mercoledì 30 gennaio 2013

Bari, 1 febbraio


Una città che cresce: immigrazione, inclusione sociale, intercultura
Lettura critica del libro: “Onde” di Francesco De Palo

Aula del Consiglio Regionale della Puglia, Via Capruzzi n.204
1 Febbraio 2013 - Ore 10.30


Saluti istituzionali:
Presidente Consiglio Regionale della Puglia

Introduce:
Daniela Daloiso, dirigente Servizio Biblioteca e
Comunicazione Istituzionale del Consiglio Regionale

Interventi:
Francesco De Palo, autore
Roberto Menia, componente Commissione Esteri Affari Comunitari della Camera
Andrea Sarubbi, componente commissione affari sociali della Camera
Don Maurizio Tarantino, coordinatore regionale pugliese Caritas
dott.ssa Rosalba Magistro, responsabile Sezione Multiculturale Biblioteca del CR

Modera:
Fortunata Dell’Orzo, giornalista e blogger
L’Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziali mette a disposizione copia del “Dossier Statistico Immigrazione 2012”

martedì 29 gennaio 2013

Da Editoriaraba “Elogio dell’odio” di Khaled Khalifa un libro dalla parte dell’uomo


"Elogio dell’odio" (Bompiani, 2011) è il romanzo che ha fatto conoscere in Italia lo scrittore siriano Khaled Khalifa, che da quando è iniziata la guerra civile in Siria è in prima linea per far conoscere al mondo quanto sta accadendo nel suo paese. Forse vi ricorderete quanto scriveva solo un anno fa, nella sua lettera, un accorato appello, aperta agli scrittori di tutto il mondo: “spero di avervi esortati a mostrare la vostra solidarietà al mio popolo con i mezzi che riterrete più opportuni. So che la scrittura è impotente e nuda di fronte al frastuono dei cannoni, dei carri armati e dei missili russi che bombardano città e civili inermi, ma non mi va che anche il vostro silenzio sia complice dello sterminio del mio popolo”. 
La recensione è a firma di Annamaria Bianco ma, come sempre, la sezione commenti è a disposizione di chiunque abbia letto il libro e voglia condividere con noi la sua opinione. 
L’odio come risposta all’odio, in un mondo dove la legge universale non è più quella dell’amore: la Siria degli anni ’80, dilaniata dal conflitto fra l’islamismo radicale e il dispotismo militare; la città di Aleppo; la famiglia dell’anonima narratrice, protagonista di un romanzo ancora tremendamente attuale. Purtroppo. Un libro che lascia addosso quella sensazione da “resto di niente” e un vuoto, e un’amarezza, così intimi da turbare nel profondo. O, almeno, per quanto riguarda la mia personalissima esperienza.
Scritto con l’inchiostro della poesia, con un linguaggio allegorico tipicamente siriano, che lascia spazio alle metafore che scivolano dalla bocca della narratrice, mentre racconta gli avvenimenti della sua vita con un lirismo sempre più commovente con l’incalzare del ritmo della narrazione, fino a raggiungere il culmine con il drammatico epilogo. Gli stessi titoli dei capitoli giocano sulla creazione costante di sinestesie, mentre fra le pagine aleggiano onnipresenti profumi, come quelli creati da Radwan, il servitore cieco della famiglia; un personaggio secondario, ma splendido con tutte le sue peculiarità, come tutte le altre figure che si fanno spazio all’interno di quello che potrebbe essere considerato un vero e proprio romanzo corale. Al suo interno, un mescolarsi di ricordi, che si intrecciano come visioni, tra il sonno e la veglia, il desiderio di fuga dal mondo, la solitudine, la ricerca dell’autoaffermazione nella negazione del corpo, la sessualità proibita, l’amore che porta a imbalsamare farfalle. Le storie dei singoli, le loro passioni e ossessioni, si svelano pian piano, sullo sfondo degli scontri civili. 
Ci sono i tre zii, Salim il sufi; Bakr che lancia il jihad contro il regime trascinando l’intera famiglia nella guerra; e Omar, che si dedica alla malavita. Poi ci sono le tre zie, Mariam, l’anziana vergine che vigila sulla moralità delle altre donne della casa e racconta storie sul passato glorioso della loro famiglia; Safa’, in costante conflitto con lei; e Marwa, che trova la felicità tra le braccia di un ufficiale. In effetti, a parlare e ad agire sono soprattutto le donne, alle quali è lasciato molto spazio e attraverso le quali, anzi, viene raccontata ogni vicenda; donne di ogni età, di ogni status sociale e ideologia. Un espediente per non rappresentare i fatti nella loro schiacciante verità storica, forse, o forse per mostrare quanto l’odio possa corrompere anche quella che dovrebbe essere l’incarnazione vivente dell’amore. 
In entrambi i casi, l’impatto è stato vincente: Khaled Khalifa è riuscito a risvegliare le coscienze di un popolo che sembrava aver archiviato nel dimenticatoio “Gli Avvenimenti” di quegli anni; questa la litote con la quale i siriani parlavano di un passato che ha fatto 250.000 morti. Neppure la censura ha potuto nulla contro la potenza del romanzo, che si è imposto sulla scena internazionale dopo la nomination al “Premio internazionale del Romanzo Arabo” e del quale sono state fatte numerose traduzioni in diverse lingue. 
Un libro che consiglio davvero di leggere, perché non fa politica. L’unica parte dalla quale è schierato è quella degli esseri umani e della vita. 
__________________________
*Khaled Khalifa è nato ad Aleppo nel 1964. Lì ha frequentato la facoltà di legge e, dopo la laurea, si è dedicato alla letteratura, lavorando come sceneggiatore per il cinema e la televisione, per poi fondare la rivista culturale “Aleph”, in seguito censurata dal governo siriano. “Elogio dell’odio” (Madih al-Karahiya), nominato nel 2008 per il Premio internazionale del Romanzo Arabo, è il suo terzo libro. In Italia è edito da Bompiani (2011). Attualmente, lavora su un quarto romanzo, ma va avanti a rilento essendo stato vittima, nel maggio scorso, di una frattura della mano da parte delle autorità. 
Da sempre fortemente coinvolto nelle vicende del suo paese, qualche tempo fa ha indirizzato agli scrittori di tutto il mondo una lettera aperta sulla rivoluzione siriana.

lunedì 28 gennaio 2013

Lunedì 28 gennaio presentazione libro "Tutto merito di nonna Elvira" di Simona Tuliozzi


Simona Tuliozzi presenta il suo ultimo libro “Tutto merito di nonna Elvira”, Lunedì 28 gennaio alle ore 18,00 al The One Rome (via della Civiltà romana 1).
Sarà una presentazione interattiva, aperta agli amici  e... agli amici degli amici, in cui le parole danzeranno sulle note di uno sfondo musicale...

“Tutto  merito di nonna Elvira”, un racconto che si snoda in un intreccio tra scrittura e vita, un arricchimento di ricerca individuale e pensiero  femminista, la cui  narrazione procede e si conclude con la descrizione  dei momenti di passaggio nell’arco della vita dei cinque personaggi femminili, dove la voce narrante fornisce uno spaccato della vita 
sociale delle donne, dall’inizio del secolo scorso ad oggi. Una fotografia reale e tradizionale basata su un modello europeo in cui i cinque personaggi femminili vengono collocati all’interno della cornice mentale che abbraccia un secolo di storia, in una realtà per lo più 
romana, un’incubazione della mutazione antropologica del femminile 
italiano.
Il racconto si snoda in un approccio organizzato e cronologicamente lineare nel tempo, offrendo anche un ritratto accurato della mentalità, dei luoghi e dei quartieri, da cinquant’anni a questa parte, regalando ricordi ed emozioni comuni a tante altre vite, vissute in questo trascorso di secolo in un’Italia che non esiste più… 


Appuntamento con Giulia Niccolai, un poeta a Roma

Ripensando alla domanda che poneva Hölderlin nell’elegia Pane e vino:“Perché i poeti nel tempo della povertà?", laddove la povertà intesa non è soltanto quella materiale, ma il generale impoverimento morale e mentale. Se c’è un poeta – una poeta – che vale la pena di ascoltare in un contesto come quello attuale, per ritrovare forse anche il registro semantico di “crisi” come “opportunità”, è GIULIA NICCOLAI.  Classe 1934, ha attraversato fieramente molti decenni, iniziando a guardare il mondo attraverso l’obiettivo di una macchina fotografica, poi rielaborandolo in scrittura, fino a quando negli anni 80 la sua poesia/vita l’ha portata ad una crisi dalla quale è rinata come monaca buddista. Ha continuato a scrivere, ma necessariamente in modo nuovo, più distaccato e insieme più concentrato. Ha pubblicato, a partire dalla fine degli anni 60, poesia, romanzi, racconti, saggistica. I suoi testi poetici sono stati recentemente raccolti nel volume Poemi & Oggetti, Ed. Le Lettere, a cura di Milli Graffi.
 
Giulia Niccolai sarà a Roma mercoledì 30 gennaio alle 17.00, alla Biblioteca Vallicelliana (Piazza della Chiesa nuova 18, 2° piano) , nell’ambito del programma di incontri del Sindacato Nazionale Scrittori. proprio a partire dal volume Poemi & Oggetti. Ne parleranno con lei Andrea Cortellessa, Milli Graffi, Graziella Pulce, Franca Rovigatti. Io avrò il piacere di coordinare questo incontro.
Invito rivolto a poeti e non, materialisti e spiritualisti, solitari e gruppettari, apocalittici e integrati, buddisti, cristiani, musulmani, marxisti, leninisti, maoisti, menefreghisti, avanguardisti e passatisti. Un incontro con Giulia Niccolai non è l’incontro con “una che ha pubblicato qualche libro”, è un incontro con una persona rara, insieme intensa e ilare.
Di recente è uscita una “non-recensione” o meglio una divagazione critica dedicata a Giulia Niccolai dalla scrittrice Tiziana Colsusso, pubblicata LE RETI DI DEDALUS, rivista on line del Sindacato Nazionale Scrittori, diretta da Marco Palladini.
 

“Schegge di anima imperfetta”

Una lunga lettera d’amore

di Sergio Consanti

I titoli spesso ingannano o comunque sono fuorvianti; altre volte ammiccanti. Umberto Eco sostiene che un titolo debba confondere, ma forse (ndr) anche incantare.  Il mio sguardo – di questo dono dell’autore conosciuto in occasione della presentazione del mio ultimo libro a Livorno, si è posato sul sottotitolo e subito si è perso nelle fantasticherie dell’amore per una donna. Non ho sbagliato ma neppur indovinato. L’amore sconfinato è quello di un padre per la propria figlia, una piccola immensa donna. E’ una lunga lettera che ha un grande pregio, la spontaneità assoluta, senza curarsi della forma – non perché non sia ben scritto il testo – perché non nasce con l’intento della bella letturatura. Nasce come uno sfogo intimo, irrequieto e frammentario, come schegge, che esplodono dal dolore che incendia il cuore e dissolve l’anima, espandendola verso l’infinito in un anelito di amore da recuperare o forse riconquistare, magari conquistare per una seconda volta ché la bambina di allora è cresciuta. La letteratura è però chiamata in causa per la funzione di purificazione dell’anima, di messaggero discreto anche se su larga scala – ricordate la funzione di riconoscenza del libro nel film “Le vite degli altri”? – e ancora ha un intento pedagogico non dichiarato e pertanto molto forte. La letteratura purifica il proprio dolore, lo universalizza, si rende servitore di quello altrui, dà voce a chi prova gli stessi sentimenti senza saperli esprimere e responsabilizza chi legge, che si sente ascoltato potenzialmente da tutto il mondo.  Il libro, breve, è una lunga lettera, che sgorga fluida e tortuosa come il raccontare convulso di sé, ad una figlia amata enormemente che si nega al padre. Il tentativo estremo di un uomo con tanta umiltà di urlare il proprio amore per renderlo credibile; la richiesta in forma di supplica perentoria – se l’ossimoro è ammesso – di ascolto, di accettazione del dialogo. Il monologo che si fa dialogo, nel ricordo dell’infanzia, è un andamento a salti, tra racconti, lettere nella lettera e citazioni, un pezzo di una narrazione che potrebbe andare avanti all’infinito e ad un certo punto si interrompe come quasi sempre accade quando una lettera è molto più di una missiva. E’ una confessione che brucia e che fa male. E’ la sofferenza di tanti uomini separati dai propri figli dopo la fine dell’amore e del legame con la loro madre, uomini che non sono tutti uguali, tiene a precisare l’autore, che ha subìto la fine si una storia e, pur ammettendo i propri errori, non ha mai smesso di amare la propria figlia. La frustrazione è struggente soprattutto per quelle vacanze da sogno mancate e quelle estati a Livorno, nella città natale allegra e malinconica insieme come le città di porto sanno essere. Credo che il pregio migliore di questo libro sia il fatto che un uomo è riuscito a commuovermi e non è poco e mi sono sentita per una volta solidale con un’altra parte, che è sempre la stessa: quella delle vittime. Che non sono necessariamente i giusti e gli sconfitti ma coloro che soffrono autenticamente e il dolore non ha differenza di sesso. Ci sono libri da sottoporre alla critica, altri al pubblico, altri ancora a chi legge per vivere.

“Schegge di anima imperfetta” Una lunga lettera d'amore
di Sergio Consani

Prospettivaeditrice 12,00 euro

domenica 27 gennaio 2013

"Ignoranti" di Roberto Ippolito

Martedì 12 febbraio 2013
 
alle ore 19.00
 
presso la Chiesa dei Santi Celso e Giuliano, via del Banco di Santo Spirito 6, Roma
 
Ci sarà la Presentazione del libro di Roberto Ippolito "Ignoranti", edito da Chiarelettere
 
Partecipano: Derrick De Kerckhove, Ivan Lo Bello, Tobias Piller e Andrea Vianello

Lettura di Ilaria Parisella

In arrivo in Italia il nuovo libro di Joumana Haddad

Editoriaraba
 Superman è arabo
In Italia il nuovo libro di Joumana Haddad

Arriva in Italia la traduzione del nuovo saggio di Joumana Haddad che probabilmente farà molto discutere, come i precedenti lavori di questa intellettuale libanese.
Il libro uscirà per la casa editrice anglo-libanese Saqi Books, con il titolo Superman is an Arab: On God, Marriage, Macho Men and Other Disastrous.
L’edizione italiana pubblicata da Mondadori uscirà con il titolo Superman è arabo. Su Dio, il matrimonio, il machismo e altre invenzioni disastrose. L’arrivo nelle librerie italiane è previsto tra poco, forse addirittura per il mese di gennaio.
L’autrice, su Facebook, ha annunciato che a breve svelerà il calendario delle presentazioni in programma in varie città italiane.
Nel frattempo, da leggere su Giulia.Globalist un’intervista recente alla scrittrice – l’articolo contiene anche un estratto in anteprima del libro, da cui sono tratte le seguenti parole: 'Ciò che serve ora, insieme alla rivoluzione femminile, è niente meno che una rivoluzione maschile: una radicale, strutturale, non violenta rivoluzione, che possa sviluppare una relazione più matura e soddisfacente tra i due sessi. E nel farlo, gentiluomini, ricordatevi questo: il machismo non è uomini contro donne. È uomini contro bambocci'.
Inoltre si può seguire Joumana sul suo blog J-SPOT, in cui blogga regolarmente (in inglese) di Libano, diritti delle donne, società, e libertà sessuale nei paesi arabi.

venerdì 25 gennaio 2013

"Chiacchiere, datteri è thé. Tunisi, viaggio in una società che cambia" a Livorno, Libreria Erasmo - 24 gennaio

Ilaria Guidantoni insieme allo scrittore e musicista Sergio Consani



Da Editoriaraba Suad Amiry: l’ironia come strumento per sopravvivere


Suad Amiry – scrittrice e architetto palestinese – è stata ospite recentemente dell’Università Cà Foscari di Venezia, invitata dalla Professoressa Bartuli, del Master MIM (Mediazione InterMediterranea).
Su editoriaraba il video integrale dell’intervento di Suad Amiry: dura poco più di un’ora ed  è in inglese.
Ne emerge il ritratto dell’autrice di Sharon e mia suocera: una donna intelligente, brillante ed incredibilmente ironica e spiritosa. Senza peli sulla lingua e dotata di una mimica facciale e una gestualità corporea da far invidia agli attori più affermati, Suad Amiry ha raccontato la sua storia, dalla nascita in una famiglia di rifugiati, a come si è ritrovata a diventare scrittrice durante l’occupazione israeliana di Ramallah, la sua città, in cui oltre a soffrire per la presenza dei militari, ha dovuto sopportare “l’occupazione domestica” dell’anziana suocera, venuta a casa del figlio per stare più al sicuro. 
Il “frutto” di questa doppia occupazione sono state le email confidenziali che Suad Amiry scriveva la sera agli amici, per sfogarsi della presenza ingombrante della suocera. Email che poi, come per magia, si sono trasformate in una telefonata ricevuta dall’editore Feltrinelli (che ad oggi ha pubblicato tutti e quattro i libri dell’autrice): “Feltrinelli, e chi è?”, ha raccontato ridendo l’autrice, “pensavo fosse il nome di un Paese lontano, dell’Africa o dell’Asia!”. 
Ed è proprio questa naturale ironia che traspare nei suoi libri. L’ironia, dice, è l’unico strumento che noi palestinesi abbiamo per proteggerci e per sopravvivere al dualismo asfissiante che ci soffoca, quello che contrappone i due unici veri poli del discorso israelo-palestinese: l’occupante e l’occupato.
Suad Amiry ha anche rivelato che entro l’anno uscirà il suo quinto libro, che si intitolerà "Golda slept here" (Golda ha dormito qui), in riferimento alla premier israeliana Golda Meir. Il focus del nuovo libro è il concetto di casa e il rapporto che gli uomini creano con le proprio case: il luogo di svolgimento la Palestina del 1948, quando centinaia di migliaia di persone furono costrette ad abbandonare le proprie case, portando con loro solo pochi oggetti, memorie e ricordi di una vita che non sarebbe mai più tornata. 

mercoledì 23 gennaio 2013

Pinocchio, tre appuntamenti alla Libreria Baroni di Lucca


Daniela Marcheschi incontra Collodi

Da gennaio a febbraio sarà anche allestita una mostra di edizioni antiche e contemporanee e di capilettere, xilografie originali di Sigfrido Bartolini

Lucca - Il 23 gennaio, alle 17.30, la Libreria Baroni ospita il primo di tre incontri dedicati a Carlo Lorenzini, alias Collodi, autore delle "Avventure di Pinocchio", ma anche giornalista, romanziere, polemista, autore di testi scolastici, patriota.
Nicola Dal Falco dialogherà con Daniela Marcheschi, presidente del Comitato Scientifico che ha diretto l’Edizione Nazionale delle Opere di Carlo Lorenzini in collaborazione con l’editore Giunti e che ha firmato il volume de I Meridiani dedicato a Collodi.
Per tutta la durata dell’iniziativa, sarà visibile nella vetrina della Libreria Baroni una piccola mostra di edizioni storiche e contemporanee delle opere di Collodi, curata da Cristiano Alberti, titolare della Libreria Baroni, insieme ad una raccolta di capilettera, xilografie originali di Sigfrido Bartolini, eseguite per la storica edizione del 1983 e regalate dall’artista pistoiese al professore Piercarlo Santini.
Durante gli incontri, Sandra Tedeschi leggerà dei brani dall’Edizione Nazionale delle Opere di Carlo Lorenzini, edite da Giunti.

I temi dei tre incontri sono:

23 gennaio, ore 17.30, Le Avventure di Pinocchio ovvero il burattino che non deve diventare “perbene”;

14 febbraio, ore 17.30, L’Italia di Collodi: Macchiette, Romanzo in vapore, I misteri di Firenze.

Fisica o metafisica di Pinocchio?
Dieci domande a Daniela Marcheschi 

di Nicola Dal Falco

Pubblichiamo uno stralcio della conversazione

"Le avventure di Pinocchio" sono un libro per l’infanzia, propedeutico alla crescita di ogni generazione che si affacci alla vita o raccontano semplicemente l’infanzia di un certo mondo? Della Toscana ancora rurale e codina, dell’Italia appena unita?
"Le Avventure di Pinocchio" sono un libro per bambini diretto ai grandi, in tal senso si prestano a diverse letture e riletture.
Da bambini siamo spesso presi dalla paura (almeno io lo ricordo così); da certo comico burattinesco che ha presa immediata sui piccoli; dal senso dell'avventura/disavventura che Pinocchio vive con alterne vicende.
Da grandi apprezziamo l'ironia, la satira, la ricchezza dei riferimenti culturali messi in parodia, i significati profondi del testo.
Da questo punto di vista è un'opera che permette a ogni età un ampliamento di orizzonti notevole.
Certo Collodi pensava non solo alla condizione dell'infanzia nell'Italia unita (ne scrive parecchio, in testi confluiti in "Occhi e nasi" ad esempio), ma anche alla propria infanzia quando scriveva il Pinocchio: l'uso della parrucca con il codino per gli uomini, ad esempio, è durato a lungo.
Immagino quale effetto dovesse fare l'incontro con anziani che ancora la indossavano a un bambino toscano che cresceva in un Ottocento già scosso dai moti rivoluzionari, dai fermenti risorgimentali e dall'affermarsi dei “must” della moda.

L’umorismo, tutt’altro che velato, il senso paradossale e la vena sarcastica con cui sono intessute le pagine di Pinocchio, rappresentano il quid del libro o, proprio perché l’umorismo è l’avvertimento del contrario, offrono altre implicazioni?
L'umorismo inteso nella vasta gamma delle sue forme, dei suoi aspetti (satira, calembour, sarcasmo, assurdo, grottesco, parodia) è la tradizione letteraria codificata che Collodi predilige, che trova più consona alla propria visione del mondo per esprimersi; e la porta nella letteratura per l'Infanzia a cui egli dà un contributo fondamentale, se proprio non la crea.

20 febbraio, ore 17.30, Collodi protofascista? Quattro uomini del Risorgimento, un falso

Editoriaraba Più che un fumetto “Il Mio Miglior Nemico. Storia delle relazioni tra Stati Uniti e Medio Oriente”.


È online su "Reset" la recensione della redattrice di Editoriaraba di "Il Mio Miglior Nemico. Storia delle relazioni tra Stati Uniti e Medio Oriente" di Jean-Pierre Filiu e David B. (Rizzoli Lizard, 2012, 18 euro). Un libro che definire “fumetto” è riduttivo, definita da chi l'ha recensito 'una lettura che mi ha divertita e appassionata. L’unica pecca è che lascia i lettori con la curiosità di saperne di più e subito!'
Forse non tutti sanno che, alla fine del XVIII secolo, la guerra di corsa tra i pirati nordafricani e le flotte commerciali europee imperversava ancora nel Mediterraneo. Ma nel 1801, il pascià di Tripoli, opulenta regione di un Impero Ottomano già in crisi, dichiarò guerra agli Stati Uniti, giovane potenza in ascesa le cui imbarcazioni solcavano anche il mare nostrum.  Washington aveva osato ribellarsi a quei trattati di pace che gli Stati barbareschi avevano già imposto alle potenze europee. L’incontro-scontro tra i due “migliori nemici” di oggi, gli Stati Uniti e i paesi arabo-islamici, si palesò non come uno scontro di civiltà bensì come una vera e propria guerra commerciale, combattuta a suon di rapimenti, blocchi navali e bombardamenti. Condotta da doppiogiochisti americani e tribù arabe rivali, si trasformò ben presto nel primo tentativo messo in atto da Washington di rovesciare il governo di un paese ostile.
L’episodio qui accennato è forse il meno conosciuto dei tanti aneddoti che compongono "Il Mio Miglior Nemico. Storia delle relazioni tra Stati Uniti e Medio Oriente"  di Jean-Pierre Filiu e David B., una trilogia il cui primo volume, che dal 1783 arriva al 1953, è stato di recente pubblicato in Italia da Rizzoli Lizard. L’impresa, definita “multimediale” nella prefazione all’edizione italiana, è uno dei più riusciti ed originali esperimenti narrativi di raccontare la Storia a fumetti, frutto dell’incontro tra l’arabista ed ex diplomatico francese Jean-Pierre Filiu e il disegnatore francese David B., noto in Francia e all’estero.
L’esigenza di capire e raccontare come si fosse arrivati alla Guerra del Golfo del 2003, evento tra i più controversi delle relazioni internazionali degli ultimi anni, è stato il punto di partenza da cui gli autori hanno cominciato a lavorare. Il risultato è un’opera che tenta di evidenziare non solo le linee di frattura del rapporto Stati Uniti – Medio Oriente, la genesi e le conseguenze, ma anche le somiglianze tra i due universi, nel tentativo di riportare alla luce i corsi e i ricorsi di una lunga storia in comune. 
È così che il primo volume si apre con un episodio dell’epica sumerica risalente a 4400 anni fa, i cui protagonisti, Gilgamesh ed Enkidu, alle prese con la loro guerra preventiva contro il demone Humbaba, vengono accostati a George W. Bush e a Donald Rumsfeld durante la Guerra in Iraq del 2003. “Le crudeltà comunicano nel tempo”, scrivono gli autori. È  un parallelo duro, che spiazza il lettore, ma che alla fine convince e getta le basi di un discorso i cui fili verranno riannodati al termine del terzo volume.
Si prosegue poi tra episodi noti e altri meno conosciuti della Storia, passando dalle guerre corsare, alla dottrina del Destino Manifesto, fino ad arrivare alla corsa al petrolio saudita e iraniano della prima metà del ’900, con cui si conclude il primo volume.
La rigorosità del lavoro storiografico viene mitigata dal tono irriverente e sardonico con cui l’illustratore ritrae vizi e virtù dei protagonisti storici. Il tratto di David B. non è quello rigoroso e dettagliato del graphic-journalism alla Joe Sacco in Gaza 1956, né somiglia alla linea arrotondata e orientalistica di Craig Thompson in Habibi, volendo citare altre due recenti monumentali opere a fumetti. La recensione continua su "Reset!"

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Ieri è nato Arab media REPORT, un progetto innovativo e interessante promosso dall’associazione Reset-Dialogues on Civilizations, che mira a sviluppare e diffondere in Italia una maggiore conoscenza dei media dei paesi arabi e di Iran e Turchia e “delle televisioni satellitari e terrestri e dei social media digitali, realtà che stanno formando il nuovo orizzonte culturale, politico e sociale dell’area mediterranea e del Medio Oriente”. 

lunedì 21 gennaio 2013

"Tunisi, taxi di sola andata" alla libreria LOVAT di Villorba (TV), 19 gennaio 2013

Con Ilaria Guidantoni, il giornalista Mario Anton Orefice



"Anatomie degli invisibili" - Precari nel lavoro, precari nella vita di Tiziana Grassi




Il 24 gennaio alla Biblioteca Nazionale di Roma sarà presentato il libro di Tiziana Grassi, dedicato a un dramma sociale che riguarda il nostro tempo

Editoriaraba La top ten dell'arabista


Oggi la classifica di Barbara Benini, Traduttrice dall’arabo dei due romanzi egiziani contemporanei: "Rogers e la Via del drago divorato dal sole", di Ahmed Nagi (edizioni Il Sirente, 2010) e di "Al di là della città", di Gamal al-Ghitani (edizioni Lavoro, 1999). 

1) "Ho visto Ramallah", Murid El Barghuti, tradotto da Monica Ruocco: a metà tra il reportage, il diario e il romanzo, toccante. 

2) "L’epopea dei Harafish", Naghib Mahfuz, tradotto da Clelia Sarnelli Cerqua: mi ha ricordato moltissimo, mutatis mutandis, il fenomeno dei clan mafiosi in Italia, l’onore, l’omertà, la famiglia, il controllo, il potere. Per chi conosce l’arabo egiziano, vale anche la visione dell’omonimo film, per la regia di Ali Badrakhan, con Mahmoud Abd El Aziz nella parte di Farag e Yousra in quella della conturbante Malak.

3) "Rogers e la Via del drago divorato dal sole", Ahmed Nagi, tradotto da Barbara Benini: a oggi unico nel suo genere, ritenuto dalla traduttrice pura avanguardia letteraria, un non luogo dove musica, cinema, letteratura, vengono sapientemente rimescolate in un enorme calderone di parole, creatività, sogni e utopie, è un manga senza disegni, un anime privo di immagini e soprattutto è nato sul web, coi contributi dei lettori del blog di Nagi.

4) "Essere Abbas El Abd", Ahmed El Aidy, tradotto da Carmine Cartolano: è una ventata di nuovo, in uno stile fuori dai canoni, un intreccio molto singolare per un’opera figlia del ventunesimo secolo. Un romanzo che ha lasciato il segno in Egitto e che purtroppo il pubblico italiano non ha saputo apprezzare.

5) "Metro", Magdy El Shafee, tradotto da Ernesto Pagano: è la prima graphic novel egiziana, i disegni di Magdy sono veramente belli, vivi, un'immersione della città de' al-Cairo a correre su e giù per le scale e i tunnel della metropolitana, insieme alla gente normale, agli egiziani.

6) "La terrazza proibita", Fatima Mernissi, tradotto R. R. D’Acquarica: descrive il passaggio dalla tradizione alla modernità, attraverso gli effetti che ha avuto sulle donne della casa della scrittrice e protagonista. È un vivido affresco di interno marocchino, privo dell’esotismo occidentale dei pittori orientalisti, un soggiorno nello haramlik come doveva veramente essere, un luogo di solidarietà e discussione, un rifugio, una casa delle donne.

7) "La commissione", Sonallah Ibrahim, tradotto da Paola Viviani: una sensazione di soffocamento, di pareti che ti si stringono addosso e il finale splatter è a dir poco lisergico! 

8) "Il pane nudo", Mohamed Choukry, tradotto da Mario Fortunato: è stato un libro molto toccante, "una lettura - ci racconta la redattrice della classifica - cui sono pervenuta tramite la biografia di Jean Genet, e secondo me, non a torto molti critici fanno un paragone tra i due. Mi ha veramente scioccata scoprire qualche giorno fa che Galal Amin, Presidente della Commissione di Giudici del Booker di quest’anno, l’abbia definito un romanzo immorale!

9) "Zia Safia e il monastero", Baha Taher, tradotto da Giuseppe Margherita: perché non è da tutti narrare gli avvenimenti con gli occhi di un bambino, per giunta affrontando un tema difficile come i rapporti tra cristiani e musulmani nel Said egiziano.

10) "Se non fossi egiziano", ‘Ala Al Aswani, tradotto da Claudia La Barbera: perché credo - precisa la redattrice - che la creatività di Al Aswani si manifesti al meglio nei racconti, i suoi romanzi mi sembrano troppo “costruiti a tavolino”, scontati.

domenica 20 gennaio 2013

Editoriaraba

Il 23 gennaio inizia ufficialmente la prima Fiera del libro arabo dell’anno, quella del Cairo.
Si comincia a Roma martedì 22 gennaio, con un omaggio speciale dedicato al grande scrittore egiziano Naghib Mahfouz, Premio Nobel per la Letteratura nel 1988. L’evento, dal titolo “Il mio ricordo di Naghib Mahfouz…”, è a cura della Professoressa I. Camera d’Afflitto ed è organizzato in collaborazione tra l’Ufficio Culturale Egiziano e l’Accademia d’Egitto. (Il programma su editoriaraba)
Appuntamento alle 18 all’Accademia d’Egitto in via Omero 4 (villa Borghese).
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Rimaniamo a Roma mercoledì 23, per la presentazione del libro "Chiacchiere, datteri e thé. Tunisi, viaggio in una società che cambia", di Ilaria Guidantoni, Albeggi edizioni, 2013. Parteciperà l’artista Katiuscia Magliarisi.
Appuntamento alle 18 alla Libreria Griot, via di Santa Cecilia 1/A (Trastevere).

sabato 19 gennaio 2013

Editoriaraba I libri in gara per l'Arabic Booker 2013

Per saperne di più. Sul blog editoriaraba anche gli autori

ALGERIA"Il capraio", Amin Zaoui
Romanzo che oscilla tra lo storico e il fantastico e che si interroga sul rapporto con l’Altro (trae spunto dalla conversione all’Islam di tre donne francesi di religione cattolica, che decidono di convertirsi sulla base di motivi che nulla hanno a che vedere con la spiritualità) e sui “mercanti” della religione, in un mondo arabo oramai sprofondato nella corruzione e nell’ipocrisia.

"Le dita di Lolita", Waciny Laredj
Protagonisti sono gli intellettuali arabi in esilio, prima perseguitati dai regimi autoritari e poi, dagli anni ’90 in avanti, dai fondamentalisti.


ARABIA SAUDITA
"Il castoro", Mohammed Hassan Alwan
Il romanzo è narrato in prima persona dal protagonista, Ghaleb, rampollo di una ricca famiglia saudita conservatrice, figlio del primo matrimonio fallito del padre, verso cui sente di aver mancato tutte le aspettative. Non amato dalla madre e dai fratellastri, abbandonati gli studi, Ghaleb si ritrova a ricoprire il ruolo di amante clandestino della donna di cui è innamorato che, a causa della sua inettitudine, è andata invece in sposa ad un ricco diplomatico. Il romanzo prende avvio in Oregon, luogo di un esilio volontario, dove la visione di un castoro in un parco della città è l’espediente narrativo che consente all’autore di riandare indietro con la memoria ai ricordi sulla sua famiglia e sulla vita passata a Riyadh.
EGITTO"Toya", Ashraf El-Ashmawi
Un romanzo definito dall’Egypt Independent una “fiaba disneyana”. Ambientato negli anni ’70, ha per protagonista un giovane figlio della borghesia egiziana, che si trova per lavoro ad andare in Kenya dove si innamora di una donna locale. Il romanzo si interroga sulla questione dell’identità, dell’appartenenza e della lealtà.

"Il nostro signore", Ibrahim Eissa
Il romanzo affronta il tema, assai controverso, degli sheykh che predicano e diffondono il messaggio dell’Islam dai canali televisivi satellitari arabi e islamici, un fenomeno molto recente che dal 2010 ha registrato un vero e proprio boom di utenti. Nel romanzo, Eissa racconta come questi canali di religioso abbiano ben poco e siano invece fortemente intrecciati con il potere politico, la finanza e le forze di sicurezza degli stati. Il circolo vizioso religione-potere-politica che l’autore tratteggia nel romanzo svela il lato nascosto degli sheykh e denuncia come questi abbiano utilizzato la religione per scopi diversi da quelli dichiarati.
Il ritorno dello sheykh, Mohammed Abdel Nabi
Romanzo narrato in forma circolare che segue le vicende del protagonista, Ahmed Rajaa’i.


KUWAIT"Gambo di bambù", Saud Alsanousi
Romanzo che racconta le difficoltà dei lavoratori asiatici in Kuwait. Il giovane José, nato dal matrimonio segreto di una domestica filippina con un giovane kuwaitiano presso cui la prima era a servizio, al compimento della maggiore età decide di tornare in Kuwait, da cui il padre alla nascita lo aveva mandato via…


IRAQ"Ave Maria", Sinan Antoon
I due protagonisti, Youssef e Maha, sono due cristiani iracheni che per un gioco della sorte condividono lo stesso alloggio nella città di Baghdad. Le loro visioni sulla vita e sull’Iraq però non potrebbero essere più diverse: l’uno vuole rimanere nel paese perché troppo legato al passato e ai ricordi, l’altra vorrebbe andarsene da un Iraq in cui sente di non avere più nulla.

"I giardini del Presidente", Muhsin al-Ramli
Ambientato durante gli ultimi 50 anni di storia dell’Iraq, il romanzo segue le vite di tre amici, tre normali cittadini, in un paese alle prese con l’invasione del Kuwait, la guerra del Golfo e l’occupazione americana.


LIBANO"Il regno di questa terra", Hoda Barakat
Il romanzo è ambientato sul Monte Libano all’interno di una comunità maronita, tra i primi del ’900 e qualche anno prima dello scoppio della guerra civile libanese. Un territorio popolato da santi, miti, leggende e religioni, i cui abitanti vivono così in alto da sentirsi, orgogliosamente, quasi in paradiso, da cui il titolo.

"Io, lei e le altre", Jana Elhassan
Sahar, la protagonista del romanzo, si sente intrappolata in un matrimonio sbagliato, proprio come accaduto a sua madre che mai avrebbe voluto emulare. Per fuggire dalla realtà opprimente, si costruisce un alter ego immaginario in un mondo di fantasia dove può finalmente trovare se stessa.

"Gli uccelli dell’Holiday Inn", Rabee Jazz
Gli eventi narrati si svolgono all’alba della guerra civile libanese, nel biennio 1975-76. Attraverso le storie dei protagonisti che vivono in un palazzo di Ashrafieh, quartiere di Beirut, l’autore ci comunica le loro paure e il loro isolamento, e il caos di quei primi drammatici mesi di guerra.

"Sinalkol", Elias Khoury
Ambientato durante la guerra civile libanese, il romanzo ci consegna un ritratto importante della società libanese di cui l’autore evidenza la perdita dell’individualità e dei valori.


PALESTINA"Giaffa prepara il caffè del mattino", Anwar Hamed
Romanzo sulla Palestina degli anni Quaranta, prima della fondazione dello Stato di Israele. L’autore dipinge un quadro delicato della vita degli abitanti della città di Giaffa, cristiani, musulmani ed ebrei, alle prese con le piccole cose della quotidianità: il Natale, gli sposalizi, le visite ai parenti…

"Le lanterne del Re della Galilea", Ibrahim Nasrallah
Il romanzo segue la vita e le gesta di colui che ancora oggi è considerato il pioniere dei movimenti arabi di liberazione dall’occupazione straniera: Dhaher al-Omar, che stabilì un regno arabo nella Palestina del tempo (1689-1775).

TUNISIA"Sua Eccellenza il Ministro", Hussein al-Wad
Un insegnante tunisino diventa incredibilmente ministro ed è testimone della corruzione che dilaga nel paese, di cui però alla fine cade vittima anch’egli.

venerdì 18 gennaio 2013

Da Editoriaraba Tra poliziesco e satira sociale: arriva in Italia “Il cacciatore di larve”, dello scrittore sudanese Amir Tag Elsir


La foto di copertina ritrae un caffè, uno dei posti frequentati dal protagonista preso dalla sua febbre da scrittore.
Il colloquio d’amore tra l’editoria italiana e la letteratura araba, (in realtà sempre più spesso travagliato e perplesso), segna questa volta un punto a favore della prima: il 24 gennaio esce per i tipi di Nottetempo "Il cacciatore di larve" (titolo originale: صائد اليرقات ), dello scrittore sudanese Amir Tag Elsir (anche conosciuto come Amir Tagelsir o Amir Taj al-Sir; il nome in arabo è:أمير ت تاج ا السر), tradotto da Samuela Pagani, la traduttrice delle opere di Hoda Barakat. 
"Il cacciatore di larve", finalista all’Arabic Booker del 2011, è un romanzo semi-poliziesco, giocato sul filo tra l’ironia e la satira sociale verso i regimi di polizia dei paesi arabi. 
Dal comunicato che ho trovato sulla casa editrice si legge: 'per un incidente durante una missione, l’agente Abdallah Harfash si ritrova senza una gamba e senza un lavoro, costretto ad abbandonare le forze di Sicurezza nazionale dopo anni di glorioso servizio. Ai pedinamenti e alle indagini sui sospetti sovversivi, Abdallah sostituisce una nuova occupazione: diventare scrittore di successo. Con questo progetto decide – in un caffè frequentato solo da intellettuali e dissidenti – di avvicinare il famoso scrittore A.T. per carpirgli i segreti del mestiere. Comincia, tra umiliazioni e incertezze, una caccia a storie e personaggi possibili. A queste larve di racconti forse destinate a diventare insetti adulti, Harfash si applica con la stessa dedizione e ingenuità adoperate in passato nei Servizi segreti ma, durante il suo comico e spesso surreale tirocinio tra le strade di una caotica città sudanese, il maestro scompare. Quando Abdallah, amareggiato, crede già che lo scrittore lo abbia tradito e si appresta a ricominciare con la sua vecchia vita, A.T. ritorna e gli rivela una verità che stravolge la prospettiva del loro incontro aprendogli anche le vie della letteratura da assoluto protagonista'.

Chi vuole saperne di più puo' leggere la recensione-analisi che ne ha fatto, nel 2011, Alessandro Buontempo sulla rivista di "Arablit".
Amir Tag Elsir (Ketaba.com) è nato nel nord Sudan nel 1960. Ha studiato medicina in Egitto e presso il British Royal College of Medicine, ed è specializzato in ginecologia. Vive e lavora in Qatar. Scrive dal 1988 e ha all’attivo 16 libri pubblicati tra cui romanzi, biografie e raccolte di poesie. 
Di lui, il celebre scrittore egiziano Gamal al-Ghitani ha detto che 'ci sono molti nuovi scrittori che dovremmo imparare a conoscere e che hanno apportato nuove forme al romanzo arabo. Il migliore tra questi è senza dubbio Amir Tag Elsir'. 
Il "Daily News Egypt" ha invece scritto nel 2011 che Tag Elsir è unanimemente conosciuto come un gigante tra i romanzieri arabi. 
"Il cacciatore di larve" è il suo primo romanzo ad essere pubblicato in italiano. Nel 2012 era stato pubblicato in inglese con il titolo "The Grab Hunter". 
Per il mercato francese, invece, è stato tradotto il romanzo العطر الفرنس (Il "Profumo francese", pubblicato nel 2009) con il titolo "Le parfum français". 

giovedì 17 gennaio 2013

Presentazione di "Chiacchiere, datteri e thé. Tunisi, viaggio in una società che cambia" Mercoledì 16 gennaio - Libreria L'Argonauta (Roma)

Ilaria Guidantoni e Francesco De Palo

Le parole chiave del libro

Mohamed Ali Ben Abid, Ministro Ambasciata tunisina

Da Editoriaraba Concorso “A due anni dalla rivoluzione del 25 Gennaio 2011”


Nel solco delle celebrazioni per il secondo anniversario della Rivoluzione Egiziana, l’Ufficio Culturale dell’Ambasciata della Repubblica Araba d’Egitto in Roma bandisce un concorso rivolto a giovani che abbiano idee o proposte per contribuire al cambiamento e all’evoluzione dell’Egitto. 
Il comunicato stampa così recita: si può trattare anche di un solo pensiero, o di suggerimenti schematici, o di un progetto esteso, in qualsiasi campo, sociale, politico, scientifico e così via. 
Il concorso è rivolto agli studenti a partire dalle scuole elementari fino ai ricercatori universitari. La scadenza per inviare le proposte è il 4 febbraio 2013.

mercoledì 16 gennaio 2013

Mercoledì 16 gennaio 2013 ore 18.00- Libreria L'Argonauta, Roma

Da Editoriaraba Al Cairo la prima Fiera del Libro dell’era Morsi


Negli ultimi due anni il rapporto tra la famosa Fiera internazionale del Libro del Cairo e la città che la ospita è stato piuttosto travagliato. Nel 2011, la Fiera non si tenne perché concomitante con l’inizio delle proteste egiziane anti-Moubarak. Lo scorso anno invece, ci fu un balletto di notizie che la davano prima per certa. In seguito si decise di posporla per motivi di sicurezza legati alle manifestazioni che si stavano svolgendo in occasione del primo anniversario della rivoluzione egiziana. Quindi venne chiusa del tutto. E dopo ancora, sostituita con altre fiere “palliative”. 
Il busillis di quest’anno, ci racconta editoriaraba, è: sarà Morsi, il Presidente egiziano, ad inaugurare la Fiera oppure no? "Ahram Online" parla al condizionale, dunque circola ancora un po’ di incertezza sulla presenza del Presidente, chissà legata a cosa. Negli anni passati, la presenza di Moubarak all’inaugurazione non era mai mancata. 
Una cosa invece è certa: non ci sarà alcuna interruzione il 25 gennaio, giorno in cui si commemora il secondo anniversario della rivoluzione, ma le attività culturali in programma verranno semplicemente ridotte. Gli avventori della fiera possono stare tranquilli: gli organizzatori si terranno in stretto contatto con il Ministro degli Interni ed in aggiunta, guardie di sicurezza private veglieranno sul normale svolgimento della manifestazione. E comunque, gli organizzatori hanno assicurato la fiera per quasi 16 milioni di dollari. Quindi, casomai qualcosa andasse storto, non ci rimetterebbero.
In attesa che la riserva di Morsi venga sciolta, ecco un po’ di dati: la 44esima Fiera del Libro del Cairo si terrà dal 23 gennaio al 5 febbraio. Il tema scelto "DIALOGO, NON SCONTRO". 
Insieme a quella di Beirut, che si tiene in dicembre, la Fiera del Libro del Cairo è la più importante dei paesi di lingua araba. L’importanza delle due manifestazioni testimonia ancora oggi il ruolo e l’influenza culturale che le due capitali del Libro arabe hanno avuto nella regione dai tempi della Nahda e degli esordi nei settori della stampa e dell’editoria.
Con il passare degli anni le cose sono lentamente cambiate. Negli anni Sessanta si diceva: l’Egitto scrive, il Libano stampa e l’Iraq legge. Oggi forse dovremmo aggiungere il Golfo investe, vista la rilevanza che stanno assumendo sempre più le fiere del libro e le iniziative culturali ed editoriali nella penisola araba…
La principale differenza tra la fiera del libro del Cairo e quella di Beirut è che la seconda è sempre stata più indipendente dal potere e dominata dall’impresa privata, mentre a partire dagli anni ’60 il mercato editoriale del Cairo diventa sempre più un ambito controllato dallo Stato. Dal 2011 l’evento del Cairo è organizzato dall’Organizzazione egiziana del libro in collaborazione con l’Unione degli editori egiziani. 
Quest’anno parteciperanno 25 paesi di cui 17 arabi; 735 editori di cui 498 egiziani, 210 arabi e 27 non arabi. Rispetto allo scorso anno si registra una lieve flessione nella presenza degli editori (745 editori in totale nel 2012) e nei paesi partecipanti, che erano 29. 
Ospite d’onore sarà la Libia, che ha preso il posto dell’India, prima scelta, che ha dovuto rifiutare perché le date del Cairo coincidevano con l’inizio della fiera del libro di Nuova Delhi. 
Gli organizzatori hanno anche presentato una nuova locandina in cui la figura stilizzata dello scrittore egizio tiene il libro sollevato in alto, invece di averlo appoggiato sulle ginocchia. 
A livello di loghi c’è ancora un pò di confusione però.
Questa nuova immagine rappresenterebbe il modo in cui gli scrittori guardano avanti verso una nuova era. 
Se in questa nuova era per l’editoria e la scrittura egiziana figuri anche Morsi, è ancora da vedere. 

lunedì 14 gennaio 2013

Da Editoriaraba: Suad Amiry a Venezia


La scrittrice e architetto palestinese lunedì 14 gennaio alle 17.30, incontra lettori e studenti dell’Università Cà Foscari presso Palazzo Malcanton Marcorà, Aula Cozzi (1° piano) – Dorsoduro 3484/D. L’incontro è stato organizzato dalla Professoressa Elisabetta Bartuli, dell’Università di Venezia – Master in Mediazione Intermediterranea.

Suad Amiry, oltre ad essere architetto e attivista per la causa palestinese, è autrice di numerosi libri, tradotti in italiano e pubblicati da Feltrinelli. Il tratto più caratteristico di Suad Amiry è il tono con cui scrive, che oscilla tra l’ironico ed il drammatico. I palestinesi, attraverso i suoi racconti tragicomici, emergono prima di tutto come esseri umani che cercano di condurre una vita normale, nonostante le mille piccole e grandi difficoltà con cui si trovano a scontrarsi ogni giorno nei territori palestinesi occupati.

Per Feltrinelli sono usciti: "Sharon e mia suocera".  (2003); "Se questa è vita" (2005); "Niente sesso in città" (2007); e "Mourad Mourad" (2009).

Da Editoriaraba Libri: due top ten di arabisti


I suggerimenti di  Claudia Avolio, studiosa di arabo e appassionata di radici e parole arabe. Collabora con l'Associazione Culturale Arabismo ed Arabpress.

1. Adonis, "Ecco il mio nome"
2. Elias Khoury, "La porta del sole"
3. Mohamed Choukri, "Il pane nudo"
4. Ghassan Kanafani, "Uomini sotto il sole"
5. AA.VV., "Non ho peccato abbastanza" (Antologia di poetesse arabe contemporanee) a cura di Valentina Colombo
6. Adonis, "La musica della balena azzurra"
7. Joumana Haddad, "Adrenalina"
8. Mohamed Choukri, "Il tempo degli errori"
9.Youssef Ziedan, "Azazel"
10. Driss Chraibi, "L’ispettore Alì"

***
Lo scaffale di Giacomo Longhi, Studente di Lingue e istituzioni economiche e giuridiche dell’Asia e dell’Africa mediterranea presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Si occupa di editoria araba e persiana e lavora come lettore per alcune case editrici.

Nella sua libreria tre autori libanesi: Jabbour Douaihy, Elias Khoury (o Khuri) e Hoda Barakat. 
Inoltre da notare "Il gioco dell’oblio", dello scrittore marocchino Muhammad Barrada (ndr: che ho intervistato e presentato con questo libro alla manifestazione Ottobre Piovono libri Calabria, quattro stagioni fa). 
Nelle battute finali, l’autore sembra voler suggerire che il sostantivo uomo ("insan", in arabo) derivi in realtà forse da oblio ("nisyan", in arabo), nel senso che l’uomo vive perché sa dimenticare. Dimentica i dolori, i lutti, le sofferenze, gli amori finiti, le gioie e i successi. Ed io mi chiedo: ma se non dimenticasse, riuscirebbe l’uomo a vivere..? (La recensione di recente pubblicata sul blog).

1- Jabbour Douaihy, "Pioggia di giugno"
2- Elias Khuri, "La porta del sole"
3- Sinan Antoon, "Rapsodia irachena"
4- Sonallah Ibrahim, "Warda"
5- Ghada Samman, "Incubi di Beirut"
6- Mahmud Darwish, "Una memoria per l’oblio"
7- Muhammad Barrada, "Il gioco dell’oblio"
8- Hoda Barakat, "Lettere da una straniera"
9- Tayeb Salih, "La stagione della migrazione a Nord"
10- Musa Sabri, "L’incidente del mezzo metro"


sabato 12 gennaio 2013

Donna e dea madre, mito, archeologia e psicanalisi a Camaiore

Donna e dea madre, mito, archeologia e psicanalisi
Una mostra e un libro raccontano l’immaginario mitico femminile
Incontro a Palazzo Tori di Camaiore, giovedì 17 gennaio, ore 15

Camaiore – La mostra La donna e la dea madre nell’archeologia del Mediterraneo, organizzata a Palazzo Tori in collaborazione con gli studenti della IV A e B del Liceo artistico Stagio Stagi di Pietrasanta, coordinati dai professori Claudio Marchetti, Katia Chicchi e Anna Torcigliani offre l’occasione per mettere a confronto alcuni miti mediterranei, la letteratura e la psicanalisi.  
Durante l’incontro, promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Camaiore, dal Civico Museo Archeologico, dal Dipartimento di Salute Mentale della Versilia con la partecipazione delle Associazioni dei familiari dei pazienti sarà presentato il libro Miti ladini delle Dolomiti Ey de Net e Dolasíla di Nicola Dal Falco, edito dall’Istitut Ladin Micurà de Rü e da Palombi Editori.
Il volume, con le glosse e il saggio Raccontare le origini di Ulrike Kindl, germanista dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, rilegge e riscrive i racconti frammentari, sedimentatisi nelle Dolomiti e incentrati su una visione del mondo basata sull’alternarsi dei cicli dove la protagonista assoluta è la dea lunare nei suoi tre aspetti di luna crescente, luna piena e luna nera.
Le vicende di Occhio di Notte e di Dolasíla come di Tsicuta e Spina de Mul andrebbero, per ragioni antropologiche, iconologiche e poetiche, inserite nell’ambito di un contesto più antico e mediterraneo anziché medievale e germanico come aveva pensato Karl Felix Wolff all’inizio del Novecento.
Dopo i saluti di Veronica Cortopassi, Assessora alla Cultura del Comune di Camaiore e di Mario Di Fiorino, primario del Dipartimento di Salute Mentale della Versilia, che hanno reso possibile questo incontro tra linguaggi che attingono al mito, spetterà a Stefania Campetti, responsabile del Civico Museo di Camaiore di introdurre il tema della serata.
Sarà, invece, Daniela Toschi, psichiatra e dirigente medico, a stabilire i punti di contatto tra le figure delle storie narrate e l’indagine psicologica con un intervento dedicato a La dea forclusa: il “non detto” della regina dei Fanes e la caduta di Dolasíla mentre la scrittrice Marisa Cecchetti si occuperà della Parola lieve del mito.


venerdì 11 gennaio 2013

Da Editoriaraba In nome del poeta Mahmoud Darwinsh (1941-2008)


Per i lettori italiani la chiusura della casa editrice Epochè, che lo aveva tradotto e portato nel nostro paese in diverse pubblicazioni, ha significato la scomparsa dagli scaffali delle librerie dei versi di Darwish.
I libri finiti al macero. Al macero. Per chi non la conoscesse si tratta di una piccola casa editrice milanese che pubblicava letteratura africana (questa sconosciuta…) e della sua decennale storia.
Gaia Amaducci, ormai ex-proprietaria di Epochè, così ha commentato su Facebook la chiusura della sua casa editrice: "per piacere, niente commenti di solidarietà o di 'che peccato' e affini. Ci sono tante cose interessanti da scoprire e da riscoprire. Io non mi scandalizzo per la chiusura delle attività culturali. Per qualcuno che chiude, qualcun altro invece ce la fa e resta in campo, ed è giusto premiarlo, evidentemente ha fatto meglio. Non basta l’etichetta di “culturalmente rilevante” per avere dei diritti, non l’ho proprio mai pensato. Quindi, concentrarsi su chi resta in campo e premiare i nuovi arrivi". 
In Italia dovrebbe uscire a breve per l’editore Feltrinelli: "Yawmiyyàt al-huzn al-’adi" (Diario di ordinaria tristezza) pubblicato ben 40 anni fa; "Dakirah li-l-nisyàn" (Una memoria per l’oblio) già tradotto in italiano per Jouvence, e "Fi hadrat ‘l-ghiyàb" (In presenza dell’assenza) del 2006. 
__________________________
Opere di Darwish pubblicate in italiano 

Vari editori
"Elogio dell’ombra sublime" (1983); "Una memoria per l’oblio" (Jouvence, 1997; traduzione a cura di Luigiana Girolamo con la collaborazione di Elisabetta Bartuli); "Meno rose" (Cafoscarina, 1997, traduzione di G. Scarcia, F. Rambaldi); "Perché hai lasciato il cavallo alla sua solitudine" (a cura di Lucy Ladikoff; Edizioni San Marco dei Giustiniani, Genova, 2001); "Assedio" (2002). 

Di Epochè: 
"Murale" (2005; a cura di Fawzi Al Delmi); "Oltre l’ultimo cielo. La Palestina come metafora" (2007; traduzione di G. Amaducci, E. Bartuli, M. Nadotti); "Il letto della straniera" (2009; a cura di C. Haidar); "Come fiori di mandorlo o più lontano" (2010; traduzione di C. Haidar).

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giovedì 10 gennaio 2013

Editoriaraba Annunciata la “shortlist” dell’Arabic Booker 2013: premiati i giovani, criticati i giudici


Il countdown è terminato: ieri pomeriggio intorno alle 16.30, a  Tunisi, è stata resa nota la rosa dei sei finalisti che concorreranno al premio Arabic Booker 2013, il cui vincitore verrà annunciato il prossimo 23 aprile in occasione della Fiera del Libro di Abu Dhabi.

Sinan Antoon, "Ave Maria" (Iraq)
Jana ElHassan, "Io, lei e le altre" (Libano)

Mohammed Hassan Alwan, "Il castoro" (Arabia Saudita)

Ibrahim Eissa, "Nostro signore" (Egitto)

Saud Alsanousi, "Gambo di bambù" (Kuwait)

Hussein al-Wad, "Sua Eccellenza il Ministro" (Tunisia)

Tra i “big” esclusi – volendo utilizzare una terminologia sanremesca – sono rimasti fuori dalla shortlist nomi come: Elias Khoury, Hoda Barakat, Rabee Jaber, Waciny Laredj e Ibrahim Nasrallah.
Mi ha sorpreso molto - ci racconta il blog - leggere, ad esempio, che fra i libanesi solo la giovanissima Jana Elhassan fosse stata selezionata. Possiamo pensare malignamente che l’esclusione dei “grandi”sia dovuta al fatto che già l’anno scorso Rabee Jaber, con il suo "I drusi di Belgrado", aveva vinto il premio?
Tra l’altro, tutti i romanzi libanesi esclusi ruotavano attorno al tema della guerra civile, mentre il romanzo di Jana Elhassan è l’unico a non trattarla. Un segno che i tempi per la letteratura libanese sono cambiati?"
Questa shortlist inoltre sembra aver voluto premiare i giovani: tre dei sei finalisti hanno infatti circa 30 anni: Jana Elhassan è nata nel 1985, Mohammed Hassan Alwan nel 1979 e Saud Alsanousi nel 1981.
I commenti sul libro di Sinan Antoon tra i finalisti;
sul primo scrittore kuwaitiano nella storia del Premio, Saud Alsanousi, con un libro che racconta le difficoltà e le tragedie degli immigrati asiatici nei paesi del Golfo, un argomento molto sensibile ma importante e sempre attuale sul blog Editoriaraba.
Geograficamente parlando, questa shortlist accontenta le tre macro-aree del mondo arabo: il Maghreb, con Hussein al-Wad; il Mashreq, con Sinan Antoon e Jana Elhassan (per estensione inserisco anche Ibrahim Eissa), e l’area del Golfo, con Mohammed Hassan Alwan e Saud Alsanousi.

mercoledì 9 gennaio 2013

Da Editoriaraba Un tuffo nei classici


La casa editrice libano-egiziana al Dar al-masriyah al-lubnaniyah ha annunciato che è in corso di pubblicazione una nuova collana di classici della letteratura araba del XX secolo.
Tra i primi titoli pubblicati nella nuova edizione troviamo le opere di due degli intellettuali di maggior spicco nel panorama arabo-egiziano di inizio Novecento: Mustafa Lufti al-Manfaluti e Muhammad Hussein Haikal.
Il primo (1876-1924) è stato uno scrittore e traduttore egiziano, conservatore e moralista e dallo stile sentimentale e classicheggiante. La sua fama si deve però anche e soprattutto alle sua infaticabile opera di traduttore: le sue traduzioni anche-troppo-poco-fedeli all’originale, si discostavano dalle traduzioni dei suoi colleghi, per l’uso dell’arabo e per il ritmo che dava all’azione. Tra le opere in corso di ri-pubblicazione si citano: "al-Nazarat" (Gli sguardi), una collezione di articoli, saggi e traduzioni pubblicata nel 1910; "al-Abarat" (Le lacrime), raccolta di racconti brevi; "Bul wa Firgini" (Paul e Virginie), traduzione dell’omonimo romanzo del francese Bernandin de Saint-Pierre. 
Il secondo, anch’egli egiziano (1888-1956), è considerato l’autore del primo vero romanzo storico egiziano: "Zaynab", che è per l’appunto una delle opere che verranno ripubblicate. 
L’obiettivo dell’editore è di presentare il patrimonio letterario arabo a nuovi lettori. Ogni testo conterrà una biografia dell’autore e note lessicali per spiegare il significato di termini arabi ormai desueti e poco familiari all’orecchio dei nuovi lettori.
Lettori che presumo quindi saranno giovani? Sarebbe interessante conoscere la tiratura della collana e le vendite.
Tra i testi “classici”, tra gli egiziani mi piace citare "Diario di un procuratore di campagna", di Tawfiq al-Hakim (a cura di Samuela Pagani, edizioni Nottetempo, 2005). 
Ma che vuol dire classico-contemporaneo oggi? È una disputa vecchia come il mondo e ha ragione anche chi afferma che siano solo categorie astratte. Perché: “Se la storia significa perpetuo cambiamento, morte e rinnovamento, ogni cosa è moderna un momento e pre-moderna un altro…”.
E questa citazione è tratta dal libro "Ultimo té a Marrakesh", di Toni Maraini. 

lunedì 7 gennaio 2013

Da editoriaraba La top ten della letteratura araba in inglese


di Marcia L. Qualey, blogger di Arabic Literature (in English)

*la versione integrale su editoriaraba

Hanan al-Shaykh, "Story of Zahra", tradotto da Peter Ford
È difficile ricordare per bene perché l’ho letto molti anni fa, ma ho un ricordo piuttosto preciso della mia mente di 20enne che, dopo averlo letto, era esplosa in piccoli pezzi. Mi ha fatto riconsiderare la sessualità, le relazioni familiari o forse quelle umane?
[in italiano è stato tradotto con il titolo "Mio signore, mio carnefice" e pubblicato da Piemme, 2011]

Najib Mahfouz, "Children of the Alley" 
Ero molto giovane anche in questo caso quindi mi è difficile ricordare con esattezza, ma ricordo che leggere questo libro mi fece rivedere le dimensioni della spiritualità e della continuità umana.
[tradotto in italiano con il titolo "Il rione dei ragazzi", Tullio Pironti, 2001]

Ibrahim al-Koni, "The bleeding of the Stone"
Ha cambiato il mio modo di concepire le relazioni tra gli uomini e il mondo “naturale”.
[in italiano: "Pietra di sangue", Jouvence, 1998] 

Sonallah Ibrahim, "Stealth", tradotto da Hosam Aboul-ela
Grazie a questo libro ho riconsiderato la fragilità dell’esperienza dell’infanzia, il modo in cui impariamo le cose.
[titolo originale: التلصص , mai tradotto in italiano]

Mourid Barghouti, "I saw Ramallah" (tradotto da Ahdaf Soueif) 
Questo libro mi ha portata a reimmaginare l’integrità in e contro quei sistemi che cercano di strappartela via.
[tradotto in italiano "Ho visto Ramallah", Ilisso, 2005]

Bensalem Himmich, "The Polymath", tradotto da Roger Allen 
Un altro libro sull’integrità e i rapporti con il potere, e sulle potenzialità del romanzo.
[titolo originale: العلامة ]

Non so scegliere, di Elias Khoury,  tra "Yalo" – che mi ha portata a rivedere i rapporti tra violenza, ricordo e tortura e "As though she were sleeping", attraverso cui ho riletto il significato della storia.
[Yalo è stato pubblicato da Einaudi; كأنها نائمة non è (ancora?) stato tradotto in italiano]

Nihad Sirees, "The Silence and the Roar" (traduzione di Max Weiss)
Ha cambiato il modo in cui prima vedevo altri silenzi e altri rumori; dovunque, non solo quelli che definiscono la vita in Siria. 
[titolo originale: الصمت والصخب]

Adonis, edito e tradotto da Khaled Mattawa 
Perché mi ha portato a rivedere i confini della poesia e le possibilità delle parole.
[Adonis è stato tradotto e pubblicato in italiano da vari editori: Donzelli, Mesogea, Guanda, S. Marco dei Giustiniani e altri]

Mahmoud Darwish, "Journal of an Ordinary Grief" (tradotto da Ibrahim Muhawi) 
Per la sua battaglia tra l’estetica e…la politica? La realtà? L’umanità? E per il ritmo della sua poesia.
[titolo originale: يوميات الحزن العادي

domenica 6 gennaio 2013

L'ultimo romanzo dell'ultimo dei marsigliesi


"IL SOLE
DEI MORENTI"
di Jean-Claude Izzo


In occasione del Festival delle Storie, edizione 2012, della Valle di Comino, ho incontrato Stefania Nardini, autrice de’ "L'ultimo dei marsigliesi". Chi fosse il protagonista del libro me lo ha rivelato lei stessa, Jean-Claude Izzo, una sorta di Bukowski francese, oserei definirlo, con il sole del Mediterraneo, il sapore di quell'intreccio di culture che si respira anche tra gli ultimi. C'è un romanticismo, sconosciuto all'altro scrittore, che pure in certi testi ho riscontrato. Soprattutto nelle pagine di Izzo sopravvive la speranza, una sorta di fede nella vita e una profonda compassione per il genere umano. E' questo l'ultimo libro dello scrittore morto prematuramente e quasi una profezia della sua fine.
Rico passa la vita a cercare l'amore che non trova; affidandosi a quello sbagliato perde tutto e si riduce a vivere da mendicante per strada, tra gli ultimi. Un affresco di disperati che si confortano con il racconto delle disgrazie reciproche. Non c'è nel libro l'astio di una guerra tra poveri. Quando gli muore Titi, l'ultimo amico, in una stazione del metrò di Parigi, Rico decide che tanto vale morire al sole, il sole dei morenti. Intraprende così un viaggio verso il sud, obiettivo Marsiglia, alla ricerca immaginifica di Lea, il suo amore incompiuto.
Il linguaggio alterna la durezza e scabrosità del mondo dei diseredati a punte di lirismo a sorpresa come nei titoli dei capitoli che in certi passaggi ricordano "On the Road" di Jack Kerouack.
L'incontro d'amore resta più forte di ogni altra sensazione, forse perfino del sole e del mare e ci dice che la carnalità accoglie oltre che talvolta distrugge. Non si sa perché continuiamo a pensare che i sogni siano più belli della realtà. Sono pur sempre volatili e inconsistenti e in effetti questo io lo penso da molto tempo.
Le ultime pagine raccontano una tenerezza struggente fino alle ultime immagini di due mani che si intrecciano guardano il mare dove un'onda si infrange contro il faro sotto un sole freddo, il sole dei morenti.
La vita, sembra dire il libro, è comunque più forte di tutto e ci sorprende sempre.


"IL SOLE dei morenti"
di Jean-Claude Izzo
e/o euro 10,00