giovedì 29 gennaio 2015

"Il fossato. La storia di due famiglie nella Toscana degli anni Cinquanta" di Marisa Cecchetti

Ilaria Guidantoni Martedì, 27 Gennaio 2015

Romanzo con uno sfondo forse autobiografico, in parte, e comunque molto vicino alla novella, alla tradizione del raccontare dove il confine tra la realtà e la fantasia è sfumato dal ricordo e dalle emozioni, Il fossato ci regala la vita intrecciata - e per certi aspetti forzatamente unita - di due famiglie nella campagna toscana degli anni Cinquanta del Novecento. Non ci sono descrizioni paesaggistiche precise, né riferimenti di una geografia antropizzata se non per la citazione, mi pare una sola volta, delle montagne Apuane, che fanno pensare ai paesaggi versiliesi, a quella campagna che degrada sul mare delle colline pisane e livornesi, lontana dalla campagna toscana del Chianti o della Maremma che è forse l’immaginario più tipico che si ha della regione. D’altronde Marisa Cecchetti è nata in provincia di Pisa, romanziere, scrittore di racconti e poeta, insegna Lettere e ha collaborato con varie riviste.

Marisa porta certamente la sua formazione e il suo stile personale, mite, dolce e allo stesso tempo indagatore, che non fa sconti alla realtà – come ho avuto modo di assaggiare io conoscendola - nel suo scrivere: una lingua corretta, classica, rispettosa delle regole, ariosa, attenta ai sentimenti che osserva e studia meticolosamente senza mai prendere le parti di qualcuno. Lascia infatti che il lettore posi lo sguardo una volta qui un’altra là, con la stessa attenzione e indulgenza. Marisa non parteggia per i propri personaggi, ma si fa voce narrante premurosa e distante, al tempo stesso.

Il ritmo della narrazione ben asseconda la vicenda, dai tempi lunghi e morbidi e si concentra dal femminile. Gli uomini non sembrano vissuti, piuttosto guardati, letti, decifrati, ascoltati, amati, capiti, accuditi, talora scusati. L’autrice ci fa vedere la storia di due famiglie contadine attraverso le sue donne e in particolari quelle che, a diverso titolo, sono le protagoniste, Eva – dalla quale prende avvio la vicenda – e Teresa, la giovane che il racconto accompagna da bambina a donna. E’ lei che piano piano come se crescesse nel e con il libro, prende in mano la narrazione e con dei feedback ci fa rileggere la storia. Tutto questo accade all’improvviso, ad un certo punto della narrazione e spiazza perché ci catapulta nell’attualità delle nostre cronache.

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martedì 27 gennaio 2015

Dal 28 gennaio in libreria "Il potere delle donne arabe"

a cura di Ilaria Guidantoni e Maria Grazia Turri

Mimesis/Relazioni pericolose

Saggio con un sguardo sull’attualità, dedicato al femminile e alle donne nel Mediterraneo della sponda sud e del mondo arabo-musulmano. Il titolo evoca l’obiettivo di andare oltre luoghi comuni, stereotipi per affermare la forza della donna dei paesi arabo-musulmani, pur nelle difficoltà e contraddizioni politiche e storiche. Il libro offre un panorama, in parte sconosciuto, delle relazioni private e sociali che caratterizzano la vita delle donne immerse in paesi molto diversi tra di loro con una focalizzazione sulle differenze e corrispondenze fra le tre religioni del libro che sono protagoniste in tutta quest’area del mondo. I diversi contributi cercano di attraversare l’universo femminile, femminista e delle donne in genere a trecento sessanta gradi, dall’arte, alla letteratura, dal rapporto con la corporeità, alla posizione della donna nella famiglia, nella società, nello specifico del lavoro e nella religione come anche nell’impegno sulle tematiche e le lotte di genere. Nel libro sono presenti due focus su Tunisia e Iraq, scelta che nasce dal fatto che le curatrici del libro hanno attinto alla loro esperienza personale nel tentativo di arricchire la riflessione con la conoscenza diretta, certe che è dall’esperienza personale che nascono molti interrogativi, pratici e teorici, anche perché il continuo flusso fra esperienze e riflessione sulle stesse ci modella e ci modifica e quindi varia i nostri comportamenti e i nostri sguardi sul mondo.
Con un’analisi che attraversa cinema, arte, cultura, costituzioni, libri sacri, dialoghi diretti, manifesti e avvenimenti storici una ricognizione sull’attualità del dialogo intorno al nuove femminile che dal sud del Mediterraneo e da Oriente premono sull’Europa.

Ilaria Guidantoni, fiorentina, vive e lavora tra Roma, Milano e Tunisi. Giornalista, Blogger e Scrittrice. Laureatasi in Filosofia Teoretica alla Cattolica di Milano, oggi si occupa soprattutto di mediterraneità. Ha pubblicato il saggio Vite sicure. Viaggio tra strade e parole (Edizioni della Sera 2010);  la raccolta di poesie e racconti Prima che sia Buio, (Colosseo Editoriale 2010); l’instant book I giorni del gelsomino (P&I edizioni 2011); il romanzo verità Tunisi,taxi di sola andata (NoReply 2012) e Chiacchiere, datteri e thé. Tunisi, viaggio in una società che cambia (2013) e Marsiglia-Algeri, viaggio al chiaro di luna (per Albeggi Edizioni, 2014). Ha ricevuto il riconoscimento Diritti Umani 2014 della XV edizione Salento Porta d’Oriente, Omaggio a Nelson Mandela.

Maria Grazia Turri, filosofa ed economista, insegna Linguaggi della comunicazione aziendale e Fondamenti della comunicazione all’Università di Torino. Dirige le Collane Relazioni Pericolose e Filosofie dell’economia per Mimesis. Tra le sue pubblicazioni le collettanee Manifesto per un nuovo femminismo (Mimesis 2013) e Femen. La nuova rivoluzione femminista (Mimesis 2013) e le monografie Gli dei capitalismo. Teologia economica nell’età dell’incertezza (Mimesis 2014), Biologicamente sociali, culturalmente individualisti (Mimesis 2012), Gli oggetti che popolano il mondo (2011), La distinzione fra moneta e denaro (2009).

“Storia di una matita” di Michele D’Ignazio

Ilaria Guidantoni Domenica, 25 Gennaio 2015

Storia per l’infanzia con i classici elementi fantastici, gli elementi di quotidianità che sembra piacciano sempre di più ai bambini di oggi e una morale che non è proprio un messaggio a lieto fine tipico. E’ un insegnamento della vita che sembra suggerirci che comunque vale la pena spendersi al meglio per quello che se ne ricava interiormente, per il sorriso che riusciamo a dare agli altri, soprattutto se sono dei bambini, anche se la realtà non è pronta a premiarci per il merito.

E’ una trama per altro complessa per dei ragazzi ed è certamente un invito agli adulti a riflettere sull’infanzia e sulla capacità di influenzare e orientare, non correggere – che è una brutta parola, come dice il protagonista della novella – quindi anche di invadere l’infanzia. Scritto con una penna leggera o forse sarebbe meglio dire una matita in tanti capitoletti, senza titolo, ci racconta la storia di un sogno che si avvera, ma non si realizza pienamente come nelle classiche fiabe. E’ in fondo una storia di tutti i giorni come la letteratura per l’infanzia ci propone sempre di più e forse proprio per questo aspetto, un genere troppo spesso sottovalutato, sta assumendo uno spazio importante di riflessione.

Il protagonista Lapo è un maestro di disegno e un insegnate di arte, supplente, che lascia il proprio paese e l’amato mare, metafora del sogno, dell’infinito, dello spazio di avventura che però diventa una reale promessa solo se si ha il coraggio di attraversarlo e quindi, paradossalmente sotto un certo profilo, di lasciarlo. E’ questo il coraggio di Lapo, personaggio timido, coscienzioso e forse per questo un po’ timoroso di sbagliare, che si avventura in città per realizzare il sogno. L’occasione come spesso accade gli capita un po’ per caso, ma è pronto a coglierla e a mettersi in gioco, con l’emozione e la preoccupazione ad un tempo di non essere all’altezza. Ed ecco il secondo messaggio. Naturalmente i sogni non arrivano con il titolo, sta a noi riconoscerli e a Lapo capita una proposta nell’ambito di una classe di bambini, la quarta B, giudicata da molti colleghi un pasticcio, con i quali non ha mai avuto a che fare. Sono solo otto, per scelta di una preside sempre troppo indaffarata, più attenta ai programmi e alle regole che alle persone. A Lapo è capitata una vicenda strana, di trasformazione di sé, quasi kafkiana seppure più divertente, un’esperienza forte che lascia il segno. La metafora è quella dell’identificazione con il proprio desiderio che, ancora una volta, sembra dirci l’autore, si realizza ma non proprio come noi avremmo immaginato. Ai piccoli che incontrerà, ognuno con un proprio sogno, come il pallone per Paolo e la danza per Sabrina, o il diario segreto per Dario, trasmetterà tanta passione e anche il coraggio di rischiare di diventare quella passione. La consapevolezza però riuscirà a riportare indietro alla realtà i bambini che torneranno bambini, al di qua dello specchio magico.

La recensione integrale su Saltinaria.it

giovedì 22 gennaio 2015

Domenica 25 gennaio 2015 su Radio Rai 1 (probabilmente)

Domenica 25 gennaio 2015 su Radio Rai 1
a Voci dal mondo
nello spazio Instant book
dalle 9.00 alle 9.30
due chiacchiere su "Marsiglia-Algeri, viaggio al chiaro di luna"

giovedì 15 gennaio 2015

Eventi culturali magazine




"Marsiglia-Algeri. Viaggio al chiaro di luna", Milano Libri 13 gennaio 2015


Viaggio in Algeria alla ricerca delle origini del malessere e provando a disegnarne un futuro aperto al Mediterraneo

Con l'inviato di lungo corso, oggi scrittore, Guido Mattioni

martedì 13 gennaio 2015

"Incontri di un napoletano all’ombra della Mole" di Giuseppe Varriale

Incontri di un napoletano all’ombra della Mole
di Giuseppe Varriale
edito da ADEF in formato ebook

Storia dai tratti ironici attorno alle vicende di un napoletano a Torino, confusamente alle prese con la ricerca del lavoro che non arriva mai e con le personali difficoltà di collocazione. Sentimenti, colori sorrisi, figuracce, scelte di vita e via così, in un tourbillon da caos organizzato. Ogni breve paragrafo diventa una sorta di strikes umoristica.
Gli “incontri”, oggetto del presente racconto, sono un’insieme di brevi battute per lo più satiriche, talvolta semplicemente comiche, che, nell’insieme, danno vita ad una storia il cui protagonista è Gennarino, un napoletano a Torino in cerca di lavoro. Tali battute sono ispirate all’umorismo yiddish. Se umorismo indica la capacità di descrivere gli aspetti bizzarri e/o contraddittori della realtà, yiddish indica invece una lingua germanica, scritta con i caratteri dell’alfabeto ebraico, parlata dagli ebrei dell’Europa orientale. Col tempo da questa lingua si sviluppò una forma di umorismo, costituito da brevi storielle ironiche e in molti casi anche autoironiche. Se gli ebrei, attraverso tali storielle, sottolineavano la loro identità e la loro difficoltà d’integrazione con l’ambiente in cui vivevano, ridendo di se stessi e del mondo, negli “incontri” si evidenziano l’ipocrisia che caratterizza in generale i rapporti umani e le difficoltà di comunicazione e/o discriminazioni cui spesso va incontro il protagonista per il suo carattere schietto e la mancanza di lavoro. Le vicende narrate, sebbene possano suscitare ilarità, al contempo sono anche un invito a stimolare la riflessione. Esse infatti nascono da osservazioni ironiche di situazioni della vita di tutti i giorni, fatte dai personaggi del racconto e soprattutto dallo stesso protagonista degli “incontri”. Quest’ultimo in particolare osserverà gli avvenimenti, alla luce della sua condizione di precario, e deciderà, a sua volta, di scrivere una serie di storielle autobiografiche.
Il racconto è edito da ADEF ed è disponibile solo in formato ebook

Un assaggio

Aggiunse Simone: “Ho saputo che dalle tue parti la Ditta “Il posto dei sogni” ha aperto una sede. Circa un mese fa ho sentito la nostra amica Luciana che mi ha riferito di essere stata assunta e che è stata l'unica ad entrare senza raccomandazioni”. Con molta calma Gennarino gli fece notare: “Che strano! Anche io, circa un mese fa, ho incontrato un'altra nostra amica, Monica, anche lei assunta da “Il posto dei sogni”, e mi ha rivelato che è stata l'unica ad entrare senza raccomandazioni”. 
Poco dopo Gennarino disse a Simone: “Prima di lasciare la stazione ho intenzione di chiamare mia madre per rassicurarla che il viaggio è andato bene e che sono arrivato a Torino”. Detto questo, telefonò immediatamente per comunicarle: “Ciao Mamma sono alla stazione di Torino Porta Nuova”. Rispose la madre: “Hai già deciso di ritornare?”. 
Lunedì mattina Gennarino si recò all’agenzia di lavoro interinale “Nonlavoroperisoldi”, sita in via dell’Accademia Albertina. Ivi entrato chiese all’addetta: “Sto cercando un impiego dove possibilmente non siano richieste esperienza, specializzazione e un’età giovanissima”. L’addetta obiettò: “Guardi che così lei mi mette in difficoltà”. Rispose Gennarino: “Veramente pensavo di aiutarla”.

“A cavallo del vento”, fiabe armene raccontate da Sonya Orfalian

Ilaria Guidantoni Domenica, 11 Gennaio 2015

Un mondo onirico e per la dimensione europea molto lontano dalle fiabe conosciute anche se gli archetipi restano gli stessi, trasfigurati, strampalati per il nostro modo di sentire e a volte difficilmente traducibili. Talora si resta disorientati perché difficile comprendere il percorso, la simbologia e la battuta, e nello stesso tempo affascinati da uno stile e da luoghi immaginifici. Una grande operazione di memoria nel segno del dover di ricordare un popolo che ha rischiato di essere annientato.

Questa scrittrice, artista e traduttrice, nata in Libia da genitori armeni dove ha vissuto la sua infanzia come rifugiata, all’età di undici anni, dopo il colpo di stato di Gheddafi, ha trovato asilo a Roma dove vive e lavora; si è battuta per la memoria di un popolo dalla cultura ricca e sconosciuta, già autrice di un libro sulla cucina armena. Con A cavallo del vento ci propone in una versione, probabilmente originale, il mondo delle fiabe armene, cuore in qualche modo di questa tradizione. La cucina, come la poesia epica come il mondo del racconto che originariamente nasceva dalla tradizione orale - tramandata di generazione in generazione dagli ashugh, rapsodi itineranti - dai simboli più profondi di un popolo, come anche dal suo sentire e dal vissuto quotidiano sono la culla di una civiltà che ne disegnano i connotati fondamentali. E’ per questo che è interessante questo libro, forse lettura più per adulti che per bambini, a mio parre ancora più delle fiabe europee, si inserisce in una tradizione di racconti e di leggende. Un approccio singolare e suggestivo verso una cultura pressoché sconosciuta eppure molto ricca. Come racconta in un’intervista Sonya, che si è dedicata per la più parte della sua vita alla memoria, “nella diaspora la tradizione delle pietanze più diffuse nelle case armene si è paradossalmente conservata con maggior forza: era necessario, per poter sopravvivere malgrado tutto, conservare e tramandare il ricordo, rievocare i sapori e gli odori della casa d’infanzia, ripetere i gesti antichi delle nonne per mantenerli in vita. Anche la cucina della nostra casa - come per molte famiglie in esilio - era il luogo dove tutte le guerre e i risentimenti razziali avevano fine; il luogo in cui le pietanze di popoli in eterna lotta tra loro convivevano pacificamente”.

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la Repubblica - 13 gennaio 2015


lunedì 12 gennaio 2015

“La donna che partorì uno scorpione” di Francesca Di Martino

Ilaria Guidantoni Venerdì, 26 Dicembre 2014

Un libro di racconti di un narratore ‘puro’, senza contaminazioni giornalistiche, saggistiche, con intenti didattici e didascalici. Sono racconti di fantasia di uomini e animali, più spesso dove protagonista è il femminile e il femminino, l’elemento fantastico che fluidifica il confine tra i regni dei viventi. E’ la scrittura però quello che caratterizza maggiormente questo libro nel quale di tanto in tanto perdevo il filo per seguire la parola, che domina incontrastata sulla storia. La scrittura di Francesca Di Martino è una partitura musicale scossa da movimenti tellurici improvvisi, che si innalza aulica e spontanea come chi ha metabolizzato il valore e la cultura dello scrivere e piomba nel basso ventre della vita, senza volgarità, secca e pungente d’un tratto.

Non è ornamento, ma è l’anima di quello che scrive e in un mondo editoriale nel quale siamo sempre più noi giornalisti a diventare scrittori, incuriosisce trovare un libro che è pura narrazione. Storie di oggi ma senza tempo, collocate con precise coordinate geografiche, ma in qualche modo ambientate in mondi lontani o nella nostra possibile e fantasmagorica quotidianità.

La miglior sintesi del libro è l’autrice stessa a darcela a mio parere, sempre con la sua spontaneità che si capisce non si rivolge alla scrittura per farsi ascoltare; sembra quasi che per caso sia letta, distratta rispetto alla gloria, in un mondo nel quale tutti sembrano stare allo specchio. “L’Africa puzza di morte ma pullula di vita”, scrive nell’ultimo lungo, lunghissimo racconto del libro, “L’uovo di dinosauro”. I racconti della De Martino sono inquietanti, difficili da riassumere, con un finale sorprendente ma non incline al colpo di scena, non risolutivo; appaiono più spesso come spezzoni di vita, colti da momenti singolari, complessi, stralunati.

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“Il risveglio della democrazia” di Leila El Houssi

Ilaria Guidantoni Lunedì, 22 Dicembre 2014

La Tunisia dall’indipendenza alla transizione

Un libro dalla scrittura piana, chiara, sintetico ma ben documentato. Un’analisi onesta senza che l’autore parteggi in modo evidente, attento a cogliere l’evoluzione della Tunisia nel contesto del Mediterraneo. Per me è stato un testo di verifica che potrei sottoscrivere punto per punto e il cui contenuto ho sposato e in parte proposto in modo diverso nei miei libri sulla Tunisia. Ritrovarsi, concordi, nelle disamine e nelle conclusioni, quando chi scrive è una studiosa della materia, oltre ad essere tunisina, è stato confortante come lettore. Lo ritengo un libro utile da consultare e per avere spunti bibliografici per chi lavora su queste tematiche e allo stesso tempo di piacevole lettura anche per chi non è addetto alla materia.

L’esordio ha come sfondo il Mediterraneo di Braudel, una successione di pianure liquide comunicanti più che un mare, prospettiva alla quale io stessa mi rifaccio e che ritengo di grande attualità nel presente e nel prossimo futuro. Il Mediterraneo ha una sua profonda originalità e centralità strategica essendo stato in passato la culla della civiltà occidentale mentre oggi potrebbe tornare ad esserlo. L’excursus iniziale condensa in poche pagine la storia di questo Paese illustrando come da sempre sia un crogiuolo di popoli, un chiasmo e quanto sia prossimo all’Italia. Il periodo che prende in considerazione il testo è un lungo arco temporale che dal 1956 segue il lettore fino al 2013, lasciando aperta la porta verso le elezioni per il primo governo regolare in carica e l’elezione del nuovo presidente della Repubblica (le elezioni politiche si sono tenute il 26 ottobre 2014 e le presidenziali il 23 novembre con il secondo turno il 21 dicembre). Questa lunga fase si articola in tre momenti, quello del ‘despota illuminato’, Habib Bourguiba, fondatore della Tunisia moderna, uomo a cavallo tra due culture, quella francese e quella arabo-musulmana e fautore della transculturalità e il bilinguismo, soprattutto per il bene del Paese e il suo progresso. L’autore non manca di sottolineare come questa linea appartenga di fatto allo spirito che da sempre ha caratterizzato la storia tunisina. Certamente Bourguiba è stato un uomo che ha promosso il culto della personalità come anche però la capacità di rendere l’islam ‘moderno’ e aperto.

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"Soltanto il cielo non ha confini" di Guido Mattioni

Ilaria Guidantoni Giovedì, 01 Gennaio 2015

Un libro è anche un oggetto e parla con la sua carta oltre che con la sua storia: i libri di Guido Mattioni cominciano dalla copertina e dal titolo, un messaggio forte e centrale, la suggestione malinconica e determinata dell’avventura che è la vita. “Soltanto il cielo non ha confini” è letteratura pura, nutrita dalla conoscenza e dalle esperienze di un inviato speciale che ha visto con i propri occhi luoghi e persone, ascoltato voci, cercato indizi, ma che ci restituisce una vera storia letteraria, non un reportage camuffato da letteratura. Ben scritto, senza contaminazioni televisive ed effetti speciali, ha il gusto della buona lingua, con momenti poetici come anche la capacità di piegarsi ai diversi registri dei personaggi. Non domina i protagonisti, non li omologa attraverso la propria voce, non ce li restituisce in uno stile ‘unificato’ e conformato come un buon cronista. Guido si nasconde per farli vivere e restituirceli nella loro tenerezza, brutalità, qualche volta volgarità. Senza moralismi, il libro è anche un messaggio etico che attinge ai valori universali dell’esistenza, della responsabilità dell’uomo con se stesso, alla ricerca del proprio benessere profondo, con il coraggio di andare e tornare a se stesso.

E’ una storia di emigrazione dal sud verso “l’America”, una metafora del sogno e della promessa per chi è disposto a tutto non avendo nulla da perdere. Il confine tracciato dal Rio Grande, un nome presuntuoso come ci racconta l’autore con una certa ironia, è tracciato sulla terra dagli uomini ma non ha un senso, se non di strumentalizzazione politica. L’umanità in cielo non è separata né divisa da barriere. Questo confine è secondo al mondo solo a quella tragica linea immaginaria che separa la Sicilia dalla Tunisia e che a livello internazionale viene detta una faglia sociale. Segna infatti un divario incolmabile tra due mondi che si costeggiano, ma viaggiano lontani anni luce tra un ‘nord’ nei due casi citati, ricco e vecchio, e un ‘sud’, povero e giovane. La storia di trafficanti di uomini e braccia, di disperati strappati alla propria patria che annaspano in un nuovo mondo che spesso diventa un nuovo inferno è la storia di un’ordinaria follia, tremendamente attuale.

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mercoledì 7 gennaio 2015

Martedì 13 gennaio 2014 "Marsiglia-Algeri viaggio al chiaro di luna", libreria Milano Libri

Marsiglia-Algeri
viaggio al chiaro di luna


Ne parlano l’autrice
Ilaria Guidantoni e il giornalista
e scrittore Guido Mattioni
il 13 gennaio 2015 alle 18
presso la Libreria Milano Libri,
in via G. Verdi, 2

Algeri, la “Bianca”, una città avvolta in una luce di struggente bellezza, ancora chiusa nella paura del terrorismo e nell’orgoglio della guerra d’Indipendenza, in bilico perennemente tra l’anima autoctona - con le donne quasi tutte velate e truccatissime - e la tentazione francese, con l’intellighentia algerina espatriata in Francia, i giovani che vanno a Parigi per vestirsi e il Paese che coltiva un buon francese, parlandolo quasi più dell’arabo. Questo terzo libro della collana REvolution, che verrà presentato in anteprima a Roma in dicembre e sarà in libreria ad inizio gennaio 2015, racconta un Paese affascinante e criptico: l’Algeria. La firma è quella della giornalista Ilaria Guidantoni, che ha già pubblicato per Albeggi Edizioni sulla transizione tunisina e si cimenta nuovamente col Mediterraneo, verso cui nutre una grande passione. Il viaggio si sviluppa ascoltando le voci di femministe, di intellettuali, di artisti e di imprenditori; osservando il dialogo interculturale e interreligioso; esaminando le opportunità di sviluppo, sotto il profilo politico, economico, di cooperazione, del turismo. Il volume raccoglie anche una selezione di fotografie in bianco e nero dell’Algeri di oggi, scattate dalla stessa autrice e da Maria Paola Palladino, arabista e islamista, Presidente dell’Associazione italo-algerina Jawhara, e titolare della prima galleria d’arte e artigianato algerini d’Italia “TIZIRI”, che ha collaborato alla realizzazione del reportage.

Ilaria Guidantoni: giornalista, blogger e scrittrice, fiorentinadi nascita, vivee lavora tra Roma, Milano e Tunisi. Appassionata di letteratura araba, si è dedicata soprattutto al Maghreb francofono dove in parte vive, studia la lingua araba e svolge attività professionale e di ricerca nell’ambito del dialogo tra la sponda nord e sud del Mediterraneo, in particolare in tema di confronto tra le religioni, evoluzione socio-politico-culturale dell’area, diritti delle donne e rilettura della storia e delle relazioni tra i popoli. Tra i lavori pubblicati:  l’instant book I giorni del gelsomino (P&I Edizioni, 2011); il romanzo verità Tunisi, taxi di sola andata (NO REPLY Editore, 2012) il reportage Chiacchiere, datteri e thé.Tunisi, viaggio in una società che cambia (Albeggi Edizioni, 2013), il racconto Chéhérazade non abita qui nel libro collettivo uscito il 25 novembre 2014 contro la violenza sulle donne, dal titolo Chiamarlo amore non si può (Casa Editrice Mammeonline), Il potere delle donne arabe (Mimesis editore). Nel 2014 ha collaborato con il Dizionario Enciclopedico delle Migrazioni Italiane nel Mondo per le voci l’osmosi siciliana in Tunisia, l’emigrazione italiana interna nel Novecento e i lavoratori italiani nelle miniere nel mondo (SERItaliAteneo) Ha partecipato in rappresentanza dell’Italia a Tunisi al I Forum internazionale sulle identità multiple nell’area dell’Euro-Maghreb organizzato dalla Commissione europea nel 2013.

Collana REvolution - Formato 13x18 - Pagine 364 - Prezzo: 16 euro - ISBN: 9788898795062

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