mercoledì 30 dicembre 2015

“Pasolini, un uomo scomodo” di Oriana Fallaci

Scritto da  Ilaria Guidantoni Domenica, 27 Dicembre 2015

Introduzione di Alessandro Cannavò

A quarant’anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini il caso è stato dichiarato irrisolto e archiviato definitivamente ma mai come oggi è vivo, il personaggio, l’uomo Pasolini e tutto il mondo che lo ha circondato così come le domande che investono la società italiana, il suo mondo intellettuale, il giornalismo d’inchiesta e la giustizia. Un testo su Pasolini e su Oriana Fallaci che raccoglie postumo la sua indagine, una controinchiesta sulla morte di un amico prima di tutto. E’ un testo a suo modo frammentario che consente di aprire la via a quella che per me spero una via di indagine su un buco nero dell’Italia contemporanea che può svelare molte più cose di quante si possano immaginare ad uno sguardo superficiale; proprio perché il caso fu archiviato frettolosamente e in modo un po’ spiccio da “sua Altezza” come ironicamente la definisce la fallaci, la polizia, prima che la magistratura.

Innanzi tutto c’è l’amicizia forte, intima e dialettica, fatta anche di scontri pesanti tra la giornalista e l’intellettuale: si piacquero subito, così diversi, uniti da una spiccata sensibilità, talora rabbiosa, una fervida intelligenza e l’essere al di fuori dagli schemi, spesso contro. La Fallaci ci racconta di essere stata affascinata da quest’uomo che aveva un lato di profonda femminilità e anche di rivalità con la maternità e il femmineo, nonché un’attrazione fatale per la morte che sembrava chiamare sfidando luoghi e frequentazioni che definire pericolosi è un eufemismo. Il loro scambio con le rispettive e turbolente storie affettive e sessuali, era talora furioso, ma animato da una profonda stima. Oriana provava per questo ragazzo anche una profonda tenerezza e un senso di protezione come quando lo ospita a New York e teme che finisca con una pallottola in petto o la gola tagliata. Dalle pagine di questo “uomo scomodo” si evince il ritratto filtrato da un’altra grande anticonformista come l’essere un cristiano al di là della ritualità e di ogni coerenza, arrabbiato e per questo auto dichiarato ateo o essere ossessionato dal peccato e quindi praticarlo oltre ogni buon senso e proprio in esso cercare la salvezza.

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“Quel velo sul tuo volto” di Nicola Lofoco

Scritto da  Ilaria Guidantoni Sabato, 26 Dicembre 2015

Un viaggio nell’assetto politico internazionale del mondo arabo, con un’attenzione mirata al dopo “primavere arabe” senza trascurare le implicazioni storiche e perlomeno i cenni alle ragioni di una situazione esplosiva che rischia solo di peggiorare.

Nicola Lofoco, barese, giornalista, conoscitore del Medioriente, intende con estrema onestà intellettuale andare al di là dei pregiudizi, provare a capire e a spiegare mettendo in luce le false interpretazioni e le strumentalizzazione sia da parte “araba”, sia da parte “occidentale”, ovvero europea e statunitense. A tal proposito emerge chiaramente come i movimenti terroristici di al-Qaeda e della cosiddetta Isis – tra loro in antagonismo – non siano che cattive interpretazioni e un tradimento della stessa religione islamica, così come le molte contraddizioni interne che si sono avvicendate tra spinte laiciste e sedicenti religiose, che si sono rifatte alla religione. Tra l’altro, come correttamente evidenzia l’autore, la laicità non è una garanzia di rispetto dei diritti umani come si è portati a pensare. Il saggio che, a dispetto del titolo, è una panoramica politica, dove una parte importante è occupata dalla considerazione della donna e le sue condizioni di vita, anche per venire incontro al dibattito europeo quanto all’integrazione che trova u epicentro se non l’epicentro sul tema del femminile nel mondo arabo e del velo, è piuttosto un affresco socio-politico che un approfondimento religioso-culturale. Un testo chiaro, molto spiegato, divulgativo ma documentato che può rappresentare una buona alfabetizzazione per chi non conosce se non dai mezzi di informazione l’universo arabo che, come spiega chiaramente Lofoco, non coincide con il mondo musulmano. I paesi arabi sono estremamente variegati, oltre che numerosi, non assimilabili in un tutt’uno indistinto. Non solo, ma essere arabi non significa di per sé essere musulmani e, viceversa, ci sono paesi come l’Iran che non è un paese arabo dove l’elemento religioso è molto presente e invasivo così come l’Indonesia, il paese con la maggioranza di concentrazione musulmana: 205 milioni di musulmani, pari all’88% della popolazione.

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mercoledì 23 dicembre 2015

“L’autunno, qui, è magico e immenso” di Golan Haji

Scritto da  Ilaria Guidantoni Martedì, 22 Dicembre 2015

Una raccolta di poesie che è un viaggio nella vita che vibra sotto le ceneri, che non si arrende. Una scrittura poetica che unisce l’arcaicità della poesia classica e la modernità del verso spezzato, della prosa, come la contraddizione della vita. Un poeta di rara sensibilità e raffinatezza, che impegna in una lettura complessa e ardita, estremamente virtuosa, mai retorica e accademica per descrivere la precarietà di una vita strattonata dalla guerra, dove l’esilio è struggente, il sangue troppo vivido e scuro ma l’amore resta un appiglio irrinunciabile. Una poesia di impegno non militante e per questo arte pura.

La Siria di oggi è violenta e nessun intellettuale autentico può esimersi dal raccontarne il dolore, lo strazio, la tortura una vera ossessione, solo che Golan Haji – Joulān Hāī – poeta curdo, medico patologo, di madre lingua curda che scrive in arabo e si auto-traduce in inglese, lo fa in un modo garbato, dando sfogo alle vibrazioni interiori, senza intenti programmatici. L’attualità scaturisce dal riflesso che procura nel vissuto intimo e in un’assonanza tra il corpo del poeta, dell’io narrante e la terra. La metafora dell’autunno è centrale perché nella sua bellezza struggente, non è custodia del calore e dell’energia dell’estate, non prepara né protegge dal rigido inverno, non è un invito all’intimità ma è lacerazione, come nella poesia che dà il nome alla raccolta. Perfino l’azzurro del cielo si accompagna alle ombre di un dormitorio. E lo stesso meriggio è quel vagare nell’ombra in un passaggio dal caldo accecante all’oscuro. E’ come se non ci fosse nessuna tregua: la sua è una poesia delle ombre intese come tenebre, fragilità dell’essere umano ridotto ad ombra di se stesso, piegato come ci racconta il poeta dalla tortura, anche solo psicologica; ma anche come riflesso del tutto, della bellezza divina, ineffabile e imprendibile per il poeta. Ricorda certamente in questo aspetto sia la tensione “mistica” della poesia classica e la missione del poetare come epifania sia quella moderna dell’indicibilità e dell’impotenza umana. Come non ricordare Eugenio Montale e noi che non abbiamo il verso? Ecco che il tema non diventa solo il racconto della vita dolorosa della Siria al tempo di oggi, anche se non c’è mai una puntualizzazione del luogo e del tempo, quasi fosse una condizione esistenziale universale, quanto un meta discorso sul linguaggio, sul dovere e la tensione all’infinito che però non si realizzerà mai completamente.

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lunedì 14 dicembre 2015

Firenze 12 dicembre 2015


Firenze, Hotel Golden Tower
12 dicembre 2015

Il debutto di "Viaggio di ritorno. Firenze si racconta" (OltreEdizioni)

con Maurizio Filippini

Limes 11/15 “La strategia della paura”

Il numero 11/15 di Limes è dedicato alla strategia del terrorismo e alle conseguenze geopolitiche degli attentati di Parigi

“Piccole storie di Ornella V.”

Scritto da  Ilaria Guidantoni Venerdì, 11 Dicembre 2015

Istantanee, pensieri, tra la cronaca quotidiana di un diario, il sogno e le fantasie di una celebrità della canzone italiana sotto forma di racconti. Quello che emerge è una figura “domestica”, la donna dietro le quinte, così quotidiana che svela una dolcezza lontana dall’aggressività sensuale delle scene e soprattutto dotata del tocco dell’ironia.

Quattordici racconti, pennellate e graffi che si mostrano da una porta semi-aperta, una finestra che si spalanca all’improvviso o una sala d’attesa in un aeroporto. Sembrano pagine di diario ma forse sono in parte storie inventate, vere quanto le nostre fantasie intime che partono certo dalla realtà, per poi colorarsi e vestirsi dei nostri sogni e delle sensazioni che ci attraversano. Rapidi e ritmati come una canzone le piccole storie di Ornella, svelano una delle voci più note della canzone italiana oltre che una rappresentante delle scene e della sensibilità nazionale non solo musicale, dalla parte segreta e direi domestica. Del leone dai riccioli rossi scompigliati, dalla sua sensualità aggressiva, trasgressiva e non riconducibile all’immaginario classico - che la stessa Vanoni cita in questa pagine - resta solo il graffio dell’ironia. E’ per dirla con Aristotele la “sproporzione” che genera comicità e che nei brevi, talora brevissimi, racconti diventa la sorpresa finale, il ribaltamento della situazione e che fa dire che la Vanoni ha certamente il piglio del narratore perché ne ha il fiuto e il gusto.

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“Miles e Juliette” di Walter Mauro

Scritto da  Ilaria Guidantoni Domenica, 13 Dicembre 2015

Un testo denso e struggente nel racconto e nella scrittura, così fluida, impalpabile eppure graffiante. E’ un romanzo-documento di un’iniziazione amorosa, breve e folgorante, un affresco della Parigi del Quartier Latin nel 1949, del cenacolo degli esistenzialisti e di due grandi della musica che l’autore ha conosciuto dal vivo. E’ l’amore struggente e disperato come ogni amore impossibile tra la grande tromba del jazz Miles Davis e l’angelo di Saint-Germain Juliette Greco.

Questo romanzo, perché ha a tutti gli effetti ha il gusto della narrazione, è anche un prezioso documento di un’epoca e di un ambiente che non esistono più e che hanno segnato la modernità non solo parigina e francese, ma almeno europea. Sono stata letteralmente rapita dalla copertina e dal fatto che non conoscessi questa storia d’amore tra due grandi della musica che amo e che ho ascoltato dal vivo. In effetti la loro intensa storia d’amore è durata due settimane nel maggio di quel 1949 durante il soggiorno di Miles Davis a Parigi: un amore che non sarebbe finito mai neppure dopo la separazione, forse perché impossibile da sempre. Non solo fu breve ma gelosamente custodito nel circolo degli amici intimi e Simone De Beauvoir, le Castor per gli amici, la compagna di Jean-Paul Sartre, Paulu per gli intimi, in quale modo la guida del circolo intellettuale, ne custodì la riservatezza quasi morbosamente come le appartenesse e facesse parte di una delle lezioni del suo uomo. Il libro è travolgente innanzi tutto per la scrittura intrigante e preziosa, lirica e pungente, di Walter Mauro che è stato uno dei più noti esponenti della critica militante musicale e letteraria che anima il testo delle emozioni vissute in diretta, nascondendo con nonchalance le citazioni e le informazioni dietro la naturalezza di un ambiente respirato. E’ anche un libro di iniziazione all’amore, alle sue sofferenze, alla lacerazione della passione di due artisti e soprattutto di un uomo che è devoto primariamente alla propria tromba e solo in seconda battuta alla donna e alle donne che pure ha amato molto. E’ soprattutto un documento carnale di un momento magico dello spirito e del pensiero che per decenni e ancora oggi chi ama quella filosofia e comunque la trova una pietra angolare nella fondazione della cultura contemporanea va cercando a Parigi.

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giovedì 10 dicembre 2015

“Vergogna tra le due sponde. La schiavitù contemporanea nel Mediterraneo” di Ezzat el-Kamhawi

Scritto da  Ilaria Guidantoni Martedì, 08 Dicembre 2015

Ricostruzione interessante, documentata, critica, senza pregiudizi ideologici dell’Egitto contemporaneo, dei suoi mali interni ed interiori all’origine dell’emigrazione. Una storia dietro le quinte che difficilmente si conosce e si può capire senza un interprete acuto come Ezzat el-Kamhawi, che dimostra di saper essere poeta della scrittura quanto giornalista e saggista, in grado di puntualizzare le parole e svelare quanti pregiudizi ed interpretazioni forzose esistono in merito all’espressione “Immigrazione clandestina”. Non scontata la sua attenzione alla presenza egiziana nel nostro paese e all’emigrazione di ritorno. Infine un testo che non fa sconti né al proprio paese né all’Europa.

Un saggio e una cronaca dei naufragi, una ricostruzione che non si accontenta di analizzare il fenomeno contestualizzandolo ma ampliando l’orizzonte storico dell’Egitto contemporaneo dal 1952 alle rivolte del 2011, fino ai moti del 2013 e alla vigilia dell’oggi. Un testo giornalistico che diventa anche narrazione di storie e vicende umane nonché approfondimento filosofico e sociologico sulla civiltà egiziana di oggi, quella che non conosciamo, cristallizzati come siamo nella visione di un Egitto che affonda nel mito. A tal proposito interessante il tema del valore del corpo nella civiltà rurale egiziana e del tema della terra che appare come un fil rouge di questo popolo, dal Nilo e le sue inondazioni ma anche il suo essere padre fecondatore e in qualche modo divino, maledetto quanto benedetto ad un tempo, fino alla politica agricola odierna per la quale il ministero preposto si chiama, non a caso, dell’agricoltura e dell’irrigazione. Il tema dell’agricoltura e della condizione miserabile dei contadini dall’epoca dei faraoni a oggi entra nelle pieghe e nei risvolti di un paese che, leggendo questo libro, ci accorgiamo di conoscere come un’immagine lontana nel tempo e fissata una volta per tutte. Nel 2010 succede qualcosa di sconvolgente per un paese nel quale trascurare la terra è un’offesa alla grazia di Dio se non direttamente a Dio: il 30% del terreno è lasciato incolto.

Secondo el-Kamhawi il giovane rurale sopporta dolori diversi da quello di città e non è tutelato dalla legge per il lavoro minorile ma forse nemmeno dalla famiglia che considera il corpo del figlio di proprietà collettiva.

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lunedì 7 dicembre 2015

“Fecondatio animale” di Giovanna Mulas

Scritto da  Ilaria Guidantoni Giovedì, 03 Dicembre 2015

Una confessione, un flusso di coscienza interrotta, sanguigno come la voce narrante che narra di sé: è la Sardegna ispida, rocciosa, interna e interiore, delle profondità, mentre il mare resta una minaccia. Voce al femminile, vaso ancestrale di vita che assume in sé elementi vitalistici e confessa il proprio dolore senza arrendersi. E’ anche un’analisi sull’intellettuale come narratore della propria coscienza e voce del mondo, con il dovere di dare parola ai più deboli.

E’ difficile recensire i libri di Giovanna Mulas, soprattutto questo, perché sfuggono più di altri ad un’etichettatura e non è né un appunto né un complimento. Chi la conosce come me può capire che leggere un testo che è una confessione così come anche i suoi romanzi senza incontrarla è arduo e qualche volta se ne può perdere il senso. Giovanna è carnalità allo stato puro e voce e i suoi romanzi vanno prima di tutto ascoltati nei suoi recital, guardandola, respirandola. Questo scritto non sfugge a mio parere a tale logica, anzi la rafforza e testimonia il continuum che in lei esiste tra vita e letteratura più che altrove. Il testo è frammentario e nello stesso tempo fluido, con alcuni passaggi che tornano, ciclicamente, è più di un’autobiografia e di un diario intimo, è la confessione quasi dal vivo, registrata sulla carta di un’anima dolente ma non arresa. Giovanna narra in capitoli che sembrano piccoli saggi, estratti, talora scritti propedeutici o a commento di altri suoi scritti nonché articoli di un giornalismo irrituale, la propria storia senza un’organizzazione storica, logica e narrativa ma partendo dal dolore e dagli episodi apicali di esso: la lotta con il mare al quale è sfuggita per miracolo che diviene metafora del maschio tentatore e violentatore in un immaginario molto vicino a quello del mondo arabo mediterraneo. Poi Giovanna è la vittima di una madre, a tratti dolcissima, in altri momenti violenta, preda della schizofrenia; e ancora di un padre, un amore grande e un involontario carnefice – il commento è mio e mai dell’autrice che gli è teneramente riconoscente – per aver amato e protetto i figli, nascondendogli però l’amara verità e quindi disorientandoli rispetto alla madre. E ancora vittima di un amore malsano e violento fino alla resurrezione.

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mercoledì 2 dicembre 2015

“La poesia nelle piazze. I versi di protesta della primavera araba” di Hussein Mahmoud

Scritto da  Ilaria Guidantoni Lunedì, 30 Novembre 2015

Un excursus di grande interesse che mette al centro della cultura araba la composizione poetica, della quale si sa poco o nulla, al di fuori dei confini di dove è nata. Un lavoro prezioso di comparazione accompagnato da una ricca antologia ben commentata. E’ un testo minuzioso, attento ma anche molto fruibile che riporta l’attenzione sulla poesia per la sua forza popolare ed emotiva dirompente che, soprattutto nel mondo arabo, coinvolge i giovani e l’impegno civile, come dimostra la sua rinascita in occasione delle rivolte recenti. Dal 2011 – soprattutto in Egitto – si torna alla poesia rifacendosi anche con citazioni esplicite ai poeti antichi.
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Un lavoro prezioso e originale. La poesia ha sempre svolto un ruolo di grande importanza nel mondo arabo. A partire dall’epoca preislamica – della cosiddetta ignoranza - quando i poeti si sfidavano a colpi di versi nella piazza del mercato. Tenzoni che ricordano per le tematiche e lo spirito i lirici greci, con i piaceri al centro dell’attenzione, dall’eros al vino. I primi componimenti, ci ricorda l’autore, sono nati nei pascoli e nel deserto, per poi trasferirsi appunto nel cuore della città, addirittura 3mila anni or sono con composizioni ritmate su sistemi metrici molto semplici. Con l’urbanizzazione le poesie furono “appese”, nel senso stretto del termine, mu’allaqāt appunto, per essere lette pubblicamente e valorizzate, ad esempio sui muri della Ka’aba. Nel VII secolo dell’era cristiana questo tipo di espressione raggiunse l’apice: in particolare il libro ricorda Imru’ l-Qays, cosiddetto “capo dei poeti del fuoco all’inferno”, noto tra l’altro per le allusioni erotiche esplicite, oltre che per alcune descrizioni del suo destriero e cammello. Altro poeta di questa tradizione Tarafa ibn al-‘Abd, morto nel 560 d.C. e chiamato “il poeta della filosofia personale”. A suo avviso i tre pilastri della vita sono che niente vale più del piacere di consumare la propria fortuna bevendo vino; accogliere sotto la propria tenda lo straniero gustandone la compagnia; e abbandonarsi alle gioie dell’eros. Naturalmente la poesia preislamica è ben più ricca dei sette poemi appesi e tra le tante voci mi ha colpito la prima voce letteraria femminile araba, al-Khansā della zona dell’odierna Arabia Saudita nel 575 d.C.; mentre per il volgare italiano – fa notare Hussein Mahmoud, si deve attendere Compiuta Donzella, rimatrice fiorentina del XIII secolo.

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lunedì 30 novembre 2015

“E se fossi morto?” di Muhammad Dibo

Scritto da  Ilaria Guidantoni Sabato, 28 Novembre 2015

Un non-romanzo, una lunga lettera aperta alla madre e a chi non conosce la Siria, un paese dove la morte sembra più naturale della vita. E ancora, una riflessione interiore e una condivisione che da una vicenda di stra-ordinaria quotidiana, invita a riflettere sulla banalità del male, sulla paura, sulla libertà e sul condizionamento degli affetti.

E’ un libro che sorprende con un inizio che pare quasi un noir, per proseguire con un racconto sotto forma indiretta di lettera aperta alla madre, ma anche un diario interiore, sulla propria storia di prigioniero politico, incarcerato e torturato, che diventa, per certi aspetti, un lungo servizio giornalistico sulla Siria di oggi; per altri, un saggio in forma di confessione sul tema della dittatura e del carcere come fabbrica della paura, sull’alimentazione di una società della diffidenza e sulla condizione degli intellettuali, bersaglio in quanto temuti oppositori della fabbrica del consenso sulla quale si regge la fragilità di un potere cieco e senza forza; infine, una riflessione esistenziale e filosofica sulla capacità dell’uomo di resistere alla paura, sul valore del tempo della coscienza che per varie ragioni è annullato dalla detenzione. E’ quasi con ironia che Muhammad Dibo evidenzia come in Siria da troppo tempo non nasca un filosofo, in grado di seguire il corso della storia e presentare orizzonti nuovi. Da qui nasce la crisi di un paese di dissidenti o servitori del potere. Interessante lo scandaglio psicologico dei vari profili, acuto e incisivo, che mostrano in Dibo non solo il piglio del giornalista quant’anche la sensibilità del sociologo e dell’osservatore della condizione umana secondo la pietas. Ci sono gli assassini, che non sono assassini in ogni aspetto della loro vita perché hanno dei figli che amano magari e l’autore si interroga su chi possa proteggerli affinché su di loro non si abbatta la ruota tragica delle colpe dei padri che ricadono sui figli. Ci sono gli intellettuali, spesso a loro volta confusi, per la vergogna della morte altrui, forse per un senso di impotenza e di doppia responsabilità: civile verso la società, affettiva verso i propri cari. Due sponde che non trovano conciliazione nel nostro autore.

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Memorie e racconti del Mediterraneo di Alfonso Campisi e Flaviano Pisanelli

Scritto da  Ilaria Guidantoni Sabato, 28 Novembre 2015

L’emigrazione siciliana in Tunisia tra il XIX e il XX secolo

Mémoires et contes de la Méditerranée
L’émigration sicilienne en Tunisie entre XIXe et XX siècles

Il racconto, tra reportage e memorie della colonia italiana in Tunisia, è un testo a due voci, in due lingue, nutrito di dialetti ed emozioni di un popolo sospeso tra due paesi e due culture che oggi torna di grande attualità: per conoscere, capire e non dimenticare, quando la migrazione era da nord a sud. Il diritto all’identità plurale al centro di una riflessione di grande attualità.

Corredato da molte foto e documenti d’epoca, il libro è un documentario scritto che racconta minuziosamente la presenza italiana in Tunisia nel corso dei secoli, tutt’altro che marginale. Il libro si concentra nel periodo tra Otto e Novecento fino all’Indipendenza tunisina avvenuta nel 1956 e alla fuoriuscita conseguente, a tratti forzata, degli Italiani, che continuò negli Anni Sessanta. All’inizio quella italiana fu una migrazione legata soprattutto agli Ebrei in particolare dalla Toscana e in special modo da Livorno con caratteristiche proprie: erano i cosiddetti “Grana”, che hanno rappresentato una sorta di élite sia culturale, sia economica. Dall’Ottocento l’emigrazione italiana si strutturò e visse diverse stagioni che Alfonso Campisi ricostruisce con grande attenzione anche attraverso le interviste agli emigrati italiani, essenzialmente un gruppo di anziani siciliani che adesso vivono in una casa di cura a Radès, a Tunisi, ma anche testimonianze di italiani al Grand Tunis, ad Hammamet, a Sousse, in Francia ed in America. Gli autori hanno saputo raccogliere importanti testimonianze su cui si sono basati per effettuare una approfondita analisi storica, culturale e linguistica della storia dell’emigrazione italiana in Africa. Tra le testimonianze ricordo Marysa Impellizzeri che ha vissuto la sua infanzia a Tunisi e da qualche anno ha deciso di tornarci; Marinette Pendola altra italiana di Tunisi con un’identità tra le due sponde, scrittrice che vive a Bologna e Luigi Biondo, con una storia familiare di emigrazione tunisina che ha riscoperto attraverso un suo percorso sulla via del corallo e dell’arte, attuale direttore del Museo Pepoli di Trapani, tutti amici ritrovati in queste pagine. Interessante e di grande attualità la riflessione su una popolazione che ad un certo momento si trova sospesa e lacerata da una doppia identità sia linguistica sia più complessa, tenendo ben a mente che la lingua non è solo una modalità d’espressione quanto una visione del pensiero. Nel testo si ravvisa il tema del confronto con la diversità, quando gli altri eravamo noi e gli autori, senza procedere a tesi né con pregiudiziali, mettono a nudo tanti luoghi comuni che nel corso delle miei ricerche posso confermare.

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mercoledì 25 novembre 2015

“Piani di fuga” di Leyla Khalil

Scritto da  Ilaria Guidantoni Domenica, 22 Novembre 2015

Piani di fuga è una storia di amicizia e libertà, fresca e immediata come un diario dell’adolescenza, non solo quale dimensione di una stagione della vita ma come spirito di avventura che alberga in noi.
La storia di un’amicizia di Patrizio e Tommaso che si perdono e si ritrovano, come spesso accade, fortuitamente dopo ventiquattro anni, ognuno in fuga da qualcosa. I giovani scelgono di sospendere le loro personali avventure per cercare insieme qualcosa che si azzardano a definire “libertà”. Il racconto, scritto con l’immediatezza e la spontaneità di un diario giovane, ha però una sua modulazione colta, in quell’inframezzare tipico, di una scrittura intima e diretta tra toni alti e sensazioni, voglie immediate e impellenti. Questo forse si spiega anche con la gestazione lunga del libro, nato per ispirazione dalla vita, senza troppi riferimenti specifici, dalla quotidianità dell’autrice, al momento ancora adolescente. Leyla Khalil, italo-libanese nata nel ’91, ha pubblicato racconti e poesie in diverse antologie, giovane che incredibilmente immagina di raccontare l’adolescenza mentre lei stessa la sta ancora vivendo e poi matura il racconto mentre anche i suoi personaggi crescono. Il libro ha un buon ritmo, sembra quasi una sceneggiatura cinematografica e le riflessioni sul tema della libertà e della voglia di avventura, si inseriscono quasi come un “sottopancia”, una voce narrate nel ritmo del dialogo eppure trova spazio la liricità.

Durante il vagabondare per l’Italia senza meta dei due amici è infatti lo stesso concetto di libertà a venir messo in dubbio e ribaltato. Ed è così che Patrizio e Tommaso arriveranno a scoprire un’alternativa alla vita fatta di abitudini e routine. Elaborati e ridefiniti più volte, lentamente si attueranno i loro piani di fuga.

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lunedì 23 novembre 2015

Firenze, 17 novembre 2015

Firenze, al Caffè Le Murate
con l'attrice Letizia Fuochi (a sinistra) e Cristina Tosto de La nottola di Minerva


“Vernice fresca” di Luca Rondolini

Scritto da  Ilaria Guidantoni Domenica, 22 Novembre 2015

Undici racconti calati in una realtà quotidiana spessa e densa, domestica, resa materica dall’uso di una lingua spicciola, perfino dialettale; eppure queste storie, come istantanee, paiono essere sospese, talora in bilico tra sogno e realtà: pensieri, momenti di una stessa persona come episodi, o uno zoom che scorre veloce tra angoli diversi di un paese?

Presentato a Umbria Libri 2015, Venerdì 13 novembre

Vernice fresca è il titolo di un racconto che dà il nome alla raccolta è presentata come 11 racconti, 11 storie imperfette, dense, crude, tra eros, nostalgia e un’ironia strisciante che a tratti regala alle pagine un’insolita freschezza, piena di umanità. L’idea di questi fotogrammi, che potrebbero essere stati scattati in momenti diversi di una stessa vita, allucinazioni, sogni a occhi aperti o chiusi, divagazioni della mente, è che dietro ci sia una stessa anima: potrebbero essere storie e personaggi diversi ma anche varianti, episodi di una stessa persona. Racconto certamente nutrito di un sensibilità maschile, a metà tra un racconto di iniziazione senza formazione e cronache di giornate ordinarie dove dei brani sono strappati, colti in fragrante, senza l’idea che togliendo qualcosa ci sia una frattura: sono storie senza trame dove un giorno può essere unico o essere indifferente, accanto a tanti altri. I personaggi infatti ci appaiono fluidi, irregolari senza riuscire ad essere immorali. Nella vita – si intuisce più che spiegare - che si barcamenino alla meno peggio nei meandri del quotidiano con il loro carico di insicurezze e ossessioni che, lungi dal risolversi nel corso delle vicende, rimangono incastrate nelle pieghe della vita a tracciare nell’insieme una sorta di romanzo di deformazione. A fare da contrappeso a questa rarefazione un po’ allucinante e straniante più che conturbante – attraversata da una sensualità focosa ma sbrigativa e impacciata – c’è una contestualizzazione sociale indovinata: l’immagine che emerge per me è una realtà di paese, una vita modesta, dove il dialetto perugino marca il territorio e segna i personaggi con una certa umiltà.

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venerdì 13 novembre 2015

Sophie la Parigina - Il suo dizionario dell'art de vivre

Sophie è una parigina dalla testa ai piedi. Conosce Parigi e la sua art-de-vivre come le proprie tasche. Con il suo dizionario illustrato dalla A alla Z, ci offre una visione a 360 gradi sulla cultura parigina, ovvero sull’eleganza, la gastronomia, la moda, l’educazione, la seduzione e la personalità di queste parigine, cosiddette perfette… Chi l’ha detto che il cioccolato fa ingrassare? Che non si possono indossare calzini con i sandali Chanel? Sophie ci svela in 103 parole, le piccole manie e i segreti delle parigine, ma tante altre cose tra cui come scegliere bene un macaron, dove godere di più un bel tramonto e che cosa è davvero un French kiss… Il suo dizionario ritrae una parigina del XXI secolo, con i suoi mille volti, in varie situazioni della sua vita nella Ville Lumière. Passate tranquillamente da una parola all’altra, a vostro piacimento. Le fotografie del libro ritraggono una Parigina di oggi in varie pose, fotografata come se fossero immagini rubate, in varie situazioni della sua vita in città…

L’autrice prende ispirazione dalla propria esperienza e da quella di centinaia di persone, famose o sconosciute, che ha incontrato e intervistato nel corso della sua vita parigina, per scrivere questo libro pieno zeppo di consigli e suggerimenti per comprendere al meglio una parigina e tentare di assomigliarle.

Perché il libro: per saperne di più sulla parigina, il suo stile, le sue abitudini e difettucci, ma anche per passare un momento con Sophie, un personaggio da romanzo simpatico, spiritoso e so Parisian! Un libro “Leggero ma profondo”, “Vero manuale di art-de-vivre, ma anche una raccolta di aneddoti divertenti, di consigli amichevoli  e di indirizzi giusti”.

L’AUTRICE: Nathalie Peigney. Con un master, business, administration and management, della Chambre de Commerce de Paris (Négocia) in tasca, un altro di marketing dell’Institut Français de la Mode (Ifm) e dopo un periodo di studio presso l’Esmod, la nota scuola francese per stilisti, ha intrapreso il cammino nel campo della moda, lanciando il proprio brand a Parigi. Come designer e manager, ha viaggiato in tutto il mondo per presentare le sue collezioni. La sua visione dell’eleganza parigina è globale, al tempo stesso parigina e internazionale, professionale e personale, entusiasta e critica. Oggi è una consulente di marketing e giornalista esperta in prodotti di lusso, in moda maschile e in gastronomia francese. Ama la cultura francese, Parigi e i suoi codici di vita, ma anche i suoi abitanti. È una Parigina Doc! Non c’è niente di più naturale per questa esperta del lusso e dell’art-de-vivre francese che parlarci di Sophie, una Parigina a volte snob, ma sempre chic. Nathalie Peigney ha anche un blog, Sophie the Parisian, in cui otto delle sue amiche e un amico, il solo uomo del gruppo (!), parlano della Ville Lumière e della vita parigina. www.sophietheparisian.com

Presentazioni "Il terzo occhio"

Il 13 novembre 2015 (ore 18), a Penne (Pe), presso la Chiesa di San Giovanni Evangelista, in occasione della 18ema Biennale d’Arte sarà presentata la nuova pubblicazione di Ivan D’Alberto - Il Terzo Occhio - dall’omicidio di Avetrana a Profondo Rosso, dai plastici di Bruno Vespa alle installazioni di Angelo Colangelo, edito da primeVie Edizioni (Corfinio Aq – ottobre 2015).
Oltre l’autore saranno presenti Antonio Zimarino e Martina Lolli, curatori della Biennale.

Il libro sarà poi presentato il 20 novembre a Roma, presso lo Spazio TRAleVOLTE. A quest’ultimo appuntamento parteciperà la prof.ssa Michela Becchis, (storico dell’arte e docente all’Università Tor Vergata di Roma), la quale ha scritto la prefazione del libro e Francesco Pezzini, responsabile dello Spazio TRAleVOLTE.
Attraverso un approccio tipico degli studi visuali il volume è già di per se un progetto editoriale costruito secondo un’impalcatura propria dei cultural studies: capitoli brevi ma incisivi, con molte note e riferimenti bibliografici tratti direttamente dal web e un apparato fotografico inedito ed esplicativo il più delle volte recuperato su Internet.
Seguendo una linea scientifico-narrativa che inizia con l’analisi della cultura artistica e letteraria di fine Ottocento, lo studio prosegue nelle larghe trame della pornografia orrorifica, le inchieste giornalistiche subalterne e il cinema d’autore, dimostrando come il caso di Avetrana di Puglia, intesse maglie con il film Profondo Rosso di Dario Argento e il romanzo giallo di Kate Summerscale Omicidio a Road Hill House (vicenda realmente accaduta nell’Inghilterra di metà ‘800).

I rifermenti culturali chiamati in causa in questa sorta di “album di esercizi” dialogano con molte proposte artistiche di autori contemporanei come ad esempio le foto di Daniele Ratti, Goldiechiari e Fabrizio Sacchetti, le installazioni di Angelo Colangelo e la rinnovata pittura di Dario Carratta, a dimostrazione di come l’arte sia sempre stata lo “specchio della società”.
L’indagine poi giunge a registrare quello che Jean Clair definisce disgustoso e che Julia Kristeva chiama Arte dell’Abiezione, ovvero le scorie che questa ricerca della verità ha messo in luce, come ad esempio i 486 fotogrammi sulla morte del presidente americano J. F. K. di Abraham Zapruder, il sangue che scorre sul corpo esamine del dittatore Muammar Gheddafi e l’immagine di un coniglio schiacciato da una pressa industriale fotografato dall’artista Simone Ialongo.
Ma così come accadde con La zattera della Medusa di Géricault, inizialmente considerata oscena e lontana da ogni canone estetico e invece oggi ritenuta manifesto della cultura francese di fine Ottocento, non è detto che queste immagini, ora considerate indecorose e di cattivo gusto, diventino, in un futuro non troppo lontano, il manifesto del nostro tempo.

Il progetto editoriale si completa con una prefazione a cura di Michela Becchis e una postfazione a cura di Franco Speroni a presentazione e a sostegno delle tesi avanzate nel testo.

martedì 10 novembre 2015

"Nello spazio di un sogno" di Floriana Porta: incontro tra arte, natura e poesia

FLORIANA PORTA

NELLO SPAZIO DI UN SOGNO


L'INCONTRO TRA ARTE, NATURA E POESIA


«Non sono un gran pittore, né un gran poeta;
so soltanto che faccio quel che penso
per esprimere quel che provo» (Claude Monet)

In questo libro i preziosi colori e gli effetti delle opere pittoriche di Claude Monet accompagnano le poesie e gli haiku di Floriana Porta. I temi principali di quest’opera sono: il silenzio e la solitudine, il tempo e la memoria, le luci e le ombre dell’interiorità, ma soprattutto la natura in tutta la sua materica bellezza. Le stagioni sono dipinte con parole energiche e colori pastosi. L’ultima parte raccoglie alcuni intensi haiku (brevissime poesie tradizionali giapponesi di diciassette sillabe). Un libro imperdibile per gli appassionati d’arte e di poesia.

I dipinti del maestro dell’impressionismo e i versi della poetessa torinese si fondono in questo libro che si può leggere online gratuitamente sul sito Issuu (link al libro: http://issuu.com/florianaporta/docs/nellospaziodiunsogno)

Video su YouTube dedicato al libro: https://www.youtube.com/watch?v=fhvGRPsdQis

Il sito dell’autrice Floriana Porta: http://www.florianaporta.it



“Oltre il mare di Haifa” Il romanzo d’esordio di Maria Elisabetta Ranghetti

Scritto da  Ilaria Guidantoni Lunedì, 09 Novembre 2015

In copertina per gentile concessione a titolo gratuito dell’autore “Donna in riva al mare” di Roberto Levati

Un romanzo che descrive con una struttura complessa in un crescendo emotivo e con una scrittura “leggera” e scorrevole un amore – degli amori – difficile apparentemente per ostacoli esterni. Una nuova scrittura di Giulietta e Romeo tra arabi ed ebrei israeliani e ancora tra ebrei d’Israele e figli della diaspora. Se nella prima parte si avverte la priorità di ricondurre la storia ad un conflitto atavico tra due mondi che tinge tutto di rosso sangue e di nero, nella seconda parte del libro la Ranghetti sembra con più scioltezza scoprire che la sua passione resta ma ha il coraggio di rivelarsi anche come amore per la scrittura e la narrativa. Il racconto e l’analisi della complessità psicologica di una relazione e delle relazioni affettive in genere sono ben strutturati e rivelano le doti di una scrittrice, non ancorata all’elemento didascalico. Si capisce che la sua conoscenza è profonda e anche il suo amore per Israele e la cultura ebraica sebbene sappia prendere la giusta distanza, non proceda a tesi e lasci emergere le proprie conoscenze con naturalezza.

E’ la storia di due coppie che Miriam, protagonista del libro, giovane donna ebrea nata in Israele e cresciuta a Londra in una famiglia laica e poco praticante, scopre tardi nella sua vita. Nel senso che la sua storia con David che sta per sposare all’inizio del racconto, sembra procedere tranquilla insieme alla relazione che ha con la madre che non c’è più e il patrigno al quale è molto legata. Poi un giorno s’imbatte in Kaled, un arabo palestinese da tempo sulle sue tracce, che le chiede di seguirlo a Ramallah per incontrare un uomo in fin di vita.
Chi è quest’uomo? E che relazione ha con lei? Spinta dalla necessità di capire, Miriam parte per Israele, una terra di cui sa poco, per conoscere alcuni familiari emersi da un passato doloroso e oscuro che fino a quel momento le era stato celato; intraprende così un viaggio alla ricerca della propria identità affiancata da Amos, un uomo tormentato da trascorsi misteriosi.

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mercoledì 4 novembre 2015

23 ottobre 2015 - Caffè Baluba di Milano

Al caffè Baluba di Milano, per raccontare il mio Mediterraneo noir,
con Andrea Carlo Cappi e Andrea G. Pinketts




martedì 3 novembre 2015

“Il trasferimento” di Manlio Cancogni

Scritto da  Ilaria Guidantoni Domenica, 25 Ottobre 2015

L’ultima sorpresa di un grande del Novecento, schivo e discreto, una vicenda narrata con una scrittura asciutta ambientata nella Libia degli anni Trenta, che si conferma di grande attualità.

E’ il piglio del giornalista, la scrupolosità del cronista, non d’assalto, ma lucido analista della realtà che rende questo libro di uno degli scrittori sommi del Novecento, Manlio Cancogni, un testo di grande attualità, anche nello stile. Cancogni, scrittore e giornalista, morto il 1° settembre 2015 a novantanove anni, bolognese di nascita, ma di genitori versiliesi, è sempre rimasto legato alle sue origini. E’ sepolto nella sua Versilia, a Fiumetto. Personaggio di grande profilo, fu tra l’altro corrispondente per L’Espresso e l’Europeo, è stato un autentico signore del giornalismo e della cultura, senza divismo né l’arroganza di chi la sa lunga. La vicenda di questo manoscritto, ritrovato dallo stesso autore, qualche mese prima della sua morte, illustra bene lo spirito dello scrittore. Come racconta Simone Caltabellotta nella sua nota al testo, fu un libro che a più riprese Cancogni cercò di pubblicare e, una volta, quando era sul punto di farlo con la casa editrice Fazi, ruppe i rapporti per restare fedele al proprio pensiero, in seguito alla pubblicazione da parte di quest’ultima di alcuni testi di cui non poteva condividere lo spirito. Il libro fu composto a metà degli anni Novanta, probabilmente con la maturità e la giusta distanza dagli avvenimenti che narra e, ci informa Caltabellotta – uno dei principali protagonisti della riscoperta dell’autore – è totalmente diverso dagli altri romanzi, norma che Cancogni tenne sempre presente contraddicendo la regola diffusa secondo la quale ogni autore scrive in fondo sempre lo stesso libro per tutta la vita.

Quello che mi ha colpito è la fluidità della lingua, la modernità dei sentimenti, l’attualità della narrazione che non tradisce però l’ambientazione della stessa e manifesta non solo la lezione giornalistica assimilata – non rischia la deriva saggistica – quanto la capacità e possibilità di dire il tragico oggi.

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“Paesi, paesaggi”. Il volume sugli itinerari di Davide Rampello

Scritto da  Ilaria Guidantoni Domenica, 25 Ottobre 2015

“Paesi, paesaggi”, la popolare rubrica di Striscia la notizia, diventa un libro: il racconto dei viaggi dell’inviato Davide Rampello con il curatore dei testi Luca Masia. Un viaggio nell’Italia degli archetipi dove territorio e cibo è una metafora per raccontare l’identità e il patrimonio “non come turisti ma come ospiti”.

A Milano Mercoledì 21 ottobre alle 18.30 alla Libreria Feltrinelli di Piazza Piemonte è stato presentato il libro di Davide Rampello, con Luca Masia PAESI, PAESAGGI, una serie di itinerari che dal Piemonte alla Sicilia attraversano l’Italia della qualità.

Ogni capitolo è una tappa del viaggio: un taccuino ricchissimo di annotazioni, riflessioni, indicazioni su cosa vedere, cosa gustare, cosa fare.
Una guida molto personale alla scoperta di luoghi spesso dimenticati e nascosti, dove sentirsi sempre ospiti e mai semplici turisti.

Davide Rampello (1947), manager e consulente culturale e gestionale per istituzioni nazionali e internazionali, ha ricoperto negli ultimi tre decenni numerosi incarichi in ambito televisivo e artistico. Presidente della Triennale di Milano dal 2004 al 2011, è curatore del Padiglione Zero e curatore dei contenuti artistici per Expo Milano 2015. Con Skira ha pubblicato La mia Triennale. Cronache di una ribellione (2013).

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« Tristesse Avenue» di Nidhal Guiga

Vendredi 23 Octobre, à partir de 17h,  nous avons le plaisir de vous inviter à rencontrer Nidhal Guiga, à l’occasion de la parution de son roman « Tristesse Avenue », paru aux éditions Arabesques.

La présentation se fera avec Raouf Medelgi.
         

giovedì 29 ottobre 2015

Livorno, Harborea la giornata del Mediterraneo 10 ottobre 2015



Con Silvia Menicagli ad Harborea, Livorno 10 ottobre 2015
la giornata dedicata al Mediterraneo


In uscita "Vernice fresca" di Luca Rondolini

Dal 10 ottobre è disponibile la nuova pubblicazione della collana Edeia-Racconti di Oltre Edizioni, "Vernice fresca", firmata Luca Rondolini

11 racconti, 11 storie imperfette, dense, crude, tra eros, nostalgia e un'ironia strisciante che a tratti regala alle pagine un'insolita freschezza, piena di umanità. I personaggi, fluidi e irregolari, si barcamenano alla meno peggio nei meandri del quotidiano con il loro carico di insicurezze e ossessioni che, lungi dal risolversi nel corso delle vicende, rimangono incastrate nelle pieghe della vita a tracciare nell'insieme una sorta di romanzo di deformazione. La peruginità di espressioni e situazioni non può non richiamare alla memoria il conterraneo Filippo Timi. Gli accenni lirici e le tinte espressionistiche, che tanto devono alla prosa di Federigo Tozzi, sono il fiore all'occhiello della raccolta.

"Anche il mio ingresso nel mondo delle cam porno sembrava casuale e invece sono già nel meccanismo. Come sempre. La scena è limitata allo spazio dell'orgasmo e ogni azione tende a quel fine. Ci sono un prima e un dopo separati in modo nettissimo. Prima c'è l'apice di un ponte che coincide con l'erezione: il raggio del tuo desiderio abbraccia tutti i corpi che vedi e da cui sei guardato. La galleria di specchi si allunga fino all'invisibile e l'unisono sfiora l'onnipotenza. Posso essere chiunque e quindi non sono nessuno. Una democrazia estrema, che ti libera dal peso di un'identità da difendere."

Luca Rondolini è nato a Perugia nel 1977, dove vive. È laureato in lettere e ha conseguito il dottorato in Italianistica con un lavoro sulla narrativa di Federigo Tozzi. Insegna materie letterarie nelle scuole secondarie.
Ha recitato con il CUT di Perugia, per la regia di Roberto Ruggieri, e con Filippo Timi e il Teatro Stabile dell'Umbria. Da molti anni scrive versi e racconti, finora inediti.

Pubblicato il 10/10/2015
pp. 144
formato cm. 13 x 20
ISBN 9788897264576

in distribuzione
Prezzo di Copertina € 12.00

lunedì 19 ottobre 2015

"Cani sciolti" di Muhammad Aladdin

Scritto da  Ilaria Guidantoni Giovedì, 15 Ottobre 2015

Una sceneggiatura più che un romanzo questa suburra in salsa egiziana, vista dalla parte della gente comune, anzi dei giovani e per questo particolarmente dura. Crudo, impietoso affresco del Cairo di oggi di giovani senza speranza che navigano a vista. Una vita consumata in un limbo di emozioni perfino nel vizio.

"Cani sciolti" è un'espressione che indica una generazione allo sbando cresciuta nei paesi arabi tra gli anni Ottanta e Novanta dominati da dittature e consumismo, schiacciata negli anni Duemila da un limbo di corruzione, crisi crescente e impoverimento di valori e cultura; per finire nell'esplosione delle rivolte arabe che non hanno saputo ancora ricostruire un futuro. Il risultato è una generazione perduta che non ha il fascino della trasgressione ma si trascina indolente senza ambizioni né emozioni. I cani sciolti del Cairo assomigliano così a quelli che "reggono i muri" ad Algeri. Il romanzo è scritto come una sceneggiatura dai toni crudi, senza mediazione linguistica, carichi di una violenza profonda e amara, che appare senza redenzione né riscatto. Non esiste quasi una trama in questa vicenda ambientata nelle strade rumorose del Cairo, che suggeriscono atmosfere lugubri e notturne, rischiarate da fari per lo più minacciosi: quelli delle camionette della polizia. Note noir che sfumano in un thriller senza soluzione e dove tutti sono colpevoli proprio all'ultima riga.

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“Vento d’autunno” di Dedo Di Francesco

Scritto da  Ilaria Guidantoni Giovedì, 15 Ottobre 2015

Torna Dedo Di Francesco con una delle sue storie delicate e venate di malinconia, una letteratura di intrattenimento ben scritta che difficilmente ormai si produce. Ambientata alla fine della Seconda Guerra Mondiale a Taranto e nei campi di prigionia degli italiani catturati nella battaglia di el-Alamein, come altri racconti di questo autore, è una storia con uno sfondo storico, documentato e ben circostanziato che forse è il pregio migliore che rende le piccole storie di tutti giorni, uniche per chi le vive, comuni per chi le ascolta, credibili e foriere di informazioni preziose.

Il nuovo libro di Dedo di Francesco, scritto come d’abitudine con un italiano curato da buona letteratura di intrattenimento, tenta la sfida di una prospettiva al femminile, non solo perché la protagonista che è anche la voce narrante è una donna e direi che l’autore riesce a mascherarsi – sempre che questo sia stato il suo reale intento – dietro Luisetta ma, a mio parere, per il tono della scrittura. Sembra attingere da uno stile “romantico”, con lunghe descrizioni di paesaggi e ambienti, il modello del diario intimo che si rivolge soprattutto ad un pubblico femminile. Protagonisti due giovani separati dalla guerra, dai costumi sociali, con la caparbietà e i sogni di chi ancora crede che l’amore possa tutto. La vicenda ha i sentimenti della coppia in primo piano, e il piano letterario del libro sembra assegnare questo ruolo al vento, il vento d’autunno, stagione malinconica ma anche di ristoro, che segna la ripresa della vita, quasi una colonna sonora della vicenda.

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venerdì 16 ottobre 2015

Mercoledì 21 ottobre 2015 presentazione del volume "Paesi, paesaggi" - Milano

Mercoledì 21 ottobre alle 18.30 alla Libreria Feltrinelli di Piazza Piemonte a Milano

presentazione del libro di Davide Rampello, con Luca Masia

PAESI, PAESAGGI

nato dalla rubrica di Striscia la notizia, dove Rampello, munito di sedia, racconta paesi e territorio italiani poco conosciuti, svelandone lepeculiarità e le eccellenze enogastronomiche.

Con gli autori interviene Chiara Beria di Argentine.

martedì 13 ottobre 2015

Venerdì 23 ottobre Il viaggio della giornalista e scrittrice Ilaria Guidantoni nel Maghreb - Milano

Venerdì 23 ottobre 2015

NoirMediterraneo, sulle orme del crimine con gli occhi di una donna
Viaggio negli scantinati della storia di ieri e di oggi

Milano, Balubà café Restaurant

via Carlo Foldi 1
(corso XXII marzo-piazza S. Maria del Suffragio)

dalle 19.30 aperitivo-cena a buffet

ore 21.30
il viaggio della giornalista e scrittrice Ilaria Guidantoni nel Maghreb

con Andrea Pinketts e Andrea Carlo Cappi, scrittori


Un percorso iniziatico tra le ombre per denunciare i misfatti taciuti e sostenuti dall’Europa di ieri e di oggi. Le testimonianze dei “ribelli” e il colore delle ferite delle donne.
Da Tunisi, taxi di sola andata (NoReply, 2012) a Corrispondenze mediterranee, viaggio nel sale e nel vento (Oltre Edizioni, 2015)

A Tropea dove saperi e sapori si incontrano

Al Festival Scrivere&Leggere, il cibo come punto di partenza per una società integrata

Nutri-Menti, il sapore della cultura al Tropea Festival, Leggere & Scrivere

Piatti, sapori, storie, tradizioni. Un viaggio che parte dalla Calabria per il piacere del palato e della mente. Dalla pasta e fagioli al gelato di Pizzo Calabro: show cooking di Andy Luotto. Calabria, cuore della civiltà mediterranea. Il Tropea Festival, Leggere & Scrivere rende omaggio alla storia e alle tradizioni di questa regione, cercando di ripercorrere i suoi legami con altre terre affacciate sul Mare Nostrum. E lo fa, esplorando nell’enogastronomia le radici di un comune milieu culturale. Un viaggio che parte dalla Calabria, estendendosi geograficamente e culturalmente verso altri orizzonti. Nutri-Menti, la sezione dedicata ai sapori, ai loro segreti, alle loro origine millenaria - spiegano Gilberto Floriani e Maria Teresa Marzano, direttori artistici della manifestazione - «è la sezione del festival che presenta chiavi inedite di lettura nei legami intessuti da alimentazione, antropologia e filosofia, rivolti alla comprensione della società contemporanea».

Dal 12 al 17 ottobre, il Tropea Festival, Leggere & Scrivere propone una serie di incontri per scoprire, e in qualche caso riscoprire, il Mediterraneo sulla tavola, per confrontarsi a 360° sulla cultura del cibo e sul cibo come veicolo di cultura. Non mancheranno degustazioni, workshop a tema dedicati ai piatti, ai dolci e ai vini calabresi. Tra le iniziative l’incontro-degustazione “Le diverse varietà di fagioli” nel territorio vibonese, a cura dell’Accademia italiana della cucina – Delegazione di Vibo Valentia. Per gli amanti della pasticceria l’appuntamento è con il workshop del mastro pasticcere vibonese Rosario Cicciò, con un percorso multi-sensoriale, che porterà alla conoscenza di materie prime come il bergamotto. Non poteva mancare il gelato di Pizzo. Per il pubblico del Tropea Festival, Leggere & Scrivere, degustazione gratuita nell’ultimo giorno della manifestazione. La Calabria è nota per essere la patria del peperoncino, ospite del Tropea Festival, Leggere & Scrivere, cui è dedicato il libro dello scrittore e antropologo Vito Teti, Storia del peperoncino (Donzelli, 2015). Si parlerà anche di pesce e consumo ecosostenibile con Silvio Greco, autore del libro Il pesce, come conoscerlo, amarlo, pescarlo e cucinarlo senza guasti per le specie ittiche, per noi e per l’ambiente (Slow Food Editore, 2015). La tavola favorisce il dialogo culturale: è il tema dell’incontro con Carin McDonald che, insieme al food blogger Giovanni Caldara, offrirà spunti di riflessione nell’incontro L’integrazione comincia con il gusto… nella vita come in cucina.

Infine, lo show-cooking di Andy Luotto, affiancato dagli allevi dell’Istituto Alberghiero di Vibo Valentia. Il celebre chef/conduttore guiderà in un viaggio alla scoperta dei sapori di questa terra. I salumi, i formaggi e le altre eccellenze gastronomiche calabresi fornite dalla sezione agroalimentare di Confindustria Vibo Valentia - dalla classica ‘duja, all’Amaro del Capo – e dal panificio artigianale di Vincenzo D’Amico di Vibo Valentia, daranno vita a dei veri e propri panini gourmet. Ed Andy Luotto, che con abilità e fantasia li preparerà, coinvolgendo il pubblico.

“Viaggio letterario a Roma. Dalla dolce vita alla grande bellezza” di Christina Höfferer

Scritto da  Ilaria Guidantoni Giovedì, 08 Ottobre 2015

Passeggiata romana attraverso gli occhi di una donna austriaca ormai “naturalizzata” nella Città eterna che sceglie di condurre il lettore attraverso i luoghi di incontro dai caffè, al ponte dei lucchetti, tra aperitivi alla moda e posti più insoliti, dimore di intrighi e soprattutto domicili letterari, come anche istituzionali. Curiosare nella casa di qualcuno per una giornalista è solo un modo diverso per condurre un’intervista, reale o immaginaria, che fruga nella storia vicina e lontana o si guarda semplicemente intorno.

Dalla dolce vita alla grande bellezza, sottotitolo di questo viaggio letterario a Roma di Christina Hofferer - Corrispondente per la radiotelevisione austriaca nella Capitale – è soprattutto una suggestione cinematografica ché in effetti il libro non si concentra solo su questa parabola racconta che dal Dopoguerra a oggi ha portato Roma alla ribalta del grande e piccolo schermo, dalla gloria alla decadenza. E’ piuttosto un’allusione e una metafora che vive ciclicamente la città dell’Impero e della sua decadenza quando fu ostaggio dei barbari; della magnificenza e corruzione barocca fino all’isolamento; alla gloria di essere capitale e poi anche capitale della dittatura e così fino ai giorni nostri. L’autrice non esplicita nulla di tutto questo, lo lascia intravedere. Nella Corrispondente prevale l’incanto e si ha l’impressione che Roma letteralmente – o forse dovremmo dire letterariamente – la diverta come accade di solito a chi non vive questa città da molto tempo. Forse per una straniera questo sguardo sulla grande signora resta più a lungo, magari per sempre. Il libro non ha ambizione saggistica, pur avendo spunti curiosi storici e di ricostruzione documentaria, né aspira ad essere una guida della città. Sembra piuttosto voler intrattenere il lettore, in modo intelligente e soprattutto insolito, non cercando quello che più è noto e rappresentativo se non attraverso percorsi laterali, almeno apparentemente secondari. Forse più che la letteratura – a parte la casa della scrittrice austriaca Ingeborg Bachman e del poeta inglese John Keats – è proprio il cinema a guidarci negli itinerari. C’è uno sguardo libero, poco preoccupato della critica, che si libra andando a zonzo qua e là e unendo, per così dire, il sacro con il profano: dai lucchetti degli innamorati del ponte Milvio – ancora una volta il riferimento è al regista Federico Moccia – agli archivi segreti del Vaticano, che “segreti” non sono, almeno non in senso moderno, sebbene nell’accezione rinascimentale, ovvero di archivi privati.

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venerdì 9 ottobre 2015

Conferenza stampa di presentazione Calabria Teatro Festival 2015 - Roma, Libreria L'Argonauta

 In compagna di Angela Micieli (nelle foto a sinistra) direttrice organizzativa del Festival e di Rosy Parrotta (nelle foto a destra)
Sul tema del viaggio protagonista della V edizione del festival il racconto del mio peregrinare nel Mediterraneo da "Chiacchiere, datteri e thé. Tunisi viaggio in una società che cambia" e "Marsiglia-Algeri, viaggio al chiaro di luna" Albeggi Edizioni a "Corrispondenze mediterranee, viaggio nel sale e nel vento".


“Agente Nightshade Bersaglio Isis” di François Torrent

Scritto da  Ilaria Guidantoni Mercoledì, 07 Ottobre 2015

L’Europa nel mirino dei terroristi

Noir raffinato sulla scena internazionale il nuovo libro di Andrea Carlo Cappi, si nutre dell’attualità politica dimostrando una conoscenza dei meccanismi del terrorismo e della lotta ad esso che spesso si rivela più cruenta dello stesso. Un modo avvincente per avvicinare la gente ad una riflessione su quanto ci sta intorno ma emerge solo nel caso di “esplosioni”. Nessuna morbosità, grande lucidità, una scrittura asciutta ed incisiva.

Presentato al festival GialloLatino a Latina, a fine settembre, François Torrent, alias Andrea Carlo Cappi – traduttore, editor per diverse case editrici, scrittore di noir nonché romanziere – torna sulla scena del crimine internazionale attingendo alla cronaca e all’attualità. Fa da sfondo la lotta all’Isis, altrimenti Is o Daech, con un’attenzione meticolosa alle dinamiche, ai meccanismi interni e contorti di questo “sistema del male”, altro ma non alieno da chi crede di stare dalla parte del bene. Il testo, che presenta anche ricostruzioni e citazioni storiche, di fatti, personaggi e situazioni politiche, con un riferimento preciso alle ultime note vicende del gennaio 2015 che hanno coinvolto Parigi, dimostra una conoscenza approfondita, non posticcia, oltre che un’analisi lucida. E’ un’occasione per imparare non tanto notizie quanto i meccanismi contorti e perversi che stanno dietro a fenomeni di intrighi internazionali e il ruolo ambivalente, talora distrattamente pericoloso o meglio pericoloso e paradossalmente complice, della distrazione degli Stati Uniti. Si intravede, per chi legge tra le righe, il rischio di un nuovo blocco da guerra fredda e la necessità di discernere quello che ai più sembra un unico “continente”, uniforme, bollato alternativamente come mondo arabo o musulmano o islamico, come fossero la stessa cosa. E’ nella sua scrittura asciutta, incisiva e fluida che Andrea Cappi, lascia trapelare, al di là della vicenda che conquista, una riflessione che in un “romanzo” si apprende con nonchalance e che resta impressa più che nelle tante cronache che si leggono.

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Open Library - L’Angelica si mostra

Scritto da  Ilaria Guidantoni Mercoledì, 07 Ottobre 2015

Presentazione del libro La Biblioteca Dorata di Fiammetta Terlizzi

Un libro che parla di un luogo di libri e di libri, un inno al libro e alla lettura. Questo il senso dell’iniziativa promossa dalla Biblioteca Angelica nel cuore di Roma che ha scelto di farsi vetrina per testimoniare come questi luoghi non siano spazi chiusi e riservati per pochi studiosi ma piazze di carta, per incontrarsi, prima ancora che per accedere a mondi infiniti. Per l’occasione sono stati esposti libri di grande pregio che il pubblico ha potuto avvicinare quasi come fossero oggetti ‘domestici’. Con i suo quattro secoli di storia la Biblioteca Angelica si è raccontata attraverso il libro La Biblioteca Dorata di Fiammetta Terlizzi, direttore della struttura, che con il suo libro ha voluto omaggiare il luogo dove ha vissuto trent’anni della sua vita, l’intera carriera dedicata ai volumi.

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