giovedì 27 settembre 2012

"L’elefante blu", il nuovo romanzo di Ahmed Mourad


Da editoriaraba

Esce un nuovo libro dell’autore di Vertigo, Ahmed Mourad, ma questa volta in arabo. La casa editrice egiziana Dar El Shorouk sta infatti per pubblicare il terzo attesissimo romanzo del giovane fotografo, artista e scrittore cairota, dal titolo "L’elefante blu" (الفيل الأزرق ).
A leggere il retro di copertina (e ancora di più a guardare il “promo”) sembra che ci troviamo di nuovo alle prese ad un thriller come in “Vertigo” (e come in “Polvere di diamanti”, non tradotto in italiano…Ancora?), pieno di mistero e suspence. 

Il romanzo racconta le vicende del Dottor Yahya che, dopo 5 anni di lontananza torna, nell’ospedale psichiatrico in cui lavorava, ma dove trova ad attenderlo un’amara scoperta: un vecchio amico, rinchiuso in un reparto dell’ospedale, la stanza 8, la cui vicinanza e frequentazione porteranno il protagonista a dissotterrare un segreto ed un passato comuni e mai dimenticati. Un segreto che travolgerà per sempre la vita del protagonista e lo porterà a capire meglio sé stesso, o ciò che ne resta…

La copertina è frutto del lavoro di Mourad.


mercoledì 26 settembre 2012

POESIA & MUSICA * POETRY & MUSIC * POÉSIE & MUSIQUE

Fonderia delle Arti - via Assisi, 31 Roma - SABATO 29 SETTEMBRE 2012 ore 19,00

TERRE SOMMERSE EDIZIONI presenta

POESIA & MUSICA * POETRY & MUSIC * POÉSIE & MUSIQUE

Nell’ambito dell’edizione 2012 del Global Poetic Event–100thousandpoetsxchange http://100tpc.org/
Presentazione dell'audiolibro 
ECOFRASIE


testi di Tiziana Colusso , musiche di Natale Romolo
con la partecipazione alle musiche di Federico Scalas e guest voice Anna Laura Longo,

Edizioni Terre Sommerse 2012

Performances di poesia & musica con (in ordine alfabetico)

Tonino Amendola, Claudio Angelini, Nadia Angelini, Maurizio Angelozzi, Tomaso Binga, Annamaria Bonamore, Riccardo Cancellieri, Niccolò Carosi, Maria Vittoria Catapano, Paola Cipolla, Lorenzo Cioce, Sara Davidovic, Marco Della Porta, Franco Di Luca, Simone Durante, Gianni Fontana, Valeria Faillaci, Fabio Furnari, Carla Guidi & il pianista Matteo Petrone, Pasquale Innarella, Anna Laura Longo, Luigina Lovaglio, Claudio Monachesi, Amedeo Morrone, Rodolfo Maltese, Maria Rita Muliere, Angelo Olivieri, Marco Palladini, Angelo Palombini, Lidia Riviello, Raimondo Venturiello.

OSPITI STRANIERI

Nicole Barrière (Francia), Birgit Cicha (Germania) Ivo Papadopoulos (Italia-Grecia), Thanh-Vân Ton-That (Francia-Vietnam).

Le RIPRESE VIDEO saranno a cura di Iolanda La Carruba


INGRESSO GRATUITO. Obbligatoria la Tessera associativa annuale dell’Ass. FONDERIA DELLE ARTI (2 euro). 

martedì 25 settembre 2012

Libriamoci 2012


Prende il via sabato 29 settembre la quarta edizione di Libriamoci, rassegna culturale dedicata alla promozione della lettura curata dall’Istituzione per i Servizi culturali del Comune della Spezia.
L’appuntamento è alla Spezia ore 17.30 in Sala Dante – Via Ugo Bassi 4 – dove potrete assistere alla presentazione/spettacolo del libro H2 Oro – Perché l’acqua deve restare pubblica.

Info e programma dettagliato sul sito web

venerdì 21 settembre 2012

A Pordenonelegge arriva "L’arco e la farfalla" del marocchino Mohamed al-Achaari

E' appena uscita per Fazi la traduzione in italiano del romanzo del marocchino Mohammed al-Achaari dal titolo (che riproduce quello arabo القوس والفراشة…una volta tanto!) L’arco e la farfalla, che nel 2011 ha vinto l’Arabic Booker.

Al-Achaari interverrà al Festival del libro di Pordenone Pordenonelegge Sabato, 22 settembre alle ore 15.00 (@Palazzo Montereale Mantica), intervistato da Andrea Purgatori. 

XVII Salone del Libro ad Algeri


Di origini, migrazioni e turismo: l’italiana "Guida Migrante" al Salone del Libro di Algeri

L'Italia sarà presente con un pubblicazione, edita dalla casa editrice Compagnia delle Lettere, dal titolo" Guida Migrante. Itinerari di turismo responsabile", portata ad Algeri da una delle sue curatrici, Maria Paola Palladino, giovane arabista torinese e presidentessa dell’associazione culturale di amicizia italo-algerina “JAWHARA”.
Un testo particolarissimo: a metà tra una guida turistica e un racconto corale, nelle sue pagine risuonano le voci di viaggiatori italiani e migranti, che vogliono farci conoscere percorsi di viaggio e paesi alternativi con l’obiettivo, ambiziosissimo, di favorire e diffondere una cultura del viaggio diversa, sostenibile ed interculturale. Protagonisti sono quei paesi come Albania, Cina, Gambia, Senegal, Marocco e Romania non percorsi dalle rotte del turismo moderno di massa, bensì dalle catene migratorie di quelle migliaia di migranti che oggi sono i nostri vicini di città, di quartiere, di casa.
La particolarità di questa guida non consiste solo nell’oggetto del suo raccontare, ma anche negli attori che in questo progetto sono stati coinvolti: migranti, che vivono e lavorano in Italia e che hanno voluto raccontar-ci il loro paese di origine, così come se lo ricordavano o lo vivono ancora, e italiani che, per lavoro o passione, hanno vissuto quei paesi “altri”.
E per la prima volta questa Guida, una guida di viaggio innovativa, con uno sguardo attento alle contaminazioni culturali e ai legami tra turismo e migrazioni, sensibile alla scoperta di luoghi poco noti e alla valorizzazione di territori legati alle memorie famigliari verrà presentata in uno dei paesi descritti, l’Algeria, grazie all’instancabile lavoro di un’arabista innamorata della sua seconda patria e di una casa editrice coraggiosa, che della letteratura migrante ha fatto la sua ragion d’essere. Almeno in questo caso la Guida, torna alle sue origini!

Il Salone del Libro Internazionale di Algeri è dedicato quest’anno al 50° anniversario dell’indipendenza dell’Algeria (la Francia vi impose un dominio coloniale dal 1830 al 1962). Più di 600 editori provenienti da 40 paesi diversi, poeti, scrittori, intellettuali parteciperanno all’evento culturale il cui slogan è «Mon livre, Ma liberté», un inno – come si legge sul sito – alla lettura che libera lo spirito e che è portatrice di sapere e di conoscenza.
Vale la pena ricordare che il Presidente algerino Bouteflika (il quale il 20 settembre ha inaugurato ufficialmente il Salone) ha 74 anni, è al potere dal 1999 e governa su una popolazione di oltre 35 milioni di persone la cui età media si attesta sui 27 anni circa e dove la disoccupazione giovanile sfiora il 17%. Altri dati li trovate sul sito del programma ONU per lo sviluppo alla voce Arab Human Development Report.

lunedì 17 settembre 2012

"L'alba dei libri" di Alessandro Marzo Magno

recensione a cura di Adele Maddonni*

A partire dallo strepitoso successo de Il nome della rosa, i romanzi che parlano di libri hanno conosciuto una fortuna crescente, soprattutto se ambientati in vecchie abbazie, biblioteche dimenticate, polverose botteghe seminascoste in vicoli bui. 
In questo caso, invece, Alessandro Marzo Magno ricostruisce in un saggio - ma come se fosse un romanzo - l’avventura della nascita del mercato editoriale moderno nella Venezia tra la fine del Quattrocento e la metà del Cinquecento. La capitale della repubblica serenissima era in quel momento una metropoli commerciale multiculturale, ricca e tollerante, in cui la nuova invenzione della stampa a caratteri mobili trovò terreno fertile e raggiunse livelli di maestria tecnica e risultati imprenditoriali ineguagliati. E’ avvincente muoversi nelle calli veneziane e all’interno delle botteghe dei protagonisti di questa storia, uomini di grande ingegno ed intraprendenza che percepirono le potenzialità del prodotto libro pur agli albori della sua diffusione e ne fecero uno strumento per costruire o accrescere le proprie ricchezze.
Sarà un tedesco, Giovanni da Spira, a dare avvio all’arte della stampa a caratteri mobili nella Serenisssima, ma la nuova attività, accolta con straordinario successo dalla popolazione colta e benestante, verrà continuata e perfezionata da veneziani, o da uomini trasferitisi a Venezia per intraprendere l’attività di stampatori, con straordinaria intuizione delle potenzialità che il mercato poteva offrire. Naturalmente tra questi personaggi che emergono dalle nebbie della storia, un posto di primo piano spetta ad un vero e proprio genio, il “Michelangelo della stampa”, Aldo Manuzio, il primo vero editore moderno. Manuzio letteralmente inventa il libro per come lo conosciamo oggi, nel suo status di oggetto culturale ma anche di merce a tutti gli effetti e sarà autore di una serie di innovazioni che costituiranno delle vere pietre miliari dell’editoria moderna: nella sua bottega verrà messo a punto un nuovo carattere  tipografico, il corsivo, da cui discendono quelli utilizzati ancora oggi; per la prima volta sarà lui ad ideare libri in formato ridotto, antenati degli attuali tascabili.
Se i libri usciti dalla tipografia di Manuzio sono esemplari di maestria ineguagliata, è davvero impressionante scoprire quanti altri primati editoriali Venezia stabilirà fino alla seconda metà del XVI secolo - quando anche qui si impianterà stabilmente il tribunale dell’Inquisizione e avremo i primi roghi di libri in piazza–. In una serie di capitoli tematici, Magno infatti apre delle finestre sui generi letterari maggiormente in voga, descrivendoci titoli, date e peculiarità delle pubblicazioni più importanti per ciascun settore. 
Se Aldo inizia l’attività di stampatore con l’obiettivo di pubblicare soprattutto i classici latini e greci e dà vita alle edizioni filologicamente più accurate ed esteticamente più pregiate realizzate fino ad allora - tra cui quello che è considerato il più bel libro in assoluto della storia, l’Hypnerotomachia Poliphili (1499) - a Venezia vengono stampati il primo Corano integralmente in arabo (operazione che riveste un carattere squisitamente commerciale, dal momento che ancora l’arte della stampa era sconosciuta nei Paesi islamici), il primo Talmud ebraico, il primo libro armeno, ma anche i primi libri di musica, di gastronomia, di cosmesi e di medicina e poi un numero incredibile di titoli di argomento geografico-militare. E sempre a Venezia verrà pubblicato, nel 1527, quello che può essere considerato il primo libro pornografico, I sonetti lussuriosi di Pietro Aretino, intellettuale provocatorio e scandaloso dalla grandissima notorietà, prima figura di best-seller moderno, rifugiatosi nella tollerante Venezia per sfuggire le autorità ecclesiastiche romane. 
A partire dalla metà del XVI secolo l’esaltante stagione che aveva visto Venezia protagonista della nascita del mercato editoriale moderno si chiuderà progressivamente sotto le pesanti ingerenze della censura da parte dell’Inquisizione romana. Il primato passerà ai Paesi del Nord Europa che, aderendo alla Riforma luterana, assicureranno maggiore tolleranza e libertà di circolazione dei libri e contemporaneamente conosceranno una crescente prosperità economica e commerciale, derivata anche in questo caso dall’aver soppiantato la vecchia capitale dei traffici commerciali, che dall’Adriatico si sono ormai spostati sulle nuove rotte atlantiche aperte dalle scoperte geografiche.

L’alba dei libri

Quando Venezia ha fatto leggere il mondo
di Alessandro Marzo Magno
Collezione storica Garzanti
22,00 euro


*Nata a Roma, Laureata in Lettere, con indirizzo Italianistica, all’Università “La Sapienza”. Dopo un master in Editoria, ha collaborato come correttrice di bozze ed editor, tra gli altri con il Censis e l’Inail. Collabora con Ilaria Guidantoni nell’attività di ufficio stampa, organizzazione di eventi, nella gestione ed aggiornamento dei contenuti per il sito web e i blog.

Roberto Roversi, addio al poeta


E' scomparso il poeta bolognese nato nel 1923; scrittore e autore di canzoni di Lucio Dalla e degli Stadio. Fondò tra il 1940 e il 1942 la rivista "Eredi", insieme ad altre personalità legate a Pier Paolo Pasolini con la voglia di una cultura orientata alla realtà e al sociale, lontano però dal neorealismo e dall'ermetismo. Fondò poi la rivista "Officina", destinata ad entrare nella letteratura militante e diresse "Lotta continua".
Figlio della media borghesia, laureato in giurisprudenza, aprì una piccola libreria, poi una casa editrice con la voglia di restare fuori dai circoli culturali ufficiali e dai grandi autori.
Predilesse il poemetto tra epica e denuncia civile. Solitario, è stato avverso tanto alle ideologie quanto all'industria del consumo.

domenica 16 settembre 2012

"Rosa è il colore della Persia" di Vanna Vannuccini


Rosa è il colore della Persia”

di Vanna Vannuccini

il sogno perduto di una democrazia islamica
 Ho conosciuto Vanna Vannuccini alla presentazione a San Donato nella Valle di Comino del suo libro “L’amore a Settant’anni” – dal quale è stato tratto un film – nell’ambito del Festival delle Storie. Andando a cercare il suo libro ho trovato questo titolo, del tutto diverso e ho scoperto che è stata Inviato per “la Repubblica” in Germania e in Iran. La vicenda mi ha incuriosita, soprattutto il titolo suggestivo e descrittivo che annuncia un paese lontano e immaginifico come la Persia. E’ forse tra l’altro la prima volta che leggo qualcosa attinente all’Iran scritto da un autore straniero. Il testo è bello e scorrevole, didattico senza pedanteria, senza troppi commenti e farciture dell’autore; un affresco che ha insieme il sapore delle cronaca politica e dell’analisi storica, dove lo scrittore si fa trasparente, senza mettersi nella storia, fatto ormai piuttosto insolito, per lasciare emergere il mondo dell’altro. Lo ritengo un testo iniziatico che consente un approccio semplice e completo, unendo elementi culturali, lontani nel tempo e di grande attualità. Emergono della Persia alcune caratteristiche essenziali: una stilizzazione cristallina, senza cedere ad una semplificazione. La Persia è il paese delle rose, dei tappeti e dei giardini, quelli raffigurati nei tappeti, lontano dall’essere un semplice oggetto di arredo e della poesia. Soprattutto in passato non era difficile incontrare qualcuno che iniziava un discorso citando i versi di un poeta. Lo stesso nome ‘paradiso’ simboleggiato in molte religioni come un giardino viene proprio dal persiano, dal ‘circondare con mura’, in qualche modo proteggere qualcosa di prezioso. La Persia, ci racconta Vanna Vannuccini, è stato il paese più occidentale tra gli orientali e il persiano era la lingua di corte in India, lo si parlava a Venezia e a Sarajevo fino alla prima guerra mondiale. Ha nell’ambito del mondo islamico un’eccezione singolare: musulmano non arabizzato. Fu lo scià Reza Palhevi a far riaffiorare l’antica cultura dello zoroastrismo, poi boicottata dalla rivoluzione islamica. Al di là delle analisi e approfondimenti storici che lascio al gusto del lettore scoprire, il testo narra il fallimento di una rivoluzione, dal 1979, con il sogno degli studenti, all’ascesa di una dittatura religiosa frustrante e castrante per il paese, da Khomeini a Khamenei, con le oscillazioni tra aperture e chiusure con Rafsanjani e Khatami, troppo debole quest’ultimo per garantire le libertà promesse, fino all’ascesa sorprendente del sindaco di Teheran, Mahmoud Ahmadinejad con la quale l’ala radicale ha preso il sopravvento. Il suo successo è legato all’immagine di un uomo semplice, con un appartamento nel condominio dove ha sempre abitato con i genitori, dai quali va spesso a pranzo in un quartiere periferico della città. L’uomo della porta accanto, un uomo del popolo, devoto e semplice. La parte di maggior spessore storico è la vivisezione lucida e impietosa di come un sogno si trasformi in un incubo: dove il capitalismo e il comunismo avevano fallito il popolo confidò nella religione pensando che dei religioni non avrebbero mai tradito la comunità dei credenti, assicurando tolleranza e pace. Il dramma è che in nome di una rivoluzione culturale e spirituale, sono state sospese le ‘notti della poesia’, la musica, e tutto ciò che ha espresso nei millenni l’anima dei persiani, riservati fino al paradosso, convinti che le idee non occorra mostrarle per dar loro forza, con un atteggiamento agli antipodi del proselitismo.
 
 

“Rosa è il colore della Persia”

di Vanna Vannuccini

Serie Bianca Feltrinelli
Euro 12,00

A cosa pensa Bernard Pivot?

Il signore francese che ha intervistato tutti i grandi scrittori torna al romanzo e si racconta. La sua avventura al "Figaro Litteraire", cominciò per lui, figlio di un umile droghiere, dalle letture modeste e incerte, con la domanda giusta e molto acuta: 'direttore le piace il beaujaulais?'. I suoi genitori avevano una piccola tenuta in quella regione e vendettero una botte del simbolo del novello al primo datore di lavoro del figlio. Maestro degli intervistatori, esce a Parigi con Nil editore giovedì 20 settembre 2012 con il romanzo autobiografico "Oui, mais qu'elle est la question?"
Un amante vero della letteratura, delle parole e delle regole dell'ortografia che in 30 anni di trasmissioni - Apostrophes è la più nota - non ha mai sgarrato: ha letto tutti i libri che ha presentato.

mercoledì 12 settembre 2012

POETICA e impegno civile. Roma, metropoli in versi

Mercoledì 19 settembre 2012  alle 16
PROVINCIA DI ROMA - PALAZZO VALENTINI
Sala Peppino Impastato - Via IV Novembre 119/A

Paola Musa presenta il suo libro Ore Venti e Trenta
con Roberta Agostini, Consigliere della Provincia di Roma, Gianni La Bella, Comunità di S. Egidio, Stefano Trasatti, Direttore di Redattore Sociale, Roberto Chiappini, Consigliere V Municipio e Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, Presidente di Telefono Rosa. Modera Enrico Fontana, Direttore di Paese Sera. Letture di Tiziana Sensi.

Una società dove “Ignoti idiomi e razze, con la stessa chiave, varcano il portone” una società di “figli ignoti che mondano i vetri del nostro cammino”, in cui “la diffidenza del dolore silenzioso ringhia in altre lingue”. Paola Musa nella sua raccolta di poesie oggetto dell’evento che si terrà il 19 settembre presso la Provincia di Roma, ritrae la vita nella periferia di una metropoli nella sua nudità; l’occhio è quello impietoso di una telecamera, la narrazione quella di un “TG della sera” di cruda realtà. Le poesie affrontano temi delicati e difficili quali la violenza sulle donne, l‘emarginazione, la povertà e il disagio sociale, l’immigrazione. Le periferie.
L’evento intende stimolare una riflessione sui bisogni e le emergenze della periferia romana: cultura, integrazione, attenzione ai più deboli, lotta all’emarginazione. Una attenzione speciale andrà ai problemi legati alla violenza, in particolare quella sulle donne: durante l’incontro l’autrice donerà ufficialmente una sua poesia all’associazione TELEFONO ROSA, per promuoverne l’attività e la sensibilizzazione del pubblico.

lunedì 10 settembre 2012

"E qualcosa rimane..."


In contemporanea con
la V edizione del Festival Internazionale di Letteratura Ebraica
Erika Silvestri
proporrà spunti e riflessioni dal suo libro
 ‘Il commerciante di bottoni’.

La accompagnerà
Edoardo Inglese
che selezionerà brani musicali a tema

Mercoledì 12 settembre 
ore 19.30
Libreria N'Importe Quoi!
Via beatrice Cenci, 10 Roma

“Comodamente”- Un percorso sensoriale a Vittorio Veneto: protagonista la meraviglia


Recensioni spettacoli teatrali/eventi
Scritto da Ilaria Guidantoni   
Domenica 09 Settembre 2012

Dal 7 al 9 settembre la cittadina di Vittorio Veneto, nata dopo l’Unità d’Italia dalla fusione di due agglomerati, Ceneda e Serravalle, ‘saldati’ con la realizzazione di un centro non storico, è stata un fermento di iniziative con 300 incontri e 120 ospiti. La manifestazione, giunta alla VI edizione, ideata e diretta da Claudio Bertorelli, si snoda con una successione di incontri dibattiti, affiancati da laboratori di riflessione filosofica e politica, laboratori di scrittura, e una serie di manifestazioni artistiche: mostre, allestimenti, performance.

Il Festival è promosso dalla Città di Vittorio Veneto e dalla Fondazione Francesco Fabbri; ideato e prodotto dall’USINE centro studi e patrocinato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Venezia Nordest 2019 e dalla Confcommercio Unascom di Treviso. Partner istituzionali la Provincia di Treviso e la Regione Veneto. Espressione del territorio produttivo le sponsorizzazioni delle aziende, a cominciare da Italcementi. Accanto alla cultura accademica e creativa quella del territorio che innaffia con prosecco e vini selezionati gli aperitivi degli ospiti. Organizzazione e accoglienza restituiscono il meglio della cultura veneta, in una cornice suggestiva.
Il percorso, di alto profilo, senza nomi eclatanti da happening televisivo e mondano, è stato tracciato con la selezione della qualità delle idee, profondità e rigore, attorno al tema della meraviglia, non vana curiositas, quanto motore dell’anima, della conoscenza e delle emozioni, nell’accezione aristotelica del termine.

L'articolo integrale su Saltinaria.it

domenica 9 settembre 2012

"Avere vent'anni a Tunisi e a Il Cairo"

Ilaria Guidantoni e Khaled Fouad Allam al Festival "Comodamente" di Vittorio Veneto - 8 settembre 2012




Dal 27 al 30 settembre "Torino Spiritualità"


Sito web

domenica 2 settembre 2012

"I quattro canti di Palermo"


I quattro canti di Palermo
di Giuseppe Di Piazza

I quattro canti o cantoni nei quali è divisa Palermo sono lo scenario e l’anima di un racconto autobiografico sotto forma di romanzo nel quale il dentro e il fuori si intrecciano indissolubilmente: la storia e la crescita di un cronista che esordisce al quotidiano “L’Ora” nel 1979, un giornalismo pronto a sporcarsi le mani, anzi le suole delle scarpe, per andare in prima linea, in trincea. Sono gli anni della seconda guerra di mafia, della mattanza come la chiama l’autore, Giuseppe Di Piazza, giornalista, attualmente del “Corriere della Sera”, palermitano al suo primo romanzo, che ho incontrato in una puntata di Radiolivres, condotta da Vittorio Macioce, durante il Festival delle Storie 2012 nella Valle di Comino. Alcuni spunti della conversazione mi hanno invogliata a prendere il libro, a cominciare dalla forma del romanzo reportage. Tra gli spunti della sua conversazione, da uomo di mondo, consapevole di essere un buon intrattenitore, il tema della nostalgia, quasi un desiderio al quale si anela come misura dell’intensità del vivere, ancorando l’anima ai ricordi, serbatoio di energia anche se qualche volta dolorosi. E’ una dimensione che mi appartiene profondamente e che mi ha fatto una certa impressione leggere in un uomo. Un poeta del quale non ricordo il nome disse che la malinconia è la dolcezza di essere triste e mi sembra una buona definizione. In effetti per anni ho fuggito il dolore e oggi penso che peggiore sia l’anestesia. Condivido anche l’inevitabile accumularsi della nostalgia, sotto il peso dei ricordi e degli anni che scorrono. E’ il prezzo dell’intensità della vita. Lo sfondo storico, reso che inserzioni in corsivo, ben dosate che aiutano a calarsi nell’atmosfera senza mai cedere alla tentazione storica o didascalica. Quello che colpisce è l’impatto simile ad uno tsunami che la vita pubblica in un clima di guerra provoca nel mondo interiore. Una generazione di giovani palermitani distrutti dalla guerra di mafia che esorcizzano in una vita parallela, fatta di amore, sesso e musica, di notti incantate, per non soccombere. Mi fa una certa impressione almeno per due motivi. Perché è quello che ho tentato di scrivere in “Tunisi, taxi di sola andata”, rinunciando al saggio per sposare l’idea di una storia di emozioni, di un punto di vista: quello di un obiettivo quasi sbagliato sulla traiettoria di un proiettile. Tra l’altro parlando del mio assaggio di dittatura in Tunisia ho sempre fatto questo esempio: il mio coinvolgimento era dovuto al di là della sensibilità personale al fatto che alloggiassi da una persona che si occupava di diritti umani; un po’ come essere sposata con un cronista o un magistrato che a Palermo si occupi di mafia. Tra l’altro mia madre mi ha sempre detto che la guerra – lei che non l’ha mai vissuta - peggiora le persone, che spesso chi è impegnato in prima linea nel sociale, in politica ha bisogni di divagazioni trasgressive per sopravvivere. Non  mi è mai stato chiaro ma Di Piazza spiega molto bene il concetto. “Palermo era perlopiù assassinio, strame di corpi, di idee, di speranza. Vorrei dire che prendevamo dosi di amore e sesso per sconfiggere la paura”. E aggiunge che questa è la prima forma di lotta antimafia collettiva. Questa battaglia prevede la forza dell’amicizia tra colleghi, la voglia di evadere nell’amore, fra trasgressione e una freschezza che mi fa dire: erano pur sempre bravi ragazzi. E’ l’episodio centrale che mi ha lasciata con le lacrime trattenute a stento e che mi ha decisa – lo confesso – a leggere il libro: Sophie. Lo spunto è banale: ha il nome della mia protagonista. Per una storia ambientata in Tunisia è quasi banale; per una palermitana, molto più originale. La Sophie di Giuseppe è normanna. La storia d’amore nata perché “Puntavo alla vita senza morte” si rivelerà un inganno, gettando me più del protagonista nello sconforto. Mi ero affezionata a quella ragazza e mi chiedevo tra le pagine che scorrevano veloci se potesse essere la stessa della mia storia, vent’anni dopo, con tutta la diversità che separano quasi una generazione. La scoperta di un buco nero non mi ha fatta arrendere e mi sono detta che deragliare quando si è molto giovani è una colpa ammissibile, che proprio per questo sarebbe diventata quello che io ho immaginato, puntando a sua volta alla vita. Ma no, ho dovuto accettare la realtà, spesso più amara di ogni immaginazione. Allora ho spostato l’obiettivo sul narratore sul suo chiedersi la ragione di non aver capito. Quante volte me lo sono chiesta anch’io, quante volte mi sono addossata la responsabilità della deriva altrui. Emerge accanto alla Palermo livida, di gelida follia; la leggerezza come antitesi alla superficialità; e una grande lezione di umiltà, di autoironia del nostro protagonista, non così scontata in un uomo, all’esterno conquistatore, che si scopre nelle sue paure, incertezze, con una certa timidezza. Nondimeno curioso, instancabile frequentatore della vita, da mordere con bianchi denti voraci, per dirla con D’Annunzio. Uno spaccato di un generazione finalmente libera – dopo la rivoluzione del Sessantotto – non ancora colpita, se non appena sfiorata, dalla gabbia dell’Aids, con il sogno di vincere per costruire un mondo migliore conquistando una libertà interiore, anche al prezzo di molte notti insonni. La scrittura è fluida, il ritmo incalzante del cuore e della vita, da cronista attento, con il siciliano che fa capolino senza appesantire l’eloquio ed esplosioni di poesia, improvvise, che sorgono dal discorso quotidiano, spiazzando il lettore, sostenute da una cultura assaporata come anche da uno stile che ricorda alcune delle migliori pagine di Kerouack.




I quattro canti di Palermo
di Giuseppe Di Piazza
Romanzo Bompiani
Euro 17,00

Dal Festival delle Storie, Manifestazione itinerante nella Valle di Comino (25 agosto-2 settembre)


La Valle di Comino, un angolo di Ciociaria incastonato tra valli verdi, piccoli paesini arroccati, ancora non del tutto scoperti dal turismo, molta gentilezza, un’ottima cucina e una pasticceria ispirata al dialogo del territorio, colorato di visciole con la suggestione del Regno delle Due Sicilie e il culto per la mandorla in tutte le variazioni, è la scenografia naturale della terza edizione del Festival delle Storie. L’idea nasce per gioco dal giornalista Vittorio Macioce, Caporedattore a Roma de’ Il Giornale, già Caporedattore della cultura ed esperto di letteratura americana. Da un salotto letterario en plein air e un gruppo di amici scrittori americani, conquistati dall’entusiasmo, sboccia il progetto di una manifestazione nella Valle.

“Un tributo alla terra natia ancora in grado di esprimere freschezza e la voglia di raccontare recuperando la tradizione orale della cultura rurale italiana”, ci ha raccontato Vittorio, ideatore e direttore del Festival. In questa operazione monumentale, dal 25 agosto al 2 settembre con 118 ospiti; mentre le città hanno perso il piacere al dialogo. L’atmosfera di questo viaggio letterario – il festival è itinerante – è improntata alla familiarità e alla voglia di rappresentare un crocevia di idee ed emozioni, mentre appaiono lontane le atmosfere patinate e irritanti di tante manifestazioni dove si avverte il senso programmato della classifica tra autori noti e non, di successo e alle prime armi, dove i ‘grandi’ (non sempre per merito) sono sempre più in alto e i piccoli restano nascosti tra le poltrone. Il Festival delle storie è la festa della scrittura e del libro come rete del cuore e dell’anima, strumenti di civiltà e luogo di incontro.

L'articolo integrale a cura di Ilaria Guidantoni su Saltinaria.it

Festival delle Storie 2012

1 settembre 2012 - Alvito

Stefania Nardini - Giornalista e scrittrice romana, responsabile della pagina Scritture&Pensieri per il "Corriere Nazionale" - ha intervistato lo scrittore Bruno Arpaia, autore tra l'altro del volume Tempo perso.
Bruno Arpaia e Stefania Nardini

'Del tempo - ha raccontato Arpaia, da sempre affascinato da questa dimensione - dovrebbe occuparsene la filosofia anche se da un po' di tempo non lo fa più'.
Il viaggio ci ha portato all'intreccio tra il tempo e lo spazio, curiosando nelle teorie fisiche più 'spericolate'.
Tra le varie suggestioni, lo scrittore ha evidenziato come la metafora del tempo che scorre come un fiume sia relativa all'idea di un osservatore che sta fuori; se fossimo una particella d'acqua nel fiume percepiremmo qualcosa di totalmente altro che ci fa dire che il tempo non esiste. Proprio per questo è essenziale raccontare storie scavalcando l'idea del tempo; soprattutto la concezione lineare, esclusivamente occidentale.


Nella seconda parte della serata, nuova puntata di Radiolivres, il format di musica e parole ideato da Vittorio Macioce e dal musicista Edoardo Inglese; ospite lo scrittore e giornalista Pietrangelo Buttafuoco che ha accompagnato il pubblico attraverso colori, suoni e ricordi della sua Sicilia. Terra che nella memoria si presenta avvolta dai colori di tramonti infuocati, dal risuonare nelle strade e nelle piazze dei 'cunti' e delle opere dei pupi, che animavano la fantasia dei bambini con storie di eroi e paladini dalle movenze grottesche, ma soprattutto dalle liriche struggenti del poeta arabo-siciliano Ibn Hamdis (XI-XII secolo).


sabato 1 settembre 2012

Festival delle Storie 2012

31 agosto 2012 - Picinisco

Sito festival



Nel corso della notte bianca del festival, Ilaria Guidantoni ha condotto "La piazza del Maghreb" - Una piazza nata dal cuore delle rivolte del mondo arabo, epicentro in Tunisia, l’unica portata alle estreme conseguenze. L’incontro di emozioni, idee e punti di vista differenti anche per l’angolatura geografica del punto di osservazione dei protagonisti sul ritorno del Mediterraneo, protagonista della storia, un lago salato, ridotto a teatrino di lotta di poteri e interessi economici biechi, dove la solidarietà umana spesso annega e la cultura si è spenta. Un risveglio innescato dalla rivoluzione con il rischio che non diventi rinascita ma si isterilisca nella protesta, nella deriva della violenza e nel vezzo di qualche intellettuale.

Interventi di: Alfredo Bini, fotoreporter, Lilia Zaouali, storica e scrittrice, Mourad Ben Cheick, regista, Salah Methnani, inviato di Rainews24, Mariù Safier, giornalista e scrittrice.
Letture dal romanzo Tunisi, taxi di sola andata di Ilaria Guiantoni a cura dell'attore Giorgio Regali.

"Five stories on the love" di Loredana De Vitis

"Una volta - ci ha raccontato l'Autrice - che nella forma il contenuto deve “collassare”. Rispondevo così a una domanda sullo “stile” della mia narrazione volendo esprimere (anche) un profondo amore per l’italiano".
L’inglese è un altro suo grande amore e ha pensato di confrontarcisi per andare ancora più in profondità. Mentre “tanto già lo sapevo” muove i suoi primi passi (nei giorni scorsi è finito tra le segnalazioni del concorso letterario nazionale “ilmioesordio”), ecco un’ulteriore autoproduzione di Loredana su “storie d’amore inventato”.

Su Amazon, nel programma “Kindle Direct Publishing”, ecco l’edizione inglese dei  racconti:
Five stories on the love we made [up]. In formato e-book per. Kindle, si legge ovunque scaricando le apposite applicazioni gratuite. Venduto a pochi euro/pochi dollari (in tutto il mondo), e gratis con “Amazon prime”, il libro fa parte della “Kindle Owners’ Lending Library”.

Il capitolo mancante del "Don Chisciotte" Poemetto di Enrico Bernard

Alla fine della prima serie delle sue follie, Don Chisciotte si ritira sulle alture di Cuenca e nella Ciudad Encantada, ed invia Sancho Panza a El Toboso con una lettera d'amore per Dulcinea. Cervantes narra il viaggio e gli incontri di Sancho, ma non dell'esplosione di pazzia di Don Chisciotte. Enrico Bernard in questo poemetto tenta una ricostruzione di un episodio mancante nel capolavoro di Cervantes.

Da vedere, leggere e ascoltare su:

www.youtube.com/watch?v=X17P-8mB8Fo

dalla raccolta di poesie drammatiche
Buchi nella Sabbia
di Enrico Bernard
edito da
E&A - entertainmentart@gmx.net


Foto e video di Enrico Bernard

Benny Nonasky "Imàgenes Trasmundo" (Albeggi Edizioni)

"Non stai morendo di fame. (C'è tanta erba!)
Non ti stiamo violentando mentalmente. (A testa bassa, senza rifiatare)
Non ti stiamo isolando. (Puoi pascolare ovunque è indicato)
Non ti stiamo privando di vivere. (C'è un'alternativa?)
Ti stiamo proteggendo.
Ti stiamo aiutando a non inquinarti,
a non essere umiliato dalla volgarità
della colomba o sbranato dai lupi storpi
incastonati sui gradini di Wall Street."


Questi versi, riferiti alla moderna Cina, sono tratti da una delle poesie della nuova raccolta di Benny Nonasky, "Imàgenes Trasmundo", edita da Albeggi Edizioni nella collana di poesia "ControVerso".  Imàgenes Trasmundo è un'opera di richiamo e di denuncia, "censurata" da molti editori prima di  essere scelta da Albeggi Edizioni proprio per la sua voce coraggiosa su temi che altri hanno paura di affrontare: la guerra e  le sue oscenità, il potere e le sue complicità, il destino degli ultimi, la  lotta per la libertà. Da Kabul alla Cecenia, da Haiti al Darfur, a Fukushima;  dalla rivoluzione in Egitto, alla resistenza del popolo iraniano; dalla  prepotenza cinese a Putin e a Berlusconi. Oltre ad alcune schegge di storia, il  Muro, l'11 Settembre. E infine una bellissima "ballata" ecologista, dedicata a  Michelle Obama.