedizioni, ottobre 2017
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