martedì 28 aprile 2015

Premio Marco Bastianelli 2015

Premio Marco Bastianelli 2015

XI Edizione

C’è tempo fino al 5 maggio per partecipare al premio Marco Bastianelli per il miglior libro fotografico dell’anno.

Il Premio, alla sua undicesima edizione, è suddiviso in tre categorie:                
Opera di un fotografo italiano                                                                                  
Opera prima di un fotografo italiano                                                                          
Considerata la qualità delle pubblicazioni e la crescita di interesse intorno al fenomeno del “self - publishing” una sezione separata è dedicata alle produzioni indipendenti        

Il Premio consiste nella somma di Euro 500,00 per sezione.

La premiazione avrà luogo, come negli scorsi anni, a Roma il 28 maggio presso la Sala Imperatori dell'Associazione CIVITA, in Piazza Venezia 11.


Giuria
Piergiorgio Branzi, Fotografo e Giornalista;
Manuela De Leonardis, Storico e critico d’arte/critico fotografico, Giornalista, si occupa di cultura/arti visive;
Emilio D’Itri, Fotografo, Direttore di Officine Fotografiche Roma;
Giulio Forti, Direttore dell’Editrice Reflex, Fotografia Reflex e Digital Photographer Italia;
Antonio Politano, Fotografo e Giornalista, Direttore artistico del Festival della Letteratura di Viaggio

Giuria Self-publishing
Arianna Catania, Giornalista e Photo-editor, collabora con molte testate nazionali
Alessandra Mauro, Direttore artistico della Fondazione Forma per la Fotografia di Milano e Diretto-re editoriale della Casa editrice Contrasto
Lina Pallotta, Fotografa campana, insegna fotografia tra New York e Roma
Chiara Capodici e Fiorenza Pinna, creatrici di 3/3, studio di ricerca e realizzazione di progetti fotografici dalla loro progettazione e curatela, alla produzione, programmazione e comunicazione

Regolamento
art. 1 – Al Premio Marco Bastianelli 2015 sono ammessi i libri di fotografi italiani pubblicati da e-ditore italiano e distribuiti per la vendita in Italia nell’anno 2014. Una sezione separata è aperta alle opere autoprodotte.

art. 2 – Ogni genere è ammesso. Si intende per opera prima, il primo libro fotografico pubblicato da un autore, escluse riedizioni o ristampe.

art. 3 – I libri autoprodotti saranno considerati dalla giuria e segnalati per la qualità fotografica, l’originalità del contenuto e della realizzazione grafica.
                                 
art. 4 – I libri inviati per la partecipazione al Premio dovranno pervenire in porto franco a: Premio Marco Bastianelli 2015 – Editrice Reflex Srl, via Achille Loria 7, 00191 Roma, entro le ore 13:00 del 5 maggio 2015. I volumi ricevuti non saranno restituiti. I libri ricevuti saranno esposti al pubbli-co nella “room of photography books”, spazio dedicato all’editoria fotografica del Festival Castel-nuovo Fotografia edizione 2015.

art. 5 – Per partecipare al Premio Marco Bastianelli 2015 gli autori e/o gli editori, dovranno allegare alla copia del libro una nota con gli estremi dell’opera: autore, editore, titolo (specificando se opera prima o self-publishing), numero pagine, formato, prezzo, data di pubblicazione. Inoltre, nome, in-dirizzo, recapito telefonico ed e-mail dell’autore, ed, eventualmente, del responsabile della Casa E-ditrice. Nella nota dovrà essere indicato che il libro è inteso per la partecipazione al Premio Marco Bastianelli 2015 e che il suo invio è avvenuto dopo aver letto ed accettato il regolamento pubblicato sul sito premiomarcobastianelli.com e nelle pagine della rivista FOTOGRAFIA REFLEX media-partner del Premio.

art. 6 – L’invio dei libri da parte dell’Autore e/o dell’Editore oltre all’accettazione del presente re-golamento, implica la concessione a titolo gratuito della facoltà di utilizzare sul sito web premio-marcobastianelli.com e sulla rivista FOTOGRAFIA REFLEX fino a 4 immagini libere da qualsivo-glia diritto. Tali fotografie potranno essere distribuite alla stampa ed utilizzate libere da diritto di ri-produzione esclusivamente in relazione al Premio Marco Bastianelli 2015 con l’obbligo di citare il nome dell’Autore ed il Premio.

art. 7 – I libri ricevuti potranno essere segnalati alla stampa come partecipanti al Premio Marco Bastianelli 2015. L’eventuale recensione non costituirà titolo preferenziale per l’assegnazione del Premio.

art.8 – La giuria del Premio Marco Bastianelli 2015, composta da cinque Giurati di chiara fama in-sieme al Presidente del Premio Elisabetta Portoghese Bastianelli, si riunirà a Roma entro il 10 maggio 2015. I vincitori saranno informati a mezzo lettera raccomandata, mentre i risultati appariranno sul sito premiomarcobastianelli.com. La premiazione avrà luogo, come negli scorsi anni, presso l’associazione CIVITA in Piazza Venezia 11, Roma.

art. 9 – Con la partecipazione al Premio Marco Bastianelli, autori e/o editori autorizzano gli orga-nizzatori del Premio alla elaborazione dei dati personali come da normativa sulla privacy.

info: premiomarcobastianelli@gmail.com
Teresa Cerulli  t.cerulli@reflex.it

Il premio istituito per ricordare Marco Bastianelli intende contribuire alla diffusione dei libri di fotografia, tema a cui Marco era molto sensibile ed al quale aveva dedicato per molti anni una intelli-gente ed autorevole rubrica di critica sulla rivista FOTOGRAFIA REFLEX di cui era Caporedatto-re. L’associazione culturale DIECIQUINDICI intende proseguire questo impegno ponendo l’attenzione sul lavoro sia di Case Editrici che di Editori indipendenti che si sono distinti in questi anni per l’elevata qualità delle produzioni nell’ambito dell’editoria fotografica. I criteri a cui si è i-spirata la giuria in questi dieci anni nella scelta delle opere sono stati principalmente la profondità di visione della narrazione fotografica e l’alta qualità del progetto editoriale; Il libro fotografico in-teso nella sua forma di progetto completo ed innovativo nella fotografia, nella grafica come nel con-tenuto del testo.


"Piatti senza frontiere" di Francesca Cosentino

Ilaria Guidantoni, 26 Aprile 2015

Ricette, sapori e storie gastronomiche di altri paesi sulla tavola italiana

DE AGOSTINI LIBRI

Un modo di viaggiare e di conoscere gli altri e il nostro dialogo inconsapevole attraverso i piatti che mangiamo abitualmente. D’altronde il mondo della tavola ci conduce ad un’intimità profonda con gli altri e ci mette in contatto con l’anima di un popolo. Sono gli aneddoti, le storie e le tipicità che vengono da lontano o da vicino l’aspetto più interessante di un libro nel quale ricette e indirizzi utili sono un corollario. Lo spirito di Francesca non è infatti di scrivere il suo ricettario, ma è un’ambizione culturale oltre il mero andare dei turisti. Formato e grafica accattivanti e originali con il fondo turchese, colori dell’accoglienza anche nel sud del Mediterraneo.

“Piatti senza frontiere”, specialità e itinerari tra storie e sapori lontani.
Un libro per cucinare e viaggiare insieme che parte dal blog dell’autrice, Ostriche, e che promette delle sorprese proprio come l’ostrica che dall’esterno può non essere più invitante di tante conchiglie comuni. L’avvio iniziale muove dall’idea che la cucina sia un laboratorio di creatività e non una stanza di servizio che Francesca ricorda nei suoi viaggi come punti di incontro preziosi alla stregua di un monumento o di un panorama: innanzi tutto è la piazza dove le materie prime vengono forgiate dalla curiosità, il gusto e la sensibilità oltre che sull’onda della storia e delle consuetudini. Il libro è diviso in sezioni tematiche che più o meno corrispondono alle portate della tavola, a cominciare dagli antipasti, sfizi e piatti di mezzo. L’apertura è su una preparazione tanto diffusa e conosciuta da essere sconosciuta, la cosiddetta Caesar salad, inventata da un chef italiano emigrato Cesare Cardini il 4 luglio 1924, giorno dell’Indipendenza americana. Fu composta con gli ingredienti a disposizione, in parte italiani come la lattuga romana e il parmigiano e la salsa worcester americana ai quali in seguito furono aggiunti il pollo e la pancetta. Così ad esempio chi ha inventato l’insalata russa? Un cuoco francese o belga, Lucien Olivier presso il famoso Hotel Hermitage a Mosca a fine Ottocento. L’insalata Olivier ebbe molto successo ed era un piatto ricco con astice e caviale della quale sono nate tante versioni. Questi non sono che due dei tanti piatti che come una buona paella, la tajine di verdure o una fetta di apple pie sono tanto diffusi da diventare ormai una consuetudine anche in Italia, pur se sono nati in contesti lontani. E poi c’è lo spazio per le nuove specialità “senza frontiere”, presto assimilate dalla cucina nazionale, com’è già avvenuto per il roast beef all’inglese, l’insalata russa, la quiche provenzale o il chili con carne.

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"Se ti chiami Mohamed” graphic novel di Jérôme Ruillier

Ilaria Guidantoni, 21 Aprile 2015

Libro inaugurale della collana Altriarabi migrante

Pubblicato con il patrocinio di Amnesty International

Un graphic novel che con semplicità e immediatezza ricostruisce la storia dell’immigrazione maghrebina dal 1950 ad oggi, con un’attenzione centrata sulla popolazione algerina. Sullo sfondo la Guerra d’Algeria o la Guerra d’Indipendenza a seconda che ci si trovi sulla costa nord o sud del Mediterraneo. Una formula originale, amara, commovente e a tratti gustosa che ricostruisce il popolo e la vita delle banlieue soprattutto a Parigi e a Lione nonché il viaggio simbolo in nave da Algeri a Marsiglia per proseguire in treno verso il Nord della Francia. Quella traversata che racconta separazione e insieme commistione profonda tra persone, soprattutto i figli, che non hanno scelto la Francia – magari l’hanno sognata – per i quali non è facile vivere a cavallo tra due mondi.
Diviso in tre grandi capitoli, i padri, le madri e i figli, è ispirato al giornalismo investigativo, attraverso il quale Jérôme Ruillier – con studi all’Institut d’Arts Décoratifs di Strasburgo - racconta di una complessa tessitura di rapporti che i tanti “Mohamed” hanno mantenuto con il paese d’origine e con quello d’accoglienza. Basato su Mémoires d’immigrés, il best-seller di Yamina Benguigui, il graphic novel “Se ti chiami Mohamed” ha ottenuto nel 2012 il dBD Award per il miglior fumetto reportage e cita la fonte con un éscamotage narrativo gustoso. Immediato ed emotivo il tratto dello stesso autore, in bianco e nero, semplice, essenziale ma non ingenuo né ammiccante, rende dinamico il racconto di un popolo le cui sembianze sono antropomorfe se non sembrasse strano a dirsi. Forse è anche la condizione di esseri umani schiavi due volte, nel loro paese di origine dove per troppo tempo hanno imperato i coloni e, una volta in Francia, dei francesi de souche. Sono racconti forti soprattutto sguardi di bambini troppo adulti che aiutano in modo semplice quanto efficace e documentato a capire le ragioni del disagio, la rabbia di un popolo martoriato come si evince dalla storia di una ragazza che ad un certo punto preferisce tornare in Algeria e lasciare i genitori in Francia, senonché sono gli anni del terrorismo e nel suo paese si trova a lottare contro gli integralisti per cui prende la decisione di rientrare in Europa.

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giovedì 23 aprile 2015

"Piste incrociate" di Emilio Borelli - Roma 23 aprile 2015


Ilaria Guidantoni presenta Piste incrociate di Emilio Borelli (Edizioni Polaris/Per le vie del mondo)

Giovedì 23 aprile 2015
Ore 18.00
Roma, Libreria L'Argonauta
Via Reggio Emilia 89 (Piazza Fiume)

All'Expo di Milano, la prima settimana un viaggio nella cucina con Francesca Cosentino

PIATTI SENZA FRONTIERE
Ricette, sapori e storie gastronomiche di altri paesi sulla tavola italiana

di
Francesca Cosentino 
DE AGOSTINI LIBRI

   
“Piatti senza frontiere”, specialità e itinerari tra storie e sapori lontani
Un libro per cucinare e viaggiare insieme. Siete pronti a partire? Questo volume presenta ricette diverse che vengono da altri paesi e da altre tradizioni, ma vicine al nostro gusto e per questo divenute patrimonio comune anche della tavola italiana. Perché una buona paella, la tajine di verdure o una fetta di apple pie sono così diffusi da diventare ormai una consuetudine anche per noi. E nuove specialità “senza frontiere” verranno presto assimilate dalla cucina italiana, come è già avvenuto per il roast beef all’inglese, l’insalata russa, la quiche provenzale o il chili con carne. Ce lo racconta Francesca Cosentino, giornalista, appassionata di gastronomia e di altre culture, che nei suoi viaggi ha raccolto ricette e racconti su cibo e dintorni.
Nel libro ci sono preparazioni sempre facili da realizzare, gustose e divertenti, che conquistano con sapori e aromi diversi. E diventano anche una piacevole occasione per ritrovare ricordi, appunti di viaggio e approfondimenti sul “cibo degli altri”, alla scoperta di tradizioni gastronomiche, indirizzi, percorsi e suggestioni di mondi lontani. Entrerete nei mercati di Barcellona o Marrakech, sentirete i profumi di Mauritius. Visiterete spazi insoliti di Parigi e conoscerete i segreti del tè inglese del pomeriggio. Incontrerete nuovi chef stellati svedesi, scoprirete l’hamburger perfetto newyorkese o le migliori ostriche australiane.
Consigli sulla musica da ascoltare in cucina, i film da vedere e i romanzi dove ritrovare piatti particolari.

L’autrice Francesca Cosentino: vive a Roma con la sua famiglia. Giornalista e conduttrice del Giornale Radio Rai, viaggia e cucina per passione. Laureata in lingue e letterature straniere e lettrice curiosa, ritorna sempre con piacere a Londra, New York, Parigi o Barcellona. Nel suo blog Ostriche raccoglie ricette, storie, indirizzi e itinerari di tanti paesi del mondo.

PIATTI SENZA FRONTIERE 
De Agostini
Pag. 192
Euro 13,90 
In libreria dal 17 febbraio 2015

“Piste incrociate - Diario dal Nordafrica” di Emilio Borelli

Ilaria Guidantoni, 20 Aprile 2015

Un autentico diario di bordo di un viaggiatore, non un progetto di un percorso che preveda un inizio e una fine o un fine. Il libro è un pezzo di strada che il lettore può fare insieme a questo griot, che si definisce un viaggiatore contemporaneo d'altri tempi, cultore e studioso della storia del Nordafrica e del bacino del Mediterraneo. Dall'inizio degli anni Ottanta ha traversato per periodi più o meno lunghi i paesi sahariani e subsahariani, quale parte attiva (ed operativa) in missioni ricognitive su siti del neolitico sahariano, conoscitore delle particolarità familiari, etniche e claniche del mondo amazigh in alcune enclave poco note. La sua è una frequentazione intima, per certi versi quasi dimessa, legata alla curiosità profonda non ad un disegno, all’idea di un réportage. Emilio cammina spinto dal desiderio di seguire e inseguire una pista e poi di scrivere per raccontare e per condividere, anche per cercare di spiegare, ma prima di tutto di capire cosa in Europa arriva della sponda sud del Mediterraneo. Emilio resta un viaggiatore prima che uno scrittore e un giornalista. E’ piuttosto un narratore dell’intimità con il mondo nomade, che traccia in una lingua contaminata come accade nella vita quotidiana a quelle latitudini, in cui le lingue si mescolano, si imbastardiscono, in una parola sola, vivono. Accorto, attento a dosare, scrupoloso nelle note – mai pedante – non fa sfoggio di sapere ma racconta con grande naturalezza la propria quotidianità e familiarità con quei luoghi.

I luoghi sono mappe di piste battute e sentieri inesplorati, soprattutto in Algeria, con alcune incursioni più cittadine in Tunisia. Nel libro ci sono diversi affacci sulla Libia e su quel caos respingente per chi non sia abbastanza deciso a non chiedere sconti.

Nel viaggio si alternano le meditazioni solitarie, i dialoghi con i compagni di viaggio e soprattutto gli incontri che diventano piste incrociate dove le coincidenze non sono mai casuali come quella che ha portato me ad incrociare Emilio attraverso i nostri libri.

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martedì 21 aprile 2015

“16 MAGGIO 1977. Storia di un crimine vero” Martedì 21 aprile 2015 a Roma

Il sequestro Giansanti e gli anni bui della “Magliana”
Esce il libro “16 MAGGIO 1977. Storia di un crimine vero”
di Roberto Giansanti con Raffaella Perleonardi.

PRESENTAZIONE MARTEDI’ 21 APRILE ORE 18.00
PRESSO MONDADORI IN VIA DEL PELLEGRINO 94

Verrà presentato Martedì 21 Aprile presso la Libreria Mondadori di Via del Pellegrino il romanzo “16 Maggio 1977. Storia di un crimine vero” scritto da Roberto Giansanti con Raffaella Perleonardi (David and Mattahus Edizioni). A distanza di circa 30 anni il noto gioiellerie romano racconta i 53 drammatici giorni della sua prigionia, avvenuta in un covo romano mai identificato ad opera di esponenti della Banda della Magliana.
Quello di Roberto Giansanti fu l’inizio di una lunga e terribile stagione di sequestri eccellenti, che annoverano tra i tanti quello del Duca Grazioli, dell’imprenditore Danesi, fino a quello dell’On. Aldo Moro.

“Ci ho messo così tanto tempo a liberarmi di questo “segreto” per vari motivi - dichiara l’Architetto Roberto Giansanti, oggi tra i massimi esperti di preziosi nonché perito del Tribunale di Roma - ma finalmente ce l’ho fatta. Avevo paura delle possibili ritorsioni ma soprattutto non mi sentivo ancora pronto ad esternare pubblicamente quella maledetta violenza che ho vissuto. Ho cercato di nasconderla negli anni, agli altri e a me stesso. Ma è stato impossibile”.
 Nel racconto di Giansanti raccolto dalla Perleonardi in forma di romanzo, sono facilmente rintracciabili certi personaggi riconducibili a persone realmente esistite. Ci sono Il Moro, Il Riccetto, Mezza Tacca, Due Nei, Jean Bon detto “Il Francesino”. Tutti balordi, cattivi e spregiudicati. Tranne uno, L’Uomo del Sud, il più umano, quello che al prigioniero portava acqua e bende e che nell’orecchio sussurrava a Giansanti: “Non ti faccio morire qua, ti prendo e ti lascio davanti ad un ospedale se stanno per ammazzarti”.
 Ed ecco i ricordi, lucidi e ancora incredibilmente vivi nella mente del “detenuto”. “Sono stato pestato, minacciato con la pistola in bocca, deriso e umiliato. Un naso rotto, un’infezione agli occhi che mi faceva impazzire per non so quale spry urticante mi avevano spruzzato al momento del sequestro, avvenuto sotto casa, a Talenti, dopo vari appostamenti anche in Via Lanciani”.
 Giansanti ricorda: “Nonostante i tappi di cera alle orecchie sentivo qualcosa, a volte riconobbi dei nomi, o il modo di parlare di uno dei carcerieri che sembrava proprio quello di un noto cantante romano dell’epoca. Ho sentito che con i soldi del mio sequestro e con quelli del Duca Grazioli avrebbero preparato qualcosa di eclatante. Per un mese sono stato bendato, poi non più con loro che usavano i passamontagna, ma a volte qualcuno pensando che dormissi qualche leggerezza l’ha commessa: nel ’79 riconobbi quello che nel libro chiamo “Il Moro” e fu arrestato, ma poco dopo fu rilasciato, prima che fosse ammazzato…”.

venerdì 17 aprile 2015

“A Santiago con Celeste” di Giuseppina Torregrossa

Ilaria Guidantoni, 14 Aprile 2015

Un diario di viaggio, nel quale si avverte la distanza di chi è già tornato a casa, semplice, spontaneo dal quale si distillano riflessioni esistenziali, forse e quasi inconsapevoli. E’ il tono spontaneo, di una confessione a se stessa dell’autrice che nel cammino si confronta con luoghi nuovi, varia umanità e soprattutto Celeste - la compagna di viaggio – e più di ogni altra dimensione con se stessa.

Un viaggio pellegrinaggio che se si ripercorre la storia, vado a memoria, caratterizza soprattutto il mondo mediterraneo, di tutte e le tre le religioni del libro e quell’area che dall’Europa meridionale porta fino al Medioriente. Non è una questione geografica, ma di mappe dello spirito. Tutto il libro, scritto in un linguaggio piano e diretto, come a se stessa ricostruisce un viaggio dai preparativi al ritorno, quel bisogno di appagare la propria smania la cui soluzione appare in un incontro occasionale: una proposta che noi non sappiamo fare a noi stessi. E’ così che in un’impazienza malinconica Giuseppina, autrice e protagonista, trova in Celeste una comunanza di interessi, una meta – scopriremo – comune senza un percorso che le tenga unite. In effetti troppo spesso subiamo l’incantamento di una sorprendente comunanza di intenzioni, come quando le due protagoniste pronunciano insieme Santiago, Santiago de Compostela, pensando ad una destinazione da raggiungere. Il più delle volte è il come del percorso non il dove che cambia l’orientamento. Questo fa dire alla protagonista che il compagno di viaggio non è quello che si sceglie né quello che capita, ma quello che ha il nostro stesso passo e quindi non lo sceglie, ma lo si vive. Per sapere se l’altro può essere un nostro compagno, come ci racconta la parola, occorre dividere almeno un tratto del percorso. E’ così che le due compagne di stanza e di strada sembrano non sopportarsi in alcuni momenti e poi ritrovarsi in altri perché il vero viaggio è un’iniziazione che non fa sconti.

All’inizio la protagonista che è ancora l’autrice più che il suo personaggio è impaziente e prende in giro la pazienza come virtù e mi ha colpita perché la penso esattamente allo stesso modo eppure nel distillare i chilometri, nell’abbandonare ogni indumento e oggetto superfluo dallo zaino – ma come si fa a sottrarre qualcosa da zero? – emerge la metafora che è nell’attesa che si apre una porta insospettabile.

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Sonya Orfalian, scrittura e teatro per la memoria. La storia di una donna che è una storia armena

Ilaria Guidantoni, 12 Aprile 2015

Il centenario del genocidio armeno che si sta avvicinando è l’occasione per ripensare la ricchezza culturale di questo popolo sconosciuto e dimenticato. Cent’anni fa, infatti, il 24 aprile 1915 aveva inizio uno dei più feroci genocidi che la storia moderna ricordi dopo, non in ordine cronologico, lo sterminio degli ebrei della Seconda Guerra Mondiale. Il genocidio, o il Metz Yeghérn, cioè il Grande Male come viene definito, riguarda il popolo armeno. Tuttavia già negli ultimi anni dell’Ottocento da parte dei Turchi, in verità, era iniziata la persecuzione degli Armeni, ultimo baluardo del Cristianesimo alle porte orientali del mondo. Una cultura ricca, in gran parte orale, difficile da tramandare soprattutto dopo la diaspora che la scrittrice Sonya Orfalian sta recuperando. Dopo aver recensito su queste pagine “A cavallo del vento”, una raccolta di fiabe armene appunto, siamo tornati ad incontrarla. Il racconto della sua storia e del suo impegno sembrano una novella dove i confini tra vero e autentico tracciano la fantasia.

Le abbiamo chiesto la sua storia e il significato di essere armeni oggi e in particolare qual è il suo impegno in vista di un anniversario che non basta di per sé a risolvere il problema della memoria ma può essere un’occasione preziosa anche per chi non conosce il mondo e la storia armeni.

Se ti chiedessi da dove vieni cosa risponderesti?
«Sono armena. La mia è una tipica famiglia armena della diaspora. Mio padre è nato a Gerusalemme nella grande e antica comunità armena di Palestina. I suoi genitori sono miracolosamente scampati al genocidio che nel 1915 i Turchi hanno messo in atto nei confronti del popolo armeno e si sono ritrovati a vivere a Gerusalemme. Mio nonno materno invece fu deportato dal sultano Abdul Hamid in Libia dopo i grandi massacri del 1895 perpetrati dal sultano nei confronti della popolazione armena di Urfa, oggi in Turchia. La Libia dell’epoca era una colonia ottomana, e solo quando sono arrivati gli italiani mio nonno venne liberato. Ecco questa è la nostra diaspora: la terra persa per sempre ci ha portato forzatamente a viaggiare e muoverci di città in città, di paese in paese in cerca di sicurezza. Dall’epoca del genocidio che abbiamo subito per mano dei turchi che ci hanno tolto alla nostra terra l’Armenia, siamo diventati in gran parte un popolo errante.»

Mi piacerebbe capire il senso di appartenenza quando si è ontologicamente profughi.
«Essere armeni nati in diaspora, da un lato ci pone di fronte a una porta chiusa, quella della ritorno alla terra dei padri, ma dall’altro ce ne apre un’infinità: possiamo comprendere meglio e anche condividere i destini, spesso ingiusti, di altri popoli: palestinesi, libici, turchi, curdi, circassi, greci. Vivere fuori dalla propria terra e spostarsi di continuo da un paese a un altro a causa di vicende storiche che accompagnano la vita di una famiglia come la mia, porta con sé un insieme di nostalgie. Paesi e luoghi sono tutti belli, in uno nasci e diventa il tuo paese natale; in un altro è nato uno dei tuoi genitori e diventa parte di te; in un altro ancora scopri l’amore e hai dei ricordi per la vita; altrove hai un amica d’infanzia, e da un altro infine - pur detestando certe realtà - sei comunque affascinato. Insomma, si vive una condizione diversa da quella degli altri: non solo si è stranieri, ma si stabilisce un rapporto diverso con la realtà, col cielo, con i profumi, con le cose che sembrano più banali. Tanti sentimenti si sovrappongono: il primo è la nostalgia che come dice Eva Hoffman "si cristallizza attorno alle immagini come ambra". Non sono tornata più in Libia fisicamente, ma ci torno continuamente col pensiero di giorno e con i sogni di notte. In Libia, dato che ero figlia di un armeno, (Mio padre era nato a Gerusalemme, nella antica comunità armena di Gerusalemme.) titolare di un documento di Profugo palestinese rifugiato in Libia non avevo diritto alla cittadinanza libica, questo perché nei paesi arabi non si naturalizzano i figli dei palestinesi per tenere alto il numero dei cittadini palestinesi. 
Però per questioni burocratiche interne, ero titolare di un lasciapassare libico, che serviva per viaggiare e per risiedere in Libia come straniera, pur essendo nata in quel Paese. Quel documento veniva rinnovato ogni anno, come fanno gli stranieri col permesso di soggiorno.»

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In viaggio con Dante in compagnia di Gianni Vacchelli

Ilaria Guidantoni, 12 Aprile 2015

Un’occasione per rileggere Dante con un approfondimento singolare, una prospettiva che prende ossigeno dalla giusta distanza e tesse fili non solo con la letteratura precedente, ma anche con la storia dell’umanità successiva fino ad oggi. Un’opportunità di attualizzare il messaggio di Dante senza semplificazioni, svilenti, ammiccanti o semplicistiche, ma con l’intento di rendere al poeta fiorentino la ragione del suo risultato più profondo: raccontare la vicenda umana quale cammino di cadute e resurrezioni all’uomo di tutti i tempi. Una dissertazione dotta ma altresì ariosa, critica, interattiva come si usa dire, lontana da ogni accademismo.

FONDAZIONE ARBOR, LMV e SPAZIOSTUDIO13, tre realtà che da anni operano nel campo della Cultura esperienziale e trasformativa hanno organizzato LA MIRABILE VISIONE LMV Viaggio Liberazione Parola. Si tratta di una scuola di letteratura/lettura/scrittura, una scuola nel senso di skolè come "spazio e tempo liberato", dove la lettura di un grande libro, l'incontro ideale con il suo autore diventano non solo cultura, ma l'inizio di un viaggio dentro, fuori, intorno a noi, che si può fare solo insieme. Gianni Vacchelli è il Virgilio, per l’appunto, di questo cammino 2015 alla ricerca di che cosa abbia da dirci oggi Dante e della sua contemporaneità, eternità proprio nell’interpretazione olistica della grande Commedia dell’Alighieri.

Con l’obiettivo di rintracciare l’attualità dell’esperienza dantesca per l’uomo contemporaneo, LMV ha organizzato un seminario di 9 incontri per riscoprire insieme, a partire dall’Inferno, la straordinaria profondità interiore, simbolica e civile della poesia di Dante. L’idea nasce dal desiderio di “liberare” Dante da letture (anche scolastiche) che ne nascondono il messaggio trasformativo e rivoluzionario. Una leggenda medievale raccontava che “si sarebbe capita la Commedia” dopo 700 anni: il tempo è finalmente arrivato. Si tratta di rincontrare la Commedia come viaggio iniziatico, interiore ed insieme critico, civile, di riassaporarne l’inebriante bellezza, che si nutre di verità e amore. Il seminario può essere frequentato per intero o anche per singoli incontri. Leggere insieme per fare esperienza che Dante è sì un autore medievale, ma è anche contemporaneo ed insieme un amico che chiama dal futuro.

Ho avuto modo di assistere alla lezione dell’8 aprile che ha ripercorso il Canto III dell’Inferno dedicato agli Ignavi introducendo con la lettura il Canto IV, dedicato al Limbo. Il III è un canto denso e, secondo Vacchelli, vale tra l’altro la regola che non vale per molti autori, che Dante merita di essere letto tutto. Il terzo canto si apre con la porta dell’Inferno che conduce nell’antinferno e l’entrata è potente e diretta, in qualche modo accessibile a livello di comprensione. Il clima è frastornante e disturbante, in qualche modo babelico e l’incontro con gli Ignavi impressiona molto il poeta fiorentino.

L'articolo integrale su Saltinaria.it

giovedì 16 aprile 2015

Sabato 18 aprile 2015 "A Santiago con Celeste" Libreria L'Argonauta Roma, ore 18.00

SPAGNA:
Il Cammino di Santiago - il viaggio tra speranza e conoscenza
Giuseppina Torregrossa  
presenta

A Santiago con Celeste 
Roma, 18 aprile ore 18.00, libreria L’Argonauta

Conduce
Ilaria Guidantoni, giornalista 


Sabato 18 aprile, alle ore 18.00, presso la libreria L’Argonauta, via Reggio Emilia 89, nell’ambito del progetto “Conoscileuropa”, si terrà l’incontro “Spagna: il Cammino di Santiago – il viaggio tra speranza e conoscenza”.  Un modo diverso di conoscere la Spagna settentrionale, ogni anno migliaia di persone per ragioni spirituali, per interessi artistici e naturalistici percorrono a piedi, in bicicletta a cavallo centinaia di chilometri per arrivare alla Cattedrale di Santiago de Compostela, in Galizia.
Ad accompagnare il pubblico lungo questo “cammino” ci saranno la scrittrice Giuseppina Torregrossa, che presenterà il suo libro A Santiago con Celeste (Edizioni Nottetempo), il racconto di un viaggio di trecento chilometri, undici giorni, un lungo malumore e una sciarpa, e la giornalista Ilaria Guidantoni.

“Conoscileuropa”, ha il patrocinio della Rappresentanza in Italia della Commissione europea, e rientra nel bando della Regione Lazio “Io Leggo”, volto alla promozione della lettura e del libro tra i cittadini della Regione.

lunedì 13 aprile 2015

Domenica 19 aprile 2015 "Marsiglia-Algeri, viaggio al chiaro di luna" - Rai 3 Mediterraneo

Domenica 19 aprile 2015
Marsiglia-Algeri, viaggio al chiaro di luna (gennaio 2015, Albeggi Edizioni)
Rai 3  "Mediterraneo"
Ore 12.25

venerdì 10 aprile 2015

Laura Marchig, "Snoopy Polka" noir balcanico

Ilaria Guidantoni, 08 Aprile 2015

Noir sullo sfondo di un Mediterraneo ferito: una storia e più storie si rincorrono, si alternano fino a fondersi mentre una musica suona nella sua ambigua e travolgente canzone di sangue e di speranza, come una ballata noir.

“Un romanzo scatenato come la sua autrice. Quando la musica della Snoopy polka, da brano brioso che mette voglia di ridere e di muoversi a tempo, si trasforma nel ritmo del kalashnikov. Contro ogni retorica e ipocrisia. Contro la noia di tutti i giorni.”

La quarta di copertina annuncia un tono scherzoso, leggero e insieme complesso. La lettura del libro lo conferma. Definito un noir balcanico, a tratti con una velatura pulp, è il romanzo d’esordio di un'autrice fiumana della minoranza italiana in Croazia, poetessa che si racconta con ironia divertita in evidente conflitto d’interesse: “sono, con Elisa Amadori, il direttore della collana nella quale esce il libro”.

Tra amori e sangue, la scrittrice getta il lettore in un mondo vicino quanto sconosciuto con un ambiente che è tutto noir e racconta un Mediterraneo livido, nordico, lontano dalla solarità e dalla passionalità del sud. Riconosco tratti freddi, aciduli, con le tinte fluorescenti, quando la passione si accende, di certi romanzi e più ancora di molti film del nord Europa e allo stesso tempo quel senso di desolazione, smarrimento e insieme attaccamento alla tradizione dell’est europeo.

Laura Marchig è poetessa affermata anche se, non conoscendola per i suoi versi, sembra in questo esordio decisamente votata alla prosa. L’autrice è stata per dieci anni direttrice del Dramma Italiano, lo stabile teatrale sempre della minoranza italiana, con all’attivo tanti successi, tra i quali, nel 2013, il più importante premio teatrale croato (Nagrada hrvatskog glumišta) con Kafka project di Karinna Holla. Colpisce questo intreccio tra cronaca nera, al limite della giudiziaria e insieme un tono quasi surreale dove le storie sembrano in certi momenti perdersi, per poi ritrovarsi e galleggiare in un mondo dai confini incerti. Aleggia su tutta la vicenda il senso della disgregazione dell’ex Jugoslavia e insieme quel nazionalismo fiero alla ricerca di un’identità sfilacciata e contesa.

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"Daziz l’Incroyable ou les aventures d’un journaliste tunisien" - Sabato 11 aprile a Tunisi

Tunis, la marsa 
Samedi 11 Avril
à partir de 17h 

Il y aura la rencontre avec l’auteur Mounyz pour son dernier ouvrage «Daziz l’Incroyable ou les aventures d’un journaliste tunisien», un roman biographique sur les propos d’Abdelaziz Dahmani, grand reporter.

"Controluce. Alberto Burri una vita d'artista" - Martedì 21 aprile a Roma

Il 21 aprile a Roma a Palazzo Altieri
in piazza del Gesù 

Presentazione del libro "Controluce" di Alessandra Oddi Baglioni
dedicato ad Alberto Burri

ore 18.00

“Essere Bob Lang” di Diego Zandel

Ilaria Guidantoni, 02 Aprile 2015

Istruzioni per l’uso…per scrivere un romanzo. Romanzo nel romanzo; romanzo sull’arte di scrivere un romanzo, ma soprattutto un romanzo con l’escamotage della scrittura che diventa un noir. Diego Zandel dimostra in questo libro singolare la sua consapevolezza e amore per l’arte della narrazione così come la capacità e la vocazione di essere a sua volta scrittore, romanziere, affabulatore e autore di racconti. Il testo cresce su se stesso, al di sopra delle aspettative iniziali perché le istruzioni diminuiscono con il passare delle pagine semplicemente per realizzarsi; finché accade l’inaspettato che è il cuore del romanzo: finzione e realtà si intrecciano, si sovrappongono e si confondono dimostrando quello che uno scrittore consiglia ad un impiegato di banca che sogna di diventare autore: nella vita succedono cose incredibili, ma nel romanzo tutto deve essere credibile anche se la vita supera la fantasia, la scrittura per immaginazione.
Item fulltext
Il titolo ci dice in modo romanzato il cuore del libro, l’obiettivo del romanzo e il sogno del protagonista, Marco, un impiegato di banca un po’ frustrato e con una vita tranquilla, troppo tranquilla con l’unica donna della sua vita, un figlio dal nome che è un diminutivo in tutti i sensi di un suo scrittore di culto e una suocera troppo opprimente. Insoddisfatto del lavoro, della sua vita sentimentale, ossessionato dal fantasma della madre greca, amata, ammirata quanto “temuta” e troppo interiorizzata per la sua rigorosa etica cristiana, pudica, sogna di diventare scrittore. Una passione e una voglia di fuga che sente crescere dentro e alle quali la moglie non dà un grande peso.
Il romanzo alterna, dapprima, i due piani fino ad avvicinarli così tanto da farli entrare in collisione, per intrecciarli, sovrapporli e confonderli fino alla sorpresa privata e al rischio di vivere la vita del proprio personaggio.

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giovedì 2 aprile 2015

Cos’ha da dirci Dante oggi? L’attualità dell’esperienza dantesca per l’uomo contemporaneo

FONDAZIONE ARBOR /LMV / SPAZIOSTUDIO13
tre realtà che da anni operano nel campo della Cultura esperienziale e trasformativa, sono lieti di presentarVi:

LA MIRABILE VISIONE LMV Viaggio Liberazione Parola
Scuola di letteratura/lettura/scrittura: una Scuola  (skolè  come "spazio e tempo liberato") dove la lettura di un grande libro, l'incontro ideale con il suo autore diventano non solo cultura, ma l'inizio di un viaggio dentro, fuori, intorno a noi, che si può fare solo insieme. La conduce Gianni Vacchelli.

ANNO 2015: Cos’ha da dirci Dante oggi?
L’attualità dell’esperienza dantesca per l’uomo contemporaneo

LMV organizza un seminario di 9 incontri per riscoprire insieme, a partire dall’Inferno, la straordinaria profondità interiore, simbolica e civile della poesia di Dante. È necessario “liberare” Dante da letture (anche scolastiche) che ne nascondono il messaggio trasformativo e rivoluzionario. Una leggenda medievale raccontava che “si sarebbe capita la Commedia” dopo 700 anni: il tempo è questo! Si tratta di rincontrare la Commedia come viaggio iniziatico, interiore ed insieme critico, civile, di riassaporarne l’inebriante bellezza, che si nutre di verità e amore. Il seminario può essere frequentato per intero o anche per singoli incontri. Leggere insieme per fare esperienza che Dante è sì un autore medievale, ben diverso da noi, ma è anche contemporaneo ed insieme un amico che ci chiama dal futuro!
Conduce gli incontri Gianni Vacchelli
Organizzazione e cura di Patrizia Gioia

Le date: 11-25 febbraio-11-25 marzo-8-22 aprile-6-20 maggio-3 giugno
La sede: Spaziostudio13, Via Lomazzo 13, Milano (zona Paolo Sarpi)
I costi: Singola serata: Euro 13.00
Pacchetto 3 incontri: Euro 35 /Pacchetto 7 incontri: Euro 80 / Pacchetto 9 incontri: Euro 100
Under 30: 30% di sconto
Orario degli incontri: dalle  19.30 alle 21.00
Prenotazioni e iscrizioni: la prenotazione può essere fatta via mail a:
info@spaziostudio.net o telefonando al 348 7498744
entro e non oltre il 20 gennaio 2015
A gruppo formato ogni persona prenotata sarà informata sulle modalità di iscrizione


Vi aspettiamo a LAMIRABILEVISIONE: non una scuola dove imparare qualcosa da qualcuno ma uno "studium", parola che significa passione, desiderio, per pensare e dialogare insieme, per tornare vitalmente alle nostre radici culturali, interiori, per riscoprirle vive, sconosciute, dimenticate...LAMIRABILEVISIONE: per attraversare una "selva oscura", compiere un esodo, trasformare una situazione bloccata in rinascita e vita.
Un ritorno a sè stessi con l'uscita da sè, verso l'altro, per essere,
per vivere, per trasfigurare...
Gianni Vacchelli & Patrizia Gioia

Gianni Vacchelli, narratore, saggista e docente (PhD). È membro e co-fondatore della Comunità di Ricerca “Colligite Fragmenta”, ispirata a Raimon Panikkar, e attiva presso l’'Università di Bergamo. I suoi principali oggetti di studio: la letteratura (classica, italiana, europea e nordamericana), la Bibbia, Dante, il pensiero di Panikkar, la mistica occidentale e orientale, letti con un'’ermeneutica attenta all’'interculturalità e alla dimensione simbolico-interiore. Tiene conferenze, seminari, laboratori, gruppi di “lettura dialogale” e corsi in Italia e all'’estero. Collabora con varie testate online. Organizza convegni, presentazioni e eventi culturali, per ri-articolare discipline e saperi spesso troppo distanti tra loro (letteratura e mistica, economia, politica e spiritualità etc.). I suoi ultimi libri: Dagli abissi oscuri alla mirabile visione. Letture bibliche al crocevia: poesia simbolo e vita, Marietti, 2008; Per un’'alleanza delle religioni. La Bibbia tra Panikkar e la radice ebraica, Servitium, 2010; Viaggio, Emi, 2010; Per un'’ermeneutica simbolica. Tra filosofia, religione e poesia, Ed. Simple 2012. Del 2012 è Arcobaleni, primo romanzo della Trilogia dell’'Infanzia, uscito per Marietti. Del settembre 2013, Eutopia (scritto con Maristella Bellosta), un romanzo sulla scuola (Mimesis). L'idea di fondo è quella di una letteratura che torni ad affrontare coraggiosamente "i grandi temi", tra risveglio, bellezza e impegno. È appena uscito per Mimesis il suo saggio dantesco: L’«attualità» dell’'esperienza di Dante. Un'’iniziazione alla Commedia.


COME ARRIVARE a Spaziostudio13

MEZZI PUBBLICI:
MM 2 Garibaldi+bus 37
Bus 37 - 43 - 57 -  / Tram 1 - 19 -12 -14

IN AUTO: in via bertini, angolo via Lomazzo (vicino autoalone Smart) c'è un parkeggio
sotterraneo - parkeggio sotterraneo anche in piazza Gramsci entrando dal fondo di via canonica (entrambi euro 2 all'ora)

mercoledì 1 aprile 2015

Venerdì 3 aprile libri a TG2 EAT PARADE

Venerdì 3 aprile alle 13.30

I miei libri con Albeggi edizioni​ "Chiacchiere, datteri e thé. Tunisi, viaggio in una società che cambia" e "Marsiglia-Algeri, Viaggio al chiaro di luna" su TG2 EAT PARADE 

(Replica Venerdì 10aprile alle 3 di mattina) e, subito dopo, sul sito www.tg2.rai.it nella sezione Rubriche/Eat Parade

“Settantotto. Comincia l’agonia della Prima Repubblica” di Fabio Galluccio

Ilaria Guidantoni, 28 Marzo 2015

Un’idea decisamente originale, per una lettura scorrevole e per raccogliere le idee su un anno spartiacque al quale nessuno aveva mai pensato di dedicare tanta attenzione. Se il ’68 è un simbolo acquisito come per altro il Duemila, la fine degli anni Settanta con riferimento a dodici mesi che hanno cambiato l’Italia, non era mai stata presa in considerazione. Una scrittura piana eppure carica di emozione, attraverso il filtro del vissuto di chi allora era un ragazzo di ventiquattro anni, senza però indugiare su sentimentalismi e personalismi. Un’analisi lucida e sintetica che accostando e raccogliendo fatti e novità di quell’anno, quasi naturalmente si ha un mosaico con un disegno al quale forse non avevamo pensato.

Settantotto, per me allora bambina, evoca un passaggio radicale nella mia vita – un fatto del tutto personale – quale il mio trasferimento a Milano e insieme il passaggio alla coscienza civile alla quale non sapevo ancora dare un nome: il rapimento Moro commentato dai miei genitori fu il mio primo tuffo nella politica. Ho così letto queste pagine con la curiosità di ritrovare quello che ho conosciuto più tardi o vissuto inconsapevolmente in diretta, per sentito dire o per sentito e basta.

L’autore mantiene una partecipazione discreta, lasciando parlare i fatti ed uscendo allo scoperto soprattutto per raccontare il suo amore per la letteratura e il cinema, a fare da colonna sonora ai fatti rumorosi di quell’anno. Nel 1978, secondo Galluccio, c’è la chiusura dell’ultima frangia della cultura rivoluzionaria degli anni Settanta e l’anticipazione di quello che verrà, anche molto tempo dopo. In quell’anno finisce un’utopia della sinistra con il rapimento Moro, lo scardinamento del dialogo politico e la premessa per una nuova necessità di collaborazione dopo il compromesso storico; inizia la concretizzazione di una marcia sociale in termini legali con la legge Basaglia e l’approvazione dell’aborto; mentre l’attacco a Bankitalia muove il mondo verso la confluenza, connivenza e confusione tra politica e finanza. E’ l’anno in cui emerge l’affaire della Loggia P2 ed emerge la figura di Berlusconi. 

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