mercoledì 30 aprile 2014

Editoriaraba - Per la prima volta da quando è stato istituito, il premio per la narrativa araba va a uno scrittore iracheno

Nato nel 1973 a Baghdad, Ahmad Saadawi è uno scrittore, poeta, sceneggiatore e documentarista che ha all’attivo altri due romanzi e una raccolta di poesie. Già vincitore di diversi premi, nel 2010 entra a far parte del progetto Beirut39, ovvero tra i 39 migliori scrittori arabi sotto i 40 anni. Bel viso aperto, capelli neri lucidissimi, appena proclamato vincitore Saadawi è apparso leggermente commosso ed emozionato.

A dichiararlo vincitore ieri sera all’Hotel Hilton di Abu Dhabi, durante una cerimonia leggermente sotto tono rispetto allo scorso anno, è stato il presidente della giuria, il saudita Saad Albazei,  il quale durante la conferenza stampa seguita all’annuncio del vincitore ha affermato che fin dall’inizio aveva capito che il romanzo di Saadawi si distingueva rispetto agli altri romanzi che hanno composto la sestina finalista di quest’anno. E scegliere tra i sei romanzi, ha affermato sempre Albazei, non è stato per nulla facile, ma il Frankenstein di Saadawi spiccava per le sue molte particolarità e per la capacità dell’autore di aver dato voce non solo all’Iraq, ma anche agli altri paesi arabi che si trovano ad affrontare situazioni di violenza.
Le sofferenze degli iracheni non sono infatti l’unico focus del romanzo che narra le vicende di straordinaria e allucinante violenza in una Baghdad colpita da attentati durante la primavera del 2005. Dalla mente visionaria di Hadi al-Attag nasce “la creatura”, o “Frankenstein”, un essere umanoide assemblato con le parti dei corpi dei morti durante quelle esplosioni. “La cosa” poco dopo comincia a vendicarsi di quanti avevano ucciso i proprietari dei corpi che costituiscono il suo “corpo” e in città il sentimento di rivalsa che era prevalso all’inizio, poco dopo si trasforma in terrore puro.
Per il suo autore, questo romanzo non parla solo degli iracheni: “É un romanzo arabo e internazionale, non solo iracheno” che si rivolge ai lettori di ogni parte e cultura del mondo. Perché la violenza e le sofferenze sono universali.
Gli ci sono voluti quattro anni per scriverlo, dal 2008 al 2012, anni durante i quali il lavoro e i sacrifici sono stati tanti e duri, perché un romanzo per essere scritto “ha bisogno di un lungo e maturo lavoro”. Scriverlo, ha detto, lo ha spinto a pensare di più sul mondo in cui vive: "Niente è facile nella vita. Ma il duro lavoro viene sempre ricompensato alla fine”.
Per quanto riguarda il futuro, Saadawi non si è voluto, o potuto, sbilanciare, ma non per cattiva volontà: “Non so cosa farò domani, né cosa accadrà quest’anno Non ero neanche sicuro che avrei finito il romanzo. Non abbiamo fiducia nel lungo periodo noi iracheni, possiamo parlare di giorni e mesi ma non di periodi più lunghi”.
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E se qualcosa conta, molti dei lettori del blog nei giorni scorsi si erano sbilanciati a dire che sarebbe stato proprio Frankenstein a Baghdad a vincere il premio perché lo meritava a tutti gli effetti.

[Frankenstein a Baghdad è stato pubblicato dalla casa editrice al-Jamal, Beirut 2013]

Arrivano in Italia Michael Rothenberg e Terri Carrion, fondatori del movimento planetario 100mila poeti per il cambiamento

Iniziato nel 2011 con una call to action su facebook, 100 Thousand Poets for Change è un movimento artistico planetario che sta scuotendo le coscienze del mondo sul ruolo dell’arte per il cambiamento sociale, chiamando a raccolta artisti di varie discipline, tra cui la poesia, da ogni angolo del pianeta, con la Stanford University curatrice di un archivio permanente globale.
“La gente è ovunque alla ricerca di un cambiamento positivo” affermano i fondatori del movimento, Michael Rothenberg e Terri Carrion, in arrivo in Italia il 30 aprile per un tour e ospiti di Albeggi Edizioni nelle varie tappe romane.

Albeggi Edizioni ha aderito lo scorso anno alla manifestazione 100 Thousand Poets for Change con un'antologia di poesie sui temi della pace, dei diritti umani, della sostenibilità ambientale, dell'etica nell'economia e del lavoro, che è risultata vincitrice del Premio Nazionale Contemporanea d’Autore promosso dall’Alexandria Scriptori Festival.

A cura di Albeggi Edizioni l’organizzazione di diversi incontri e reading pubblici dei due poeti: uno il 13 maggio a Napoli presso il Foyer del Teatro San Carlo e l’altro il 7 giugno a Roma.

Per informazioni: 
albeggi@libero.it 
tel 340 7461295 
www.albeggiedizioni.com

martedì 29 aprile 2014

Lunedì 5 maggio, Convegno "Le donne preferiscono l’eBook? – Il futuro di lettura e scrittura fra carta e web", ore 18 Teatro Testaccio, Roma

Recenti indagini attestano che le donne stanno sempre più qualificandosi come ‘lettrici forti’, giacché hanno da tempo sorpassato gli uomini: 52% contro il 39%. L’evoluzione nella produzione editoriale verso gli ebook influirà su questi dati? 
L’AIDDA (Associazione Imprenditrici Donne Dirigenti d'Azienda), attenta a coniugare le tematiche culturali e femminili con quelle imprenditoriali, ha voluto fare il punto con una serie di stakeholders del settore, in un incontro che mette in palcoscenico – letteralmente – editori, scrittori, studiosi, giornalisti su un tema cardine: il futuro della lettura (e, in filigrana, dell’editoria tradizionale e innovativa).

Lunedì 5 maggio alle ore 18 al Teatro Testaccio di via Romolo Gessi, 8 si svolgerà il confronto “Le donne preferiscono l’eBook? – Il futuro di lettura e scrittura fra carta e web”, a cui daranno voce gli editori: Cristina SICILIANO (Curcio Editore); Raffaello AVANZINI (Newton e Compton); Antonio TOMBOLINI (Narcissus) e Giulio PERRONE (Perrone editore).

Il nodo dei finanziamenti all’editoria digitale sarà analizzato dalla dott.ssa Rosanna Bellotti e dalla dott.ssa Miriam Cipriani della Regione Lazio

Emanuele PROPERZI, esperto di marketing editoriale, focalizzerà il suo intervento sulle novità in materia

Alessandra Oddi Baglioni solleciterà le riflessioni sulle ‘lettrici forti’ di: Patrizia MARIN dell’Università IULM; Carla DELFINO (AIDDA); Elisabetta FLUMERI (EWWA) e Donatella VISCONTI (Sui Generis)

Modererà la giornalista Stefania GIACOMINI (Web Tv in Italy) 

Concluderà il giornalista e scrittore Francesco PALMIERI

L’evento sarà inframmezzato da letture musicali tratte dal libro di Marie Therese Taylor "Noi, ancora una volta", innovativo ebook connubio di parole, musica e immagini, che sarà scaricabile gratuitamente su Amazon per tutta la giornata del 5 maggio.

I relatori interloquiranno in diretta streaming col pubblico che rivolgerà loro domande sul tema del futuro dell’editoria (digitale e non) 

Domande in diretta: 
http://www.ustream.tv/channel/presentazione---noi-ancora-una-volta

Editoriaraba - Narcissus: il self-publishing che “parla” anche in arabo (pt. 1)

La piattaforma di self-publishing digitale Narcissus verrà presto lanciata anche in arabo (e in parte già esiste) oggi il blog presenta l’intervista con Giacomo D’Angelo, Product Manager di Narcissus.me, che ci spiega cos’è Narcissus e perché potrebbe essere un’opportunità anche per gli scrittori arabi.

1. Ci spieghi innanzitutto cos’è Narcissus, perché è nato e come funziona?
Narcissus è la piattaforma di autopubblicazione ideata da Simplicissimus Book Farm per consentire a tutti gli autori di mettere in vendita le proprie opere in tutte le principali librerie online, sia internazionali sia nazionali, in modo semplice e veloce, e con la massima indipendenza.
L’autore carica il proprio libro digitale su Narcissus, sceglie il prezzo di vendita, definisce i dati del libro (il titolo, le categorie, l’autore e la descrizione), seleziona le librerie in cui vuole pubblicare e conferma la pubblicazione. A questo punto il sistema, in modo completamente automatico, distribuisce l’opera in tutte le librerie online selezionate nel giro di 24 ore al massimo.
Per ogni vendita maturata su ogni libreria, Narcissus trattiene il 10% del prezzo di copertina, il 30% viene trattenuto dalla librerie come commissione di vendita, ed il restante 60% è il guadagno netto dell’autore. Non ci sono costi fissi né costi di accesso, e non ci sono limiti nei formati e nelle dimensioni dei file supportati.
È integrato con tutte le principali librerie online, sia quelle più grandi che operano a livello internazionale come Amazon Kindle Store, Apple IBook Store, Google Play Store, Kobobook, sia quelle che operano a livello nazionale come ad esempio IBS, Libreria Rizzoli, Libreria Feltrinelli o UltimaBooks in Italia, o Sony Reader nel Regno Unito, o Libreria Tolino in Germania, Casa del Libro in Spagna, ecc…

2. Quali sono i principali vantaggi del self-publishing digitale per gli autori?
Il Self-Publishing è sempre esistito, anche prima dell’avvento del digitale, ma prima era semplicemente Vanity Press: l’autore si stampava il proprio libro per il piacere di avere la stampa della propria opera, magari per regalarla ai propri amici e parenti.
La rete di distribuzione fisica era completamente inaccessibile agli autori, ed era prerogativa assoluta degli editori che in questo modo potevano permettersi di dettare legge a tutti i livelli nei confronti di quegli autori che volevano trovare un pubblico più ampio.
Oggi cambia tutto. Grazie a piattaforme come Narcissus, la distribuzione digitale è accessibile a chiunque a costi prossimi allo zero, senza nessun tipo di restrizione, e questo fornisce agli autori le stesse possibilità disponibili agli editori. Infatti gli autori non solo hanno la possibilità di essere indipendenti, e quindi di sfuggire alle logiche di potere che troppo spesso regolano il mercato editoriale tradizionale, ma hanno anche a disposizione un panorama digitale pieno di opportunità ancora inespresse e non comprese dalla maggioranza degli editori.

3. Il self-publishing digitale può essere una soluzione alla crisi dell’editoria che pubblica sempre gli stessi autori “forti” e trascura quelli meno conosciuti?
Il Self-Publishing ha democratizzato la possibilità di pubblicare il proprio libro nelle librerie online, e quindi di raggiungere un pubblico potenzialmente molto vasto. Questo vuol dire che grazie al Self-Publishing possono vedere la luce molti libri che prima rimanevano nei cassetti di tantissime persone, allo stesso modo con cui con Internet tutti hanno avuto la possibilità di avere un sito web o blog per condividere le proprie idee. Ma c’è dell’altro, perché questo non sarebbe sufficiente per tentare di risolvere la crisi dell’editoria: con il Self-Publishing l’autore diventa non solo indipendente, ma anche editore di se stesso. Il Selfpublisher è colui che oltre ad essere autore vuole essere anche editore delle proprie opere.
In quest’ottica il Selfpublisher è una figura chiave nel nuovo panorama editoriale e ne può addirittura stimolare una rinascita: il Selfpublisher è colui il quale lavora per il successo delle proprie opere attraverso un percorso di continua sperimentazione delle nuove tecniche e pratiche digitali nei diversi campi della produzione, distribuzione, vendita e promozione del proprio libro, in modo agile e veloce.
A mio avviso è all’interno di queste dinamiche che è possibile capire quale sia il nuovo ruolo dell’editore nel nuovo panorama digitale, ed è grazie a queste che possiamo trovare una soluzione all’attuale crisi editoriale.

4. Si può dire che con il self-publishing scompare la figura dell’editore tradizionale, quella figura che controllava il testo, consigliava l’autore su come confezionarlo al meglio (o invece a volte lo peggiorava!) e lo aiutava nella distribuzione: è questo il futuro dell’editoria?
Come accennavo sopra, la portata della rivoluzione digitale è tale da portare ad una ridefinizione totale di tutte le figure professionali che lavorano nella filiera del libro, tra cui anche l’editore.
La selezione dei contenuti, proprio per la natura della rete, non avviene più a monte dai sedicenti “eruditi della qualità” che possono determinare quali contenuti possano essere esposti al mondo e quali no, ma avviene a valle, grazie alle valutazioni dei lettori e delle persone che vivono la rete, e che possono giudicare i contenuti per quello che sono. Grazie alla rete tutti hanno la possibilità di mettersi in gioco senza nessun filtro imposto dall’altro, il quale purtroppo, molto spesso, non ha nulla a che vedere con la qualità dei contenuti.
Tutti hanno la possibilità di avere un collegamento diretto con il proprio pubblico, e questo produce un effetto molto importante: in mancanza di intermediazioni l’autore di fatto “ci mette la faccia”, e per questo vuole assicurarsi che la propria opera non solo sia qualitativamente di buon livello, ma sia anche ben fatta, con una bella cover e quant’altro. Questo va ad alimentare una domanda di figure professionali indipendenti che siano in grado di offrire quei servizi di editing, correzione bozze, design delle copertine, marketing online, comunicazione sui social network, traduzione, ecc… che sono a supporto di questi autori, e che in parallelo vanno progressivamente a ridefinire il lavoro dell’editore nel nuovo panorama editoriale digitale. Sherif El Herraoui (Egitto) è il primo autore ad aver pubblicato  con questo sto sistema.

5. Avete da poco aperto la sezione dedicata agli scrittori arabi: com’è nata l’idea e cosa vi aspettate?
L’obiettivo che abbiamo con Narcissus è quello di offrire la migliore piattaforma di autopubblicazione agli autori di tutto il mondo che vogliano diventare seriamente i protagonisti del nuovo panorama editoriale.
Siamo consapevoli che il Self-Publishing è un fenomeno che ha già raggiunto numeri molto importanti nel mercato anglofono, che in Italia sta iniziando ad essere piuttosto rilevante, e che in molti altri paesi deve ancora decollare. Probabilmente da questo punto di vista gli scrittori arabi non hanno ancora le stesse possibilità degli scrittori del mondo occidentale, e noi siamo super entusiasti di essere in prima linea nell’evangelizzazione del Self-Publishing e nella fornitura del nostro servizio di autopubblicazione in questo straordinario territorio.

Il lancio di Narcissus Arabo è previsto per inizio Maggio 2014: invito tutti gli interessati a rimanere sintonizzati su http://narcissus.me/ar e sul blog Narcissus curato dalla rappresentante di Editoriaraba nel mondo arabo, Laura Aletti, protagonista della prossima puntata.

"La stella di Algeri" di Aziz Chaouki

Sabato, 26 Aprile 2014 Ilaria Guidantoni

Il libro mi è stato suggerito dal suo autore, singolare se la circostanza non fosse stata essa stessa curiosa. Mi è stato chiesto di condurre la serata nella quale sarà protagonista l’algerino Aziz Chaouki a Piacenza al «Festival Dal Mississipi al Po» che si terrà a fine giugno. Sono così entrata in contatto a distanza con questo expatrié musicista jazz e romanziere che ho approfittato di intervistare sulla situazione algerina, rispetto alla quale mi ha detto che le sue pagine raccontano meglio delle sue parole. Ed è stato proprio così.

Nato ad Algeri nel 1951 e residente a Parigi dal 1991, Aziz Chaouki è drammaturgo, poeta, romanziere francofono anche se nel suo mondo si mescola il mondo e la cultura araba con quella francese, appunto, e berbera. Con "La stella d’Algeri", premio Flaiano, romanzo in qualche modo d’iniziazione, racconta una generazione perduta di giovani algerini. Il romanzo è scritto in uno stile secco, asciutto, che riproduce il linguaggio della strada, con punte di lirismo che ricordano il linguaggio contraddittorio e stridente di Jack Kerouack. Splendido l’inizio “Nero e ampio, un velo copre il volto del cielo, maschera severa sugli occhi del sole, gli orpelli d’Algeri sono spariti. Nuvole gonfie di fiele, pioggerella ocra, aria da terremoto.. Anche l’orizzonte è sparito”.

La vicenda si ambienta ad Algeri, nei quartieri popolari della Cité de mer et soleil, el-Hamma, Belcourt, Bab el-Oued senza inquadrature oleografiche o caricaturali, ma in prese dirette: sembra di camminarci dentro e dallo sguardo ad altezza d’uomo si indovinano prospettive, volti, profili di palazzi. La storia racconta le ambizioni di Méziane, nome d’arte Moussa Massy, giovane cantante di musica cabila moderna che sogna un futuro di fama e gloria; ma soprattutto di andarsene dal proprio paese che non ama, parte di quei giovani pronti ad attraversare il Mediterraneo su imbarcazioni di fortuna, i cosiddetti brûleurs di frontiere. Il giovane Moussa ha una voce bella e coinvolgente e il desiderio di cantare in quella che ritiene la sua lingua, il berbero, un’identità spesso schiacciata in Algeria che pure non è tradizionalmente araba. La vita del protagonista è dura in una famiglia di quattordici persone in tre stanze. Fuori l’islamismo che dilaga e pochi amici fidati che fanno il tifo per lui sono gli unici scampoli di evasione.

La recensione integrale su Saltinaria.it

lunedì 28 aprile 2014

Editoriraba - A chi l'Arabic Booker 2014?

Il 29 aprile ad Abu Dhabi verrà annunciato il nome del vincitore del Premio per la narrativa araba 2014: l'Arabic Booker, come viene comunemente chiamato, è il premio letterario più importante per quanto riguarda la letteratura araba. Nato sei anni fa, viene consegnato la sera prima dell'inaugurazione della Fiera del libro di Abu Dhabi.
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I sei finalisti al premio 2014 sono:
• Youssef Fadel, Un raro uccello blu che vola con me, Dar al-Adab (Marocco)
• Abdelrahim Lahbibi, I viaggi di Abdi, figlio di Hamriyya, Africa East (Marocco)
• Inaam Kachachi, Tashari, Dar al-Jadid (Iraq)
• Khaled Khalifa, Non ci sono coltelli nelle cucine di questa città, Dar al-Ayn (Siria)
• Ahmed Mourad, L’elefante blu, Dar el-Shorouq (Egitto)
• Ahmed Saadawi, Frankenstein a Baghdad, al-Jamal (Iraq)

** ISTRUZIONI PER PARTECIPARE **

I partecipanti dovranno inviare un'email (editoriaraba@gmail.com) contenente il titolo del libro vincitore (dovete indovinarlo!) motivandomi la scelta: cioè dovrete scrivermi un piccolo testo dalle 5 alle 15 righe in cui mi spiegate perchè secondo voi quel libro vincerà/dovrebbe vincere.

NB: non è necessario aver letto i libri! Quello che vi chiedo è semplicemente di provare a indovinare chi vincerà (in base alle informazioni fornite nel post che ho scritto sul blog) e di darmi una motivazione...plausibile e ragionata!

NB #2: Possono partecipare i lettori residenti in Italia e i lettori che, residenti all'estero, mi forniranno un indirizzo di posta italiano a cui inviare il libro.

** GIURIA **

Ogni testo verrà valutato con un punteggio da 1 a 5 sulla base dell'originalità del pensiero, da una giuria composta da tre collaboratori del blog: Silvia Moresi, docente di lingua araba, Giacomo Longhi, laureando, traduttore freelance e lettore editoriale di letteratura araba e Annamaria Bianco, laureanda, traduttrice freelance e giornalista pubblicista.

** PREMIO **

Il lettore/la lettrice che avrà indovinato lo scrittore che vincerà l'Arabic Booker 2014 e il cui testo avrà totalizzato il punteggio più alto tra coloro i quali avranno ugualmente indovinato il libro vincente, riceverà in regalo il libro primo classicato all'Arabic Booker!
A parità di punteggio naturalmente si potranno avere più vincitori!

** DEADLINE **

Martedì 29 aprile ore 12.00

INFO SU AUTORI&LIBRI

Qui:http://editoriaraba.wordpress.com/2014/04/14/contest-chi-vincera-larabic-booker-2014/

Vi aspetto!

Sabato 10 maggio "Chiamarlo amore non si può" a Torino - Salone Off


giovedì 24 aprile 2014

Editoriaraba - Tra Tahrir e l’Impero Ottomano: Il Cairo dello scrittore egiziano Youssef Rakha

Tra gli scrittori egiziani contemporanei ancora non tradotti in Italia* (e da tenere d’occhio) c’è sicuramente Youssef Rakha: classe 1976, nato al Cairo, laureato in inglese e filosofia in Inghilterra, dal 1998 lavora come giornalista e redattore per la sezione cultura di Al-Ahram Weekly.

E' anche autore di romanzi, poesie, reportage fotografici e di viaggio e curatore di un blog che raccoglie i suoi articoli, le sue riflessioni, le poesie e le foto che scatta in giro per il mondo e che è un vero e proprio labirinto, work in progress del suo pensiero sofisticato.

Era in strada per il Cairo, nel gennaio 2011, insieme al popolo di Tahrir e parte del suo “diario della rivoluzione” è stato tradotto in italiano da Barbara Teresi per Nazione Indiana:

Mi è stato chiesto di scrivere un pezzo a proposito dei recenti avvenimenti che hanno scosso l’Egitto. Il mio sarà un resoconto personale prima di qualunque altra cosa. Ho visto gente morire, ho visto gli assassini, e ho visto cronisti – tra cui anche conoscenti o colleghi – mentire spudoratamente su tutto questo. Inevitabilmente, questa sarà solo una piccola fetta di quella che credo diventerà la principale epopea del popolo egiziano per i decenni a venire.
[…]

Martedì 25 Gennaio
Maidan, il termine egiziano per “piazza”, in origine significa arena o campo di battaglia, e durante l’ultima settimana di gennaio molti di coloro per i quali Maidan al-Tahrir è diventata una casa o una seconda casa, ispirandosi in parte al testo di una nota canzone degli anni ‘70 del cantautore della dissidenza Sheikh Imàm Eissa, inizieranno a chiamare la principale piazza del Cairo moderno semplicemente il Maidan:
“Il coraggioso è coraggioso, il vigliacco è vile / Forza, uomini coraggiosi, andiamo nell’arena”.
Nel giro di una quindicina di giorni, il luogo in cui migliaia di giovani egiziani si sono riuniti, contrariamente a ogni aspettativa, si sarebbe irrevocabilmente trasformato in un luogo della memoria, un luogo storico.

La “rivoluzione” egiziana è stata tema fecondo per lui, che in quei giorni comincia a scrivere l’ossatura di un trilogia ad essa dedicata, il cui primo capitolo I coccodrilli (التماسيح) esce nell’ottobre 2012 per la casa editrice libanese Dar al-Saqi.

“E’ la storia della rivoluzione, ma non è una cronaca giornalistica”, mi spiega l’anno scorso ad Abu Dhabi quando lo incontro alla Fiera del Libro.

Gli chiedo se non sia troppo presto per scrivere di eventi storici così attuali e così ancora in corso, ma lui mi risponde che è contro l’idea che sia necessario prendersi del tempo per capire il momento che si è appena passato, come invece hanno fatto altri autori arabi: “Io mi occupo di quella materia che si chiama vita. Vivo e scrivo nel presente”.

E il romanzo, il cui primo episodio uscirà nel prossimo autunno in traduzione inglese, segue le vicende di un gruppo di intellettuali egiziani della gloriosa “Generazione degli anni ’90” (quella di cui fa parte anche Alaa al-Aswani, per intenderci), una generazione “irrequieta” ma troppo concentrata su se stessa per accorgersi che l’Egitto, tra il 1997 e il 2011, stava per diventare un Egitto rivoluzionario.

Protagonisti sono tre giovani poeti che fanno parte di una società segreta di poeti egiziani la cui attività intellettuale dura in realtà solo quattro anni. Negli anni ’90 aspiravano ad una rivoluzione e quando questa arriva davvero nel 2011, in qualche modo li attraversa ma senza davvero toccarli.

Alcuni estratti del romanzo, che è scritto sotto forma di 400 micro-capitoli si trovano online in arabo e in inglese sul sito dell'autore. Alcuni estratti sul blog Editoriaraba.

Il  suo lavoro precedente è un romanzone che è stato “percepito come un libro molto importante ma che nessuno all’epoca aveva davvero voluto leggere” e che nelle parole del suo autore si inscrive nello stesso solco tracciato da Eco e Pamuk, due autori della letteratura mondiale con cui Rakha sente di avere intrecciato un dialogo.

Il romanzo passa inosservato fondamentalmente per un motivo: viene pubblicato dalla casa editrice egiziana Dar el-Shorouk esattamente una settimana dopo la caduta di Mubarak.

Il Libro del sigillo del Sultano. Stranezze della storia nella città di Marte ( كتاب الطغرى. غرائب التاريخ في مدينة المريخ), scritto da Rakha tra il 2007 e il 2009 è un libro che è un ritratto del Cairo post 11 settembre ed è sia “una cronaca del decadimento della città sia una chiamata alle armi” e in ciò, secondo il suo autore, si è rivelato profetico rispetto a quanto sarebbe successo nel gennaio del 2011.

Il Libro del sigillo del Sultano nasce dopo una serie di reportage che Rakha aveva scritto sulle città arabe.

Quando aveva pensato di scrivere sul Cairo aveva scritto “ero abbastanza disgustato dallo stato in cui versava il romanzo in Egitto. Tutti quelli che pubblicavano un libro in Egitto lo chiamavano “romanzo”, anche se erano raccolte di racconti o autobiografie. Esiste in effetti una scena letteraria in Egitto per quanto riguarda il romanzo ma è molto più piccola di quanto si pensi, sarà formata forse da 3 o 4 scrittori che sono interessati davvero alla forma del romanzo. Gli altri sono autori di versi in prosa o di memoirs, il cui canone letterario però è più propriamente europeo. Ma in Egitto la forma del romanzo non è mai stata davvero stabilita, a parte Nagib Mahfouz. Quindi ho pensato che indagare il romanzo in quanto forma fosse una questione molto interessante di cui occuparsi".

E mi sono chiesto: quale poteva essere l’equivalente arabo del romanzo?

E così ho scritto Il Libro del sigillo del Sultano, che fondamentalmente è scritto in un mix di arabo “medio”, che forse alcune persone troveranno difficile da capire, perché non è né dialetto (‘ammiyya) né arabo classico (fusha). È una lingua “sciolta” che è l’equivalente contemporanea di quella usata da Jabarti. Una lingua che ho voluto trovare per sperimentare la lingua del romanzo arabo, per creare una lingua per il romanzo arabo. E in più questo libro è anche un tentativo di dare una risposta alla domanda: cosa vuol dire essere musulmani oggi? Ed essere musulmani oggi non deve per forza significare cose negative”.

La trama, che è abbastanza arzigogolata, è spiegata da quanto scritto sul blog di Rakha e tradotto da Editoriaraba:

Scritto sulla falsariga di un antico manoscritto medievale sotto forma di una lettera indirizzata al migliore amico dell’autore – in questo caso l’eroe del romanzo – il libro è composto da 9 lunghi capitoli (o lettere o libri, la parola in arabo “kitab” è la stessa), ciascuno incentrato su un viaggio in macchina fatto al Cairo. Ogni “libro” è preceduto da un “khutba” o “discorso”, che è sia una tavola dei contenuti sia una dichiarazione di intenti. Ogni viaggio è una personale monografia su un determinato argomento: il matrimonio, la sociologia, la psicologia, il paranormale, la storia, l’amicizia, l’amore e il sesso. Il nono libro è una raccolta di frammenti dei diari del protagosnista e dei suoi appunti presi dopo aver lasciato il Cairo per Beirut – unico viaggio fatto in aereo – e contiene una serie di riflessioni sui capitoli precedenti, sullo stile delle Epistole di Ibn Arabi.

La storia è narrata alternativamente dal punto di vista di Mustafa Çorbaci, il protagonista, che chiede al suo amico egiziano basato a Beirut di aiutarlo a scrivere un resoconto delle sue strane avventure di cui si trova riferimento nel sottotitolo del libro.

Il libro include anche dei disegni fatti da Mustafa nelle sue peregrinazioni cairote, che illustrano il suo tentativo cartografico di recuperare una città, il Cairo che, fin da quando la storia ha inizio, egli sente già perduta. Alla fine del romanzo, la mappa del Cairo fatta da Mustafa a occhi chiusi, assume la forma del simbolo calligrafico più conosciuto al tempo dell’Impero ottomano, il sigillo all’interno del quale i nomi dei Sultani erano iscritti.

Per avere un’idea delle atmosfere del romanzo si può dare un’occhiata al book-trailer su Editoriaraba.

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* Un suo racconto è contenuto nella raccolta Figli del Nilo. Undici scrittori egiziani si raccontano, a cura di Francesca Prevedello, Mesogea 2006.

martedì 15 aprile 2014

Editoriaraba Contest: chi vincerà l’Arabic Booker 2014?

PROLOGO

Il 29 aprile verrà rivelato il nome del vincitore del Premio per la narrativa araba 2014: l’Arabic Booker, come viene comunemente chiamato, è il premio letterario più importante per quanto riguarda la letteratura araba. Nato sei anni fa, viene consegnato la sera prima dell’inaugurazione della Fiera del libro di Abu Dhabi, tra le più importanti e costose fiere librarie della regione.

I precedenti vincitori del premio, e i semi-finalisti, sono stati quasi tutti tradotti nelle più importanti lingue europee, italiano compreso.

Negli anni hanno vinto il premio:

2013: Saoud al-Sanousi (Kuwait) vince con Gambo di bambù
2012: Rabee Jaber (Libano) vince con I drusi di Belgrado (in possibile corso di traduzione in italiano)
2011: co-vincitori a pari merito sono Mohammad al-Achaari (Marocco) e Raja Alem (Arabia Saudita) rispettivamente con: L’arco e la farfalla (Fazi, 2012) e Il collare della colomba (Marsilio, 2014)
2010: Abdo Khal (Arabia Saudita) con Lanciando scintille
2009: Youssef Ziedan (Egitto) con Azazel (Neri Pozza, 2010)
2008: Baha Taher (Egitto) con L’oasi del tramonto (Cicorivolta, 2012)

I sei finalisti al premio 2014 invece sono:

Youssef Fadel, Un raro uccello blu che vola con me, Dar al-Adab (Marocco)
Abdelrahim Lahbibi, I viaggi di Abdi, figlio di Hamriyya, Africa East (Marocco)
Inaam Kachachi, Tashari, Dar al-Jadid (Iraq)
Khaled Khalifa, Non ci sono coltelli nelle cucine di questa città, Dar al-Ayn (Siria)
Ahmed Mourad, L’elefante blu, Dar el-Shorouq (Egitto)
Ahmed Saadawi, Frankenstein a Baghdad, al-Jamal (Iraq)
E veniamo al contest:

i partecipanti dovranno inviare un’email (editoriaraba@gmail.com) contenente il titolo del libro vincitore, presunto naturalmente, motivando la scelta: un piccolo testo di lunghezza variabile, dalle 5 alle 15 righe, spiegando le ragioni della scelta.

Ogni testo verrà valutato con un punteggio da 1 a 5 sulla base dell’originalità dell’elaborato, da una giuria composta da tre collaboratori del blog: Silvia Moresi, docente di lingua araba; Giacomo Longhi, laureando, traduttore freelance e lettore editoriale di letteratura araba; e Annamaria Bianco, laureanda, traduttrice freelance e giornalista pubblicista.

Il lettore/la lettrice che avranno indovinato lo scrittore che vincerà l’Arabic Booker 2014 e il cui testo avrà totalizzato il punteggio più alto tra colori i quali avranno ugualmente indovinato il libro vincente, riceverà in regalo il libro primo classicato all’Arabic Booker.
A parità di punteggio naturalmente potremo avere più vincitori.

NB: Possono partecipare i lettori residenti in Italia e i lettori che, residenti all’estero, forniranno un indirizzo di posta italiano a cui inviare il libro.

DEADLINE: Domenica 27 aprile alle 12.00.


Qualche informazione sugli autori e i libri in lizza:

Youssef-Fadhel
Romanziere e sceneggiatore nato a Casablanca, Marocco, nel 1949. Nel 1974, durante gli “anni di piombo” fu incarcerato nella prigione di Moulay al-Sheriff. Ha pubblicato molti romanzi e sceneggiature: il suo romanzo Hashish (2000) ha vinto nel 2001 il Premio Grand Atlas organizzato dall’Ambasciata di Francia in Marocco. Un raro uccello blu che vola con me è il suo nono romanzo e ha vinto il Prix du Maroc du Livre 2014 per la sezione narrativa.

Ahmed Saadawi
Scrittore, poeta e sceneggiatore iracheno nato nel 1973 a Baghdad, città dove lavora come regista. È autore di una raccolta di poesie e di tre romanzi. Ha vinto diversi premi e nel 2010 ha fatto parte di Beirut39 in quanto uno dei 39 migliori scrittori arabi sotto i 40 anni.


Abdelrahim Lahbibi
Scrittore marocchino nato a Safi nel 195 la hbibi si trasferisce a Fez nel 1967 dove si laurea in Lingua araba nel 1970. dagli anni 70 al 1982 lavora come insegnate di lingua e letteratura araba nelle scuole superiori, come ispettore scolastico e dal 1984 come coordinatore dei curricula. Ha pubblicato tre romanzi.


Ahmed-mourad
Scrittore egiziano nato al Cairo nel 1978. Ha studiato cinema al Cairo e si è laureato nel 2011. il suo primo romanzo, Vertigo, è stato pubblicato nel 2007 e di seguito tradotto in inglese, italiano e francese. Dal romanzo è stata tratta anche una serie tv andata in onda durante il Ramadan 2012. Nel 2010 è uscito Polvere di diamante, tradotto anche in italiano, seguito da L’elefante blu, uscito nel 2012, che diventerà presto un film. E’ da poco stato pubblicato il suo quarto romanzo, 1919.


Khaled Khalifa
Scrittore aleppino nato nel 1964. Laureato in Legge all’università di Aleppo, ha scritto molte sceneggiature per la tv e per il cinema. Il suo terzo romanzo, Elogio dell’odio, è stato finalista al Premio IPAF nel 2008 e semi-finalista all’Independent Foreign Fiction Prize nel 2013. Con quest’ultimo romanzo ha vinto anche il Premio per la letteratura Nagib Mahfuz 2013.


Inaam Kachachi
Nata a Baghdad nel 1952, ha studiato giornalismo all’Università della sua città e ha lavorato nella stampa e nella radio irachena prima di trasferirsi a Parigi per seguire un dottorato alla Sorbonne. Attualmente lavora come corrispondente da Parigi per il quotidiano panarabo londinese Asharq al-Awsat er per la rivista emiratina di Sharjah Kol al-Usra. Ha all’attivo una biografia, Lorna, su una giornalista britannica sposata al famoso scultore iracheno Jawad Salim e un libro in francese sulla letteratura irachena al femminile prodotta in tempo di guerra. Ha anche prodotto e diretto un documentario su Naziha al-Dulaimi, prima donna a diventare ministro in un paese arabo nel 1959. il suo secondo romanzo, La nipote americana, è stato finalista all’IPAF nel 2009 ed è stato tradotto in inglese e in italiano.



Presentazione "Chiamarlo amore non si può" presso la 3M Italia a Pioltello (MI), 14 aprile 2014

Con il Segretario generale della Fondazione 3M

"Epicentro Mediterraneo", 12 aprile 2014, Fondazione Valenzi - Napoli

Ilaria Guidantoni e Sandro Petrone,
giornalista e inviato del TG2



“Dalla parola al SILENZIO” Di John Main - Via semplice alla meditazione

Lunedì, 14 Aprile 2014 Ilaria Guidantoni

Un libro insolito per credenti e non, perché introduce ad un mondo affascinante quanto misterioso, la meditazione. Si tratta di una pratica che da un po’ di tempo mi incuriosisce e leggendo questo testo, breve ed estremamente lineare, che introduce senza diventare una guida alla meditazione – niente a che vedere con i cervellotici “Esercizi spirituali” di Sant’Ignazio di Loyola – conferma la mia sensazione della difficoltà dell’uomo contemporaneo a concentrarsi, disperso tra mille rivoli, bombardato dal mondo, poliedrico e simultaneo fino alla dissociazione. E’ intanto una rieducazione alla vita, al rispetto di sé e quindi degli altri, un esercizio primariamente fisico, poi di riequilibrio psicologico, quindi spirituale, infine religioso.

La meditazione cristiana ha la finalità di ricongiungere il singolo, l’individualità irripetibile, a Dio e all’umanità, attraverso una rinuncia a se stessi; non un rinnegarsi o una fuga da sé, al contrario una riappropriazione profonda, un ‘conosci te stesso’ socratico depurato dall’elemento meramente mentale e conoscitivo, per essere comunione spirituale.

John Main (1926-1982) è un monaco benedettino che ha prestato la sua opera a lungo in Estremo Oriente, del quale conosce bene la spiritualità, fondando poi tra l’altro il Priorato Benedettino di Montreal e dando vita ad una comunità spirituale diffusa in tutto il mondo. La regola base è il silenzio quale strumento di ascolto e accoglienza, rispetto alla parola che mi fa venire in mente quella radice del Logos greco, atrofizzato nella storia della cultura moderna. La prima nota che colpisce è che il messaggio della meditazione non è per eletti, o religiosi, o istradati sulla via della fede, ma per tutti ed è di estrema semplicità, pratico e autentico. Si tratta di un percorso nel quale ciascuno deve trovare la propria modulazione di frequenza compiendo un viaggio alla stregua di un pellegrinaggio. Mi ha colpito l’idea che la meditazione sia un percorso corale di corrispondenza ed empatia quanto però individuale e in qualche modo insindacabile nel quale l’io è insostituibile. La meditazione ha un aspetto molto semplice e di armonia fisica: essere in un luogo tranquillo, in una posizione comoda, seduti ma con la colonna vertebrale dritta, sebbene non contratta, respirare in modo naturale con gli occhi chiusi. Il fondamento è la ripetizione, o mantra, che nel caso cristiano è ma-ra-na-tha, scansione sillabata e silenziosa di una parola aramaica che significa “Signore vieni con noi” e che per altro fonda idealmente tutti i tipi di meditazione.

L'articolo integrale su Saltinaria.it

venerdì 11 aprile 2014

Nasce EsperiMenti, nuova collana di Albeggi Edizioni

Con un saggio dal titolo “Custodire futuro: etica nel cambiamento” esordisce la nuova collana di Albeggi Edizioni dedicata ai cambiamenti in corso nella società, ai nuovi modelli di pensiero in economia e ai nuovi paradigmi culturali. La collana è caratterizzata da copertine lucide, con monocolori brillanti e con le “tesi” esposte dagli autori sintetizzate in una formula. Libri per “infastidire” il lettore con proposizioni audaci, talvolta anche “scomode”, ma che devono far riflettere.

Siamo un “assieme di umani in un pianeta delicato”: nel nuovo libro di Simone Morandini, con la prefazione di Walter Ganapini, la ricetta di una società “resiliente” che si adatta ai cambiamenti senza rinunciare ai valori buoni. Una cultura del “custodire” come antidoto per combattere la miopia che non ci fa pensare alle generazioni future e l’arroganza dell’individualismo che non ci fa superare le grandi diseguaglianze sociali del presente. Simone Morandini, fisico e studioso, nonché professore, di etica teologica, appassionato di sostenibilità e green economy, mette insieme l’analisi laica e la visione cattolica e presenta la ricetta di una società resiliente ideale, toccando economia, lavoro, ambiente, cultura, famiglia, accoglienza, Europa.  Una riflessione utile in questa fase di profondo cambiamento politico, sociale e culturale, una riflessione necessaria sulla scia della “rivoluzione” di Papa Francesco e in previsione dell’attesa Enciclica sulla sostenibilità. La presentazione a Roma, lunedì 14 aprile alle 18.15 presso lo Shenker Culture Club.


Custodire futuro: etica nel cambiamento  
Formato tascabile 
150 pagg. 
Prezzo 15 euro
ISBN 9788898795017 cartaceo 
9788898795017 ebook 


mercoledì 9 aprile 2014

"Ho camminato da sola" Un racconto di Marta Bellingreri

Questo racconto è arrivato tra i primi finalisti del premio letterario "Maria Pia Forti" ed è stato per questo pubblicato nell'e-book "Riflessi di viaggio" che potreste acquistare su Amazon. Ne pubblichiamo alcuni passaggi...

Un Grazie speciale dell'autrice a Semi e Nicolò che facendomi ricordare (e ridere) ...degli sciiti a Sayyida Zeynab a Damasco, mi hanno incoraggiato a mandare questo racconto dopo tanti mesi che era chiuso nel computer da solo...

Ho iniziato questo racconto nel novembre 2009, in uno dei miei tanti passaggi temporanei a Palermo. L'ho continuato e credevo finito nel luglio 2013 quando pensavo di essermi stabilita ormai per tanto tempo a Tunisi.

"Ho camminato di notte da sola. Ho camminato di notte nel suq di Damasco, alla stazione centrale di Roma, nei noti e meno noti quartieri cristiani di Beyrut, in ogni petit passage parigino, uscendo dal teatro di uno dei più grandi campi profughi palestinesi, viaggiatrice di autobus notturni affollati, portatrice del mio diritto di essere cittadina, cittadina del mio sogno di cittadina, cittadina del mondo. E del mio personale altrove."

Raccontare dei miei quattro mesi di ritorno a Palermo mi sembra quasi più difficile di parlare dei due anni in Tunisia. Tutte le immagini, i ricordi, i sogni, le sensazioni di tutti i miei anni passati altrove camminano con me.

Ed ora qui. La mia città d'origine, di transito, di passaggi, di ritorni, di famiglia, di creazioni, di speranze, di sempre nuovi e sempre vecchi incontri.

Palermo, la peggiore e migliore delle amanti, dove un giorno crolla una palazzina nel centro storico e il giorno dopo nasce un museo. Dove la gente si suicida buttandosi dal balcone o tenta di darsi fuoco e i ragazzi e le ragazze stranieri/e nuovi/e cittadini/e si innamorano e fanno figli.

Dove si lotta sempre perché non ci siano delle donne nigeriane per strada a servire l'infelicità locale e globale.

"Ho camminato ancora di notte da sola. Era il Ramadan nella monarchia giordana, di fronte al quale vergognarsi dell’essere miscredente. Era ancora la Palestina, che ti sveglia con l’esercito dell’occupante e ti addormenta con il canto dell’alba. (...) Ero cittadina straniera e affascinata delle corse notturne di chi adora e singhiozza, come ogni sciita, che si commuove al pensiero del martirio del suo secondo Profeta."

"Non è tua la notte di Tunisi, perché è la stessa di Palermo. Non è più la notte a interrogarti. E non chiedo più alla notte che cosa vuole da me. Le comunico cosa voglio io. Voglio che la notte mi appartenga senza paura. E mi sussurri di restare. La notte di Tunisi mi rivela la mia propria ignoranza, quando scopro che un anno e mezzo non è bastato."

Ed infatti rieccomi qua, lasciata Tunisi, con l'arteteca addosso, e-sperando e re-spirando.

"Continuo a camminare di notte da sola."

martedì 8 aprile 2014

Concorso letterario "Gocce d'inchiostro"

Viola Editrice promuove la II^ Edizione del Concorso Letterario Nazionale "Gocce d'inchiostro" .

La scorsa edizione ha dato vita a nuovi scrittori che hanno pubblicato opere importanti presenti, sugli scaffali delle maggiori librerie (Arion, Mondadori, La Feltrinelli e altre librerie minori) e stanno ripubblicando con la Viola Editrice nuove opere. 


Con l'occasione la nuova Presentazione dell'opera di Stefano Trulli: "Quando m'accorgo d'essere", che si terrà nella splendida cornice dell'antico quartiere romano di Testaccio, presso la Biblioteca Enzo Tortora, proprio di fronte allo storico "Monte de' cocci"., Venerdì 18 aprile alle 18.00.

Stefano Trulli è risultato vincitore alla scorsa Edizione del Concorso Letterario con la poesie "Grazie fratello" e la Viola Editrice ha pubblicato una sua raccolta di poesie "Quando m'accorgo d'essere".

lunedì 7 aprile 2014

"Se questa è una donna" di Luca Attanasio

Domenica, 06 Aprile 2014

Tre racconti, tre storie di donne e di dolore, ma anche di grande dignità. Un viaggio nell’orrore delle migrazioni, fughe dal dramma attraverso l’inferno, nella speranza che non viene mai meno. Testimonianze giornalistiche in forma di novella, il linguaggio delle emozioni che non mitiga l’orrore, ma lo umanizza attraverso le emozioni. Un lavoro legato al giornalismo dell’autenticità, oltre dati e numeri, provando a immergersi nell’altro. Una scrittura piana, schietta, corretta, con una bella capacità iconopoietica in grado di farsi donna, gioire e soffrire con ognuna di loro e, oserei dire, noi.

Yergalum Aminata e Shirin, tre vite di donne, tra l’Africa, l’Iran e l’Afganistan, in fuga da una vita misera, di stenti o di umiliazione, di solitudine interiore. Un viaggio rocambolesco attraverso l‘inferno dei trafficanti di uomini dove l’essere donna è un punto a sfavore. Tutte con un mito: andarsene, non solo, arrivare in Italia. Tre donne di coraggio, ritratti che non si commiserano, non maledicono la vita, anzi la apprezzano come solo chi ha metabolizzato la sofferenza per vincerla con la forza interiore e non con il potere. Luca Attanasio raccoglie testimonianze con lo spirito del giornalista, senza risparmiarci particolari dell’orrore né edulcorare le vicende, né vestirle di un suo messaggio. Il narratore si rende trasparente, entra nel cuore dei suoi personaggi, ne prende le sembianze ed è solo la voce. Si fa ascolto, risuonando totalmente di loro. Il valore del libro è proprio in questa capacità di camminare sul crinale tra la narrazione, la novella e l’indagine, che fa emozionare il lettore perché è credibile.

L’idea di questo libro nasce dalla rielaborazione di decine di interviste svolte presso il centro “Passaggio nei Territori di Giano”, il servizio per vittime di tortura e richiedenti asilo dell’ININMP (Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto della Povertà), Ospedale San Gallicano di Roma. 

L'articolo integrale su Saltinaria.it

giovedì 3 aprile 2014

Editoriaraba - Appuntamenti a Roma e Torino con la scrittrice Susan Abulhawa

L’Associazione Cultura è Libertà. Una campagna per la Palestina, e il progetto Palestina raccontata, che da diversi mesi stanno organizzando iniziative e incontri sulla Palestina molto interessanti, portano a Torino e a Roma Susan Abulhawa, scrittrice statunitense di origine palestinese e autrice del romanzo-epopea sulla storia palestinese Ogni mattina a Jenin (Feltrinelli, 2011, trad. dall’inglese di Silvia Rota Sperti).


Gli appuntamenti sono tre:

- giovedì 3 aprile, h. 20.30 @MAO, sala polifunzionale, via S. Domenica 11

- venerdì 4 aprile, h. 16.30 @Sala Pietro da Cortona dei Musei Capitolini
con Gianluca Peciola, Vice Presidente della Commissione Cultura del Comune di Roma, e Biancamaria Scarcia Amoretti, professore emerito di Islamistica presso l’Università La Sapienza di Roma.

“L’incontro si propone di raccontare l’opera di una tra le figure più rappresentative del panorama letterario arabo contemporaneo. Susan Abulhawa, scrittrice statunitense di origine palestinese, con il suo libro ha tracciato i contorni della memoria e dell’identità palestinese attraverso lo sguardo di quattro generazioni di donne”.

- sabato 5 aprile, h. 10.30 @ la Casa Internazionale delle donne in via della Lungara, 19
con Wasim Dahmash, docente e traduttore. Tema dell’incontro sarà “il rapporto che intercorre tra letteratura e impegno politico”.
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Per informazioni e interviste: 
associazioneculturaeliberta@gmail.com
333.9872815; 335.6513615

martedì 1 aprile 2014

"Il confine di Bonetti" di Giovanni Floris

Lunedì, 31 Marzo 2014 Ilaria Guidantoni

Romanzo di spunto autobiografico, territoriale e ben contestualizzato nei disprezzati Anni Ottanta che per una volta assumono un loro colore. Un linguaggio diretto, dall’apparenza spontanea, per raccontare un gruppo di amici, nella Roma agiata di quegli anni, percorsi diversi e poi il recupero per un’occasione, un errore, un guaio che diventa un’occasione per ripensarsi, fare autocritica e rivalutare quel decennio che nessuno ha mai ritenuto meritevole di essere raccontato. La prima parte è quasi il diario di un adolescente, per diventare poi un confronto serrato e speculare tra ieri e oggi, attraverso la cronaca giudiziaria: il fatto in sé sussiste a metà, ma apre ad una riflessione sulla responsabilità. Libro non romantico, senza la pretesa di essere un romanzo di formazione, forse più di iniziazione, tenero per quell’attenzione a vite comuni che meritano riguardo comunque e perché anche l’eccezionalità di Bonetti, nasce da lì. Gli anni Ottanta hanno insegnato proprio questo: il piacere di vivere e il superamento del senso di colpa dal disimpegno; il gusto della vita anche quando è un po’ patinato. In fondo l’amicizia resta un valore trasversale e universale che rimane l’unica cosa che conta.

La vicenda narra di un gruppo di amici, con gruppi e gruppetti, complicità, dissapori, la scoperta della vita e le prime delusioni; come sempre gli amici più amici degli altri, Bonetti e Ranò, inseparabili, che si perdono per anni e poi si ritrovano, per un errore, mentre spunta la vecchia complicità e si ritrova quel seme che non è mai morto. Di più non si può dire perché si perderebbe il gusto della lettura stessa. Non c’è bisogno di aggiungere molto né su Giovanni Floris che tutti conoscono dal piccolo schermo – alla sua prima prova narrativa, vissuta con senso di divertimento e la giusta umiltà – né de libro del quale abbiamo sentito molto parlare e visto diverse interviste in televisione.

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Alla Casa delle Traduzioni martedì 1 aprile ore 17.30-19

Annie Ernaux: tradurre in Italia un successo europeo

interviene Lorenzo Flabbi, editore e traduttore

collegamento via Skype con l’autrice

Apparso in Francia nel 1983, adottato dalle scuole francesi come testo cardine del Novecento, vincitore del Prix Renaudot, La place, nonostante le sue 500.000 copie vendute in patria, è rimasto un capolavoro nascosto ai lettori italiani. Una casa editrice nata da poco, L'orma, diretta da due traduttori, lo porta finalmente in Italia. Un romanzo che in sole 120 pagine riesce a commuovere raccontando la storia di un’intera famiglia, di un padre operaio e di sua figlia, una delle maggiori intellettuali francesi. Una storia di straordinaria editoria per conoscere l'Europa più da vicino. Sul come si ritrova un capolavoro quasi dimenticato, e come si scopre che le stesse emozioni di una piccola, ordinaria epopea moderna possano riguardare la storia di un intero continente e di tutto un secolo che, forse, non è ancora finito.

Lorenzo Flabbi è critico letterario, traduttore e editore. In Francia ha insegnato letterature comparate alle università di Paris III e Limoges dedicando molti dei suoi scritti agli aspetti teorici della traduzione. Ha tradotto, tra gli altri, Paul Valéry, Stendhal, Agatha Christie e Salman Rushdie.