lunedì 10 novembre 2014

Davanti ad un bicchiere con Angelica Russotto

 Ilaria Guidantoni Giovedì, 06 Novembre 2014

Ho incontrato Angelica Russotto quando mi ha regalato il suo primo libro, Quando Milano era da bere, dicendomi che era alla vigilia di una nuova pubblicazione, La fine delle bugie, in uscita il 10 novembre prossimo, un sequel che forse lascia intendere una terza tappa. Questa nuova avventura è preceduta da una campagna fotografica su fb, “Non solo la faccia”, titolo ironico e degno di una pubblicitaria qual è stata Angelica nella sua prima vita, per dire che in questa storia lei è pronta a giocarsi tutto, a dispetto del politicamente corretto.
Facciamo un passo indietro per conoscere Angelica negli Anni Ottanta, periodo nel quale è ambientata la sua prima storia (recensita su Saltinaria) e capire come nasce l'idea del libro.

«Negli Anni Ottanta, perlomeno in quelli descritti nel mio libro, tra l'84 e l' 86 io avevo 25-26 anni. Succedevano molte cose intorno a me, sia sul piano professionale sia su quello personale, da lì, da questo tumulto nasce la voglia di fermare quei momenti, di metterli a fuoco, un deside-rio provato subito in quel periodo, poi lasciato nel cassetto per molto tempo, sebbene il desiderio non si sia mai placato. Ormai era divenuto un’esigenza interiore. Finalmente ho realizzato il mio sogno pubblicando il mio primo libro, uscito nel 2013. In quel periodo lavoravo per una casa editrice, nel settore economia, occupandomi della parte commerciale. Quel lavoro mi ha dato modo di conoscere molti manager, dirigenti e venire a contatto con un mondo economico che andava a gonfie vele».


Era la Milano da bere, come tutti oggi diciamo, come c’è stata la Roma della Dolce vita e ce ne siamo accorti sempre sul finire. Ma qual è l’origine di quest’espressione?
«In quegli anni nei quali – non dimentichiamolo -la pubblicità ha avuto una fortissima espan-sione, soprattutto per l'avvento delle tv commerciali, era guardata con molta curiosità. Uno Spot dell'Amaro Ramazzotti illustrava in alcuni fotogrammi la Milano dinamica, delle sfilate di moda, dei bar e la voce fuori campo diceva: “Amaro Ramazzotti, Milano da bere”, uno slogan che ha marchiato in modo indelebile gli Anni ‘80.
Il libro ha avuto un buon successo, la critica che mi è stata rivolta è che ci si appassiona alla storia di queste due amiche, Gloria e Pam, e alle loro avventure e scorribande milanesi, para-gonate alla Thelma e Louise dei navigli dal “Corriere della Sera” che per primo ne ha scritto la recensione, da dove è partita la sollecitazione a scrivere un Sequel, in uscita».

L'intervista completa su Saltinaria.it

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