venerdì 28 novembre 2014

"Marsiglia-Algeri, viaggio al chiaro di luna" di Ilaria Guidantoni

Presentazione in anteprima a Roma 

Mercoledì 10 Dicembre 2014 ore 18.00

Libreria L’Argonauta
Via Reggio Emilia 89

Algeri, la “Bianca”, una città avvolta in una luce di struggente bellezza, ancora chiusa nella paura del terrorismo e nell’orgoglio della guerra d’Indipendenza, perennemente in bilico tra l’anima autoctona - con le donne quasi tutte velate e truccatissime - e la tentazione francese, con l’intellighentia algerina espatriata in Francia, i giovani che vanno a Parigi per vestirsi e il Paese che coltiva un buon francese, parlandolo quasi più dell’arabo. Questo terzo libro della collana REvolution di Albeggi Edizioni, Marsiglia-Algeri, viaggio al chiaro di luna (364 pagg., 16 euro, ISBN 9788898795062), racconta un Paese affascinante e criptico: l’Algeria. La firma è quella della giornalista Ilaria Guidantoni, che ha già pubblicato per Albeggi Edizioni sulla transizione tunisina e si cimenta nuovamente col Mediterraneo, verso cui nutre una grande passione. Il viaggio si sviluppa ascoltando le voci di femministe, intellettuali, artisti e imprenditori; osservando il dialogo interculturale e interreligioso; esaminando le opportunità di sviluppo sotto il profilo politico, economico, di cooperazione, del turismo. Attraverso questo viaggio l'autrice prova a immaginare il futuro dell'Algeria se essa saprà riconquistare l'anima mediterranea, diventando un punto di riferimento a livello internazionale in materia di politica energetica, lotta al terrorismo nel Nord Africa e valorizzazione delle minoranze linguistiche. Il volume raccoglie anche una selezione di fotografie in bianco e nero dell’Algeri di oggi, scattate dalla stessa autrice e da Maria Paola Palladino, arabista e islamista, Presidente dell’Associazione italo-algerina Jawhara, che ha collaborato al reportage. 

Il libro viene presentato in anteprima a Roma il 10 dicembre alle 18 presso la Libreria l’Argonauta, in Via Reggio Emilia 89. Sarà acquistabile dallo stesso giorno presso il sito www.albeggiedizioni.com e dalle principali librerie online e sarà in vendita nelle librerie e scaricabile come ebook ad inizio gennaio 2015.

venerdì 21 novembre 2014

In libreria "Storia di una matita. A scuola" di Michele D'Ignazio

Titolo: Storia di una matita. A scuola
Autore: Michele D’Ignazio
Editore: Rizzoli
Pagine: 144
Anno di pubblicazione: 2014
Prezzo di copertina: 8,90 euro

Lapo diventa supplente d’arte in una scuola elementare e si ritrova con una classe speciale di soli otto alunni, ma ognuno fatto a modo suo: c’è Paolo che pensa solo al calcio, Pamela che parla poco, Tommaso che ha paura di tutto e si mette le dita nel naso… E poi ancora Sabrina, Dario, Matilde, Carla e Filippo. Anche Lapo, però, è un maestro particolare, che non assomiglia molto agli altri insegnanti. Lui i bambini li fa disegnare sul cemento del cortile, li ascolta, li porta al lago e, in barba a compiti e programmi, li incoraggia a creare mondi nuovi dove il confine fra realtà e immaginazione si fa molto ma molto sottile.


Per saperne di più

Video della presentazione del libro Violè di Angela Micieli alla libreria L'Argonauta di Roma, 5 novembre 2014


martedì 18 novembre 2014

“Sissi Boy” di Francesca De Angelis

Ilaria Guidantoni, Lunedì 17 Novembre 2014

La conferenza del signor S. G.
Monologo teatrale

di FRANCA DE ANGELIS

Liberamente ispirato alla storia vera di Kirk Andrew Murphy

Un testo scritto per il teatro, un monologo con lo spirito e il ritmo di una commedia, il contenuto e l’esito di una tragedia. E’ anche un esempio di teatro giornalistico, in parte strutturato come una conferenza, come una testimonianza-confessione e una cronaca.

Recensito per Saltinaria.it in occasione della rappresentazione teatrale di Galliano Mariani a Castrovillari per il Calabbria Teatro Festival che si è tenuto dal 16 al 9 ottobre scorso – riproposto recentemente a Milano al Filodrammatici nella rassegna Illecite visioni – ho voluto leggere il testo di Franca De Angelis perché ho intuito che le parole ascoltate dal palcoscenico meritassero di essere “ruminate”, ascoltate nel silenzio, dilatate. Il testo di Franca De Angelis, pescarese, sceneggiatrice per il cinema e la televisione, è incisivo, pungente, con un’ironia che in certi momenti è dilagante; in altri graffiante, crudele, con accenti di lirismo e di tenerezza. Condensa con grande abilità tecnica, in poche pagine una storia rendendola leggibile, come un racconto, non semplicemente come un copione da portare in scena; tanto che a mio parere meriterebbe di diventare un racconto lungo o un romanzo breve. Ne ha tutti gli ingredienti; basta solo cambiare la cottura per avere un piatto nuovo. Probabilmente questa capacità le è dovuta anche alla sua esperienza da entrambe le parti della barricata.

Trasferitasi a Roma, infatti, a diciotto anni, dove ad oggi vive e lavora, ha trascorso qualche anno come attrice e aiuto regista, diventando poi sceneggiatrice per il cinema e la televisione (collaborando con registi come Carlo Lizzani e Giuliano Montaldo). Il cortometraggio da lei scritto “Senza parole” ha rappresentato l’Italia agli Oscar nel 1997 e ha ricevuto il David di Donatello. Per le sale è autrice fra l’altro del film “La vespa e la regina”, con Claudia Gerini. Dopo aver lavorato a lungo – e con successo per la tv – si è recentemente si è avvicinata alla drammaturgia teatrale con “Sissy boy” (prima rappresentazione al Festival dell’Incanto, con Galliano Mariani, regia di Anna Cianca), tra altri lavori.

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“Il sarto” Di Dedo di Francesco

Ilaria Guidantoni Domenica, 16 Novembre 2014

E’ appena uscito Il sarto di Dedo di Francesco, romanzo storico ambientato in un arco di tempo che dagli Anni ’30 del Novecento arriva agli Anni ’60 seguendo sullo sfondo le vicende di un’Italia in profonda trasformazione che l’autore conosce bene per la sua passione storica e che ci illustra senza nozionismo, ma con la passione del cronista delle “piccole” storie.

E’ così che incrocia fatti storici realmente accaduti con vicende di fantasia e romanzate. Scorrevole, vivace, scritto in un buon italiano, non di maniera ma elegante, racconta la vicenda di una sartoria della città di Terni, già negli Anni ’30 realtà industriale, che fin dal Dopoguerra accusa il colpo di un’economia sbilanciata sull’acciaio, quando la richiesta di un’economia non è più improntata alla produzione di armamenti. Si riconverte. In qualche modo è la storia dell’Italia di sempre, di piccoli soprusi e arroganza; di piccoli favori e raccomandazioni a fin di bene; di rovesciamenti per non cambiare nulla, per cui l’arroganza passa dai Fascisti ai Comunisti e la violenza resta la stessa. E’ un racconto di amicizie profonde tutte al maschile, per la scelta del soggetto, una sartoria da uomo, ma forse anche perché svela un cameratismo che oggi si è perduto.

 Al centro il rapporto tra allievo e maestro, quando ancora esistevano i maestri di vita, quando un mestiere era una vocazione. Il mondo di Dedo di Francesco non è un mondo migliore, è però autentico ed è un luogo dove sono chiari i punti di riferimento, le scuole, quella del lavoro e quella della parrocchia o ancora, quella del partito. E’ un’Italia dai sentimenti chiari e forti che dal 1930 al 1960 muore e risorge, ma perde inevitabilmente un po’ di entusiasmo e non crede più così tanto nel futuro. Storie di un’ordinaria disillusione, diremmo oggi, che leggiamo gli Anni ’60 come favolosi. La riflessione dei personaggi ci dice che non è l’età che avanza che spenge il desiderio, ma la prospettiva che muta il nostro sentire.

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giovedì 13 novembre 2014

“Quelli che restano” di Paola Musa

Ilaria Guidantoni Lunedì, 03 Novembre 2014

Continua il viaggio tra gli ultimi di Paola Musa, un lavoro ben documentato, attento, scabro ma non scabroso, una scrittura, asciutta e ruvida senza volgarità. Nel libro non si fanno sconti, ma resta la delicatezza, un filo di speranza e una lezione di umiltà. Un mondo molto particolare ed in fondo una storia di tutti i giorni che magari ci passa accanto senza accorgercene. La Roma che vive dietro le sbarre, un femminile in grigio.

Quelli che restano perché non se ne possono andare e quelli che restano per dovere: entrambi prigionieri dei propri errori, siano colpe o responsabilità, a volte assunte con troppa leggerezza o fardelli che non sempre si è in grado di sostenere. La spiegazione del titolo arriva in chiusura. La storia racconta la vita degli ultimi, una giornata lunga ed estenuante che sembra non finire mai, una di quelle che cambiano la vita nella Roma emarginata.

Il libro ci svela anche la scrittrice Paola Musa, la sua delicatezza che sembra quasi contrastare con il suo impegno civile e sociale, perché Paola non agita bandiere, non grida, non si mostra in vetrina: porta avanti le sue battaglie con le parole, con ricerche sotterranee, cercando angoli di visuale insoliti che nessuno osa sfiorare, perché magari non fanno notizia o non sono ammiccanti, violenti e scandalosi. Non sono scontati. Eppure in questa storia, ambientata quasi totalmente nel reparto femminile di un carcere, c’è tutto questo. La sua scrittura è una denuncia, velata, mai volgare con una scrittura sobria, semplice e le cui asperità ci raccontano un mondo disperato, affranto, grigio e prigioniero spesso di se stesso: sia il proprio passato, sia la propria incapacità a reagire, sia semplicemente la stanchezza, una dimensione che troppo spesso sottovalutiamo nella nostra vita.

Il libro ha un pregio, tra gli altri, l’originalità del punto di vista dell’analisi psicologica del sé e del rapporto di coppia, attraverso una vicenda sociale, la vicenda di un uomo e di una donna logorati dalla quotidianità nella quale hanno un peso decisivo banalità che non si rivelano tali, come gli orari di lavoro che non combaciano.

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lunedì 10 novembre 2014

“Gran caffè Cirenaica” di Dedo di Francesco

Ilaria Guidantoni Sabato, 08 Novembre 2014

Il canto del cigno di un barista che rivede la sua vita nel microcosmo di un caffè che è diventato la sua famiglia, scandito da incontri, conversazioni e la storia d’Italia, quella vissuta, del Ventennio, della Guerra e del ritorno alla vita, la ricostruzione e l’attività febbrile. La buona letteratura di un tempo, di intrattenimento intelligente, un libro ben scritto, curioso e gustoso, ben documentato.

Gran Caffè Cirenaica è un affresco di un piccolo grande mondo in movimento, rivissuto nella memoria e quasi in una dimensione onirica da uno dei due baristi, Aurelio, sentimentale e appassionato della vita, che ha trascorso la propria facendo del caffè l’orizzonte. Un lavoro semplice che in un momento di precarietà e disaffezione per il mestiere, di litigiosità, ci racconta e ci ricorda il senso della dignità legata al mestiere (di vivere). In fondo, specialmente per chi non costruisce una propria famiglia, come il protagonista di questa vicenda, il lavoro è il proprio baricentro, l’eredità che si lascia ed è prima di tutto incontro di persone.

Il libro è la storia di una grande amicizia tra il proprietario del caffè e il barista nel senso nobile in cui la intendeva Seneca, non solo la complicità, la voglia di godere insieme i momenti liberi e di essere solidali nella confidenza e nel bisogno; anche una “società” aperta agli altri, di supporto ai più deboli e a chiunque ne abbia bisogno. Ancora la testimonianza che non esistono mestieri inutili – tanti sono quelli che vengono alla luce dalle conversazioni con gli avventori – o banali. Dipende tutto da come si vivono e perfino la prostituzione può avere una sua dignità e una sua redenzione. C’è nel libro uno sguardo benevolo verso l’umanità, che è misericordia non buonismo, perfino ironia verso le debolezza, ma prima di tutto accoglienza.

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Davanti ad un bicchiere con Angelica Russotto

 Ilaria Guidantoni Giovedì, 06 Novembre 2014

Ho incontrato Angelica Russotto quando mi ha regalato il suo primo libro, Quando Milano era da bere, dicendomi che era alla vigilia di una nuova pubblicazione, La fine delle bugie, in uscita il 10 novembre prossimo, un sequel che forse lascia intendere una terza tappa. Questa nuova avventura è preceduta da una campagna fotografica su fb, “Non solo la faccia”, titolo ironico e degno di una pubblicitaria qual è stata Angelica nella sua prima vita, per dire che in questa storia lei è pronta a giocarsi tutto, a dispetto del politicamente corretto.
Facciamo un passo indietro per conoscere Angelica negli Anni Ottanta, periodo nel quale è ambientata la sua prima storia (recensita su Saltinaria) e capire come nasce l'idea del libro.

«Negli Anni Ottanta, perlomeno in quelli descritti nel mio libro, tra l'84 e l' 86 io avevo 25-26 anni. Succedevano molte cose intorno a me, sia sul piano professionale sia su quello personale, da lì, da questo tumulto nasce la voglia di fermare quei momenti, di metterli a fuoco, un deside-rio provato subito in quel periodo, poi lasciato nel cassetto per molto tempo, sebbene il desiderio non si sia mai placato. Ormai era divenuto un’esigenza interiore. Finalmente ho realizzato il mio sogno pubblicando il mio primo libro, uscito nel 2013. In quel periodo lavoravo per una casa editrice, nel settore economia, occupandomi della parte commerciale. Quel lavoro mi ha dato modo di conoscere molti manager, dirigenti e venire a contatto con un mondo economico che andava a gonfie vele».


Era la Milano da bere, come tutti oggi diciamo, come c’è stata la Roma della Dolce vita e ce ne siamo accorti sempre sul finire. Ma qual è l’origine di quest’espressione?
«In quegli anni nei quali – non dimentichiamolo -la pubblicità ha avuto una fortissima espan-sione, soprattutto per l'avvento delle tv commerciali, era guardata con molta curiosità. Uno Spot dell'Amaro Ramazzotti illustrava in alcuni fotogrammi la Milano dinamica, delle sfilate di moda, dei bar e la voce fuori campo diceva: “Amaro Ramazzotti, Milano da bere”, uno slogan che ha marchiato in modo indelebile gli Anni ‘80.
Il libro ha avuto un buon successo, la critica che mi è stata rivolta è che ci si appassiona alla storia di queste due amiche, Gloria e Pam, e alle loro avventure e scorribande milanesi, para-gonate alla Thelma e Louise dei navigli dal “Corriere della Sera” che per primo ne ha scritto la recensione, da dove è partita la sollecitazione a scrivere un Sequel, in uscita».

L'intervista completa su Saltinaria.it

mercoledì 5 novembre 2014

"Quando Milano era da bere", di Angelica Russotto

Ilaria Guidantoni Mercoledì, 29 Ottobre 2014

Uno spaccato della Milano Anni Ottanta, la stagione dell’edonismo, crasso e craxiano, con una dose di qualunquismo che ha portato all’implosione della società bene e non perbene.

A guardarli oggi si prova perfino tenerezza. Erano così sfacciati. C’era però il gusto della vita, che l’autrice sembra voler ricordare e non aver perso, ché per vivere di ricordi era sempre troppo presto. Il godimento era a portata di mano e la voglia di giocare con la vita in modo spericolato sempre dietro l’angolo. Finalmente il riconoscimento del desiderio della soddisfazione: buone intenzioni o almeno lecite e comportamenti scorretti. Vizi privati e pubbliche virtù verrebbe da dire citando il sottotitolo de’ La favola delle api di Mandeville, ambientata nella Londra del Settecento. Un grande circo dove, come si dice nel libro, nessuno si sottrae al gioco ma occorre far attenzione per non venir sbranati dai leoni che lo abitano. Il messaggio delle righe finali è quello che resta del libro e di quegli Anni Ottanta: è importante cominciare a stare fermi perché si è corso tanto, troppo, travolgendo, tutto e soprattutto se stessi in una grande ubriacatura di leggerezza che ha finito per corrompere perfino il piacere e renderlo disperazione.

Come mi ha raccontato l’autrice, Angelica Russotto, era un libro che aveva in mente dal finire di quel decennio spericolato e di successo del quale è stata protagonista, con soddisfazione e qualche capogiro.

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“Siracusa”. Dizionario sentimentale di una città, di Giuseppina Norcia

Ilaria Guidantoni Mercoledì, 29 Ottobre 2014

Una passeggiata attraverso il tempo con la voglia di rendere viva Siracusa e non solo vetrina e museo di un passato lontano; lo sguardo colto, puntuale, con dovizia di riferimenti ed insieme una guida insolita per conoscere la città, l’angolo della Sicilia del sud-est, chiasmo greco-arabo, confluenza di due mari, terzo polo tra Catania e Palermo, imponenti e assolutiste. Non un saggio, ma un racconto in presa diretta, a tratti divertito, che spazia dai monumenti ai personaggi più lontani come Archimede e Platone quanto vicini come Elio Vittorini. Un mosaico che ci viene restituito nella sua interezza, tra sapori, profumi, ricette, note storiche e di costume e la voglia di renderne l’unicità.

Ogni libro, prima di essere il contenitore di informazioni, è un incontro e il mio è doppio, con la Siracusa dei miei anni liceali e con una sua concittadina. La città, che ho visto solo una volta, tutto sommato distrattamente, è un ricordo profondo ed emozionale perché è stato l’incontro con la tragedia greca che resta a mio parere il fondamento del teatro, a tutt’oggi di grande attualità. Tra l’altro Siracusa è molto nota in Tunisia dove c’è una collaborazione stretta con l’Istituto del Dramma Antico e sicuramente sono più i Tunisini che gli Italiani che la conoscono. La Siracusa che ho conosciuto “greca”, l’ho riscoperta “araba”. Bene, questo libro di Giuseppina Norcia illustra il dialogo e l’intreccio tra queste due culture dove gli “antichi Francesi” hanno inserito il proprio contributo. Forse per noi è più nota l’eredità greca, almeno in quella parte della Sicilia. L’altro incontro legato a questo libro è quello con la scultrice siracusana Roberta Conigliaro, amica dell’autrice, che me l’ha regalato insieme a suggestioni di questo mondo che ho ritrovato nelle sue terrecotte.

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