mercoledì 2 gennaio 2013

Da Editoriaraba Il 2013 sotto il segno della poesia


Dal Sudan al-Saddiq al-Raddi e la bellezza dell’attesa

L’occasione è un 'pezzo' sul Guardian che ogni settimana sceglie una poesia da leggere e commentare. Questa settimana è toccato ad un piccolo poema dal titolo “لهاثْ”. Letteralmente la parola vuol dire' respiro affannoso', 'ansimo'; e quindi anche “senza fiato”, significato scelto anche dalla traduzione in inglese, “breathless” composto dal poeta sudanese Al-Saddiq al-Raddi. 
L’autrice dell’articolo l’ha selezionato come augurio per il nuovo anno, visto che è un inno all’attesa.
Al-Saddiq al-Raddi è nato nella città di Ondurman, nello stato di Khartoum, nel 1969. Avviatosi alla carriera di giornalista, diventa redattore culturale per alcuni quotidiani locali, ma comincia già a 17 anni a comporre poesie, che quasi fin da subito gli attirano molti consensi di pubblico e critica. Tra il 1996 e il 2000 pubblica tre raccolte di poesie, che vengono nel 2009 ripubblicate in Egitto in un’unica raccolta. 
La sua poesia si afferma in Sudan negli anni ’90 del Novecento e si inserisce nel solco di una rottura con la tradizione poetica sudanese, fatta di melodie e lirismi, di speranze e ottimismo verso il futuro, dovuta alla difficilissima situazione politica e sociale che il Sudan attraversava fin dagli anni ’70 e ’80, causata da una profonda crisi sociale e un inasprimento dei tratti autoritari dei regimi allora al potere. 
Molti furono gli intellettuali che presero in quei decenni la via dell’esilio. Quelli rimasti in patria, dovendo affrontare un vuoto culturale di tragiche dimensioni, preferirono rompere con il passato e con l’epoca delle grandi narrazioni epiche. Lo stesso fece al-Saddiq al-Raddi che operò una scelta stilistica molto netta: abbandonò la metrica tradizionale e cominciò a scrivere in versi liberi. Le sue 'qasa’id' , o poesie, sono profondamente influenzate dal tema dell’abbandono. 
In esse il poeta esprime la contraddizione dell’appartenere ad una terra devastata dalla guerra e dalla povertà, chiusa nei suoi confini, spezzata in due, ma pur sempre patria, che viene rappresentata in figure simboliche prese in prestito alla tradizione letteraria fantastica e mitologica. Nei poemi di al-Raddi, caratterizzati da versi molti brevi e molto evocativi, ricorrono gli elementi della natura: dalle volpi ai lampi, dai cieli del mattino, al vento che sferza la notte. E ancora uccelli, cavalli e pioggia.
Al-Raddi è molto noto in Inghilterra, dove negli ultimi sei anni è stato spesso invitato a partecipare a festival di poesia e altri eventi culturali di risonanza nazionale. Le sue poesie sono state tradotte da Sarah Maguire, poetessa, traduttrice dall’arabo e direttrice del Poetry Translation Centre. 
Interessatosi alla traduzione, al-Raddi, di ritorno in Sudan da uno dei suoi ultimi viaggi in Inghilterra, aveva avviato un ambizioso progetto culturale: riunire le due anime del Sudan, quella araba (e musulmana) del Nord e quella anglofona (e cristiano-animista non araba) del Sud, promuovendo la traduzione reciproca tra gli scrittori dei due Sudan, per dimostrare che le differenze potevano essere risolte abbattendo per prima cosa quel linguistic divide esistente fin dal mandato coloniale britannico. Il poeta aveva poi dovuto abbandonare il progetto perché troppo rischioso.
Nel luglio 2012, nel bel mezzo di quella che è stata chiamata la “primavera o intifada sudanese“, al-Raddi è stato licenziato dal giornale in cui lavorava come redattore culturale, Al Sudani. Ha ottenuto però l’asilo politico in quella che potremmo definire la sua patria di elezione, l’Inghilterra, dove ormai è conosciuto e apprezzato da tutti. A livello internazionale è riconosciuto come uno dei maggiori poeti africani che compongono in arabo. 
Nel frattempo continua a comporre poesie ed una nuova raccolta dovrebbe uscire proprio quest’anno.

***
Il poeta, con pochissimi versi, eleganti e delicati, ci dipinge l’attesa impaziente della persona amata. Un’attesa che risuona di battiti del cuore accelerati e cinguettii degli uccelli del mattino che pigolano alla finestra, facendo compagnia a chi attende l’arrivo dell’amata.
Sul sito web del Poetry Translation Centre la trovate in tre versioni: l’originale in arabo (qui di seguito), una traduzione letterale e una traduzione più libera ma di maggiore effetto poetico. 

كأنَّها تَقتربُ من البابِ
تسمعُ دقات قلبِكَ
أو
كأنك في انتظارِها
تَحْضُرُ طيورُ الضُّحى
وتَصْطَفُّ على النافذةْ
………
ساعةٌ من الصَّبرِ
غابةٌ من الهديلِ والشقشقةْ.

Come se con l’avvicinarsi di ella alla porta
Il tuo cuore cominciasse a battere più forte
E
Come se aspettandola
Gli uccelli del mattino si radunassero tutti
Per allinearsi sul tuo davanzale
Un’ora che è lunga un’attesa impaziente
Un piccolo bosco che risuona di cinguettii e pigolii

Nessun commento:

Posta un commento