mercoledì 4 settembre 2013

Editoriaraba - La Tunisia e l’Algeria francofone ospiti di Babel, Festival di letteratura e traduzione


Quest’anno da Babel, Festival di letteratura e traduzione che ogni anno dal 2006 è organizzato nella città svizzera di Bellinzona, è il turno dell’Africa francofona: tra autori, case editrici e traduttori, per quattro giorni la cittadina del Canton Ticino sarà il luogo dell’incontro tra le diverse anime letterarie della francofonia africana. 
E tra gli invitati, figurano anche scrittori ed editori tunisini e algerini.

Il 14 settembre alle 10.30 sarà infatti la volta di Azza Filali: classe 1952, medico di professione ma scrittrice per vocazione, Filali è autrice di numerose pubblicazioni scientifiche e di due romanzi, tra cui l’ultimo Ouatann (patria, in arabo) pubblicato nel 2012 dalle edizioni Elyzad. Il romanzo- che io ho apprezzato e recensito su questo blog (ndr) - fa parte di quei libri che raccontano la Tunisia prima della rivoluzione: la disoccupazione, la perdita delle speranze, il sogno di Lampedusa. Il libro nel 2012 ha vinto il Premio letterario Comar d’Or per la narrativa tunisina d’espressione francese. Filali condividerà il palco con la sua editrice, la franco-palestinese ma tunisina d’adozione Elisabeth Daldoui; a Bologna invece, sarà il 10 settembre alle 22.15 alla Festa dell’Unità.

Lo scrittore e giornalista algerino Kamel Daoud dialogherà invece con la traduttrice Yasmina Melaouah e l’editore Sofiane Hadjadj il pomeriggio del 14 settembre alle 14. Nato nel 1970 a Mostaganem, Daoud è capo redattore del giornale Le Quotidien d’Oran e autore, tra gli altri, di alcune raccolte di racconti: L’Arabe e le vaste pays d’ô, che parla della condizione dell’uomo arabo nel mondo contemporaneao e grazie alla quale nel 2008 il suo autore riceve il premio letterario Mohamed Dib; Minotaure 504 (pubblicato nel 2011 dalla parigina Sabine Wespieser come anche il titolo che segue), raccolta selezionata per il Prix Goncourt de la nouvelle 2011 e La préface du nègre, di cui è stata pubblicata quest’anno la traduzione in italiano a cura della stessa Melaouah per le edizioni Casagrande, collana Babel, con il titolo La prefazione del negro. Quest’ultimo titolo in Algeria è stato pubblicato dalle edizioni Barzakh, una casa editrice nata nel 2000 da un’idea di Hadjadj e di una sua amica. Entrambi appassionati di letteratura, dopo gli studi in Francia erano tornati in Algeria con un sogno: aprire una casa editrice vivace e moderna che colmasse il vuoto editoriale che avevano ritrovato al ritorno nel paese. Nel tempo i due hanno pubblicato diversi titoli in arabo e francese e stabilito importanti partnership, come quella con la francese Actes Sud, che traduce ad un ritmo impressionante larga parte della letteratura araba contemporanea. 

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La questione della francofonia nel mondo arabo è complessa e intricata e parlarne implicherebbe avviare un dibattito non solo linguistico ma anche storico-politico, che esula dall’ambito di editoriaraba. “La francofonia nel mondo arabo e il relativo dibattito – scrive Chiara Comito - interessano anche il nostro mondo editoriale, che spesso preferisce tradurre autori arabi francofoni o anglofoni, direi per alcuni motivi: entrarci in contatto, leggerne i manoscritti originali e seguire il processo di traduzione è molto più semplice rispetto all’avere a che fare con un autore che parla e scrive “solo” in arabo, una lingua che soffre ancora di scarsa visibilità e attenzione e di qualche pregiudizio. Inoltre, esistono (ancora) molti più traduttori dal francese o dall’inglese (e curatori post) rispetto ai traduttori arabisti. Non voglio qui negare l’esistenza e l’importanza di autori come: Amin Maalouf, Fouad Laroui, Yasmina Khadra, Assia Djebar, Kateb Yacine, solo per citarne alcuni, che hanno rappresentato e rappresentano tuttora un segmento fondamentale della letteratura araba moderna e contemporanea. Né d’altronde si può, né si deve, nascondere la situazione di diffuso plurilinguismo di cui “soffrono” Libano, Tunisia, Marocco e Algeria. Quello che mi preme sottolineare è che esiste tutto un mondo ancora largamente inesplorato (sebbene le cose, ultimamente, stiamo marciando in questa direzione) di autori arabi arabofoni validi e meritevoli di essere tradotti che sarebbe un peccato non poter mai vedere sugli scaffali delle nostre librerie”.

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