mercoledì 20 febbraio 2013

Editoriaraba - Il libro, strumento per diffondere la cultura


La storia di Jamila Hassoune, la libraia di Marrakesh

La libraia e scrittrice marocchina Jamila Hassoune, diventata ormai famosa come la libraia di Marrakesh, è stata ospite lo scorso sabato di un ciclo di incontri a Torino con studenti e lettori. Maria Paola Palladino, dell’Associazione di volontariato italo-algerina Jawhara di Torino, era lì. 

 di Maria Paola Palladino

Jamila Hassoune, ormai nota come la “libraia di Marrakesh” (dal suo omonimo libro-testimonianza edito da Mesogea nel 2012, sotto forma di breve autobiografia e di una lunga conversazione con la curatrice Santina Mobiglia), ha trascorso a Torino sabato 16 febbraio. Al mattino con una classe di studenti dell’Istituto “A. Avogadro”, poi presso la Liberia Borgopò e, infine, nel tardo pomeriggio, presso un’altra libreria, Il ponte sulla Dora, in occasione dell’inaugurazione della mostra “Narrazioni delle donne. Voci, immagini, suoni” (iniziativa promossa dalla rivista Leggendaria – Libri Letture Linguaggi, in collaborazione con le Biblioteche civiche torinesi, l’Istituto Paralleli, Radio Flash e Radio Banda Larga), Jamila ha raccontato la sua esperienza – contenuta nel libro appena uscito – di libraia a Marrakesh, ma soprattutto quella in un paese come il suo, il Marocco, dove, in particolar modo nelle zone rurali, è difficile per la popolazione locale aver accesso al libro e, con esso, più in generale, alla cultura e all’istruzione.
In realtà, la “libraia di Marrakesch” è il risultato di un percorso più lungo, iniziato nel lontano 1994 quando da semplice libraia, Jamila si trasforma in una “libraia nomade” ideando con la sociologa e scrittrice, anch’essa marocchina, Fatema Mernissi, la Carovana Civica del Libro, al fine di diffondere la lettura ed organizzare contestualmente dibattiti e laboratori di vario genere nelle aree rurali del Marocco. La sua esperienza è stata già oggetto di racconto qualche anno fa nella pubblicazione "Come la pioggia. Donne marocchine" raccontano il loro impegno (Edizioni Una Città): in quest’occasione Jamila, insieme ad altre nove donne marocchine, impegnate in vari ambiti (sociale, giuridico, medico e culturale), spiega come il suo lavoro quotidiano per la diffusione del libro quale arma di potere, per le donne in modo particolare, sia fondamentale se si vuol cambiare il Marocco, a partire dalla mentalità della sua gente, anche, nel caso specifico della condizione della donna, alla luce dell’introduzione nel 2004 della Moudawana, il nuovo Codice della famiglia marocchino.
La voglia di diffondere il libro e la cultura laddove sono quasi inesistenti o “rari come la pioggia” ha radici molto profonde in Jamila: lo si intuisce subito, appena la si sente parlare di questa sua grande passione che l’ha condotta a portare fisicamente e direttamente i libri ai lettori. Per lei, primogenita di una famiglia numerosa e conservatrice, il libro ha sempre rappresentato una sorta di via di fuga, l’unico modo per “muoversi”, “uscire” di casa, per lo meno mentalmente, a tal punto da riuscire a maturare uno spirito libero ed aperto. Grazie all’attività della sua libreria, fondata nel 1994 a partire da quella del padre, anche lui librario dal 1975, Jamila capisce che il libro è uno strumento fondamentale non solo per lei ma anche e soprattutto per i giovani studenti e non del suo paese che, tuttavia, non possono spesso acquistarne per problemi puramente economici o perché nei loro villaggi natali non esistono né biblioteche né tanto meno librerie e, in generale, il sistema dell’istruzione è molto carente se non del tutto assente.
Per questo, oltre a portare i libri con la propria macchina nei vari villaggi limitrofi, Jamila decide anche di mettere in piedi una vera e propria “missione”, quella della Carovana, fatta di dibattiti, esposizioni, laboratori, tra cui una rete di iniziative volte all’alfabetizzazione di uomini ma soprattutto di donne che abitano le campagne del Marocco: esperienze che le hanno permesso di conoscere e capire meglio i giovani, i loro gusti ma soprattutto i loro bisogni e desideri. Oggi la gioventù marocchina rivendica i propri diritti, che, in realtà, come ricorda Jamila nel suo intervento a Torino, non è solo quello di esser istruita ed educata, ma anche, molto più banalmente, in alcune regioni, quello di disporre delle condizioni e dei mezzi per farlo (elettricità, acqua…).
Il libro e, quindi, anche la lettura, è e sarà sempre per Jamila uno strumento ma anche un simbolo di libertà e di apertura al cambiamento e al miglioramento, in particolare, se si prende in considerazione il caso delle donne marocchine, con un occhio di riguardo a quelle che abitano le zone rurali del Marocco, alle quali spesso non è stato concesso di andare a scuola e quindi di esser istruite. Per Jamila, il nodo della questione risiede proprio qui: se non si istruiscono le donne – e per istruzione ed educazione si intende anche la più semplice informazione circa i loro diritti e doveri, secondo quanto definito nel nuovo Codice di famiglia e nella Costituzione – come si può pensare domani di avere cittadini migliori? Se gli uomini marocchini (in realtà Jamila ci tiene ad ampliare il discorso anche ad altri paesi e ad altre culture, non necessariamente arabo-islamici) hanno una mentalità ancora chiusa e conservatrice circa la condizione della donna, la responsabilità è anche della donna stessa, madre innanzitutto dell’uomo di domani!
Sono affermazioni forti quelle di Jamila, che fanno riflettere su quanto sia utile il suo impegno ma soprattutto di quanto ci sia ancora da fare, da dire… Non solo in Marocco ma anche nelle nostre città, come a Torino, dove i marocchini costituiscono la comunità straniera più numerosa. Da qui deriva l’importanza di interventi come quelli che Jamila ha sostenuto nel corso della giornata di sabato, perché è importante far conoscere la sua realtà in giro per il mondo, al di fuori del Marocco. Perché il libro, la lettura, la cultura, l’istruzione, l’educazione, o anche la più semplice informazione e il “passa-parola” della cultura sono fondamentali affinché si coltivi una mente aperta, libera e tollerante verso l’Altro. 
Per concludere rimanendo in tema con quanto accaduto e quanto ancora sta succedendo al di là del Mediterraneo, si riportano le parole di una delle persone che più ha creduto in lei, fin dall’inizio di quest’avventura, Fatema Mernissi: “Se ci sono delle primavere arabe, è perché nel mondo arabo ci sono persone come Jamila”.

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