domenica 16 settembre 2012

"Rosa è il colore della Persia" di Vanna Vannuccini


Rosa è il colore della Persia”

di Vanna Vannuccini

il sogno perduto di una democrazia islamica
 Ho conosciuto Vanna Vannuccini alla presentazione a San Donato nella Valle di Comino del suo libro “L’amore a Settant’anni” – dal quale è stato tratto un film – nell’ambito del Festival delle Storie. Andando a cercare il suo libro ho trovato questo titolo, del tutto diverso e ho scoperto che è stata Inviato per “la Repubblica” in Germania e in Iran. La vicenda mi ha incuriosita, soprattutto il titolo suggestivo e descrittivo che annuncia un paese lontano e immaginifico come la Persia. E’ forse tra l’altro la prima volta che leggo qualcosa attinente all’Iran scritto da un autore straniero. Il testo è bello e scorrevole, didattico senza pedanteria, senza troppi commenti e farciture dell’autore; un affresco che ha insieme il sapore delle cronaca politica e dell’analisi storica, dove lo scrittore si fa trasparente, senza mettersi nella storia, fatto ormai piuttosto insolito, per lasciare emergere il mondo dell’altro. Lo ritengo un testo iniziatico che consente un approccio semplice e completo, unendo elementi culturali, lontani nel tempo e di grande attualità. Emergono della Persia alcune caratteristiche essenziali: una stilizzazione cristallina, senza cedere ad una semplificazione. La Persia è il paese delle rose, dei tappeti e dei giardini, quelli raffigurati nei tappeti, lontano dall’essere un semplice oggetto di arredo e della poesia. Soprattutto in passato non era difficile incontrare qualcuno che iniziava un discorso citando i versi di un poeta. Lo stesso nome ‘paradiso’ simboleggiato in molte religioni come un giardino viene proprio dal persiano, dal ‘circondare con mura’, in qualche modo proteggere qualcosa di prezioso. La Persia, ci racconta Vanna Vannuccini, è stato il paese più occidentale tra gli orientali e il persiano era la lingua di corte in India, lo si parlava a Venezia e a Sarajevo fino alla prima guerra mondiale. Ha nell’ambito del mondo islamico un’eccezione singolare: musulmano non arabizzato. Fu lo scià Reza Palhevi a far riaffiorare l’antica cultura dello zoroastrismo, poi boicottata dalla rivoluzione islamica. Al di là delle analisi e approfondimenti storici che lascio al gusto del lettore scoprire, il testo narra il fallimento di una rivoluzione, dal 1979, con il sogno degli studenti, all’ascesa di una dittatura religiosa frustrante e castrante per il paese, da Khomeini a Khamenei, con le oscillazioni tra aperture e chiusure con Rafsanjani e Khatami, troppo debole quest’ultimo per garantire le libertà promesse, fino all’ascesa sorprendente del sindaco di Teheran, Mahmoud Ahmadinejad con la quale l’ala radicale ha preso il sopravvento. Il suo successo è legato all’immagine di un uomo semplice, con un appartamento nel condominio dove ha sempre abitato con i genitori, dai quali va spesso a pranzo in un quartiere periferico della città. L’uomo della porta accanto, un uomo del popolo, devoto e semplice. La parte di maggior spessore storico è la vivisezione lucida e impietosa di come un sogno si trasformi in un incubo: dove il capitalismo e il comunismo avevano fallito il popolo confidò nella religione pensando che dei religioni non avrebbero mai tradito la comunità dei credenti, assicurando tolleranza e pace. Il dramma è che in nome di una rivoluzione culturale e spirituale, sono state sospese le ‘notti della poesia’, la musica, e tutto ciò che ha espresso nei millenni l’anima dei persiani, riservati fino al paradosso, convinti che le idee non occorra mostrarle per dar loro forza, con un atteggiamento agli antipodi del proselitismo.
 
 

“Rosa è il colore della Persia”

di Vanna Vannuccini

Serie Bianca Feltrinelli
Euro 12,00

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