giovedì 28 novembre 2013

Editoriaraba - Tangeri, la Librairie des Colonnes e il multiculturalismo marocchino

Questo articolo è apparso domenica su Osservatorio Iraq – Nord Africa e Medio Oriente

Durante i giorni di forte vento, quando le nuvole dello stretto lasciano il cielo di un bel blu terso, la costa spagnola, vista dalla Bab al-Bahr (“porta del mare”) della casbah, appare talmente vicina che sembra di poterla toccare con le dita.

Sono quei maledetti 14 chilometri che separano Tangeri dalla Spagna, l’Africa dall’Europa, che agli occhi dei migranti che li guardano dall’alto della casbah sembrano ancora meno. Gli scrittori marocchini hanno versato fiumi di inchiostro sulle speranze e le delusioni dei migranti in procinto di partire per l’Europa e lasciare la propria terra.

Eppure c’è stato un tempo non troppo lontano in cui Tangeri era la meta preferita di europei e nordamericani alla ricerca di un porto libero in cui rifugiarsi, per scappare dall’asfissiante perbenismo dell’Occidente e dalle sue guerre.

Ma Tangeri era anche conosciuta come la città bianca dall’anima nera, per via della sua reputazione macchiata da storie e leggende che parlavano di alcolismo, prostituzione e malaffare.

Dal 1923 al 1956, anno dell’indipendenza del Marocco dalla Francia coloniale, la città ventosa fu governata da un’amministrazione internazionale e quei decenni passarono alla storia come il periodo dell’Inter-Zona. Governata da ricchi europei espatriati che rappresentavano la metà dei 70mila abitanti dell’epoca, “nessuna città in Marocco presentava un volto meno marocchino”, scrive Terence MacCarthy nel suo breve saggio Beyond the columns. A History of the Librairie des Colonnes, Tangier and its Literary Circle (The Black Eagle Press, Tangier 2013).

In quegli anni Tangeri diventò un vero “porto di mare” accogliendo chiunque fosse in cerca di regole più rilassate, di un ambiente cosmopolita e variegato, di amori non ortodossi e di una cultura eclettica: spie, rifugiati politici, omosessuali, speculatori, giornalisti, lord decaduti, lady che avevano dato scandalo, fumatori di oppio.

E, soprattutto, divenne il rifugio degli scrittori della “Beat Generation” come Jack Kerouac, William Burroughs, Truman Capote, Tennesse Williams, Jean Genet e naturalmente Paul e Jane Bowles, pilastri della vita culturale per gli anni a venire (Bowles morirà a Tangeri nel 1999). 

Il salotto culturale tangerino par excellence nasce nel 1949 al numero 54 di Boulevard Pasteur, nel cuore della città: è la Librairie des Colonnes, la terza “impresa culturale di questo tipo” fondata in Marocco dopo la Librairie Céré di Rabat e la Librairie Farraire di Casablanca.

Affacciata sul boulevard più importante della città, a pochi passi dalla medina, dal Gran Café de Paris e dal Minzah (che ancora non era un Hotel), la libreria, grazie alla direzione congiunta di Isabelle e Yvonne Gérofi (le due, una ebrea ungherese, l’altra belga, erano cognate ma le legava una relazione più profonda, quanto sconveniente per l’epoca) diventa in pochissimo tempo anche un salotto letterario, una galleria d’arte.

Il ritrovo preferito di Bowles e dei suoi colleghi scrittori, il posto perfetto in cui gironzolare alla ricerca di libri in francese, spagnolo, inglese e arabo.

Anche gli artisti marocchini la frequentano: il pittore Ahmed Yacoubi, uno dei protégé di Bowles e a cui Francis Bacon aveva fatto da mentore, fa lì il suo debutto nel 1951, seguito dal maestro dell’astrattismo geometrico Romain Ataallah, la cui personale viene organizzata nel 1958. L’ultimo protetto di Bowles ad esibire le sue opere è stato Mohammed M’rabet, artista e hakawati, invitato dall’attuale direttore della libreria, il francese Simon-Pierre Hamelin.  La lettura continua su Osservatorio Iraq!

Presentazione del racconto "Chéhérazade non abita qui" - Camera dei Deputati, 27 novembre 2013

Insieme con l'editrice Donatella Caione, le scrittirci Cristiana Pezzetta, Manuela Piovesan e Rosa Tiziana Bruno.
A sinistra l'attrice Katiuscia Magliarisi

"Insieme per leggere e ascoltare", Ilaria Guidantoni con Sandro Petrone a Matera, Venerdì 29 novembre ore 18.30


mercoledì 27 novembre 2013

"Su Gerusalemme. Strategie per il controllo dello spazio urbano" , Giovedì 5 dicembre a Roma

UNIMED presenta

SU GERUSALEMME
Strategie per il controllo dello spazio urbano
(Castelvecchi editore, Roma 2013)

5 dicembre 2013, ore 17.30
presso il Café Maranega
in Piazza Campo de' Fiori n. 47/48/49

Introduce:
Franco Rizzi, Segretario Generale dell’UNIMED

Intervengono:
Moni Ovadia, drammaturgo e attore
Paolo Garuti, docente Ecole Biblique di Gerusalemme
Ruba Saleh, architetto IUAV e co-autrice del libro
Alessandra Terenzi, architetto POLIMI e co-autrice del libro

Modera: Ugo Tramballi, giornalista de Il Sole 24 ore

martedì 26 novembre 2013

Editoriaraba - Lo scrittore e poeta Ibrahim Nasrallah a Napoli e Verona


Il poeta e scrittore palestinese Ibrahim Nasrallah questa settimana si trova in Italia per partecipare a due incontri:

Napoli – giovedì 28 alle 12, ospite dell’Orientale (l’incontro si terrà in aula 1.5 a Palazzo Mediterraneo), dove incontrerà gli studenti dell’Ateneo e sarà presentato da Nino Daniele, assessore alla cultura del comune di Napoli, Hussein Ahmed, dell’università Orientale, e da un esponente della comunità palestinese. E due giovani “reporter” di editoriaraba saranno lí.

Verona – sabato 30 novembre, in occasione della Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese. Nasrallah sarà presentato da Simone Sibilio (Luiss, Roma), autore del saggio Nakba. La memoria letteraria della catastrofe palestinesee da Wasim Dahmash (Università di Cagliari), docente e traduttore di alcuni dei libri di Nasrallah (e non solo).

Ibrahim Nasrallah non è molto noto al grande pubblico italiano anche se sono stati tradotti due suoi romanzi: DENTRO LA NOTTE. Diario palestinese, traduzione e postfazione di W. Dahmash, Ilisso, 2004; Febbre, traduzione di L. Capezzone, Edizioni Lavoro, 2001; una raccolta di poesie: Versi, Edizioni Q (traduzione di W. Dahmash).

Ibrahim Nasrallah è nato nel 1954 nel campo profughi di Wihdat, Giordania, da genitori palestinesi originari della regione di Gerusalemme, da cui dovettero andare via dopo il 1948. Oggi vive ad Amman, Giordania. Nella sua carriera ha lavorato come giornalista dal 1978 al 1996; dal 1996 al 2002 è stato direttore degli affari culturali della fondazione Darat al-Funoun–Khalid Shoman ad Amman, di cui ora è vice presidente.
Nel corso della sua carriera di romanziere e poeta ha pubblicato 14 raccolte di poesie, 13 romanzi e 2 libri per bambini; ha vinto numerosi presi, fra cui lo “Owais award for poetry” (1997), l’ “Arrar prize” (1991) e il “Tayseer Sbool Prize” (1994). Il suo penultimo romanzo, Il tempo dei cavalli bianchi (tradotto anche in inglese recentemente) è stato finalista all’Arabic Booker nel biennio 2008-2009.
Di recente è apparso il suo Il balcone sull’abisso, “شرفة “الهاوية, pubblicato dalla casa editrice libanese Arabic Scientific Publishers/ Al-Dar al-Arabiyya lil-’ulum nashiroun e presentato all’ultima Fiera del libro di Sharjah, negli Emirati Arabi Uniti. Questo romanzo è il quarto della serie dei “balconi”, dopo: Il balcone del delirio ”شرفة الهذيان”, Il balcone dell’uomo di neve “شرفة رجل الثلج” e Il balcone della vergogna “شرفة العار“.
Il balcone sull’abisso copre un periodo di tempo che va dalla fine degli anni Ottanta, il periodo della cosiddetta “transizione democratica”, fino allo scoppio delle rivolte arabe degli ultimi anni. È un romanzo storico, politico e introspettivo, polifonico e dalla struttura molto complessa in cui l’autore invita il lettore a “srotolare” la matassa della trama e ricostruire il testo. 
L’autore lascia sul tappeto la domanda: i regimi arabi saranno capaci di rinnovarsi e completare la transizione iniziata trent’anni fa?
Nasrallah ha scritto anche una poesia per Vittorio Arrigoni, tradotta da Wasim Dahmash

A Vittorio Arrigoni

Hanno ucciso tutti

Hanno ucciso tutti

hanno ucciso tutti i minareti
e le dolci campane

uccise le pianure e la spiaggia snella

ucciso l’amore e i destrieri tutti, hanno ucciso il nitrito.

Per te sia buono il mattino.

Non ti hanno conosciuto

non ti hanno conosciuto fiume straripante di gigli

e bellezza di un tralcio sulla porta del giorno

e delicato stillare di corda

e canto di fiumi, di fiori e di amore bello.

Per te sia buono il mattino.

Non hanno conosciuto un paese che vola su ala di farfalla

e il richiamo di una coppia di uccelli all’alba lontana

e una bambina triste

per un sogno semplice e buono

che un caccia ha scaraventato nella terra dell’impossibile.

Per te sia buono il mattino.
No, loro non hanno amato la terra che tu hai amato

intontiti da alberi e ruscelli sopra gli alberi
non hanno visto i fiori sopravvissuti al bombardamento

che gioiosi traboccano e svettano come palme.

Non hanno conosciuto Gerusalemme … la Galilea

nei loro cuori non c’è appuntamento con un’onda e una poesia

con i soli di dio nell’uva di Hebron,

non sono innamorati degli alberi con cui tu hai parlato

non hanno conosciuto la luna che tu hai abbracciato

non hanno custodito la speranza che tu hai accarezzato

la loro notte non si espone al sole

alla nobile gioia.

Che cosa diremo a questo sole che attraversa i nostri nomi?

Che cosa diremo al nostro mare?

Che cosa diremo a noi stessi? Ai nostri piccoli?

Alla nostra lunga dura notte?

Dormi! Tutta questa morte basta
a farli morire tutti di vergogna e di sconcezza.

Dormi bel bambino.

Ibrahim Nasrallah

(trad. Wasim Dahmash)

venerdì 22 novembre 2013

Il caso nel primo romanzo di un ingegnere informatico tunisino



“La marche de l’incertitude”
di Yamen Manai
L’autore è un giovane tunisino, nato nel 1980 a Tunisi e residente a Parigi; ingegnere, lavora sulle nuove tecnologie dell’informazione e “La marche de l’incertitude” è il suo primo romanzo. Il libro ha ricevuto a Tunisi il premio Comar d’Or 2009 e in Francia il Prix des lycéens Coup de Coeur de Coup de soleil 2010. Scritto con grande freschezza, riesce ad unire il linguaggio di oggi e lo stile colloquiale ma nello stesso tempo classico di molta letteratura maghrebina. In qualche modo è un romanzo filosofico sul tema dell’incertezza che è il romanzo della vita, dalla quale nessuno può prescindere, quale che sia il riferimento esistenziale, l’universo di appartenenza o la cultura. L’incertezza è parte integrante del vivere ma non è il caso, questo no, non esiste, almeno non nel senso più banale in cui lo si intende, come caos, come andamento disarmonico e qualunque. Il caso ha invece un suo preciso rigore che i matematici se riescono a coglierlo sono in grado di risolvere ogni equazione. Senza pesantezza e nessuna ambizione didascalica, il libro dà una visione del mondo secondo la quale, come si apprende dalla prima pagina, “è il caso, non la gravità, che ha fatto cadere una mela in testa a Newton” E poco più avanti “Disturba perché non lo si sa spiegare, perché qualche volta sovverte le nostre certezze”. Eppure “non è solamente grazie alle sue spiegazioni postume e alle sue certezze che un uomo avanza, è anche grazie alla sua immaginazione e alla sua capacità di credere nella sottigliezza di questo mondo che si svela” E “questo mondo è lontano dall’essere questo concatenamento di meccanismi”, questo ovvero quello che da sempre si suppone debba essere l’universo, una macchina perfetta che all’uomo spetta solo scoprire, spiegare e rispettare. Ora il nostro autore sovverte quest’idea ma non la sostituisce con una visione nichilistica e pessimistica, anzi, l’incertezza sembra la misura della fluidità, quindi della possibilità e della libertà. All’uomo resta la sfida di saper stare dentro questa dimensione non schematica. Come un mantra torna la frase “L’azzardo, il caso, maestro dei dadi, aveva deciso di incrociare di nuovo i loro cammini”. E questo perché più volte accade e in situazioni molto diverse, bizzarre, che mescolano ambienti internazionali e storie popolari dove magia, credenze popolari e scienza si mescolano. Il caso è proprio questo, quell’area che incrocia la più ferrea razionalità con la libertà e anche l’anarchia più assoluta. E’ un libro originale, insolito, fresco, uno sguardo sulla società di oggi, nella quale riesce anche ad entrare un gatto e alla fine l’autore ci dice con una domanda che sembra una risposta, che non sembra possibile vivere con delle certezze, non più, dopo che si è vissuto abbastanza per capire come vanno le cose.
“La marche de l’incertitude”
di Yamen Manai
elyzad poche
5,900 DT/5,70 euro

"Cantico sull’oceano" di Federica Leva


E' uscito in ebook il romanzo "Cantico sull’oceano" di Federica Leva (Sesat Edizioni).
Copertina di Tiziano Micci. 
Prefazione di Irene Veneziano, considerata la "regina del pianismo italiano"

Il Louvre sta per chiudere mentre la pioggia battente inonda Parigi. La folla si affretta a uscire ma la musica, quella melodia così eterea ha scelto il momento per compiere, ancora una volta, la sua magia. E, da quel quadro così poco celebre, inizia il racconto della straordinaria vita della donna dipinta.

Siamo nei primi anni del ‘900 ed Elenoire, una talentuosa compositrice e pianista, è combattuta fra l’esigenza di suonare una musica al di fuori dalle convenzioni dell’epoca e le imposizioni conservatrici del marito.

Durante un viaggio verso Nizza, però, qualcosa muterà: la coppia si smarrirà in un villaggio ammantato di surrealismo che permetterà loro di intraprendere un percorso sulla via dell’inevitabile cambiamento. E, sospesi in un mondo fra sogno e realtà, Adrien ed Elenoire saranno costretti ad affrontare le proprie paure e le proprie convinzioni per vivere in eterno attraverso note incantate.

La Marsa - Tunisi
Librarie Millefeuilles
Samedi 23 Novembre, à 18h, nous aurons le plaisir de recevoir le sociologue Mohamed Kerrou, 
pour ses entretiens avec feu Bourguiba Junior, paru chez les éditions Cérès, 
«Habib Bourguiba Jr: Notre histoire». 
Rencontre historique en présence de la famille Bourguiba, 


Le livre:
Publié aujourd’hui, le témoignage de Habib Bourguiba Jr (1927-2009) vient à point nommé remettre en mémoire la profondeur historique de 
l’action accomplie par Bourguiba ainsi que l’originalité d’une vision et d’une démarche politiques qui firent de la Tunisie une nation pionnière et 
respectée.
Le texte nous plonge d’emblée dans l’histoire personnelle de Bourguiba Jr, fils unique de Bourguiba, le fondateur de la première et toute jeune 
République tunisienne, dont il a hérité à la fois le nom et le prénom, et avec eux la fougue et l’enthousiasme des recommencements.
De cet exercice périlleux de la remémoration, le fier  héritier, navigant entre les écueils de l’histoire et ceux de l’introspection, parvient avec 
élégance à garder le cap au cœur des tempêtes familiales et politiques qui secouèrent la Nation tout entière.
Avec beaucoup d’émotion, il prend le temps de contempler ce fragile moment de la construction de soi, de sa personnalité si interdépendante de 
celle du père fondateur. 
Il nous permet ainsi de prendre la mesure du chemin parcouru, souvent au prix de sa santé, tout en méditant sur la fragilité des édifices politiques, 
sociaux et moraux que l’on croit bâtis pour l’éternité.
De l’option socialiste avec Ben Salah au moment libéral avec Hédi Nouira, de la décennie tronquée entamée par Mzali jusqu’à Ben Ali, il passe en 
revue les trente années de combats et de pouvoir.
Pour les Tunisiens d’aujourd’hui, il raconte et saisit à un moment charnière de leur destin national, l’histoire, telle qu’elle a été rêvée, façonnée ou 
contrariée.
Mieux, il anticipe: Bourguiba Jr. Leur annonce le retour bienveillant du bourguibisme, enfin débarrassé des turpitudes de la cour et de ses ultimes 
dévoiements. Avec ardeur, il tient à les prévenir contre la tentation de l’islam en politique.
Pour lui, comme pour son père, la seule voie salutaire reste celle de la Raison.

giovedì 21 novembre 2013

SALE di Francesca Bellino


SALE
di Francesca Bellino

Una notizia sconvolge Kahena, affascinante e magnetica berbera, e la sua amica Amira, ragazza bellissima. Il lago salato di Tozeur fa da sfondo a questo amore impossibile fra due donne che si sono promesse un futuro diverso, lontano da lì. Però la vita, le tradizioni, la famiglia incidono sui nostri desideri, sui nostri sogni, e il lago salato diventa metafora delle nostre scelte.

Editore: Lite Editions Srl, Milano
Collana: Atlantis
Data pubblicazione: 20 Novembre 2013
Prezzo: 1,99
ISBN digitale: 9788866654834
Distribuzione: lite-editions.com,
Bookrepublic, Amazon, iBooks, IBS,
Kobo, e tutti i principali store online
Contatti: redazione@lite-editions.com
Ufficio stampa:info@metecomunicazione.it


NOTE BIOGRAFICHE
Scrittrice, giornalista, autrice e conduttrice televisiva e radiofonica. Ha pubblicato due saggi sul mito di Lucio Battisti, la raccolta di reportage Uno sguardo più in là (Aram, 2010), Il prefisso di Dio. Storie e labirinti di Once, Buenos Aires (Infinito, 2008) e racconti e poesie in varie antologie. E' autrice degli audio-documentari Ramadan all'occidentale e Tunisia, verso la libertà (RadioRai3). Nel 2009 ha ricevuto la Targa Olaf al Premio Cronista Piero Passetti e nel 2013 il Premio Talea.

www.francescabellino.it

Editoriaraba - “Gli odori di Marie Claire” e la straordinaria banalità dell’amore


Questa recensione è apparsa domenica su Osservatorioiraq – Medio Oriente e Nord Africa. 

Gli odori di Marie Claire è un romanzo che racconta una storia d’amore come tante: due giovani si conoscono, si innamorano, vanno a vivere insieme, litigano, fanno pace, litigano di nuovo e tra ripicche, gelosie e silenzi vedono quell’amore di un tempo lentamente sgretolarsi tra le dita.

In questo romanzo non è importante ciò che accade, bensì il modo in cui l’autore, Habib Selmi, racconta come la storia d’amore tra il tunisino Mahfudh e la francese Marie Claire si srotola nelle maglie di una vita insieme in cui i due si scoprono, si accettano e si amano per poi perdersi del tutto senza riuscire più a riconoscersi negli occhi dell’altro. La tensione della trama viene smorzata fin dall’inizio, quando l’autore, tramite il protagonista-narratore, fa capire ai lettori che la relazione tra i protagonisti è destinata a finire. Non ci sono colpi di scena o cambi di direzione imprevisti: il lettore sa che il preludio amoroso è destinato a tramutarsi in malinconia per la fine della storia.

La vera essenza del romanzo è ciò che sta in mezzo tra l’inizio e la fine dell’amore: un amore fatto di piccoli gesti e grandi sacrifici, e che si declina nell’immagine bellissima di sé che l’amata legge negli occhi del proprio innamorato, che rende speciali anche i momenti più banali:

“La vedevo ogni giorno. Respiravo il suo odore. Toccavo i suoi vestiti. Sentivo il suono dei suoi passi. Carezzavo il suo corpo. Prendevo visione delle sue spazzole. Dei suoi fermagli da capelli. Dei suoi flaconcini di profumo”.

E quando l’amore non basta più, la relazione tra i due si stempera e si perde nelle noie e nelle insidie della vita quotidiana fatta di tutto e di niente. Attraverso i litigi, le incomprensioni e il mutato atteggiamento di Mahfudh verso Marie Claire, o la scontatezza con cui Marie Claire tratta Mahfudh, Selmi ci racconta, con semplicità e tenerezza e non facendo sconti a nessuno, come anche un grande amore può finire se non lo si cura giorno dopo giorno:

“Le è stato facile lasciarmi, non me lo sarei mai aspettato. Le è stato talmente facile che, adesso come adesso, ho la certezza che niente al mondo è più fragile di una storia d’amore”.

Continua su Osservatorioiraq
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25 Novembre 2013 Giornata internazionale contro la violenza alle donne


Teatro dei Segni
Via San Giovanni Bosco, 150 - MODENA

Ore 16.30-18.30
NESSUNA DEFINIZIONE DI DONNA PUÒ DA SOLA SPIEGARE IL FEMMINILE
A partire da “Femen. La nuova rivoluzione femminista” la curatrice del libro, Maria
Grazia Turri, dialoga con Mario Simoncini (Associazione Maschile Plurale) intorno al
fatto che le donne hanno spesso un conflitto con il proprio corpo e la propria libertà,
con il proprio desiderio di seduzione e la necessità del riconoscimento di carisma e
autorevolezza.
Introduce: Elena Buffagni
Associazione Casa delle donne contro la violenza ONLUS
Modena



Ore 20.30  MARCELLA
Spettacolo teatrale sulla violenza contro le donne
A cura della Compagnia teatrale I Barbariciridicoli


In collaborazione con Associazione Casa delle donne contro la violenza ONLUS
All’interno dell’intervento della scrittrice e filosofa Maria Grazia Turri, sarà anticipato un brano del Racconto “Chéhérazade non abita qui”  di Ilaria Guidantoni, per il libro Chiamarlo amore non si può – Casa Editrice Mammeonline di Donatella Caione – in uscita il 25 novembre 2013.

mercoledì 20 novembre 2013

Printemps de Tunis di Abdelwahab Meddeb

La métamorphose de l’Histoire

L’autore, nato a Tunisi ed autore di oltre venti opere, insegna letteratura comparata all’Università di Parigi X-Nanterre, oltre ad essere il produttore della trasmissione “Culture d’islam” su France Culture e quest’abitudine a confrontarsi e incrociare culture differenti la si avverte piacevolmente rielaborata nelle sue pagine che ci sembrano più familiari di altri testi tunisini per chi tunisino non è.
Con una bella penna, chiara, dotta ma senza alcuna pesantezza, attingendo appunto da altre culture per rintracciare similitudini e differenze che interessano l’uomo come soggetto della storia ci conduce al cuore della rivoluzione, nella sua ontologia. Se è vero che le rivoluzioni si preparano è altrettanto vero che arrivano di sorpresa e ci si chiede perché proprio in quel momento. A ben vedere questo è il meccanismo di tante altre rivoluzioni, segnatamente quella di Berlino del 9 novembre del 1989 che è il riferimento per l’interpretazione sulla base dell’assunzione che il diritto alla libertà è un diritto naturale e che non può essere a lungo negato, così come è accaduto anche il 14 Luglio del 1789 con la presa della Bastiglia. Una prima parte del testo è dedicato alla ricostruzione dello scoppio della rivoluzione dall’episodio dell’immolazione di Mohammed Bouazizi e il riannodarsi dei fili della storia dell’assoggettamento tunisino granaio di Roma nell’antichità che la nominava Ifriqia (Africa) fino alla repressione graduale dello spirito nomade e tribale nella Tunisia moderna, cercando di sradicare il senso della disobbedienza che è però anche vigilanza della coscienza autonoma. Ed è in questa apparente digressione che si rintraccia lo spirito della rivoluzione che – dice chiaramente l’autore – non è stata una rivolta del pane ma una protesta di ‘tipo inedito’, per il modo soprattutto più che per i contenuti.
Evidente la critica alla stampa internazionale che ha taciuto per troppo tempo e mal compreso la rivoluzione e interessante l’ampia analisi della prima rivoluzione dell’era di Internet che ha rotto il tabou del silenzio e che ha interessato i giovani delle classi medie prima che gli intellettuali e che ha consentito di superare e aggirare la forza delle armi e dei confini politici, diventando un simbolo di rivolta pacifica ma non per questo meno determinata e determinante.
Per analizzare la reazione alla repressione lunga tutta la storia della Tunisia moderna, Meddeb prende in esame la progressiva eliminazione delle libertà e della fagocitazione della stessa religione, per altro dichiarata confessione di Stato, a partire da Bourghiba, fino all’ascesa di Ben Ali che rappresenta la necessità di uno stato che ha eliminato la cittadinanza per sostituirla con lo stato di suddito di un poliziotto a difesa del potere.
Tornando ad approfondire la forza interiore di Internet, i punti di forza sono la semplicità, al gratuità che lo ha reso l’arma ideale per una rivolta popolare, la simultaneità e rapidità di diffusione. Il tema del lavoro è in effetti secondo rispetto alla dignità e funzionale alla stessa, dal momento che il lavoro emancipa dalla sudditanza. Inoltre il mondo della blogosfera ha unito i giovani della strada con le classi medie, riavvicinando gli intellettuali ed escludendo di fatto il mondo degli islamisti che sono stati assenti da questo cerchio. In tale contesto si è dimostrato inefficace il sostegno al dittatore contro il presunto spettro dell’islamismo da parte dell’Occidente del Nord perché si sa che chi salva il proprio popolo lo fa in nome di una riconoscenza che si fa pagare, come nel caso di Ben Ali.

martedì 19 novembre 2013

Calendario solidale “L’Aquila+Taranto 2014. Insieme. Oltre la notte”

La forza della solidarietà per uscire dalla “notte”

Per contribuire ad aiutare L’Aquila e Taranto, la giornalista Tiziana Grassi ha avviato un’iniziativa di alto valore umanitario e solidale: il Calendario 2014 “L’Aquila+Taranto. Insieme. Oltre la notte”, che sarà presentato il prossimo 4 dicembre al Senato della Repubblica (Sala Capitolare – Piazza della Minerva, alle ore 17,30) alla presenza dei Sindaci dell’Aquila e di Taranto, Massimo Cialente e Ippazio Stefàno, di Mons. Gian Carlo Perego, Direttore Generale della Fondazione Migrantes, di Toni Saracino, co-curatrice della filosofia di Progetto, di Goffredo Palmerini, scrittore dell’Aquila di fama internazionale e Presidente ANFE Abruzzo (Associazione Nazionale Famiglie Emigrate), e di Luigi Romandini, Dirigente della Provincia di Taranto. Il calendario etico-solidale “L’Aquila+Taranto 2014” - che ha ricevuto numerosi Patrocini istituzionali - nel “raccontare” attraverso 53 fotografie in bianco e nero le ferite e le potenzialità di rinascita delle due Città attraverso gli scatti dell’affermato fotografo tarantino Luciano Manna (che ha voluto donare i propri scatti in una dimensione solidale), si propone di fare il primo passo verso nuove prassi di solidale e propulsiva messa a fuoco delle difficili realtà intorno a noi che non si possono eludere. È dunque un appello alla mobilitazione collettiva, quello della giornalista Tiziana Grassi, da sempre impegnata nei drammi sociali del nostro tempo come la perdurante crisi economica, il precariato e la disoccupazione, per molti anni autrice di programmi di servizio per gli Italiani all’estero a Rai International. Al Calendario solidale 2014 - realizzato dalla Tipografia abruzzese L’Eco di San Gabriele - hanno partecipato Thierry Vissol della Commissione Europea-Rappresentanza in Italia sulle politiche di coesione territoriale e sociale dell’Unione Europea, Pietro Ciardullo per gli aspetti grafici, le docenti Enza Tomaselli e Patrizia Tocci con testi sul Genius loci delle due Città, Angelo Giovanni Capoccia per i Rapporti istituzionali, la Fondazione Migrantes e la Fondazione Banco di Napoli. I proventi saranno destinati all’Istituto Cinematografico dell’Aquila “La Lanterna Magica”, istituzione culturale fondata nel 1981 per la promozione della ‘settima arte’, al fine di contribuire al restauro delle pellicole danneggiate dal terremoto del 6 aprile 2009, della sua prestigiosa Cineteca, tra le più importanti in Italia. Un’altra parte sarà destinata all’Associazione Jonian Dolphin Conservation di Taranto, associazione di ricercatori, professori universitari, skipper, subacquei professionisti e documentaristi, che si occupa dal 2009, nelle acque dello Ionio Settentrionale, della conduzione di programmi di ricerca scientifica dedicati allo studio di dinamica di ripopolazione dei cetacei nel Mare Ionio. A Febbraio 2013 la Jonian Dolphin Conservation si è classificata al 1° posto nella sezione “Ricerca scientifica ed innovazione tecnologica” del Sea Heritage Best Communication Campaign Award che è il riconoscimento internazionale per tutti i soggetti – pubblici e privati – che hanno sviluppato progetti o interventi per la valorizzazione, la promozione e la divulgazione del patrimonio marittimo.

Questo Calendario fotografico che non ha fini di lucro – e a cui hanno partecipato per L’Aquila anche i giovani fotografi Chiara Crispi, Daniele De Mattia e Giorgia Moraca, diplomati alla Scuola d’Arte Cinematografica “Gian Maria Volonté” di Roma - mette a confronto le due città, L’Aquila e Taranto, ferocemente colpite da complessi e laceranti drammi di collettiva portata, diversi e simili, mettendo in evidenza sia i problemi attuali che le straordinarie peculiarità e vocazioni storiche, culturali, paesaggistiche di cui sono portatrici e che vanno opportunamente valorizzate. “Questo è solo l’inizio di un percorso che va auspicabilmente verso un “Patto di Fratellanza” tra queste due Città. Intanto iniziamo da qui. Da un Calendario solidale” - dichiarano Tiziana Grassi e Toni Saracino - “Si sa che non è il tanto di pochi a far andare avanti il mondo, ma il poco di tanti, di quelle piccole folle di persone che nel momento del bisogno sono pronte ad attivarsi. Se la platea è ampia, contano anche le somme minute che, insieme, dimostrano di poter fare grandi cose: è il crowdfunding, che significa finanziamento da parte di tanti, che con la loro partecipazione, rendono possibili cose che non si oserebbe neppure immaginare. Una grande risorsa, più efficace di ogni sponsor, può venire dalla sinergia umana e civica di persone e cittadini disposti a metterci del proprio, a sostenere iniziative che riguardano la loro città, la loro regione, o semplicemente chi è in difficoltà, al di là dell’appartenenza geografica”.

Per aiutare L’Aquila e Taranto attraverso questo Calendario etico-solidale, è possibile versare entro il 4 dicembre 2013 un contributo all’Associazione culturale senza fini di lucro “EU”, motivando la donazione: “Contributo Calendario 2014 L’Aquila+Taranto”. Codice iban: IT88 C010 0503 2000 0000 0012451

L’accesso alla Sala è consentito fino al raggiungimento della capienza massima

Premio letterario: Narratori della Sera


Edizioni della Sera lancia il premio letterario “Narratori della Sera” dedicato al romanzo. Ai primi due classificati verrà proposto un contratto di pubblicazione, al terzo una targa di partecipazione. Scadenza 6 dicembre 2013.

Leggi il bando completo:
http://www.edizionidellasera.com/wp-content/uploads/2013/10/Premio-Narratori-della-Sera.pdf

La pagina fan:
https://www.facebook.com/pages/Narratori-della-Sera/211233952383327

Info: premi@edizionidellasera.com

"Dedicato all’amore" di Pietro Baratta


“Dedicato all’Amore” è il titolo dell’ultima raccolta di poesie di Pietro Baratta, poeta salernitano, pubblicata nel 2012, premiata dall’Associazione Teatro-cultura “Beniamino Joppolo alla 23° Edizione del premio Nazionale di Poesia “Rosario Piccolo”, aggiudicandosi il Premio Speciale “ Poeti per la Repubblica”.
Pietro Baratta è un poeta salernitano, ha vissuto la sua infanzia a Salerno; trasferitosi a Cava de' Tirreni ha proseguito i suoi studi specializzandosi nel ramo tecnico-commerciale. Ha coltivato fin dall'adolescenza la passione per la musica e la poesia, dilettandosi a suonare con vari gruppi musicali e scrivendo anche testi per canzoni. Ha partecipato a diverse rassegne canore, tra le quali ricordiamo il "Tirreno Festival", protagonista in diverse edizioni. Dall'età di sedici anni il suo fil rouge è l'amore. Fatidico in seguito l'incontro con Giuseppe Ippolito, cantante salernitano, con il quale collabora come autore di testi di alcuni suoi brani musicali, formando anche performance lirico-musicali. Ha partecipato a concorsi letterari, riportando premi e  segnalazioni da parte della critica, quali il Premio dell'A.S. Mez. ONLUS - Associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno; la II e III Edizione del Premio Letterario "Noi e gli altri"; la IX Edizione del Concorso nazionale "L'Areopago Letterario"; la III Edizione del Premio Artistico-Letterario "Liccardi"; la 23° Edizione del premio Nazionale di Poesia “Rosario Piccolo”. Nel 2006 ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie d’amore, “Inno all’amore”, premiata al Concorso letterario “Noi e gli altri”.
“Dedicato all’amore”  -  edito da The Writer Edizioni - si può acquistare anche in formato ebook entrando nella pagina: http://www.ultimabooks.it/dedicato-all-amore
Per visualizzare il mio booktrailer occorre entrare nella pagina: http://www.
youtube.com/watch?v=G5EpiHxStRg 
Per chi volesse saperne di più l’appuntamento è sul sito web dell'autore: www.artistisalernitani.it

"Chiacchiere, datteri e thé. Tunisi, viaggio in una società che cambia" a Torino, 16 novembre 2013



Con Maria Paola Palladino, presidentessa
dell’Ass. JAWHARA e titolare di TIZIRI

lunedì 18 novembre 2013

Editoriaraba - Novità arabiste in libreria


Alcune novità, in italiano, che arriveranno tra poco nelle librerie

Cominciamo con la saggistica

Mesogea ha appena pubblicato Modernità arabe. Nazione, narrazione e nuovi soggetti nel romanzo egiziano (pp. 364, 24 euro), a cura di Lorenzo Casini, Maria Elena Paniconi e Lucia Sorbera. Questo libro è un (corposo) saggio che esplora le radici del romanzo egiziano come chiave per capire il presente. Il libro sarà presentato a Palermo il 27 novembre da due dei suoi co-autori.
Sempre per Mesogea troviamo anche Sociologia politica del Medio Oriente, dello storico e sociologo Hamit Bozarslan, tradotto dall’originale francese Sociologie politique du Moyen-Orient (Editions La Découverte 2011).

Sul fronte “primavera araba”, un termine che è diventato indigesto ai più, si segnala anche il libro scritto dall’iranista e islamologa Anna Vanzan dal titolo Primavere rosa. Rivoluzioni e donne in Medio Oriente (Libraccio Editore, pp. 129, 14,50 euro).

Un libro che è passato decisamente sotto silenzio quello scritto da Padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita italiano rapito in Siria lo scorso 29 luglio. Il libro è stato pubblicato a ottobre: Collera e luce. Un prete nella rivoluzione siriana (Editrice Missionaria Italiana, pp. 208, euro 13.00) e ne hanno parlato ANSAmed così come Donatella Della Ratta sul suo blog “MEDIAORIENTE”.
(Ieri “Abuna Paolo”, ha compiuto 59 anni. Un gruppo di amici e giornalisti italiani lo ha festeggiato con un bel post su SiriaLibano che è disponibile anche in inglese, francese e in arabo, lingua che Padre Paolo parla perfettamente).

Passando alla letteratura, si ricorda la raccolta poetica L’autunno qui è magico e immenso del poeta curdo siriano Golan Haji (Il Sirente editore). Il libro verrà presentato per la prima volta a Bari il 29 novembre durante l’evento Narrazioni libere. Dalla Siria all’Italia il futuro è commons.

Tra gennaio e febbraio invece per la narrativa potremo leggere: Il collare della colomba, della saudita Raja Alem, pubblicato da Marsilio. Questo libro ha vinto il Booker arabo nel 2011 insieme al romanzo L’arco e la farfalla, dello scrittore marocchino Mohammed al-Achaari.

Il rapimento è invece il titolo del romanzo giallo dello scrittore marocchino francofono Anouar Benmalek, in uscita per Atmosfere Libri. Sul sito dell’autore gli estratti delle recensioni sul romanzo.

Proseguendo, per Feltrinelli uscirà la traduzione di Sinalcol (traslitterazione del titolo originale arabo, che significa “senza alcol”. L’ultimo romanzo di Elias Khoury e la ristampa di La porta del sole, il romanzo capolavoro di  Khoury, che uscirà in una nuova versione (in origine era stato pubblicato da Einaudi, nel 2004). Entrambi sono tradotti da E. Bartuli.

Un altro atteso ritorno è quello dell’egiziano Youssef  Ziedan con Mohal, terzo romanzo tradotto in italiano, sempre con Neri Pozza, dopo Azazel e Nabateo lo Scriba (traduzione di L. Declich e D. Mascitelli). Per ingannare l’attesa, potete leggere questa recensione apparsa sul Daily News Egypt.

Infine, la casa editrice Jouvence è tornata a pubblicare. E’ l’editore che  pubblicava i classici della letteratura araba moderna e contemporanea di cui per qualche tempo avevamo perso le tracce. A gennaio uscirà la ristampa di Donne nel deserto, romanzo della scrittrice libanese Hanan al-Shaykh (traduzione di S. Pagani).

giovedì 14 novembre 2013

Quattordici lunghi anni di Antonella Lauria

E’ il diario interrotto, forse bruscamente, ma destinato alla pubblicazione che racconta la vita di una giovane donna che per 14 lunghi anni combatte con il dolore e la menomazione fisica a causa di un tumore devastante che non le lascerà scampo malgrado Antonella non pensi mai alla possibilità di morire e non rinuncia mai a vivere pienamente. L’autrice combatte con la volontà ed esorcizza con una certa leggerezza dolente e consapevole l’invalidità permanente, soprattutto la sterilità causata dalla chemioterapia e la perdita dei capelli ma anche gravi disagi nella deambulazione. Ne esce un profilo molto frammentato di una donna matura anche nella visualizzazione della sua vocazione, avere un compagno da amare ed un figlio, che lei sa essere un sogno perduto prima di nascere ma allo stesso tempo si ha spesso l’impressione di leggere le pagine di un’adolescente come se il cancro avesse bloccato e conservato la freschezza dei suoi 17 anni quando si affacciato nella sua vita. La lingua soprattutto non è stata pulita, resa letteraria, e mette insieme un gergo e un’immediatezza da adolescenti con punte di tenero lirismo. Ma perché nasce quest’opera? Per un impegno morale e sociale. Antonella ha dei dubbi se pubblicare una vita dolorosa di una sconosciuta ma poi aggiunge: <<il cancro mi ha tolto molto chissà magari riesco a sfruttarlo per aiutare qualcuno che si trova nello schifo come me>>. Questa convinzione è anche il senso dell’autostima che non perde vigore, che è riconosciuta dagli altri come una persona speciale e lo sembra davvero: un’infanzia comunque attraversata dal dramma di una madre alcolista che lei deve proteggere ed un padre forte e amorevole nel quale si rifugia ma che non vuole far soffrire, seppure involontariamente. Il senso del fallimento, delle continue sconfitte c’è e non potrebbe non esserci per una persona consapevole ma questo non toglie smalto alla voglia di vivere, alla grande arma dell’ironia e alla fede. <<Prego tutte le sere>> dice in un passaggio e si sente che non c’è rabbia verso la vita, né invidia per altre vite, ‘normali’, anche perché forse Antonella non sa che si può fallire nella propria ricerca della felicità anche se si hanno tutti gli strumenti necessari. La lucidità non viene mai meno: <<il senso di queste mie pagine è quello di spiegare che qualsiasi esperienza la vita ci riservi, la forza per combatterla l’abbiamo tutti e che anche dallo schifo si può riuscire a creare qualcosa di bello>>…e la scrittura sembra essere fatta per questo.


Quattordici lunghi anni
di Antonella Lauria
Cremona Book, 7 euro

Editoriaraba - Elias Khoury: “Benvenuti a Beirut”


Su SiriaLibano di lunedì  scorso è stata pubblicata la traduzione del discorso che il grande scrittore libanese Elias Khoury ha pronunciato in occasione dell’inaugurazione della Casa internazionale degli scrittori, avvenuta durante la Fiera del libro francofono di Beirut che si è conclusa qualche giorno fa. Editoriaraba lo ripropone visto che tra l’altro il suo ultimo romanzo è in corso di traduzione in italiano.

(di Elias Khury per al Quds al arabi. Traduzione dall’arabo di Khouzama Reda)

Oggi ci incontriamo per inaugurare la fondazione della “Casa internazionale degli scrittori” a Beirut. Avrei preferito che quest’incontro si tenesse in un campo per i profughi siriani in Libano, anziché in questo bel posto, costruito sul bordo di un cumulo di macerie della nostra antica città, sepolto nel fondo del mare.
Ma lo stato libanese non vuole ammettere l’esistenza del problema dei profughi siriani il cui numero ha ormai superato il milione. Questa è una questione complicata, e questi non sono né l’occasione né il momento per approfondirla, perché si aprirebbero le porte dell’inferno libanese che rischia di deflagrare in qualsiasi momento.
Ho detto che avrei preferito andare in un campo per i profughi siriani che non esiste, non perché voglio mescolare le cose. Io credo che la letteratura non sia semplicemente specchio della realtà: essa esprime i diversi elementi della realtà, perché è lo specchio dell’animo umano, lo specchio delle domande, uno specchio nato frammentato nel fango, nelle follie e nelle sofferenze della storia.
Ho detto che avrei preferito il campo, perché penso che la “Casa degli scrittori” non possa erigersi se non in uno spazio senza confini. È una casa senza finestre e senza porte, una casa senza tetto, che ha solo le parole. È per questo che assomiglia oggi alle case dei siriani, alle loro anime vagabonde, al loro sogno di democrazia che il regime tirannico ha trasformato in un incubo di morte, di oppressione e di tormento.

Ci saremmo anche potuti incontrare in un campo profughi palestinese a Beirut, ma le condizioni di questi campi sono difficili. I loro lunghi assedi avvenuti in seguito a massacri brutali, rendono il campo palestinese un luogo impossibile. La nostra vicinanza a questi campi, però, ci fa sentire il rumore strisciante del dolore che si sprigiona da una Nakba continua, i cui primi capitoli sono iniziati nel 1948 e che oggi continua nelle case demolite ogni giorno in Palestina e nell’occupazione israeliana divenuta una malattia incurabile.
Come vedete, signore e signori, quando vi invitiamo a Beirut, non vi invitiamo in un rifugio della scrittura, con la sua idea dell’isolamento eterno dello scrittore, isolamento che gli consente di allontanarsi dal mondo per interrogare il silenzio delle parole. Beirut, che vive la sua rovina a contatto con due grandi tragedie che la circondano da ogni parte, non è un posto adatto a una casa come questa.
Beirut vi invita in una casa che vive la distruzione al ritmo di due tragedie: la tragedia del Levante arabo, con la tirannia che ha prodotto questo enorme dolore siriano; e la sua stessa tragedia, con l’occupazione israeliana che vuole trasformare le leggende in storia, impastata nel sangue della vittima palestinese.
È lunga e complicata la nostra storia con la tirannia. I regimi militari-mafiosi sono riusciti a distruggere la società per più di quarant’anni. Per questo le rivolte popolari arabe sono arrivate spontaneamente e senza quadri organizzativi, e così si spiegano i percorsi complicati delle rivoluzioni nei nostri Paesi.
Chi aspettava lo spuntare dell’alba della democrazia nel volgere di una notte è rimasto deluso amaramente. E chi invece pensava che l’Occidente coloniale sarebbe corso a soccorrere i popoli in difesa della democrazia, ha dimenticato o ha voluto dimenticare che il passato coloniale non è ancora passato, e che i valori della politica internazionale non sono che una copertura della dominazione.
Naturalmente tutto questo non giustifica il fallimento evidente delle élite democratiche arabe che non hanno saputo guidare il processo di cambiamento. Alla fine era questa la loro responsabilità e avrebbero dovuto escogitare nuove forme di lotta prima che il cambiamento sprofondasse nel buio di nuove forme di tirannia. La lettura completa è su SiriaLibano.

Editoriaraba - Taha Hussein: un concorso letterario celebra i 40 anni dalla scomparsa del “decano della letteratura araba”


Arabisti? Appassionati di Egitto o di letteratura egiziana? Semplici cultori e/o lettori? Questo concorso letterario fa al caso vostro.

Dopo Dubai e Il Cairo, anche l’Italia ricorda la scomparsa del decano della letteratura araba. In occasione delle celebrazioni dei 40 anni della scomparsa del grande intellettuale e letterato egiziano, l’Accademia di Belle Arti d’Egitto di Roma bandisce una competizione letteraria sul tema "Taha Hussein. Icona della letteratura araba".

L’oggetto del concorso è “Considerazioni filosofiche di Taha Hussein sull’Occidente attraverso la sua opera (Il futuro della cultura in Egitto)”.

Tutti possono partecipare e i requisiti per la redazione del testo sono i seguenti:

• il componimento deve essere redatto in lingua italiana;

• il testo deve contare non più di 15 pagine e non deve superare le 3.750 parole

La scadenza per la presentazione dell’elaborato è il 31 dicembre 2013
I primi tre testi “classificati” verranno tradotti in arabo e pubblicati in un libretto e sul sito web dell’Accademia. I tre inoltre riceveranno “una piccola raccolta di testi di Taha Hussein in lingua italiana e araba”. 

Gli elaborati potranno essere inviati via email a info@accademiaegitto.it; oppure spediti al seguente indirizzo di posta: Accademia d’Egitto, Via Omero 4, 00197 Roma. Per ulteriori informazioni: 06 3201896 – 06 3201907.

Il programma culturale del mese di novembre prevede anche un salotto culturale il 14 novembre che si terrà dalle 19 alle 20 e sarà dedicato a Taha Hussein, in cui si discuterà della sua autobiografia al-Ayyam (I Giorni), di cui una traduzione è stata pubblicata in italiano con il titolo Il libro dei giorni a cura di Luisa Orelli (edizioni Zanzibar, Milano 1994). Alla serata saranno presenti la Professoressa Luisa Orelli – Facoltà di Teologia di Lugano e la Dottoressa Naglaa Waly – Traduttrice e Docente esterna di Tecnica della Traduzione, Università Misr di Tecnologia e Scienza al Cairo.

In italiano di Taha Hussein si trova anche: al-Ayyàm, I giorni. [I e II parte]. Traduzione di U. Rizzitano, Roma, Istituto per l’Oriente, 1965, pp. 270; Memorie. Traduzione di U. Rizzitano, Mazara del Vallo, Liceo Ginnasio Gian Giacomo Adria, 1985, pp. 143. 

Anche se probabilmente il libro curato da L. Orelli è l’unico ancora in circolazione (in vendita) perché il più recente.

mercoledì 13 novembre 2013

Sul "Corriere della Sera" di mercoledì 13 novembre 2013 è ospitata una lettera che potete leggere di seguito sulle mutilazioni dei genitali femminili, una strage morale inaccettabile che grazie all'incontro tra popoli diversi è venuta alla luce e rispetto alla quale non possiamo più voltarci dall'altra parte. Il libro "Chiamarlo amore non si può" edito da Mammeonline - dove ci sarà il mio racconto Chéhérazade non abita qui - che uscirà proprio nella data simbolo del 25 novembre con AIdos contribuisce a combattere questa piaga.


Editoriaraba - Narrazioni libere dalla Siria a Bari (parole, poesie, musica e immagini)


Il 29 novembre a Bari si prova a raccontare la Siria da un altro punto di vista.

Reda Zine è un filmaker e musicista marocchino che vive in Italia e che fra le tante, altre, mille cose è stato il primo ad introdurre il concetto di creative commons in Marocco (opentaqafa, ovvero cultura aperta).

Le immagini di Focus on Syria ci raccontano la vita, le sofferenze, le storie e i volti dei rifugiati siriani in Libano e Giordania. La mostra è già stata a Tunisi, Parigi e Mestre.

Golan Haji è un poeta e traduttore curdo siriano. Nato ad Ammuda nel 1977 (città curda del nord della Siria), ha vissuto a Damasco da cui è fuggito nel 2011. Ora vive in esilio in Francia, come tanti, tantissimi altri intellettuali siriani. Di lui avevo scritto in occasione dell’evento I guardiani delle immagini, organizzato al Teatro Valle Occupato di Roma.

Haji viene a Bari per presentare la traduzione in italiano della sua raccolta di poesie L’autunno qui è magico e immenso, appena pubblicata da Il Sirente (trad. di Patrizia Zanelli, pp. 128, euro 10). La raccolta contiene le poesie scritte dal poeta negli ultimi due anni ed è presentata (evviva!) con testo a fronte arabo-italiano.

Sul sito dell’editore c’è un breve estratto:

Torneresti affamato,
come un’idea che temi possa morire.
Se aprissi una porta qualunque,
per rassicurarti o andartene,
apriresti la strada al dubbio.
Lo specchio si avvicinerebbe e si alzerebbe.
E come vecchi nemici
i tuoi occhi fisserebbero i tuoi occhi.

***
Su editoriaraba: Il momento della Siria

Su SiriaLibano: “Tiratori sportivi”, di Golan Haji (traduzione dall’arabo di C. Pinto)

Su Youtube: Farah, Haji e Oman: Voices from Syria

Su ArabLit: video, notizie, audio e molto altro su Golan Haji e gli artisti siriani

MUTA IMAGO, "PICTURES FROM GIHAN"


Da martedì 13 a domenica 17 novembre 2013 – ore 21.00

Giovedì 14 Novembre, dopo lo spettacolo, Claudia Sorace e Riccardo Fazi con Laura Palmieri incontrano il pubblico per il ciclo di incontri APPENA FATTO! in collaborazione con Rai Radio 3


ideazione Chiara Caimmi, Riccardo Fazi, Claudia Sorace

regia Claudia Sorace drammaturgia / suono Riccardo Fazi

direzione tecnica Maria Elena Fusacchia elaborazione video Luca Brinchi Maria Elena Fusacchia

performance Claudia Sorace, Riccardo Fazi

consulenza alla drammaturgia Giuseppe Acconcia

consulenza alla rumoristica Edmondo Gintili vestiti Fiamma Benvignati

organizzazione Manuela Macaluso foto di scena Stefano Augeri

Grazie a Glen Blackhall per le domande che ci ha fatto, Lukas Wildpanner per i consigli fonici e Tony Clifton Circus per i loro microfoni

Una produzione Muta Imago coproduzione Romaeuropa Festival 2013

residenze Orchard Project - New York, Kollatino Underground - Roma, Teatro Biblioteca Quarticciolo - Roma, Teatro di Roma, Inteatro Polverigi; uno spettacolo nato all’interno del progetto Wake Up! del Teatro di Roma

Dal 13 al 17 novembre I Muta Imago saranno al Teatro Quarticciolo con il nuovo spettacolo Pictures From Gihan, nell’ambito del Romaeuropa Festival 2013.

Questo lavoro è il tentativo di raggiungere una persona. Gihan I. è una giovane blogger egiziana. Come centinaia di migliaia di suoi concittadini, due anni fa, ha vissuto una rivoluzione. A partire dalla prima immagine dell'11 febbraio 2011 in cui viene intervistata a Piazza Tahrir, fino ad arrivare ai tweet in cui racconta della sua vita al Cairo in questi giorni cerchiamo, attraverso il suo sguardo, di tracciare una storia personale e collettiva, manipolando le tracce di un evento per comprenderne la straordinarietà, la velocità, l'immediatezza.

E' possibile capire e raccontare da questa distanza?

In scena due persone cercano di restituire i segni della loro ricerca, aprono l’archivio dei materiali che hanno raccolto su internet e prodotto durante un'estate di ricerca, mostrano il loro tentativo di trovare un contatto personale con una storia che si costruisce senza di loro.

Tutto ha inizio da una lettera scritta dai due artisti, Claudia Sorace e Riccardo Fazi, alla blogger Gihan per stabilire un contatto e proseguire un percorso di ricerca sulla verità di quei fatti. Un primo contatto, virtuale ed umano, per dare vita all’immagine teatrale.


“Cara Gihan,
ti scriviamo di nuovo per dirti a che punto siamo.
Come già saprai, lo scorso inverno abbiamo iniziato a lavorare a un progetto sulla Rivoluzione Egiziana del 2011. Volevamo ricostruire quei fatti a partire da tutte le tracce che di quelle giornate erano ancora presenti e rintracciabili su internet. Scoprimmo, allora, che c’era ancora una quantità enorme di materiali da raccogliere sul web, e tra questi ci imbattemmo nei tuoi: attraverso tweet, post, sms, fotografie, video avevi documentato quello che accadeva intorno a te raccontando quegli eventi dal tuo particolare punto di vista. Con il tempo ci siamo affezionati al tuo sguardo, che sentivamo vicino al nostro, seppure così lontano. Così, ci siamo messi a ricostruire in scena quelle giornate di rivoluzione a partire da te, immaginandoci al tuo posto, e abbiamo realizzato la prima parte dello spettacolo. Nella seconda parte volevamo ritrarre la situazione per come era invece al presente. Ma dopo la mano pesante dell’esercito, le prime elezioni democratiche con la vittoria di Morsi, leader dei Fratelli Musulmani, una forte restaurazione politica e religiosa in tutto il paese, non riuscivamo a capire come effettivamente le cose si stessero sviluppando. Per questo motivo abbiamo deciso di venire al Cairo, per incontrarti e parlare con te di tutto questo. Per questo motivo abbiamo cominciato a cercarti, a scriverti, senza però avere mai risposta.
Poi, il 30 giugno 2013, tutto cambia.
Il mondo fa un salto, il tempo fa una giravolta: in Egitto scoppia di nuovo la rivoluzione 
(tu diresti che è la stessa dell’inizio, che deve ancora finire).
Tu, dopo mesi di assenza, torni a raccontare le tue giornate su internet.
Noi, ricominciamo a seguire le tue tracce.
Per la prima volta però, il tuo racconto quotidiano si intreccia al nostro; le tue giornate di gioia, rabbia e paura accadono a distanza di spazio ma non più di tempo, mentre cerchiamo in ogni modo di capire e di raggiungerti, di esserti vicina.
Non siamo più davanti a un quadro, di cui studiare le caratteristiche. Siamo ora di fronte a uno specchio, e l’immagine si muove con noi. Il lavoro non ha più a che fare solo con te, ma con noi, mentre cerchiamo di organizzare il nostro viaggio al Cairo, e le domande che avevamo preparato per te iniziano a risuonare in noi.
Quello che vedrai nel video che ti alleghiamo doveva essere il racconto di una rivoluzione. E’ finito per diventare il racconto di un’estate. Il racconto di due persone che cercano di restituire i segni della loro ricerca, aprono l’archivio delle loro fonti e mostrano il loro tentativo di entrare a contatto con una storia che viene fatta senza di loro.
Ci piacerebbe molto sapere cosa ne pensi, avere un confronto con te, alla fine di tutto.
Una fine che chissà, potrebbe anche essere un inizio."

Riccardo, Claudia, Muta Imago

Presentazione del libro "Nei secoli infedele" di Maria Cristina Mascitelli, Venerdì 15 novembre, Roma

Venerdì  15 novembre 2013
Ore 18.00
Presentazione del libro di
Maria Cristina Mascitelli
Nei secoli infedele
 
Tante donne scrivono ad una "Posta del cuore". Diverse le loro storie lontane in un tempo più o meno passato o ritratte nel presente, marcate dall'infedeltà,eppure tutte fedeli : lo sono all'Amore, alla loro idea di Amore, non importa se legittimo o illegittimo.
 
Relatori:
Prof. Lina Lo Giudice Sergi
Prof. Luigi Maria Lombardi Satriani
 
Letture:
Anna Teresa Eugeni



Libreria L’Argonauta – Libri Per Viaggiare
Via Reggio Emilia, 89